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L'Italia è il paese delle donne nude ...


Brasileiro

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«L’Italia è il Paese delle donne nude» L’accusa del Financial Times. «Corpi esibiti in spot e tv, tradito il femminismo»

 

 

MILANO — Far finta che il «caso» non esista, stavolta, è davvero impossibile. Basta alzare gli occhi durante il check- in in aeroporto, o accendere la tv. Loro sono lì, che aspettano. Donne, donne, donne. In formato gigantesco, sembrano uscite da un film di Fellini. Scollature profonde, sguardo malizioso. Sono lì per convincere: a comprare una valigia, a scegliere una nuova tariffa per il cellulare. Oppure, semplicemente, per «intrattenere». Succede in Italia, patria della bellezza femminile — e del suo sfruttamento. Perlomeno è questa, secondo il Financial Times, l’immagine che colpisce chi arriva nelle nostre città: corpi (inutilmente) scoperti che ammiccano dai cartelloni stradali, ragazze di nulla vestite che ancheggiano nei varietà.

Ieri, l’autorevole quotidiano della City ha dedicato la copertina del suo inserto culturale alla naked ambition (la «nuda ambizione») delle donne italiane: «A trent’anni dalle richieste delle femministe su divorzio e aborto, qui le teenager vogliono lavorare come showgirl, ballerine e vallette di quiz a premi ».

 

 

La prova sta tutta nella foto che domina la pagina: una Elisabetta Canalis oversize, cellulare all’orecchio, china a guardare negli occhi l’ignaro passante — sempre che il suo sguardo non sia stato già calamitato dalla scollatura messa in risalto da un ridotto bikini rosso. È un’immagine dell’ultima campagna Tim. E da oggi, per gli inglesi, è il simbolo dell’ «arcaicità» del popolo italiano.

 

«Dal mio trasferimento a Milano, tre anni fa — scrive Adrian Michaels —, mi sono chiesto perché nessuno sembri preoccuparsi dell’uso incongruo che viene fatto della donna nella pubblicità e in tv... Davvero gli italiani, e in particolare le italiane, ritengono accettabile "vendere" quiz in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?». Segue reportage sul «Paese che ha dimenticato il femminismo »: Michaels elenca i balletti de L’Eredità, la gara per la successione al «trono» delle Veline, Ilaria D’Amico di cui «nessuno può dire che non conosca il calcio»,mache va in onda «invariabilmente in tubino nero», in piedi, circondata da ospiti «tutti uomini, tutti in giacca e cravatta, tutti seduti». In Gran Bretagna o negli Usa, sostiene il Ft, «questo susciterebbe reazioni di ogni tipo»; in Italia, l’abitudine ha avuto la meglio.

 

Sottoscrive il ministro Emma Bonino, lei che è un’«eccezione » alla regola: «Il movimento femminile non ha mai spinto per riforme strutturali». Nel Belpaese, conclude Michaels, essere donna significa ancora «dolore e sofferenza (un riferimento agli ospedali che rifiutano l’epidurale, ndr), maternità e pasta, banche chiuse (simbolo dei servizi che ignorano i bisogni delle lavoratrici, ndr)». Ovvio, quindi, che le italiane si dividano in mamme «confinate in cucina a fare i ravioli» e figlie che cercano il successo attraverso la bellezza. Magari in formato due metri per sei. Il punto, come spiega al FT il pubblicitario Sergio Rodriguez, direttore creativo di Leo Burnett Italia, «è che qui, anche quando non serve, usi una donna».

 

«Ma è proprio questo il problema: la mancanza di creatività — replica Alberto Abruzzese, sociologo delle comunicazioni di massa —. Pensiamo alle condizioni di lavoro dei nostri creativi, ai budget, all’assenza di formazione...». Va bene, ma la tv? Non è che lì vada meglio. «Che posso dire? È vero, punto.Manel sistema Italia, a partire dagli anni del boom, il corpo è considerato una ricchezza. Nella prima fase della sua presenza sullo schermo, poi, si doveva combattere il bigottismo della tv di Stato; e in questo momento, in cui avverto sinistri segnali di bigottismo strisciante, mi sento di ribadirlo ». Quanto alle donne, «mi pare che rispetto ai parametri del femminismo storico abbiano sviluppato maggior leggerezza».

