Vai al contenuto

faranio

Salusmaster User
  • Numero contenuti

    1569
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di faranio

  1. Beh....lo scoglio vero....la prova del nove era la prima finanziaria...superata quella è probabile che arrivi fino alla fine...del resto è anche l'opinione di Casini....riguardo la "guerra civile"....mi sembra molto improbabile...per cosa dovrebbe scoppiare...per l'aumento del bollo? E poi adesso che c'è il testo definitivo della finanziaria mi sembra che il governo anche nei sondaggi stia risalendo....al momento obbiettivamente non si vedono crisi di governo sull'orizzonte.....del resto se si andasse alle elezioni oggi il tuo amico Casini sarebbe un tantino in imbarazzo, visto che si è messo fuori dalla Casa delle libertà ma non ha ancora attuato il suo disegno centrista. ciao
  2. faranio

    Vendita Farmaci On Line

    da http://www.galenotech.org/mercato.htm "La commissione governativa di controllo sui monopoli ritiene che le farmacie online siano legittimate a operare in Germania. La perizia fa riferimento alla "normativa sull'e-commerce" della Ue, la quale stabilisce che nel commercio online sono applicabili le norme del Paese di residenza del venditore. Poiché la vertenza riguarda DocMorris che ha sede in Olanda (dove è ammessa la vendita dei farmaci via Internet) non ci sono ostacoli." Se capisco bene quindi, è assolutamente vietato comprare farmaci via internet da una farmacia italiana, mentre un italiano può comprare farmaci SOP dalla farmacia di un qualsiasi Paese europeo (visto che a quanto pare solo in Italia esistono norme più restrittive). Resta il dubbio sui farmaci provenienti dagli USA...la sentenza del tribunale di giustizia europea è estendibile anche al mercato USA-Europa?
  3. Hai ragione, le piazze piene di gente che afferma "Le tasse sono un furto" per me non hanno asilo politico, in quanto si pongono automaticamente al di fuori dello Stato. Quando vedo una protesta io mi chiedo sempre due cose: chi è che protesta e per cosa. Io in questi mesi ho visto principalmente: tassisti, farmacisti, commercianti, avvocati, mondo dell'impresa. Le prime quattro categorie protestavano per le liberalizzazioni (quindi per puro spirito di corporazione). I commercianti protestavano per le misure messe in atto contro l'evasione (e lo capisco, dopo cinque anni di pacchia, di prezzi duplicati con il governo che per tre anni nega il "caro vita"....). E poi c'è il mondo dell'impresa, che ha ricevuto una barca di soldi di sgravi fiscali, e che sostanzialmente protesta per la storia del TFR (che però rigurda meno del 10 % delle imprese italiane , quelle sopra i 50 dipendenti, che tra l'altro non avranno nessun contraccolpo, visto che potranno accedere tranquillamente al credito bancario, con tassi d'interesse uguali a quelli che pagavano ai lavoratori visto che ci sono i rimborsi). Quanto agli "economisti di sinistra" e di destra, forse ti è sfuggito che criticano la finanziaria per aver fatto pochi tagli alla spesa (nonostante i tagli ai comuni e all'università). Il mondo del lavoro pubblico ha protestato in misure che restano nella norma, come sempre avviene quando si discute una finanziaria. Riguardo gli operai di Mirafiori, si trattava di persone che vengono da anni di cassa integrazione,e che giustamente hanno mandato a cagare quei sindacati che in questi anni avrebbero dovuto tutelarne gli interessi. Personalmente non sono un fissato anti-berlusconiano, ma è inevitabile fare riferimento a Berlusconi, dal momento che al momento l'altrenativa a questo governo sarebbe lui.
