curvadong Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 (modificato) http://www.radicali.it/view.php?id=95105 La riscoperta del socialismo La Repubblica del 9 maggio 2007, pag. 21 di Aldo Schiavone Le parole, si sa, spesso durano più delle cose che indicano. E hanno molte vite: sembrano polverose e annerite - ridotte come fossili inerti - ma poi, all'improvviso, tornano (e non si sa per quanto) a riempirsi di luce. Sta accadendo con "socialismo", che adesso tutti riscoprono (dopo una lunga stagione diciamo non proprio fortunata), e fanno a gara per esporre, in un modo o nell'altro, ben visibile sulle proprie bandiere: da Fassino (che si impegna con appassionata solennità a non perderne in alcun modo la memoria), a Boselli (che vuole invece ricongiungere a quel nome il suo partito), per non dire di Mussi e di Angius, che idealmente vi dedicano una dolorosa separazione, fino a Bertinotti, a Diliberto. E' utile questo ritorno? A me pare, francamente, di sì, se sappiamo distinguere emozioni e concetti; idee e stati del cuore. "Socialismo" è una parola che viene da un mondo scomparso. Perduto definitivamente, e che non riapparirà mai più. Ci riporta ai tratti di fondo della rivoluzione industriale; alla morfologia elementare della lotta di classe come motore della modernità; alla natura proteiforme, analiticamente sfuggente ma storicamente schiacciante, dello sfruttamento capitalistico lungo tutto l'arco dell'ascesa e del consolidamento borghese; alla contraddizione fra il carattere sociale della produzione nel sistema di fabbrica meccanizzato e il controllo privato dei suoi fattori e delle sue condizioni (la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione, nel pensiero degli antichi maestri). Oggi, di tutto questo non resta più nulla, o quasi, almeno nella nostra parte del mondo. Non la fabbrica meccanica come modello produttivo totale; non le strutture di classe; non il lavoro operaio (o comunque salariato) in quanto produttore della parte dominante della ricchezza sociale. Quasi due secoli di lotte -spesso condotte proprio in nome del socialismo - non meno di una sconvolgente rivoluzione tecnologica, hanno mutato radicalmente lo scenario intorno a noi. E il cambiamento ha travolto anche il fondamento concettuale (e politico) della variante "socialdemocratica" classica, che si fondava sulle stesse premesse materiali - base operaia e grandi industrie -solo prefigurando strategie correttive e rimedi diversi. Craxi e dopo di lui Blair, ciascuno a suo modo, lo avevano delresto capito benissimo e precocemente. Se dunque, quando diciamo "socialismo", vogliamo riferirci a un'inter-pretazione trasformatrice della realtà, a un quadro di obiettivi politici definito, o a un'ipotesi concreta di configurazione sociale prospettabile per il nostro avvenire, quel nome non ha letteralmente più senso. Designa solo il vecchio futuro di un passato che ha preso un'altra direzione. Ma il punto è che quella parola non vuol dire solo questo. Due secoli di storia le hanno anche consegnato e radicato un valore evocativo del tutto diverso, e sganciato ormai completamente dal suo autentico e originario contenuto conoscitivo e programmatico. L'hanno tramutata, cioè, da paradigma a metafora, almeno per la coscienza europea. Ne hanno fatto per antonomasia la metafora della lotta per l'eguaglianza, l'espressione moderna di un'aspirazione antichissima, che ha attraversato e dato forma alla storia dell'Occidente. Ebbene, se richiamarsi al socialismo vuoi dire tenere aperto, qui e ora, l'orizzonte dell'eguaglianza, credo proprio che si faccia bene a non smarrirne la traccia, nel momento in cui un intero universo di significati e di esperienze sta sparendo sotto i nostri occhi, e l'intera organizzazione politica della sinistra sta prendendo faticosamente atto, finalmente anche in Italia, che un lungo e tormentato capitolo della sua storia si è chiuso per sempre. No, quel punto di riferimento non va cancellato. La rivoluzione in cui stiamo entrando - la terza rivoluzione tecnologica nella storia umana, dopo quella agricola e quella industriale – farà precipitare su di noi problemi e alternative che non potranno essere affrontati se non riproponendo con convinzione e con forza un'identità egualitaria dell'universalità umana come fine ultimo della nuova forma del mondo. Ma di quale eguaglianza stiamo parlando? Dobbiamo, oggi, saper liberare questa idea dalla catastrofe della sua versione comunista - un tragico sogno del mondo industriale, con dentro il fumo delle ciminiere e il sapore del carbone e del ferro - staccandola dal mito della socializzazione dei produttori, dalla falsa immagine di un'economia rovesciata rispetto a quella capitalistica, che