Vai al contenuto

Ma che splendido articolo!!!


curvadong

Messaggi raccomandati

http://www.radicali.it/view.php?id=95105

 

 

La riscoperta del socialismo

 

La Repubblica del 9 maggio 2007, pag. 21

 

di Aldo Schiavone

 

Le parole, si sa, spesso du­rano più delle cose che indi­cano. E hanno molte vite: sembrano polverose e annerite - ridotte come fossili inerti - ma poi, all'improvviso, tornano (e non si sa per quanto) a riempirsi di luce. Sta accadendo con "socia­lismo", che adesso tutti riscopro­no (dopo una lunga stagione di­ciamo non proprio fortunata), e fanno a gara per esporre, in un modo o nell'altro, ben visibile sulle proprie bandiere: da Fassino (che si impegna con appassiona­ta solennità a non perderne in al­cun modo la memoria), a Boselli (che vuole invece ricongiungere a quel nome il suo partito), per non dire di Mussi e di Angius, che idealmente vi dedicano una dolo­rosa separazione, fino a Bertinotti, a Diliberto.

 

 

 

E' utile questo ritorno? A me pa­re, francamente, di sì, se sappia­mo distinguere emozioni e concetti; idee e stati del cuore.

 

 

 

"Socialismo" è una parola che viene da un mondo scomparso. Perduto definitivamente, e che non riapparirà mai più. Ci riporta ai tratti di fondo della rivoluzione industriale; alla morfologia ele­mentare della lotta di classe come motore della modernità; alla na­tura proteiforme, analiticamente sfuggente ma storicamente schiacciante, dello sfruttamento capitalistico lungo tutto l'arco dell'ascesa e del consolidamento borghese; alla contraddizione fra il carattere sociale della produ­zione nel sistema di fabbrica meccanizzato e il controllo priva­to dei suoi fattori e delle sue con­dizioni (la contraddizione tra for­ze produttive e rapporti di produzione, nel pensiero degli antichi maestri).

 

 

 

Oggi, di tutto questo non resta più nulla, o quasi, almeno nella nostra parte del mondo. Non la fabbrica meccanica come modello produttivo totale; non le strutture di classe; non il la­voro operaio (o comunque salariato) in quanto pro­duttore della parte domi­nante della ricchezza sociale. Quasi due secoli di lotte -spesso condotte proprio in nome del socialismo - non meno di una sconvol­gente rivoluzione tecnolo­gica, hanno mutato radi­calmente lo scenario intor­no a noi. E il cambiamento ha travolto anche il fonda­mento concettuale (e poli­tico) della variante "social­democratica" classica, che si fondava sulle stesse pre­messe materiali - base ope­raia e grandi industrie -so­lo prefigurando strategie correttive e rimedi diversi. Craxi e dopo di lui Blair, cia­scuno a suo modo, lo ave­vano delresto capito benis­simo e precocemente.

 

 

 

Se dunque, quando di­ciamo "socialismo", vo­gliamo riferirci a un'inter-pretazione trasformatrice della realtà, a un quadro di obiettivi politici definito, o a un'ipotesi concreta di configurazione sociale prospettabile per il nostro avvenire, quel nome non ha letteral­mente più senso. Designa solo il vecchio futuro di un passato che ha preso un'altra direzione. Ma il punto è che quella parola non vuol dire solo questo. Due secoli di storia le hanno anche consegnato e radicato un valore evoca­tivo del tutto diverso, e sganciato ormai completamente dal suo autentico e originario contenuto conoscitivo e programmatico. L'hanno tramutata, cioè, da paradigma a metafora, almeno per la coscienza europea.

 

 

 

Ne hanno fatto per antonoma­sia la metafora della lotta per l'e­guaglianza, l'espressione moderna di un'aspirazione antichissi­ma, che ha attraversato e dato for­ma alla storia dell'Occiden­te. Ebbene, se richiamarsi al socialismo vuoi dire te­nere aperto, qui e ora, l'orizzonte dell'eguaglianza, credo proprio che si faccia bene a non smarrirne la traccia, nel momento in cui un intero universo di signi­ficati e di esperienze sta sparendo sotto i nostri occhi, e l'intera organizzazione politica della sinistra sta prendendo faticosamente atto, finalmente anche in Italia, che un lungo e tormentato capitolo della sua storia si è chiuso per sem­pre. No, quel punto di rife­rimento non va cancellato. La rivoluzione in cui stiamo entrando - la terza rivolu­zione tecnologica nella sto­ria umana, dopo quella agricola e quella industriale – farà precipitare su di noi problemi e alternative che non potranno essere af­frontati se non ripropo­nendo con convinzione e con forza un'identità egua­litaria dell'universalità umana come fine ultimo della nuova forma del mondo.