  4. Questo articolo ci dice che dal 2003 la vendita on line di farmaci senza obbligo di ricetta è lecito in tutta Europa. Quindi la normativa italiana in materia devierebbe da quello che è un indirizzo ormai adottato in tutta Europa. Questo spiega la confusione che c'è sull'argomento. Ora sarebbe bello se qualche esperto in giurisprudenza rispondesse a questa domanda: in questa materia è possibile che la normativa nazionale scavalchi quella europea? Se la risposta fosse negativa, allora sarebbe ILLEGALE bloccare i pacchi alla dogana, anche quando contengono farmaci SOP!!!!!!!!!!!!!!!!! di Roberto Manno* - 20.01.05 Con la sentenza resa in data 11 dicembre 2003 nella causa C-322/01 (Deutscher Apothekerverband eV contro 0800 DocMorris NV e Jacques Waterval) , i giudici comunitari hanno ridisegnato l'intero quadro comunitario della vendita a distanza dei medicinali.La sentenza, inoltre, riconosce giuridicamente l'importanza delle ICT nella prestazione di servizi sanitari, alla base delle diverse applicazioni di e-health e di telemedicina. I fatti La farmacia olandese DocMorris, dal 8 giugno 2000, vende via internet a cittadini tedeschi, con o senza prescrizione medica, medicinali la cui autorizzazione al commercio proviene non sempre dalle autorità tedesche, ma anche (spesso) da altri Stati membri. L'associazione dei farmacisti tedeschi (rappresentante di ben 19.000 titolari di farmacie) ha quindi convenuto la farmacia DocMorris dinanzi al tribunale di Francoforte sul Meno, contestando sia l'offerta di medicinali via internet che la loro consegna internazionale per corrispondenza, sulla base dei divieti nazionali tedeschi che vietano la vendita a distanza di medicinali disponibili esclusivamente nelle farmacie. In particolare, si eccepivano i divieti previsti dalle leggi sui medicinali ad uso umano (AMG) e sulla pubblicità nelle professioni sanitarie (HWG). Secondo l'associazione, tali divieti sarebbero compatibili con gli art. 28 e 30 del Trattato, vertendo in materia di protezione della vita e della salute dei cittadini, interessi giuridici superiori alle libertà fondamentali del mercato interno. Dietro le contestazioni di un tale assunto da parte di DocMorris, il giudice tedesco ha posto alla Corte di giustizia una serie di questioni pregiudiziali di estrema importanza, che si riassumono nella loro sostanza, rinviando per una loro più rigorosa elencazione al testo della sentenza: 1. I divieti nazionali alla vendita a distanza trasfrontaliera di medicine da vendersi esclusivamente in farmacia, violano i principi della libertà di circolazione delle merci ex art. 28 Trattato? 2. Il divieto nazionale di pubblicità alla vendita a distanza di medicinali vendibili solo in farmacia può essere esteso ai portali internet di una farmacia stabilita in un altro paese dell'Unione europea che, oltre alla presentazione dell'impresa, descriva i differenti medicinali indicandone nome, modalità di consegna, prezzo, offrendo anche la possibilità di acquistarli? La decisione Adeguandosi in larga misura sulle conclusioni dell'Avvocato generale, i giudici della Corte di giustizia hanno stabilito che non esiste alcun motivo legittimo che potrebbe giustificare un divieto assoluto di vendita a distanza di medicinali non soggetti a prescrizione medica. L'invocazione, da parte dell'associazione dei farmacisti tedeschi, dell'interesse a garantire una corretta informazione e una consulenza professionale personalizzata non è stata ritenuta soddisfacente: al contrario, l'acquisto via internet può presentare aspetti di enorme vantaggio per i cittadini europei, che possono procedere all'acquisto da casa e chiedere ogni genere d'informazione al farmacista. Sui rischi collegati ad un cattivo uso del farmaco, la Corte ha ribadito che un tale rischio può essere ridotto sensibilmente grazie alle funzionalità disponibili on line, che dovranno essere utilizzate prima di procedere all'acquisto da parte del consumatore. Il divieto può trovare una giustificazione solo riguardo ai medicinali per i quali sia prevista la necessaria prescrizione medica. In questo caso, infatti, i rischi legati all'assunzione di tali