 

«Ma le donne protestano, eccome — si infervora la giornalista palestinese Rula Jebreal (che un ospite non identificato, nell’ultima puntata di Annozero, definì "gnocca senza testa", ndr)—. Il punto è che abbiamo bisogno del Ft per commentarlo, come se la questione non fosse palese; il mondo intero ci osserva e ride, e i nostri media ignorano il problema. L’Italia critica spesso il mondo arabo e musulmano, ma quando si tratta di guardare al ruolo delle donne nei media, in politica, dicono "ah no, è un’altra cosa". L’ultimo stadio è la mancanza di diritti, è vero. Ma il primo gradino è spingere una donna a spogliarsi e stare zitta per apparire ».

Modificato da Brasileiro
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bah... a me sembra moralismo becero questo... è vero che i pubblicitari in Italia forse peccano un po' quanto a fantasia (perchè tanto... basta mettere sui cartelloni un bel cu.lo formato 8 metri per 6 e il successo è garantito...).. ma gli inglesi dovrebbero stare proprio zitti.. con la stampa che si ritrovano... pronta sempre a titillare il voyeurismo morboso dei suoi cittadini (che a quanto pare sono tra i maggiori scaricatori di filmati porno d'europa!) con della spazzatura spacciata per libertà d'informazione.

Che poi in Italia ci sia un certo degrado culturale... può essere vero... ma lasciamo i cu.li dove stanno.... i problemi sono da ricercare altrove.

Modificato da faranio
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Questo è l'articolo integrale

http://www.ft.com/cms/s/7d479772-2f56-11dc...00779fd2ac.html

 

 

Naked ambition

By Adrian Michaels

 

Published: July 13 2007 08:56 | Last updated: July 13 2007 08:56

 

Passengers arriving at Rome’s Fiumicino Airport recently found themselves confronted by a large-breasted woman, cleavage exposed almost to the bottom of her sternum. From her billboard perch, she was attempting to interest travellers in the business communications products of Telecom Italia.

 

Those flying in from many other countries, and particularly from the UK or the US, would probably have found this fleshy advertising style archaic. These days, a naked woman lying unironically on the top of a car is about as cool in advertising as a rugged cowboy on the range, cigarette dangling from lip. Long-legged variety-show lovelies or immaculately unattired game-show hostesses are rare, if not completely absent from television. But in Italy, they are an everyday occurrence.

 

If you are home before the 8pm news on Rai Uno, Italy’s main television station, you will discover it is preceded by a quiz show called L’Eredita (“The Inheritance”). In the middle of the programme, four ritzy women interrupt the competition to dance. “My jewels!” the male host exclaims. The dancing has no connection to the rest of the show; Rai Uno explains on its website that the “girls… with their presence and beauty, cheer up everyone watching, particularly men”.

 

Since moving to Milan from New York three years ago, I have been wondering why no one seems to care about the incongruous use of women in advertising and on television, and what that says about Italian society. Do Italians, particularly Italian women, really think it acceptable to sell primetime quiz shows on terrestrial television by trying to stir the male genitalia instead of viewers’ brains? Or are they instead happy with life as it is – beautiful, flirtatious and with a supply of great shoes?

 

It is not just domestic companies or television stations that seem stuck in old ways of selling products to Italians. Earlier this year, advertising hoardings were plastered with posters for 3 Italia, a telecoms company owned by Hong Kong-based Hutchison Whampoa. Three women wore dresses so skimpy they revealed not just classic cleavage but also, through large holes in the dresses’ midriffs, the more daring undercurve of the bosom. 3 Italia was advertising a new billing plan.

 

Of course marketing campaigns in other countries use the female body. But the difference, says Sergio Rodriguez, group creative director at Leo Burnett Italy, the ad agency, “is that in Italy when you don’t have to use women, you use women”.

 

In the UK or US, such tactics might inspire anything from headshaking and irritation to clear outrage. When a US campaign for Miller, the brewer, appeared in 2003 with two women fighting and taking off their clothes, the company received hundreds of complaints. In Italy, no one says anything.

 

Caterina Preti, a 19-year-old Italian student who moved from Milan to London in September, says: “I didn’t really notice how bad it was until I moved. What I’ve noticed here is that you don’t see girls in bikinis or naked women on television, always smiling. People in Italy are so used to it, there is no push to try to change it.”

