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Una modella starebbe mai con un operaio?


castano_chiaro

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Una donna sta con un uomo a seconda di cosa abbia lui che a lei piace. e viceversa.

Ad una donna piace la bellezza, ma anche la forza, mentale, psicologica.

 

Strano, le donne negli ultimi tempi non fanno che ripetere che gli piacciono i glutei maschili, dei begli addominali, un fisico piacente etc. ma pare che si continui sempre sulla solita vecchia storia della donna suora attratta solo il carattere, la posizione etc. e non dimentichiamo la frase da libro cuore: non mi importa del danaro o dell'aspetto fisico....l'importante è che mi faccia ridere'

 

ad una tipa che mi rispose così le dissi: basta che non ti faccia ridere quando è sotto le lenzuola :lol: :lol: :lol:

 

io credo che le donne di oggi forti e determinate, amanti della carriera etc. siano diventate molto più selettive nei confronti del maschio. certo che per una donna magari sui 45-50 e passa conti di più l'intelletto, la posizione nella società e.....il portafogli certo ma per tutte quelle più giovani l'aspetto esteriore conta tantissimo come la capacità di soddisfarle sessualmente.

 

non ci dimentichiamo che viviamo in una società (a parte il profondo sud dove contano ancora valori medievali come la verginità), che la donna moderna esce con le amiche da sola a cercarsi una serata di 'divertimento' la donna di oggi va a fare viaggi con amiche in posti come cuba e jamaica a farsi delle sane scopate come facciamo da decenni noi maschi.

 

la donna è quindi riuscita a creare una distinzione netta tra l'uomo della vita e l'uomo da letto, l'uomo per divertirsi etc. ma quest'ultima parte noi non la vogliamo ancora accettare, ecco xchè oggi giovani di 25-30 prendono viagra come fossero noccioline perchè hanno paura di non reggere il confronto con donne così.

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Juno, perdonami ma penso che a Giurisprudenza tutti si impari fuorchè la cultura.Se per te arricchire la propria cultura significa studiare dei libri a memoria, con ovviamente una ottima capacità intellettuale di capire concetti complessi, allora stiamo a posto.

 

La cultura è per definizione la riflessione su qualcosa che hai appreso, non quello che hai appreso. Sapere tutti gli articoli del Codice di Diritto Privato non ti fa più colto/colta, altrimenti un database sarebbe anche lui un pozzo di scienza.

 

Se io vedessi

 

1) eliminare gli stupidi esami orali, che si risolvono nella maggior parte dei casi in una lotteria (se ti chiedono quello che sai e sei fortunato puoi anche passare avendo studiato il 50% del programma, se sei sfortunato puoi essere mandato a casa pur essendo preparato su tutto)

 

2) sostituirli con esami scritti come unico criterio di valutazione (quindi con la nota positiva di avere per tutti un' UNICO criterio di valutazione) con una copertura TOTALE del programma

 

3) Introdurre la risoluzione di case study di diritto da risolvare in sede di esame tramite la scrittura di un paper, introducendo quindi un principio di PRATICA insieme alla studi della teoria in OGNI esame. I Case Study sarebbero, opportunamente semplificati, presi dall'esperienza forense di tutti i giorni.

 

Allora potrei cominciare a prendere seriamente la qualità di facoltà come Giurisprudenza.

 

Non sono proposte rivoluzionarie, sono i cardini del sistema americano, in cui l'esame scritto è la regola, l'orale l'eccezione per chiarire punti di dubbio, la connessione tra teoria e pratica garantita costantemente da quello che viene insegnato e RICHIESTO allo studente.

 

Nessuno può onestamente sostenere che imparare un libro sia un metodo efficiente di studio e di crescita se esso è l'unico mezzo. Io non dico che gli studenti di Legge non studiano con impegno, ma che studiano nel modo sbagliato, il che equivale a studiare male (hai presente la differenza tra doing things right and doing the right thing?; esattamente questo).

 

Quello che molti giovani, brillanti anche, laureati o studenti in Legge non capiscono è che praticamente quando si iscrivono, si accordano per avere un certo numero di libri sulla loro scrivania, studiarli, e avere il pezzo di carta.

 

La sto mettendo giù dura, ma con qualche semplificazione (qualche seminario di diritto penale può veramente modificare la realtà dei fatti?) sono così lontato dalla realtà?

 

Le cause per le quali molti giovani intelligenti versano in uno stato di sfruttamento pur avendo fatto le loro fatichie (che rispetto assolutamente) risiede anche nel fatto che hanno accettato senza pensarci bene uno scambio assolutamente fallimentare con il sistema educativo in cui hanno scelto di investire i loro soldi.