farmaci esigono un controllo più rigoroso, e in tale ambito il rispetto dei divieti posti dalle leggi nazionali è doveroso, essendo funzionale alla protezione di un interesse giuridico fondamentale quale la vita dei cittadini. Sulla seconda questione, ricorrendo ancora alla distinzione tra medicinali con o senza prescrizione, prevista dalla normativa comunitaria (direttiva 92/208/CE relativa alla pubblicità dei medicinali integrata nel codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, direttiva 2001/83/CE), la Corte ha rilevato che anche il divieto di pubblicità è giustificato in relazione ai farmaci sottoposti a prescrizione. Al contrario, l'art. 88 del codice comunitario osta ai divieti nazionali di pubblicità di medicinali non soggetti a prescrizione (ossia gli OTC, e in Italia i farmaci di automedicazione). In sostanza, dunque, la Corte di giustizia nega che il divieto di vendita a distanza per medicinali riservati alla vendita nelle farmacia costituisca una "modalità di vendita" come tale inquadrabile nei parametri stabiliti dalla giurisprudenza "Keck" (sentenze 24 novembre 1993, cause riunite C-267/91 e C-268/91). Sul punto vale la pena di riportare un passaggio della Corte: Infatti, un divieto simile a quello in esame nella causa principale arreca un pregiudizio più significativo alle farmacie situate fuori della Germania che a quelle situate sul territorio tedesco. Se rispetto a queste ultime è difficilmente contestabile che tale divieto le privi di un mezzo supplementare o alternativo per raggiungere il mercato tedesco dei consumatori finali di medicinali, cionondimeno esse conservano la possibilità di vendere i medicinali nelle loro farmacie. Al contrario, Internet costituirebbe un mezzo più importante per le farmacie che non sono stabilite sul territorio tedesco per raggiungere direttamente tale mercato. Un divieto che colpisse in misura maggiore le farmacie stabilite al di fuori del territorio tedesco potrebbe essere tale da ostacolare maggiormente l'accesso al mercato dei prodotti provenienti da altri Stati membri rispetto a quello dei prodotti nazionali. E' evidente il favor della Corte di giustizia nei confronti dell'internet e in generale delle applicazioni ICT nel settore dei servizi sanitari, a vantaggio dei consumatori europei che potranno liberamente muoversi nel mercato interno. In seguito alla sentenza il ministro della sanità tedesco Ulla Schmidt ha annunciato l'inevitabile riforma della distribuzione dei medicinali in Germania. La situazione in Italia La sentenza della Corte di giustizia ha dunque immediate ripercussioni in tutti gli Stati membri, tra cui il nostro paese che, in materia di distribuzione e pubblicità dei farmaci, presenta alcune particolarità. Le numerose leggi che regolano la materia, insieme al codice deontologico dei farmacisti, disegnano una situazione piuttosto asfittica se comparata con lo spirito della Sentenza della Corte di Giustizia.Infatti, la vendita a distanza dei medicinali è vietata tout-court. Ai sensi del Testo unico delle leggi sanitarie del 1943, la vendita di tutti medicinali deve avvenire esclusivamente attraverso le farmacie. L'art. 25 del codice deontologico vieta la cessione di medicinali, con o senza prescrizione, tramite internet o altre reti informatiche. L'art. 3 DLgs 541/1992 prevede, accanto ai medicinali senza prescrizione, i farmaci di automedicazione (contraddistinti dal bollino "farmaco senza ricetta"): si tratta di una categoria introdotta dal nostro legislatore. Solo per essi è consentita la pubblicità al pubblico nelle forme prescritte, mentre come abbiamo visto il codice comunitario (art. 88) la estende a tutti i medicinali senza prescrizione medica. Applicando i principi interpretativi stabiliti dalla Corte di Giustizia, dunque, in Italia potremmo rilevare un prima incompatibilità derivante dal divieto di vendita a distanza e di pubblicità per i farmaci senza ricetta, e, inoltre, l'incompatibilità costituita dal divieto di pubblicità dei farmaci senza ricetta diversi da quelli di automedicazione.In conclusione, con la sentenza C-322/01 la Corte di Giustizia ha chiarito la portata della direttiva sul commercio elettronico in un settore di importanza fondamentale per i cittadini dell'Unione, definendo le regole di un mercato tutto da scoprire, che potrebbe avere enormi ripercussioni nella distribuzione nazionale ed internazionale dei farmaci