 

 

 

Ma di quale eguaglianza stia­mo parlando?

 

 

 

Dobbiamo, oggi, saper liberare questa idea dalla catastrofe della sua versione comunista - un tra­gico sogno del mondo industria­le, con dentro il fumo delle cimi­niere e il sapore del carbone e del ferro - staccandola dal mito della socializzazione dei produttori, dalla falsa immagine di un'eco­nomia rovesciata rispetto a quel­la capitalistica, che potesse mira­colosamente generare diffuse condizioni di parità in modo spontaneo e definitivo (il vecchio chiodo di Marx).

 

 

 

Bisogna spostare insomma l'asse dell'eguaglianza dall'eco­nomia alla morale: verso un'etica generale della specie e un'ipotesi di soggettività e di cittadinanza capaci di elaborare figure di equità non seriali, non ripetitive, mai divenute e sempre in atto, co­struite come doveri della ragione morale e non come necessità del­l'ordine economico. E immagi­narvi intorno uno stile di socialità mite, dove la solidarietà e l'equili­brio comunitari mitighino la di­smisura, la sproporzione e l'a­sprezza della competizione fra gli individui e fra i gruppi.

 

 

Come mantenere aperta questa prospettiva per tutta la specie, e non solo per quella sua parte pri­vilegiata dallo sviluppo degli ulti­mi secoli, sarà la sfida cui dovre­mo dare una risposta, e sarà il di­scrimine fra chi guarda al nuovo come un’occasione di emancipa­zione e di riscatto, e chi lo vede in­vece solo come un'opportunità di profitto. Stare fra i primi, forse, vuol dire ancora dirsi socialisti.

Modificato da curvadong
Link al commento
Condividi su altri siti

Mi piacciono molto i Radicali e Pannella ma non sono mai stati cazzì di vincere una delle loro battaglie + grandi: LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE.

 

 

mmh, Pannella ne ha vinte in carriera di battaglie pero'...

per tornare all'articolo, al di la' della parola socialismo, quello che si chiede alla nuova sinistra nascente, che sia o meno socialista, e' che abbia una visione, si sdogani definitivamente dalle macerie dogmatiche del 20esimo secolo e si proponga come una forza politica con degli ideali sociali moderni e realizzabilii, proprio come conclude l'articolo, che vada al di la' del solo profitto e che, dico io, coniughi al profitto una sorta di idealismo sociale.

Modificato da Gurg
Link al commento
Condividi su altri siti

Classico articolo autoreferenziale ed inutile dei nostri intellettuali che dall alto del piedistallo su cui ci sono saliti arbitrariamente,pretendono di pianificare il nostro modo di pensare ed addirittura intendere il socialismo.Intellettuali,intellettuali ,e qualche volta intellettuaLI IMPRENDITORI,NON SE NE PO PIU!

Almeno in <russsia gli intellettuali andarono in galera e qualche volta morivano,questi pretendono di offrire chiavi di interpretazione della realtà omettendo le reali necessità delle persone.

Ugualgianza morale;terza rivoluzione.Bello sicuramente.Ma in parole povere che vuol dire?

Link al commento
Condividi su altri siti

Classico articolo autoreferenziale ed inutile dei nostri intellettuali che dall alto del piedistallo su cui ci sono saliti arbitrariamente,pretendono di pianificare il nostro modo di pensare ed addirittura intendere il socialismo.Intellettuali,intellettuali ,e qualche volta intellettuaLI IMPRENDITORI,NON SE NE PO PIU!

Almeno in <russsia gli intellettuali andarono in galera e qualche volta morivano,questi pretendono di offrire chiavi di interpretazione della realtà omettendo le reali necessità delle persone.