 

Emma Bonino – minister for International Trade and European Affairs in Romano Prodi’s Italian coalition government, and a former European Union commissioner – is a notable exception. Bonino, one of the leaders of Rosa nel Pugno (Rose in the Fist), the political party, recently organised an international conference in Italy to discuss issues facing women entrepreneurs. She says: “Most people, even women, accept the situation in some way for what it is.” Of dancing girls and other phenomena, she says: “Most of the time it makes me laugh, it seems so ridicxxxus.” But she says it strengthens her conviction to fight for change.

 

It was women’s rights groups that complained loudly about the Miller adverts in the US. Italian feminism, say Bonino and Graziella Parati, head of comparative literature at Dartmouth College in the US, used to be strong, but not any more.

 

“Italy has had a long history of feminism,” says Parati, who has studied Italian culture and written books on gender issues. “It is different from Anglo-American feminism [and] based not on a search for equality but rather on putting an emphasis on difference… Joining a man’s world may be practical, but does not solve the fact that you end up trapped in a system that can contain and invalidate the difference that women’s otherness embodies.”

 

Bonino points out that Italian feminism was vigorous in the 1970s when abortion and divorce were legalised – “even with the church next door and the Pope on television every day”. In 1976, she says, 11 per cent of members of parliament were women, the same as today. “Most of my colleagues fell asleep in some way… the women’s movement never pressed for structural reforms and there is still nothing on the agenda. When women fell asleep they followed the cultural mainstream.”

 

The problem is evident in both parliament and the boardroom. Italy came above only Cyprus, Egypt and South Korea in 48 countries surveyed by the International Labour Organisation for female share of legislators, senior officials and managers. In the largest Italian companies, women represent about two per cent of board directors, according to the European Professional Women’s Network, compared with 23 per cent for Scandinavia and Finland and 15 per cent in the US.

 

Maybe nudity, chauvinism and a lack of professional attainment are different parts of the same enduring Italian image: the mamma rules the house but is confined to the kitchen, rolling out ravioli while her daughters, with little expected of them professionally, seek success through fame and beauty.

 

Preti, the student who recently moved to London, worries about a lack of variety in role models for Italian teenagers. She says: “Young girls envy showgirls, they link beauty with success… Many young women still have the example of their mothers who don’t work.” In the UK, meanwhile: “Young girls are much more determined, they are career-minded. They’re killing each other, they have dreams.”

 

But Laura Frati Gucci, the head of Aidda, the Italian association of top women managers and entrepreneurs, points out that successful women are rare enough in other countries too. There seems often to be surprise at the mere existence of Angela Merkel, German chancellor, and Segolene Royal, the runner up in France’s recent presidential elections. “Everyone looks at Merkel and Royal as if they are monkeys,” Frati Gucci says.

 

Women in Italy, she believes, are held back not by chauvinism but by rules and customs that inhibit their participation in work. Mothers complain of a lack of nurseries and kindergartens. Schools for older pupils finish at lunch time. The children have to be collected, they have to be fed, they have to be taken to afternoon activities. “A woman will never earn as much as she will pay a babysitter,” Frati Gucci says.

 

Mario Draghi, the governor of the Bank of Italy, highlighted structural work problems in a recent speech. “Italy stands out from many other European countries in the fact that fewer women return to work after maternity,” he said. ”Better designed policies to support families would have… [the] effect of raising female employment rates.”

 

Part-time work is rare in Italy, let alone acceptable for senior professionals. One female judge told me: “I can’t imagine a professional working part-time [and], although a woman can do whatever she wants, she also has to be the mother.” The Organisation for Economic Co-operation and Development says that part-time workers account for just 15 per cent of the employed in Italy compared with Germany’s 21 per cent, 23 per cent in the UK and 36 per cent in the Netherlands.

 

It quickly became clear when my wife and I arrived from the US that there are cultural issues for women that go beyond school hours and acceptance of part-time work. A household functions with difficulty in Italy if all its adults have full-time jobs, and it is invariably the women who make sacrifices to ease the strain.

 

In the US you can buy milk and bread at any time, and in dozens of places. But Italians trying to shop on Monday mornings, or Thursday afternoons, or Sundays, or evenings, or lunch times, or early mornings, can be disappointed. Most banks are closed at lunch times and Saturdays. A supermarket will advertise on lampposts when it is going to be open on a Sunday, and then shut the Sunday after. And pity the parent – me, in this instance – pounding the streets at 7pm on a Sunday trying to find milk for his baby before bedtime. One pharmacy was open, but didn’t sell milk. There are no convenience stores. In the end I bought some long-life milk in a store where the staff were not speaking Italian.