  5. Questo articolo ci dice che dal 2003 la vendita on line di farmaci senza obbligo di ricetta è lecito in tutta Europa. Quindi la normativa italiana in materia devierebbe da quello che è un indirizzo ormai adottato in tutta Europa. Questo spiega la confusione che c'è sull'argomento. Ora sarebbe bello se qualche esperto in giurisprudenza rispondesse a questa domanda: in questa materia è possibile che la normativa nazionale scavalchi quella europea? Se la risposta fosse negativa, allora sarebbe ILLEGALE bloccare i pacchi alla dogana, anche quando contengono farmaci SOP!!!!!!!!!!!!!!!!! di Roberto Manno* - 20.01.05 Con la sentenza resa in data 11 dicembre 2003 nella causa C-322/01 (Deutscher Apothekerverband eV contro 0800 DocMorris NV e Jacques Waterval) , i giudici comunitari hanno ridisegnato l'intero quadro comunitario della vendita a distanza dei medicinali.La sentenza, inoltre, riconosce giuridicamente l'importanza delle ICT nella prestazione di servizi sanitari, alla base delle diverse applicazioni di e-health e di telemedicina. I fatti La farmacia olandese DocMorris, dal 8 giugno 2000, vende via internet a cittadini tedeschi, con o senza prescrizione medica, medicinali la cui autorizzazione al commercio proviene non sempre dalle autorità tedesche, ma anche (spesso) da altri Stati membri. L'associazione dei farmacisti tedeschi (rappresentante di ben 19.000 titolari di farmacie) ha quindi convenuto la farmacia DocMorris dinanzi al tribunale di Francoforte sul Meno, contestando sia l'offerta di medicinali via internet che la loro consegna internazionale per corrispondenza, sulla base dei divieti nazionali tedeschi che vietano la vendita a distanza di medicinali disponibili esclusivamente nelle farmacie. In particolare, si eccepivano i divieti previsti dalle leggi sui medicinali ad uso umano (AMG) e sulla pubblicità nelle professioni sanitarie (HWG). Secondo l'associazione, tali divieti sarebbero compatibili con gli art. 28 e 30 del Trattato, vertendo in materia di protezione della vita e della salute dei cittadini, interessi giuridici superiori alle libertà fondamentali del mercato interno. Dietro le contestazioni di un tale assunto da parte di DocMorris, il giudice tedesco ha posto alla Corte di giustizia una serie di questioni pregiudiziali di estrema importanza, che si riassumono nella loro sostanza, rinviando per una loro più rigorosa elencazione al testo della sentenza: 1. I divieti nazionali alla vendita a distanza trasfrontaliera di medicine da vendersi esclusivamente in farmacia, violano i principi della libertà di circolazione delle merci ex art. 28 Trattato? 2. Il divieto nazionale di pubblicità alla vendita a distanza di medicinali vendibili solo in farmacia può essere esteso ai portali internet di una farmacia stabilita in un altro paese dell'Unione europea che, oltre alla presentazione dell'impresa, descriva i differenti medicinali indicandone nome, modalità di consegna, prezzo, offrendo anche la possibilità di acquistarli? La decisione Adeguandosi in larga misura sulle conclusioni dell'Avvocato generale, i giudici della Corte di giustizia hanno stabilito che non esiste alcun motivo legittimo che potrebbe giustificare un divieto assoluto di vendita a distanza di medicinali non soggetti a prescrizione medica. L'invocazione, da parte dell'associazione dei farmacisti tedeschi, dell'interesse a garantire una corretta informazione e una consulenza professionale personalizzata non è stata ritenuta soddisfacente: al contrario, l'acquisto via internet può presentare aspetti di enorme vantaggio per i cittadini europei, che possono procedere all'acquisto da casa e chiedere ogni genere d'informazione al farmacista. Sui rischi collegati ad un cattivo uso del farmaco, la Corte ha ribadito che un tale rischio può essere ridotto sensibilmente grazie alle funzionalità disponibili on line, che dovranno essere utilizzate prima