 

Con tutte le opportunità che ci sono anche fuori dall'Italia credo proprio che nessuno si trovi in un vicolo cieco.

 

La cultura non è legata all'Università ma all'attegiamento e alla curiosità delle persone nei confronti della vita.

 

Insomma, W Castano e il suo pizzettaro, sicuramente più concreto e meno sospeso tra le nuvole.

 

ciao

B.

 

bel post Braz, integro su alcuni punti....

Quanto scrivi introduce indirettamente la questione di cosa sia la cultura e a cosa (se) serva.

Borges diceva "ho imparato e dimenticato tante cose.." e implicitamente " se non le avessi dimenticate tutte non mi sarebbero servite....".Cultura è tutto quanto rimane dopo che la nozione è volata via lasciando il posto all'elaborazione concettuale che ha indotto.Si può essere laureati a pieni voti e sostanzialmente dementi?Sì.

E questo accade soprattutto in quelle facoltà che:

a) formano in modo molto specifico

B) nn abbiano come terreno di coltura l'elaborazione teorica generale e correlata.

 

Quindi medicina, giurisprudenza, economia, già un pò meno ingegneria, non a caso le materie 'portanti' del tessuto civile.

 

Si acquisiscono dati e nozioni in numero abnorme rispetto ad esempio alle facoltà americane, ma non si è spinti ad usarli, correrarli aspecificamente, elaborarli, "astrarli", se non quando ciò viene fatto per inclinazione personale.Il mondo va avanti comunque, ma la cultura di un paese impoverisce e con essa la qualità media delle interazioni fra i vari attori sociali, medici, avvocati e clienti e pazienti ad esempio.

 

In USA questo non succede?Sì che succede, ma parallelamente, e anche per il minor tempo occorso al completamento del corso di studi, si sono aperte negli anni dimensioni parallele del pensiero diventate poi facoltà univesitarie.

 

la psicologia, la antropologia, le scienze umane 'applicate' fioriscono in Usa 50 anni fa raggiungendo apici spettacolari della realizzazione di senso e di concetto, basi fondanti di tutta la ricerca successiva.

 

L'interdisciplinarietà tra le materie oggetto di studio nasce come opzione possibile solo in un mondo che non si risolve nel suo passato e nell'accumulo mnemonico e didascalico della propria storia, ma che propone al contrario le università come luoghi basici di avviamento pratico alla professione, lasciando pendenti e carichi di potenzialità gli interrogativi sul senso delle cose senza darli per acquisiti solo a partire dal valore chessò del diritto romano studiato o della storia di paracelso.

 

In una società sclerotizzata dove non vale il proprio talento elaborativo ma solo la corrispondenza con la tradizione professionale asfittica della casta cui appartieni, e a parità di crisi mondiale del mercato del lavoro, gli spazi per gli insiders si riducono enormemente e in un circolo perverso il volano negativo diventa la sempre minor voglia ad applicarsi alle cose in un certo modo, stante l'inutilità e il non-ritorno della fatica occorsa.

 

Tutto questo ci impoverisce e rende lo slancio nel futuro una pisciata controvento, castani chiari fioriscono sempre più numerosi e si dedicano all'esegesi dei rotocalchi, del proprio ego traslucente indugiando nella ricerca di vacue sensazioni, sempre più fuggevoli e inconsistenti per definizione.

 

riusciranno brasileiri a invertire il corso degli eventi? :rolleyes:

Modificato da curvadong
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Non sono d'accordo. Fare una mattanza agli esami normalmente è solo un sistema dei professori per alleggeririsi il lavoro. spesso viene fatta su criteri arbitrari.

 

Purtroppo Legge è un esamificio, non è una facoltà Una facoltà dovrebbe dare opportunità di apprendere non solo attraverso lo studio dei libri, ma anche attraverso l'interazione costante coi professori il contatto con enti, istituzioni, insomma il modello americano, ben conosciuto da tuti.

 

Nel caso di Legge l'Università si riduce de facto ad un gruppo di "commissari" che hanno il compito di redigere il programma di studi e fare gli esami a date stabilite.

 

La grandissima colpa del sistema, ma anche la noncuranza imperdonabilie degli studenti è considerare questo un sistema educativo accettabile.

 

Non lo è.

 

E' ovvio che se la tua esperienza universitaria consiste nel chiuderti per 5 anni a studiare dei libri e a dare degli esami, non caverai molto più di un pezzo di carta qualsiasi e non sarai considerato più o meno di altri.