 

One female criminal lawyer (who prefers not to be named) argues that the lack of recognition of a modern woman’s needs is even visible in hospital obstetrics units. There are not many hospitals in the Milan area where women giving birth can have an epidural, and some units prefer to offer no pain relief at all. Hospitals emphasise that birth should be a natural process, though the lack of choice that entails can leave foreigners imagining they have stepped back in time.

 

Pain and suffering, motherhood and pasta, shuttered banks. It is easy to see how they could be linked to a lack of senior workplace representation. There also seems to be a simple link between the dominance of men at work and the portrayal of women in advertising. Daniela Barrera, planning and research director at Leo Burnett Italy, used to work in the UK. She says: “Half our clients in senior positions in the UK were women. Most are men in Italy.”

 

Male clients of advertising agencies tend, she believes, to ask for campaigns in which their products are equated with a superficial, unsophisticated form of beauty. Her colleague Rodriguez says: “A man thinks of his brand as a woman.” Barrera jokes: “If you have no idea [for a campaign], you can use a pair of tits, a baby or a puppy.” If that approach did not work with the public, there would be complaints. But there are none, the advertising executives say.

 

With few women in parliament, one source of lobbying for reforms that would encourage women to work is absent. Bonino says: “Because we are less vocal and determined, we do not have structural reforms in areas such as schools and services.”

 

Women certainly seemed to be silent while Silvio Berlusconi’s commercial television stations rose to the fore in the 1980s. Berlusconi, the former prime minister and Italy’s richest man, found success with a programming formula that included liberal use of the female form. Italy’s state-controlled channels soon dropped their previous aversion to exposed flesh in the battle for ratings.

 

“Television is still in the hands of men,” says Parati at Dartmouth College. “This recreates the illusion of how women can be subjugated and is reassuring… Berlusconi has not created the situation but he has made it bigger.”

 

Striscia La Notizia (“The News Slithers”), a satirical news programme, is one of the most popular shows on Canale 5, one of Berlusconi’s channels. It goes out six nights a week at 8.30pm presented by two men but regularly interrupted by two gyrating and minimally dressed women. Competitions to replace the two female dancers are deemed newsworthy in their own right.

 

The show is just one example of the astonishingly restricted use of women on Italian television. A study last year of almost 600 television shows on the largest channels by Censis, an Italian research institute, showed that women mostly appeared as actors, singers and models. “The most common image seemed to be that of women in light entertainment,” Censis said. When women were present as experts, they tended to be talking about astrology or handicrafts. Professional or political women were extremely rare.

 

“Beautiful, glossy and most importantly young,” said Censis. “The images of women are split between light entertainment and those of violence in bad news stories. There is a distortion compared with the real female world: old women are invisible, the socioeconomic status of women [portrayed] is middle-upper class … meanwhile there are never any disabled women.”

 

Often, little seems to have changed in Italy in the more than 50 years since Luchino Visconti made Bellissima, a funny and distressing satire on a Roman mother’s starry ambitions for her tiny daughter. In the film, rent and household savings are jeopardised while little Maria is carted around hairdressers, dressmakers and ballet classes in an effort to stand out at a famous director’s casting call. Her mother is meanwhile trying to bribe shady characters on mopeds supposedly connected to the studio, with predictably gloomy consequences.

 

But something is missing from this portrayal of Italy as backward and chauvinist. You could argue that Italians are not interested in “catching up” with other countries. Leo Burnett’s Barrera says: “Italy is behind in the role of women in society but it’s superficial to say that advertising reflects that … We have a different level of correctness: nudity is also a matter of women wanting to portray their beauty. Female politicians appear on television in short skirts because they want to show that they are well-preserved and beautiful.”

 

The female judge estimates that 10 per cent of women in her profession dress sexily because it is a weapon and “because they like it”. Sergio Rodriguez, Barrera’s colleague, says: “It’s not a question of being behind. Italian men and women may never be like British men and women … it’s about aesthetics, it’s a choice.”