di procedere all'acquisto da parte del consumatore. Il divieto può trovare una giustificazione solo riguardo ai medicinali per i quali sia prevista la necessaria prescrizione medica. In questo caso, infatti, i rischi legati all'assunzione di tali farmaci esigono un controllo più rigoroso, e in tale ambito il rispetto dei divieti posti dalle leggi nazionali è doveroso, essendo funzionale alla protezione di un interesse giuridico fondamentale quale la vita dei cittadini. Sulla seconda questione, ricorrendo ancora alla distinzione tra medicinali con o senza prescrizione, prevista dalla normativa comunitaria (direttiva 92/208/CE relativa alla pubblicità dei medicinali integrata nel codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, direttiva 2001/83/CE), la Corte ha rilevato che anche il divieto di pubblicità è giustificato in relazione ai farmaci sottoposti a prescrizione. Al contrario, l'art. 88 del codice comunitario osta ai divieti nazionali di pubblicità di medicinali non soggetti a prescrizione (ossia gli OTC, e in Italia i farmaci di automedicazione). In sostanza, dunque, la Corte di giustizia nega che il divieto di vendita a distanza per medicinali riservati alla vendita nelle farmacia costituisca una "modalità di vendita" come tale inquadrabile nei parametri stabiliti dalla giurisprudenza "Keck" (sentenze 24 novembre 1993, cause riunite C-267/91 e C-268/91). Sul punto vale la pena di riportare un passaggio della Corte: Infatti, un divieto simile a quello in esame nella causa principale arreca un pregiudizio più significativo alle farmacie situate fuori della Germania che a quelle situate sul territorio tedesco. Se rispetto a queste ultime è difficilmente contestabile che tale divieto le privi di un mezzo supplementare o alternativo per raggiungere il mercato tedesco dei consumatori finali di medicinali, cionondimeno esse conservano la possibilità di vendere i medicinali nelle loro farmacie. Al contrario, Internet costituirebbe un mezzo più importante per le farmacie che non sono stabilite sul territorio tedesco per raggiungere direttamente tale mercato. Un divieto che colpisse in misura maggiore le farmacie stabilite al di fuori del territorio tedesco potrebbe essere tale da ostacolare maggiormente l'accesso al mercato dei prodotti provenienti da altri Stati membri rispetto a quello dei prodotti nazionali. E' evidente il favor della Corte di giustizia nei confronti dell'internet e in generale delle applicazioni ICT nel settore dei servizi sanitari, a vantaggio dei consumatori europei che potranno liberamente muoversi nel mercato interno. In seguito alla sentenza il ministro della sanità tedesco Ulla Schmidt ha annunciato l'inevitabile riforma della distribuzione dei medicinali in Germania. La situazione in Italia La sentenza della Corte di giustizia ha dunque immediate ripercussioni in tutti gli Stati membri, tra cui il nostro paese che, in materia di distribuzione e pubblicità dei farmaci, presenta alcune particolarità. Le numerose leggi che regolano la materia, insieme al codice deontologico dei farmacisti, disegnano una situazione piuttosto asfittica se comparata con lo spirito della Sentenza della Corte di Giustizia.Infatti, la vendita a distanza dei medicinali è vietata tout-court. Ai sensi del Testo unico delle leggi sanitarie del 1943, la vendita di tutti medicinali deve avvenire esclusivamente attraverso le farmacie. L'art. 25 del codice deontologico vieta la cessione di medicinali, con o senza prescrizione, tramite internet o altre reti informatiche. L'art. 3 DLgs 541/1992 prevede, accanto ai medicinali senza prescrizione, i farmaci di automedicazione (contraddistinti dal bollino "farmaco senza ricetta"): si tratta di una categoria introdotta dal nostro legislatore. Solo per essi è consentita la pubblicità al pubblico nelle forme prescritte, mentre come abbiamo visto il codice comunitario (art. 88) la estende a tutti i medicinali senza prescrizione medica. Applicando i principi interpretativi stabiliti dalla Corte di Giustizia, dunque, in Italia potremmo rilevare un prima incompatibilità derivante dal divieto di vendita a distanza e di pubblicità per i farmaci senza ricetta, e, inoltre, l'incompatibilità costituita dal divieto di pubblicità dei farmaci senza ricetta diversi da quelli di automedicazione.In conclusione, con la sentenza C-322/01 la Corte di Giustizia ha chiarito la portata della direttiva sul commercio elettronico in un settore di importanza fondamentale per i cittadini dell'Unione, definendo le regole di un mercato tutto da scoprire, che potrebbe avere enormi ripercussioni nella distribuzione nazionale ed internazionale dei farmaci