Brasi sono d'accordo che la facoltà di giurisprudenza, così com'è strutturata in Italia non prepari assolutamente al mondo del lavoro nel settore.

PEr esempio, penso che andrebbero sviluppate la calacità di ragionamento dello studente mediante la prospettazione di casi pratici, d aanalizzare sia nelle vesti di avvocato sia nelle vesti di giudice nonchè, magari di notaio: sotto diversi apsetti, poichè è molto diversa l'impostazione da adottare a seconda del ruolo rivestito.

La risoluzione di casi pratici permette allo studente di capire sin da subito come si potrà svolgere l'attività di giurista nel caso in cui decida, un domani, di svolgere una professione "classica" per il laureato in giurispridenza.

Su questo non ci piove.

Dico però che il numero chiuso ed i cosiddetti "quiz" adottati dal ministero per selezionare gli studenti ammessi ad un corso universitario sono illegittimi, scandalosi e selezionano, ed entro nel merito, mediamente gli studenti meno meritevoli, quelli cioè dotati di grosse capacità mnemoniche, ma di minori CAPACITA' critiche: robottini che studiano a memoria, ma che nn ragionano, magari, con la propria testa.

PErfetti per il sistema universitario, perchè se ne stanno buoni buoni...

Perquanto riguarda la mia esperienza, posso confermare che il sistema educativo della facoltà di giurisprudenza non prepari a sufficienza alla professione di avvocato e a quella di magistrato, nonchè alle prefessioni relative alla consulenza legale.

Ritengo, pertanto, che sia inadeguato e vada riformato.

La questione vera è che, in generale, le università in Italia non aiutino gli studenti a sviluppare sufficienti capacità critiche...è questo il vero punto,,,ma stiamo finendo in off-topic..

Un saluto!

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Ma perchè vi continuate ad apllicare sull'Università!

 

Mollatela e basta!

 

lo sapete che da uno studio hanno stabilito che in media dal 2005 in poi, solo il 10% dei laureati trova occupazione stabile e appagante economicamente?

 

e lo sapete che un altro studio asserisce che in media uno studente universitario con 5-6 anni di facoltà, master, libri etc. spende all'incirca 40mila euri? vi ci aprite una piccola attivita di pizza da asporto con quella cifra!!!! e col rimanente ci comprate un fugroncino Ape.

 

pensateci!

 

Pizzacar.jpg

Castà, mediamente uno che ha studiato 5 anni, epoi studia per tutta la vita un settore del sapere umano ne sa molto di più di uno che ha si e no un diploma tecnico e si apre una pizzeria...nella vita esiste anche il fattore soddisfazione personale...che può anche non coincidere con il raccontare storielle nel forum e nel comprarsi la macchientta da "figo" :fiorellino:

Un salutone!

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Una donna sta con un uomo a seconda di cosa abbia lui che a lei piace. e viceversa.

Ad una donna piace la bellezza, ma anche la forza, mentale, psicologica.Ad una donna piace la personalità, il carattere , la tempra di un uomo, la sua determinazione.Finchè non capisci questo Cliff continuerai grottescamente a dividere il mondo in uomini vittime e/di donne carnefici ("un uomo si innamora a prescindere di cosa una donna faccia..una donna invece è più calcolatrice...").

 

La posizione sociale di un uomo rispecchia abbastanza spesso (!!!) il suo carattere, la sua forza di volontà.E' riduttivo pensare che tutti quelli in posizioni invidiabili siano raccomandati.E' un pò come sostenere che Berlusconi è diventato Berlusconi perchè l'ha aiutato Craxi, vale a dire scambiare una componente occasionale del successo per la causa dello stesso.

 

Cliff te lo ripeto da anni e con amicizia, tu hai un filtro abnorme con cui guardi la realtà, prendine atto e distruggilo prima di finire i tuoi anni a rappresentarti di continuo kazzate inconsistenti.

Ogni cosa scritta in questa sezione può essere filtrata, Curva.

Anche tu, quando scrivi, adotti il tuo punto di vista, è quasi banale rilevarlo.

Non divido il mondo in uomini vittime e donne carnefici: c'è fior di letteratura che dice che uomini e donne sono diversi a livello strutturale, ancestrale, e che in genere apprezzano, nell'altro sesso, cose diverse.

Cazzate inconsistenti? E perchè? Mi conosci? Come ti permetti di esprimere un giudizio così reciso?

Ti invito io a non rappresentarti cazzate inconsistenti, cortesemente ed in amicizia!