 

Ilaria D’Amico is one of the best-known sports presenters in Italy. Every week she presents Sky Italia’s main football coverage, and no one could argue that D’Amico does not know her football. But she stands throughout the broadcast, invariably in a black cocktail dress, discussing the match with former players and pundits – all men, all in suits, and all seated.

 

Parati says: “Women have bought into male paradigms of what femininity is, so they pay particular attention to their appearance; but they have also grown up in a country full of art and beauty, and their attention to aesthetics in general can come from that.” Bonino concedes: “My feeling is that the women’s rights movement does not exist any more.”

 

And yet occasionally there are howls of pain. Earlier this year Veronica Berlusconi, Silvio Berlusconi’s wife of almost three decades, tired of her husband’s reported boorish behaviour. After hearing that he had flirted with other women at a gala media dinner, Veronica wrote a letter to La Repubblica, one of Italy’s biggest newspapers and a critic of Berlusconi’s rightwing politics. His conduct was an affront to “my dignity as a woman”, she wrote, before demanding a public apology. “Today for my female children, already adults,” she continued, “the example of a woman capable of defending her dignity … takes on significant importance.” She hoped her outcry would remind her son, Luigi, “never to forget to keep among his fundamental values a respect for women”. The letter was printed on the front page of the paper.

 

Plenty of people dismissed the episode as a stunt. In the never-ending circus of Berlusconi family life, the abashed husband responded publicly on the same day: “Dear Veronica, here are my apologies to you,” he wrote, going on floridly to revere the strength of their bond. He ended with “big kiss. Silvio”.

 

But for Preti, the student in London, Veronica Berlusconi’s indignant letter signified a stirring of change. “I believe that her bravery could be used as a springboard for Italian women… It is an example of a woman who does not want to accept her inferior status.”

 

Still, it is hard to see much real change looming in a country famous for its fashion and where there is so much eroticism on display that only the foreigners notice. The current Striscia La Notizia dancers, Melissa Satta and Thais Souza Wiggers, appeared this year in adverts in Milan’s main Centrale station wearing bras that pushed up, through unbuttoned shirts, their already ample breasts. It would be hard, and probably futile, to advertise underwear in any other way. But in this instance they were selling luggage.

 

Adrian Michaels is the FT’s Milan correspondent

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. Davvero gli italiani, e in particolare le italiane, ritengono accettabile "vendere" quiz in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?».

 

Questa è la cosa più triste.

 

Il risvolto femminista lo trovo fuori dal tempo.

 

 

 

P.S.

Scritta sul muro da parte del movimento femminista di Roma:

"Il Ca.zzo c'inquina!"

 

Risposta scritta sotto:

"La f.igha tombola"

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il giornalista e' probabilmente il classico americano o inglese che dopo tre anni in un paese, probabilmente non parla un acca di italiano e quindi 'guarda le figure'.

 

Se seguisse meglio la televisione e i suoi presentatori si renderebbe conto che e' meglio vedere due tette che ascoltare Mike Buongiorno o Magalli :fischietto: :fischietto: :lol: :lol:

Modificato da Gurg
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La prova sta tutta nella foto che domina la pagina: una Elisabetta Canalis oversize, cellulare all’orecchio, china a guardare negli occhi l’ignaro passante — sempre che il suo sguardo non sia stato già calamitato dalla scollatura messa in risalto da un ridotto bikini rosso. È un’immagine dell’ultima campagna Tim. E da oggi, per gli inglesi, è il simbolo dell’ «arcaicità» del popolo italiano.

 

Secondo me chi critica così l'ostentazione della sensualità femminile non gli tira :lol: ....del resto gli inglesi non sono rinomati come grandi amatori. io adoro la Canalis, adoro questa invasione di culì e tette ovunque dalla tv alla vita di tutti i giorni, certo che nella vita di tutti i giorni le donne provocano davvero molto ehmmm lassamo perde va.

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Leggete sopra le righe rispetto a quanto scritto....pensate solo al fatto che su 48 Paesi l’Italia precede solo Cirpo, l’Egitto e la Corea del Sud per presenza delle donne nelle fasce alte della classe dirigente (fonte La Stampa). Questo è triste, veramente triste ed è il segno di una società immobilistica e retrograda. In tutto ciò, le donne (alcune, certo) sguazzano e rendono vizioso questo circolo.