Ugualgianza morale;terza rivoluzione.Bello sicuramente.Ma in parole povere che vuol dire?

 

 

mmh, billo ultimamenti insisti sempre di piu' sulla distanza cultura-vita reale, non vorrai mica che ci si sporchi troppo le mani.

scherzi a parte, ovvio che non ci devono essere slo questi articoli di analisi, ma ci devono essere anche questi per dare direttive d'idee, va bene essere senza preconcetti ma almeno i concetti bisogna averli

Link al commento
Condividi su altri siti

Si ma anche l'aereo che vola più alto decolla ed atterra...questi qui che parlano di massimi sistemi se ne stanno in alta quota, innestano il pilota automatico delle cazzate, e non atterrano se non quando il carburante è finito (ossia quando non li pubblicano più).

 

Best Forget...

 

 

non condivido, parlare di massimi sistemi non e' necessariamente utile alla pancia ma la costruzione del meccanismo passa anche per questi voli pindarici

Link al commento
Condividi su altri siti

mmh, billo ultimamenti insisti sempre di piu' sulla distanza cultura-vita reale, non vorrai mica che ci si sporchi troppo le mani.

scherzi a parte, ovvio che non ci devono essere slo questi articoli di analisi, ma ci devono essere anche questi per dare direttive d'idee, va bene essere senza preconcetti ma almeno i concetti bisogna averli

 

Hai ragione ma sai perchè?Credo che siano propio i voli pindarici di questo tipo che ci hanno rovinato.Analisi del genere vanno bene per i nostri intellettuali salottieri che restano cmq dei privilegiati, ma non hanno riscontri nel reale.Tutto ciò si riflette nell attività dei nostri politici alla fine dei conti.Accademia.è solo accademia,può anche piacere ma resta come dice Bras ,un esercizio di penna.

Link al commento
Condividi su altri siti

Mi piacciono molto i Radicali e Pannella ma non sono mai stati cazzì di vincere una delle loro battaglie + grandi: LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE.

 

si,per forza...perchè il centrodestra e la chiesa si sono opposti in maniera ignobile!

 

Io legalizzerei TUTTI i tipi di droghe...se uno vuole se le va a comprare in farmacia.Avete in mente che diminuzione pazzesca della delinquenza che gira intorno allo spaccio ci sarebbe?

Link al commento
Condividi su altri siti

Braz e Billo sarei lieto di ascoltare una critica all'articolo fatta sugli argomenti che lo stesso sviluppa.

 

Dov'è a vostro avviso lo scollamento con il reale?In che senso "accademia"?Qual'è una "corretta interpretazione della realtà"?

 

Grazie :fiorellino:

 

Innanzitutto c è una fretta eccessiva nel liquidare l esperienza socialista sovietica (lo so che riderai)ingiustificata;volontariamente si omettono responsabilità oggettive di Yeltsin nell accelerare il processo di disgregzione ,per bollare come un fallimento a 360 gradi,il socialismo reale.

Le uguaglianze seriali,ripetitive che ha creato,sono le stesse identiche create dal nostro sistema che dovrebbe garantire uguali opportunità per tutti;dovrebbe,ma nella realtà dei fatti è solo un sistema ermetico,sigillato,qualcuno a ragione lo definisce feudale,che cioè si basa sul rigido rispetto delle gerarchie impedendo un vera mobilità .Fatemi l esempio di un grosso politico italiano che non provenga ,che non sia figlio di politici;fatemi l esempio di un grosso i mprenditore che non sia figlio di imprenditori...

 

A quale parte del mondo si riferisce?In Venezuela per esempio?Si può parlare di un simile socialismo?

 

A quale parte del mondo,Schiavone si riferisce?Se all Europa,questo "sentire"il socialismo ,in Danimarca o in Svezia è già diventato realtà credo.

Di qesto vorrei che le nostre menti illuminate parlassero;in questo senso,con rabbia (e qui ammetto di aver esagerato)ho accusato anche l articolo in questione,di essere solo un bell esercizio di penna.

 

Se l uguaglianza morale deve potare alla realizzazione di una società coem quella italiana,allora preferisco il Cile di Pinochet.Almeno cosi ho le idee piu chiare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso
×
×
  • Crea Nuovo...