Ciao!

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Juno, perdonami ma penso che a Giurisprudenza tutti si impari fuorchè la cultura.Se per te arricchire la propria cultura significa studiare dei libri a memoria, con ovviamente una ottima capacità intellettuale di capire concetti complessi, allora stiamo a posto.

 

La cultura è per definizione la riflessione su qualcosa che hai appreso, non quello che hai appreso. Sapere tutti gli articoli del Codice di Diritto Privato non ti fa più colto/colta, altrimenti un database sarebbe anche lui un pozzo di scienza.

 

Se io vedessi

 

1) eliminare gli stupidi esami orali, che si risolvono nella maggior parte dei casi in una lotteria (se ti chiedono quello che sai e sei fortunato puoi anche passare avendo studiato il 50% del programma, se sei sfortunato puoi essere mandato a casa pur essendo preparato su tutto)

 

2) sostituirli con esami scritti come unico criterio di valutazione (quindi con la nota positiva di avere per tutti un' UNICO criterio di valutazione) con una copertura TOTALE del programma

 

3) Introdurre la risoluzione di case study di diritto da risolvare in sede di esame tramite la scrittura di un paper, introducendo quindi un principio di PRATICA insieme alla studi della teoria in OGNI esame. I Case Study sarebbero, opportunamente semplificati, presi dall'esperienza forense di tutti i giorni.

 

Allora potrei cominciare a prendere seriamente la qualità di facoltà come Giurisprudenza.

 

Non sono proposte rivoluzionarie, sono i cardini del sistema americano, in cui l'esame scritto è la regola, l'orale l'eccezione per chiarire punti di dubbio, la connessione tra teoria e pratica garantita costantemente da quello che viene insegnato e RICHIESTO allo studente.

 

Nessuno può onestamente sostenere che imparare un libro sia un metodo efficiente di studio e di crescita se esso è l'unico mezzo. Io non dico che gli studenti di Legge non studiano con impegno, ma che studiano nel modo sbagliato, il che equivale a studiare male (hai presente la differenza tra doing things right and doing the right thing?; esattamente questo).

 

Quello che molti giovani, brillanti anche, laureati o studenti in Legge non capiscono è che praticamente quando si iscrivono, si accordano per avere un certo numero di libri sulla loro scrivania, studiarli, e avere il pezzo di carta.

 

La sto mettendo giù dura, ma con qualche semplificazione (qualche seminario di diritto penale può veramente modificare la realtà dei fatti?) sono così lontato dalla realtà?

 

Le cause per le quali molti giovani intelligenti versano in uno stato di sfruttamento pur avendo fatto le loro fatichie (che rispetto assolutamente) risiede anche nel fatto che hanno accettato senza pensarci bene uno scambio assolutamente fallimentare con il sistema educativo in cui hanno scelto di investire i loro soldi.

 

Con tutte le opportunità che ci sono anche fuori dall'Italia credo proprio che nessuno si trovi in un vicolo cieco.

 

La cultura non è legata all'Università ma all'attegiamento e alla curiosità delle persone nei confronti della vita.

 

Insomma, W Castano e il suo pizzettaro, sicuramente più concreto e meno sospeso tra le nuvole.

 

ciao

 

B.

Appunto Bras, dipende da come studi.

La gran parte studia a memoria gli articoli del codice civile.

Qualcheduno, però, si chiede anche il perchè delle cose e approfondisce.

Il problema è anche un altro.

Se fai qualunque concorso pubblico, adesso ti si chiede di svolgere una prova a quiz, che non premia certo la capacità di risolvere ed approfondire, come dici giustamente tu, i casi

pratici.

Insomma, anche il "sistema lavoro" (tralasciamo per eseigenze di semplificazione il mondo lavoro autonomo) è strutturato per premiare chi non approfondisce...perchè le teste pensanti...sono scomode...ma qui andiamo di molto in off topic...

Ciao!

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bel post Braz, integro su alcuni punti....

Quanto scrivi introduce indirettamente la questione di cosa sia la cultura e a cosa (se) serva.

Borges diceva "ho imparato e dimenticato tante cose.." e implicitamente " se non le avessi dimenticate tutte non mi sarebbero servite....".Cultura è tutto quanto rimane dopo che la nozione è volata via lasciando il posto all'elaborazione concettuale che ha indotto.Si può essere laureati a pieni voti e sostanzialmente dementi?Sì.

E questo accade soprattutto in quelle facoltà che:

a) formano in modo molto specifico

B) nn abbiano come terreno di coltura l'elaborazione teorica generale e correlata.