 

Secondo me chi critica così l'ostentazione della sensualità femminile non gli tira ....del resto gli inglesi non sono rinomati come grandi amatori

 

beh, se siamo grandi amatori perchè abbiamo i culi e le bocce in pubblicità....finisci da te la frase...

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Leggete sopra le righe rispetto a quanto scritto....pensate solo al fatto che su 48 Paesi l’Italia precede solo Cirpo, l’Egitto e la Corea del Sud per presenza delle donne nelle fasce alte della classe dirigente (fonte La Stampa). Questo è triste, veramente triste ed è il segno di una società immobilistica e retrograda. In tutto ciò, le donne (alcune, certo) sguazzano e rendono vizioso questo circolo.

 

Sono d'accordo con il tuo intervento. siamo da questo punto di vista un paese molto retrogrado e nbon solo per ciò che concerne le donne nella classe dirigente, basti pensare soltanto a cosa sono sottoposte le donne nel mondo del lavoro, proposte, compromessi, difficoltà ad accedere a determinati ruoli, cosa che evidenzia come la parità è spesso solo utopia, basta spingersi all'estremo sud (sicilia, calabria, puglia) per notare come la condizione della donna anche nella stessa famiglia è cmq succube di una mentalità fortemente maschilista.

 

beh, se siamo grandi amatori perchè abbiamo i culi e le bocce in pubblicità....finisci da te la frase...

 

su questo non sono d'accordo, noi italiani siamo un popolo molto caldo e passionale, come del resto anche gli spagnoli, è una cosa genetica, una caratteristica che abbiamo da millenni e non da quando culi e tette spopolano in televisione. purtroppo questo è un pregio a fronte di altri tantissimi difetti dell'uomo latino.

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noi italiani siamo un popolo molto caldo e passionale, come del resto anche gli spagnoli, è una cosa genetica, una caratteristica che abbiamo da millenni e non da quando culi e tette spopolano in televisione. purtroppo questo è un pregio a fronte di altri tantissimi difetti dell'uomo latino.

 

questo è lo stereotipo con cui siamo dipinti dalle zoccole dei paesi a "turismo sessuale" e a cui abbocchiamo in maniera costante.

 

Se fosse come tu desrivi, l'uomo italiano non avrebbe bisogno di quello per cui siamo presi per il cxxx

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Non me fido dello spettacolo della Carrà.

 

Manco te lo dico quello de giggi sabbà.

 

Baudo e Mike Bongiorno te li voglio raccomandà.

 

Bonolis era mejo che rimaneva a bim bum bam.

 

Tra passarelle e tintarelle de vero qua c'è sempre meno,attrazioni che se basano solo sul cu.lo e sul seno.

 

La televisione italiana che non se pò subì,fatta de piskelle belle si vestite de tendenza,2 kili de rossetto perchè non ne poi fa senza.

 

Minigonna e tacchi a spillo giri con la body-guard,er secchio e la paletta pe stuccate cor phard!!!

 

:disgusto:

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Non me fido dello spettacolo della Carrà.

 

Manco te lo dico quello de giggi sabbà.

 

Baudo e Mike Bongiorno te li voglio raccomandà.

 

Bonolis era mejo che rimaneva a bim bum bam.

 

Tra passarelle e tintarelle de vero qua c'è sempre meno,attrazioni che se basano solo sul cu.lo e sul seno.

 

La televisione italiana che non se pò subì,fatta de piskelle belle si vestite de tendenza,2 kili de rossetto perchè non ne poi fa senza.

 

Minigonna e tacchi a spillo giri con la body-guard,er secchio e la paletta pe stuccate cor phard!!!

 

:disgusto:

 

aho' sai che ogni tanto faccio fatica a leggerti... ma scrivere in italiano no?

Modificato da Gurg
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  • 1 month later...
il giornalista e' probabilmente il classico americano o inglese che dopo tre anni in un paese, probabilmente non parla un acca di italiano e quindi 'guarda le figure'.