potesse miracolosamente generare diffuse condizioni di parità in modo spontaneo e definitivo (il vecchio chiodo di Marx). Bisogna spostare insomma l'asse dell'eguaglianza dall'economia alla morale: verso un'etica generale della specie e un'ipotesi di soggettività e di cittadinanza capaci di elaborare figure di equità non seriali, non ripetitive, mai divenute e sempre in atto, costruite come doveri della ragione morale e non come necessità dell'ordine economico. E immaginarvi intorno uno stile di socialità mite, dove la solidarietà e l'equilibrio comunitari mitighino la dismisura, la sproporzione e l'asprezza della competizione fra gli individui e fra i gruppi. Come mantenere aperta questa prospettiva per tutta la specie, e non solo per quella sua parte privilegiata dallo sviluppo degli ultimi secoli, sarà la sfida cui dovremo dare una risposta, e sarà il discrimine fra chi guarda al nuovo come un’occasione di emancipazione e di riscatto, e chi lo vede invece solo come un'opportunità di profitto. Stare fra i primi, forse, vuol dire ancora dirsi socialisti. Modificato 10 Maggio 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 sperando che abbia ragione Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Mi piacciono molto i Radicali e Pannella ma non sono mai stati cazzì di vincere una delle loro battaglie + grandi: LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 (modificato) Mi piacciono molto i Radicali e Pannella ma non sono mai stati cazzì di vincere una delle loro battaglie + grandi: LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE. mmh, Pannella ne ha vinte in carriera di battaglie pero'... per tornare all'articolo, al di la' della parola socialismo, quello che si chiede alla nuova sinistra nascente, che sia o meno socialista, e' che abbia una visione, si sdogani definitivamente dalle macerie dogmatiche del 20esimo secolo e si proponga come una forza politica con degli ideali sociali moderni e realizzabilii, proprio come conclude l'articolo, che vada al di la' del solo profitto e che, dico io, coniughi al profitto una sorta di idealismo sociale. Modificato 10 Maggio 2007 da Gurg Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Io credo che il futuro di PAnnella e dei suoi sia in un grande centro che nascerà dalle ceneri della Cdl. al centro-sinistra ci sono troppi buffoni e voltagabbana che devono darsi solo all'ippica. il problema è che pe tirà fori la politica italiana da sto sfacelo ce vo solo na mandrakata. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
billo Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Classico articolo autoreferenziale ed inutile dei nostri intellettuali che dall alto del piedistallo su cui ci sono saliti arbitrariamente,pretendono di pianificare il nostro modo di pensare ed addirittura intendere il socialismo.Intellettuali,intellettuali ,e qualche volta intellettuaLI IMPRENDITORI,NON SE NE PO PIU! Almeno in <russsia gli intellettuali andarono in galera e qualche volta morivano,questi pretendono di offrire chiavi di interpretazione della realtà omettendo le reali necessità delle persone. Ugualgianza morale;terza rivoluzione.Bello sicuramente.Ma in parole povere che vuol dire? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 10 Maggio 2007 Autore Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 :o :o :D :D :60: :60: Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Classico articolo autoreferenziale ed inutile dei nostri intellettuali che dall alto del piedistallo su cui ci sono saliti arbitrariamente,pretendono di pianificare il nostro modo di pensare ed addirittura intendere il socialismo.Intellettuali,intellettuali ,e qualche volta intellettuaLI IMPRENDITORI,NON SE NE PO PIU!Almeno in <russsia gli intellettuali andarono in galera e qualche volta morivano,questi pretendono di offrire chiavi di interpretazione della realtà omettendo le reali necessità delle persone. Ugualgianza morale;terza rivoluzione.Bello sicuramente.Ma in parole povere che vuol dire? mmh, billo ultimamenti insisti sempre di piu' sulla distanza cultura-vita reale, non vorrai mica che ci si sporchi troppo le mani. scherzi a parte, ovvio che non ci devono essere slo questi articoli di analisi, ma ci devono essere anche questi per dare direttive d'idee, va bene essere senza preconcetti ma almeno i concetti bisogna averli Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Brasileiro Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Si ma anche l'aereo che vola più alto decolla ed atterra...questi qui che parlano di massimi sistemi se ne stanno in alta quota, innestano il pilota automatico delle cazzate, e non atterrano se non quando il carburante è finito (ossia quando non li pubblicano più). Best Forget... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 10 Maggio 2007 Autore Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 :cry: :cry: Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Si ma anche l'aereo che vola più alto decolla ed atterra...questi qui che parlano di massimi sistemi se ne stanno in alta quota, innestano il pilota automatico delle cazzate, e non atterrano se non quando il carburante è finito (ossia quando non li pubblicano più). Best Forget... non condivido, parlare di massimi sistemi non e' necessariamente utile alla pancia ma la costruzione del meccanismo passa anche per questi voli pindarici Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Brasileiro Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 Non mi equivocare, ma da questi articoli si evince una distanza siderale da quella che credo sia una corretta interpretazione della realtà. E' solo un esercizio di penna. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
billo Inviato: 10 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 10 Maggio 2007 mmh, billo ultimamenti insisti sempre di piu' sulla distanza cultura-vita reale, non vorrai mica che ci si sporchi troppo le mani.scherzi a parte, ovvio che non ci devono essere slo questi articoli di analisi, ma ci devono essere anche questi per dare direttive d'idee, va bene essere senza preconcetti ma almeno i concetti bisogna averli Hai ragione ma sai perchè?Credo che siano propio i voli pindarici di questo tipo che ci hanno rovinato.Analisi del genere vanno bene per i nostri intellettuali salottieri che restano cmq dei privilegiati, ma non hanno riscontri nel reale.Tutto ciò si riflette nell attività dei nostri politici alla fine dei conti.Accademia.è solo accademia,può anche piacere ma resta come dice Bras ,un esercizio di penna. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 11 Maggio 2007 Autore Segnala Share Inviato: 11 Maggio 2007 Braz e Billo sarei lieto di ascoltare una critica all'articolo fatta sugli argomenti che lo stesso sviluppa. Dov'è a vostro avviso lo scollamento con il reale?In che senso "accademia"?Qual'è una "corretta interpretazione della realtà"? Grazie :fiorellino: Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Vieri Inviato: 11 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 11 Maggio 2007 Mi piacciono molto i Radicali e Pannella ma non sono mai stati cazzì di vincere una delle loro battaglie + grandi: LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE. si,per forza...perchè il centrodestra e la chiesa si sono opposti in maniera ignobile! Io legalizzerei TUTTI i tipi di droghe...se uno vuole se le va a comprare in farmacia.Avete in mente che diminuzione pazzesca della delinquenza che gira intorno allo spaccio ci sarebbe? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
billo Inviato: 12 Maggio 2007 Segnala Share Inviato: 12 Maggio 2007 Braz e Billo sarei lieto di ascoltare una critica all'articolo fatta sugli argomenti che lo stesso sviluppa. Dov'è a vostro avviso lo scollamento con il reale?In che senso "accademia"?Qual'è una "corretta interpretazione della realtà"? Grazie :fiorellino: Innanzitutto c è una fretta eccessiva nel liquidare l esperienza socialista sovietica (lo so che riderai)ingiustificata;volontariamente si omettono responsabilità oggettive di Yeltsin nell accelerare il processo di disgregzione ,per bollare come un fallimento a 360 gradi,il socialismo reale. Le uguaglianze seriali,ripetitive che ha creato,sono le stesse identiche create dal nostro sistema che dovrebbe garantire uguali opportunità per tutti;dovrebbe,ma nella realtà dei fatti è solo un sistema ermetico,sigillato,qualcuno a ragione lo definisce feudale,che cioè si basa sul rigido rispetto delle gerarchie impedendo un vera mobilità .Fatemi l esempio di un grosso politico italiano che non provenga ,che non sia figlio di politici;fatemi l esempio di un grosso i mprenditore che non sia figlio di imprenditori... A quale parte del mondo si riferisce?In Venezuela per esempio?Si può parlare di un simile socialismo? A quale parte del mondo,Schiavone si riferisce?Se all Europa,questo "sentire"il socialismo ,in Danimarca o in Svezia è già diventato realtà credo. Di qesto vorrei che le nostre menti illuminate parlassero;in questo senso,con rabbia (e qui ammetto di aver esagerato)ho accusato anche l articolo in questione,di essere solo un bell esercizio di penna. Se l uguaglianza morale deve potare alla realizzazione di una società coem quella italiana,allora preferisco il Cile di Pinochet.Almeno cosi ho le idee piu chiare. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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