 

Quindi medicina, giurisprudenza, economia, già un pò meno ingegneria, non a caso le materie 'portanti' del tessuto civile.

 

Si acquisiscono dati e nozioni in numero abnorme rispetto ad esempio alle facoltà americane, ma non si è spinti ad usarli, correrarli aspecificamente, elaborarli, "astrarli", se non quando ciò viene fatto per inclinazione personale.Il mondo va avanti comunque, ma la cultura di un paese impoverisce e con essa la qualità media delle interazioni fra i vari attori sociali, medici, avvocati e clienti e pazienti ad esempio.

 

In USA questo non succede?Sì che succede, ma parallelamente, e anche per il minor tempo occorso al completamento del corso di studi, si sono aperte negli anni dimensioni parallele del pensiero diventate poi facoltà univesitarie.

 

la psicologia, la antropologia, le scienze umane 'applicate' fioriscono in Usa 50 anni fa raggiungendo apici spettacolari della realizzazione di senso e di concetto, basi fondanti di tutta la ricerca successiva.

 

L'interdisciplinarietà tra le materie oggetto di studio nasce come opzione possibile solo in un mondo che non si risolve nel suo passato e nell'accumulo mnemonico e didascalico della propria storia, ma che propone al contrario le università come luoghi basici di avviamento pratico alla professione, lasciando pendenti e carichi di potenzialità gli interrogativi sul senso delle cose senza darli per acquisiti solo a partire dal valore chessò del diritto romano studiato o della storia di paracelso.

 

In una società sclerotizzata dove non vale il proprio talento elaborativo ma solo la corrispondenza con la tradizione professionale asfittica della casta cui appartieni, e a parità di crisi mondiale del mercato del lavoro, gli spazi per gli insiders si riducono enormemente e in un circolo perverso il volano negativo diventa la sempre minor voglia ad applicarsi alle cose in un certo modo, stante l'inutilità e il non-ritorno della fatica occorsa.

 

Tutto questo ci impoverisce e rende lo slancio nel futuro una pisciata controvento, castani chiari fioriscono sempre più numerosi e si dedicano all'esegesi dei rotocalchi, del proprio ego traslucente indugiando nella ricerca di vacue sensazioni, sempre più fuggevoli e inconsistenti per definizione.

 

riusciranno brasileiri a invertire il corso degli eventi? :rolleyes:

Quoto tutto.

Interessante il concetto di cultura. Lo condivido.

Ciao.

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Appunto Bras, dipende da come studi.

La gran parte studia a memoria gli articoli del codice civile.

Qualcheduno, però, si chiede anche il perchè delle cose e approfondisce.

Il problema è anche un altro.

Se fai qualunque concorso pubblico, adesso ti si chiede di svolgere una prova a quiz, che non premia certo la capacità di risolvere ed approfondire, come dici giustamente tu, i casi

pratici.

Insomma, anche il "sistema lavoro" (tralasciamo per eseigenze di semplificazione il mondo lavoro autonomo) è strutturato per premiare chi non approfondisce...perchè le teste pensanti...sono scomode...ma qui andiamo di molto in off topic...

Ciao!

 

No Clifford è proprio sbagliato. Come può anche il più volenteroso degli studenti selezionare dei casi studiarli e risovelrli? Il gravissimo errore è pensare di dare risposte individuali ad un problema generale. Voi studenti o neo laureati sfornati da poco dovreste FARE IL C.ULO SENZA SE E SENZA MA ai professori e a tutto il sistema di potere che regge l'Università.

 

Dovresti considerarvi clienti e non solo studenti perchè pagate un sacco di soldi, tra l'altro, per avere una formazione pessima.

 

INCAZZATEVI. O in alternativa ANDATEVENE.

 

Siamo nell'era di internet, proposte CONCRETE per migliorare la situazione a basso costo ce ne sono una infinità. Pensa a come sfruttare la tecnologia per lezioni a distanza o i forum di discussione per chiedere ed ottenere risposte sui dubbi/ domande.

 

Pensa ad avere

 

1) La possibilità di seguire le lezioni comodamente da casa attraverso lezioni trasmesse via internet in diretta

 

2 ) 50 assistenti pagati per rispondere a domande degli studenti in appositi forum di discussione tematici: invece di farli lavorare alla lotteria degli esami orali li mettiamo a dare un contributo concreto. Chi fa o scrive cazzate è bannato.

 

 

e tutto questo senza ovviamente eliminare le lezioni in sede. Si darebbe solo modo a tutti di accedere alla parte cruciale di conoscenza.