 

Se seguisse meglio la televisione e i suoi presentatori si renderebbe conto che e' meglio vedere due tette che ascoltare Mike Buongiorno o Magalli :fischietto: :fischietto: :lol: :lol:

 

Gurg, leggiti questo, non so se ci dobbiamo vergognare davanti ad un popolo che ha certe reazioni, poi annotatelo la prossima volta che li senti parlare della Chiesa Cattolica, del bigottimismo e della ipocrisia. :fiorellino:

 

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/..._proteste.shtml

 

 

LONDRA (Gran Bretagna) - Qualche centimetro di gambe di troppo ha messo in subbuglio la BBC. La rete è stata, infatti, inondata di lettere di protesta da parte di telespettatori scioccati nel vedere la bella conduttrice Emily Maitlis annunciare il notiziario delle 10 di lunedì mattina seduta sul bordo della sua scrivania circolare, anziché dietro, con la gonna a filo del ginocchio, le lunghe gambe accavallate e i tacchi in primo piano. Un vero colpo per il compassato pubblico delle 9 (lo spot è andato in onda a quell’ora), abituato ad annunci ben più sobri e tradizionali, che ha così preso d’assalto il sito della rete televisiva, postando oltre 30 messaggi di fuoco all’indirizzo dell’intraprendente giornalista, volto delle news della notte e di «BBC’s News 24», «prestata» all’edizione delle 10 solo per l’assenza dei due soliti conduttori, Huw Edwards e Fiona Bruce.

LE PROTESTE - «È un comportamento assolutamente non professionale – ha scritto uno dei più arrabbiati – e fatto con il chiaro intento di essere ammiccante», mentre un altro rileva come l’atteggiamento delle Maitlis sia «completamente inappropriato» e sia solo «un trucco per attirare l’attenzione». C’è poi chi paragona lo stile anticonformista della bionda Emily con quello assai più serioso (e, manco a dirlo, preferito) di Sophie Raworth, altra ancorwoman della BBC: «Spero che non diventi una consuetudine. Non ricordo che Sophie Raworth si sia mai comportata in un modo simile». «Perché questa donna se ne sta seduta sul bordo della sua scrivania con la gonna tirata su, quando si suppone che debba essere una giornalista seria? – si chiede allarmato un telespettatore – Cosa ci dovremo aspettare la prossima volta? Huw Edwards con i calzoni arrotolati?».

GLI APPREZZAMENTI - Ma c’è anche chi approva la scelta informale e controcorrente della Maitlis: «Comincerò a lamentarmi quando Dermot Murnaghan (un altro famoso presentatore della rete inglese, ndr) farà la stessa cosa in boxer e canottiera», dice un ammiratore di Emily, sebbene la maggioranza sia tutta contro di lei. Malgrado il polverone sollevato, però, la BBC ha rifiutato qualunque commento ufficiale, anche perché la trentaseienne giornalista ha poi letto il notiziario delle 10 nella classica posizione di tutti i giorni, ovvero dietro alla sua scrivania argentata. Non solo. Stando al Daily Mail che ha dato la notizia, il trailer dello scandalo non verrà ripetuto in futuro. Non è però la prima volta che la fascinosa Emily, che è madre di due figli, si è laureata a Cambridge e parla cinque lingue, compreso il Mandarino, incappa in uno scivolone d’immagine causa «mise» sbagliata. L’anno scorso, infatti, durante i Royal Television Society Awards (uno dei premi più importanti della televisione inglese, ndr) la Maitlis rimase vittima del suo scollatissimo vestito di satin bianco e nero quando, abbassandosi per prendere la borsa, mostrò al pubblico le sue forme generose e la foto fece subito il giro del mondo.

Modificato da Brasileiro
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ma tu che ne pensi Brasileiro?

Penso che siano ridicoli, si scandalizzano per cose risibili. e in fondo, sono affari nostri se gradiamo o meno delle donne scollacciate all'aeroporto, esattamente come sono affari loro mangiare quelle orribili fish and chips o mischiare il riso alla marmellata. Personalmente non me ne frega nulla della Canalis, ma vedo che qualche inglese si turba come se fossimo ancora in epoca vittoriana. Li porterei a fare un giro in Brasile per liberarli dai loro complessi.

 

Purtroppo per quello strano e odioso complesso di inferiorità e per quella stupida smania di parlare male del proprio paese che abbiamo noi italiani, alcuni inglesi e alcuni di altrei paesi si permettono di fare la paternale dicendo delle vere e proprie idiozie, quando dovrebbero guardarsi allo specchio e ridere di se stessi. almeno il minimo sindacale.

 

Nella circostanza, vi domando come si faccia a pagare uno stipendio ad un giornalista che può scrivere articoli del genere.

 

Soldi buttati.

Modificato da Brasileiro
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