 

Poi pensa ad avere un esame scritto unico per tutti, con una copertura totale del programma e uno o due case study da risolvere attraverso la scrittura di un paper. Dici che si copierebbe tutti? Sbagliato!. Perchè puoi strutturare il caso in modo tale che lo studente debba scelgiere delle premesse, e che queste essendo soggettive possano condizionare la qualità delle argomentazioni e delle conclusioni. In America si fa così. Hai lo stesso caso da risolvere, ma per risolverlo devi fare tutta una serie di premesse (che devono essere documentate, ovviamente) che indirizzano il tuo ragionamento in una direzione o in un'altra. Più il ragionamento è complesso ed articolato più il paper è di qualità. E per farlo non serve sapere a memoria 1300 pagine, ma averle capito. OPEN BOOK, non c'è bisogna di esercizi da circo per ricordarsi 4862 articoli del codice. i paper si secelgono da una banca dati aggiornata costantemente (come il GMAT).

 

 

Tutto questo è solo buon senso, banale buon senso. Ma perchè quelli della tua generazione, non le dicono queste cose? Perchè non si ribellano? Perchè non propongono? Perchè non si fanno rispettare? Perchè il problema inizia e finisce con 'l'esamino, preso il 24-25-26 via, tutto archiviato.

 

Questa pigriza rassegnata è molto più colpevole del nepotismo dei nostri professori universitari. Perchè alla fine chi ci rimette sei tu e gli altri, non loro che se ne stanno seduti comodi sulla loro poltrona, facendo male un lavoro che è però pagato bene.

 

 

Se molti di voi finiiscono a fare gli schiavi, purtroppo la colpa è in ognuno di voi, e nel vostro individualismo debole, che si accontenta di "averla scampata" o di "essere ricompensati" per aver fatto uno stupido esercizio di memoria.

 

ciao

 

B.

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Scusate, ma perché invece dei discorsi teorici non proviamo ad andare alla pratica, ovvero: quante coppie conoscete in cui c'è disparità enorme tra la posizione sociale di lei e di lui? Juno, una. Io zero. Voi?

 

Coppie con molto divario io no,ma conosco un sacco di coppie nelle quali,anche solo le ambizioni lavorative e di socialità hanno poi portato alla rottura inevitabile,previe distanze mentali che man mano,hanno soppresso l'amore...se poi esiste davvero l'amore eterno...

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No Clifford è proprio sbagliato. Come può anche il più volenteroso degli studenti selezionare dei casi studiarli e risovelrli? Il gravissimo errore è pensare di dare risposte individuali ad un problema generale. Voi studenti o neo laureati sfornati da poco dovreste FARE IL C.ULO SENZA SE E SENZA MA ai professori e a tutto il sistema di potere che regge l'Università.

 

Dovresti considerarvi clienti e non solo studenti perchè pagate un sacco di soldi, tra l'altro, per avere una formazione pessima.

 

INCAZZATEVI. O in alternativa ANDATEVENE.

 

Siamo nell'era di internet, proposte CONCRETE per migliorare la situazione a basso costo ce ne sono una infinità. Pensa a come sfruttare la tecnologia per lezioni a distanza o i forum di discussione per chiedere ed ottenere risposte sui dubbi/ domande.

 

Pensa ad avere

 

1) La possibilità di seguire le lezioni comodamente da casa attraverso lezioni trasmesse via internet in diretta

 

2 ) 50 assistenti pagati per rispondere a domande degli studenti in appositi forum di discussione tematici: invece di farli lavorare alla lotteria degli esami orali li mettiamo a dare un contributo concreto. Chi fa o scrive cazzate è bannato.

e tutto questo senza ovviamente eliminare le lezioni in sede. Si darebbe solo modo a tutti di accedere alla parte cruciale di conoscenza.

 

Poi pensa ad avere un esame scritto unico per tutti, con una copertura totale del programma e uno o due case study da risolvere attraverso la scrittura di un paper. Dici che si copierebbe tutti? Sbagliato!. Perchè puoi strutturare il caso in modo tale che lo studente debba scelgiere delle premesse, e che queste essendo soggettive possano condizionare la qualità delle argomentazioni e delle conclusioni. In America si fa così. Hai lo stesso caso da risolvere, ma per risolverlo devi fare tutta una serie di premesse (che devono essere documentate, ovviamente) che indirizzano il tuo ragionamento in una direzione o in un'altra. Più il ragionamento è complesso ed articolato più il paper è di qualità. E per farlo non serve sapere a memoria 1300 pagine, ma averle capito. OPEN BOOK, non c'è bisogna di esercizi da circo per ricordarsi 4862 articoli del codice. i paper si secelgono da una banca dati aggiornata costantemente (come il GMAT).

Tutto questo è solo buon senso, banale buon senso. Ma perchè quelli della tua generazione, non le dicono queste cose? Perchè non si ribellano? Perchè non propongono? Perchè non si fanno rispettare? Perchè il problema inizia e finisce con 'l'esamino, preso il 24-25-26 via, tutto archiviato.

 

Questa pigriza rassegnata è molto più colpevole del nepotismo dei nostri professori universitari. Perchè alla fine chi ci rimette sei tu e gli altri, non loro che se ne stanno seduti comodi sulla loro poltrona, facendo male un lavoro che è però pagato bene.

Se molti di voi finiiscono a fare gli schiavi, purtroppo la colpa è in ognuno di voi, e nel vostro individualismo debole, che si accontenta di "averla scampata" o di "essere ricompensati" per aver fatto uno stupido esercizio di memoria.

 

ciao

 

B.

Quello che dici è sacrosanto.

Ci penso spesso.

Dovremmo associarci davvero e ribellarci.

E questo andrebbe fatto, in Italia, in larga scala (e non un manipolo di associati indottrinati che decidono di cambiare la società con le mitragliette)...per molte cose...

Hai detto bene: pigrizia rassegnata: è ingiustificabile.

Hai aggiunto benzina al fuoco :fiorellino:

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Ok Clifford, ma visto che siamo d'accordo, capisci che andare all'Università italiana (almeno in alcune facoltà) è più una questione di status e/o una scusa per procrastinare di 4-5 anni l'entrata nel mondo del lavoro che un momento formativo? Possibile che tu ed altri non vi siate posti la domanda prima di entrarci: CHE COSA OTTERRO' DA QUESTA UNIVERSITA'? non mi dire che la risposta, prima chie iniziaste, non fosse chiara, chiarissima, ripetuta, gridata ed urlata da generazioni precedenti. E, rispetto alla nostra generazione (egualmente colpevole) c'è l'aggravante che voi vivete in un mondo molto più connesso con tutto, dove prendere informazioni e scoprire quello che succede intorno è facile e veloce.

 

Non ci sono scuse.

 

Io non credo che l'Università debba sfornare dipendenti per le aziende, non credo in una formazione solo tecnica. Ma che l'80% del tempo all'Università sia sprecato, che i soldi spesi non valgano l'investimento, e che alla fine non sia poi così assurdo che i neo laureati guadagnino 500/600 euro al mese e che ci mettano, se va bene, almeno altri 5-6 anni per diventare autonomi, questo è tutto fuorchè una sorpresa.

 

E che i laureati hanno la spocchia di pensare di essere superiori a chi magari dal nulla e lavorando duro si è creato una piccola attività di successo imparando un mestiere, beh questo è vero.

 

Insomma non siamo più nel feudalesimo e però si crede che avere il pezzo di carta ti mette ad un livello superiore a quello degli altri, quasi fosse un titolo nobiliare. Ridicolo. Nel mio biglietto da visita (ed è una pratica ormai comune) non ho mai voluto scrivere il fatto che sono Laureato in Economia. Non è importante, non serve a niente. E' uno stupido bizantinismo.

 

Alla fine, conta però solo quello che sai e sei capace di fare. ed è lì che si gioca la partita.

 

E' molto più facile mettersi a fare la polvere in un ufficio anonimo di una multinazionale con lo stipendio (basso) garantito, pur avendo una laurea, che rischiare in proprio mettendoci soldi, fatica, passione.

 

E però non ci si lamenti se le soddisfazioni e i risultati sono diametralmente opposti!

Modificato da Brasileiro
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Ogni cosa scritta in questa sezione può essere filtrata, Curva.

Anche tu, quando scrivi, adotti il tuo punto di vista, è quasi banale rilevarlo.

Non divido il mondo in uomini vittime e donne carnefici: c'è fior di letteratura che dice che uomini e donne sono diversi a livello strutturale, ancestrale, e che in genere apprezzano, nell'altro sesso, cose diverse.

Cazzate inconsistenti? E perchè? Mi conosci? Come ti permetti di esprimere un giudizio così reciso?

Ti invito io a non rappresentarti cazzate inconsistenti, cortesemente ed in amicizia!

Ciao!

Ho risposto al tuo pvt Clifford, qui mi ero limitato a giudicare certe tue affermazioni- cosa possibile immagino- che inoltre appaiono avere il tratto del "caratteristico" e del "tipico" nella tua tastiera.

Tu costruisci la realtà che descrivi a partire dalla tua sofferenza psichica dovuta alla perdita dei capelli, tutto il tuo quadro esperienziale è funzionale a reggere come assolutamente plausibile e irrinunciabile questa tua sofferenza.

 

Così non ne uscirai mai e i passi saranno sempre e solo relativi.Devi provare ad uscire fuori da te stesso Cliff e guardare le cose con occhi che almeno all'inizio non siano i tuoi.Devi convincerti che la questione possa stare in termini che non siano i tuoi.

 

ciao

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in verità parlavo di università in generale, non di giurisprudenza in particolare :rolleyes: per me il proseguire gli studi arricchisce comuqnue la cultura di una persona più di sfornare pizze (a parte i casi a sè ovviamente per cui sforni pizze e la cultura te la fai da solo....un pò rari come casi nella mia esperienza di vita per ora).

un bacio

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in verità parlavo di università in generale, non di giurisprudenza in particolare :rolleyes: per me il proseguire gli studi arricchisce comuqnue la cultura di una persona più di sfornare pizze (a parte i casi a sè ovviamente per cui sforni pizze e la cultura te la fai da solo....

 

Vorrei far chiarezza su questo argomento: mia sorella è laureata in GIurisprudenza, non è avvocato e non esercita. premesso questo posso asserire che mia sorella nonostante laureata in legge dopo aver imparato a pappardella libri come diritto romano etc. e svariati articoli a memoria, si è laureata ok ma io tutta sta cultura non la vedo.

 

per me la cultura di un uomo o donna che sia sta nel conoscere la storia, la politica, la tecnologia, la medicina, l'arte, la vita. che tu mi ti laurei questo non implica nulla con tutto il rispetto verso Juno che mi pare sia laureata in legge.

 

posso dire di conoscere molte persone che non hanno una laurea ed hanno una grande cultura ed altre (la maggioranza) laureati che pure un pizzaiuolo li batte.

 

perciò l'equazione Laurea = Cultura, soprattutto per le università italiane poi è una balla.

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difatti faccio sempre salva quella categoria di persone che la cultura se la fanno da sè, ma in genere se hai voglia di farti comunque un cxxx a capanna e studiare (a memoria o meno) per anni per qualcosa, in genere hai anche una certa predisposizione ad imparare, e la curiosità di farlo (in genere certo...non è un legame indissolubile).

che poi le nostre università preparino zero al lavoro sono fin troppo d'accordo <_>

in ogni caso vedo nei laureati una forma mentis diversa nell'affrontare poi sul lavoro le problematiche, c'è un'impostazione mentale diversa.

un bacio

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ma come Raffaele? e la politica del "via una avanti l'altra?" :diavoletto:

e poi non ti converrebbe, ho figlia a carico :innocente:

puoi sempre prendere una laurea propedeutica al mestiere di pizzaiolo :fiorellino: insomma così una la trovi, o interessata alla cultura o interessata ai soldi...copri quasi il 100% dell'universo femminile :diavoletto:

un bacio

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Scusate, ma perché invece dei discorsi teorici non proviamo ad andare alla pratica, ovvero: quante coppie conoscete in cui c'è disparità enorme tra la posizione sociale di lei e di lui? Juno, una. Io zero. Voi?

 

io nella mia vita mai nemmeno una. o forse si, lei psicologa lui pizzaiuolo :lol: :lol: e il motivo c'era: gli psicologi come il 95% degli avvocati fanno la fame...i pizzaiuoli no (pensateci) :lol:

 

pizzaiolo.jpg

Modificato da castano_chiaro
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Io sono laureato ma molti aspetti dellamia "cultura" (tra virgolette perché non mi ritengo comunque coltissimo) li ho curati a livello personale, nel senso che all'università ho fatto un bordello di esami assolutamente inutili (per ammissione stessa dei professori) su argomenti di cui per altro non ricordo più nulla. Dopo l'università invece ho finalmente potuto approfondire argomenti e tematiche che mi interessavano davvero, e leggere solo i libri che mi piacevano sul serio. Essere colti poi a mio modesto parere non vuol dire solo conoscere alla perfezione aride informazioni di carattere storico, o scientifico o quant'altro, ma saperci ragionare sopra, collegarle e raffrontarle tra loro, in modo poi da essere comunque in grado di formare ed esprimere proprie opinioni su quel determinato argomento...

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