  6. Questo articolo ci dice che dal 2003 la vendita on line di farmaci senza obbligo di ricetta è lecito in tutta Europa. Quindi la normativa italiana in materia devierebbe da quello che è un indirizzo ormai adottato in tutta Europa. Questo spiega la confusione che c'è sull'argomento. Ora sarebbe bello se qualche esperto in giurisprudenza rispondesse a questa domanda: in questa materia è possibile che la normativa nazionale scavalchi quella europea? Se la risposta fosse negativa, allora sarebbe ILLEGALE bloccare i pacchi alla dogana, anche quando contengono farmaci SOP!!!!!!!!!!!!!!!!! di Roberto Manno* - 20.01.05 Con la sentenza resa in data 11 dicembre 2003 nella causa C-322/01 (Deutscher Apothekerverband eV contro 0800 DocMorris NV e Jacques Waterval) , i giudici comunitari hanno ridisegnato l'intero quadro comunitario della vendita a distanza dei medicinali.La sentenza, inoltre, riconosce giuridicamente l'importanza delle ICT nella prestazione di servizi sanitari, alla base delle diverse applicazioni di e-health e di telemedicina. I fatti La farmacia olandese DocMorris, dal 8 giugno 2000, vende via internet a cittadini tedeschi, con o senza prescrizione medica, medicinali la cui autorizzazione al commercio proviene non sempre dalle autorità tedesche, ma anche (spesso) da altri Stati membri. L'associazione dei farmacisti tedeschi (rappresentante di ben 19.000 titolari di farmacie) ha quindi convenuto la farmacia DocMorris dinanzi al tribunale di Francoforte sul Meno, contestando sia l'offerta di medicinali via internet che la loro consegna internazionale per corrispondenza, sulla base dei divieti nazionali tedeschi che vietano la vendita a distanza di medicinali disponibili esclusivamente nelle farmacie. In particolare, si eccepivano i divieti previsti dalle leggi sui medicinali ad uso umano (AMG) e sulla pubblicità nelle professioni sanitarie (HWG). Secondo l'associazione, tali divieti sarebbero compatibili con gli art. 28 e 30 del Trattato, vertendo in materia di protezione della vita e della salute dei cittadini, interessi giuridici superiori alle libertà fondamentali del mercato interno. Dietro le contestazioni di un tale assunto da parte di DocMorris, il giudice tedesco ha posto alla Corte di giustizia una serie di questioni pregiudiziali di estrema importanza, che si riassumono nella loro sostanza, rinviando per una loro più rigorosa elencazione al testo della sentenza: 1. I divieti nazionali alla vendita a distanza trasfrontaliera di medicine da vendersi esclusivamente in farmacia, violano i principi della libertà di circolazione delle merci ex art. 28 Trattato? 2. Il divieto nazionale di pubblicità alla vendita a distanza di medicinali vendibili solo in farmacia può essere esteso ai portali internet di una farmacia stabilita in un altro paese dell'Unione europea che, oltre alla presentazione dell'impresa, descriva i differenti medicinali indicandone nome, modalità di consegna, prezzo, offrendo anche la possibilità di acquistarli? La decisione Adeguandosi in larga misura sulle conclusioni dell'Avvocato generale, i giudici della Corte di giustizia hanno stabilito che non esiste alcun motivo legittimo che potrebbe giustificare un divieto assoluto di vendita a distanza di medicinali non soggetti a prescrizione medica. L'invocazione, da parte dell'associazione dei farmacisti tedeschi, dell'interesse a garantire una corretta informazione e una consulenza professionale personalizzata non è stata ritenuta soddisfacente: al contrario, l'acquisto via internet può presentare aspetti di enorme vantaggio per i cittadini europei, che possono procedere all'acquisto da casa e chiedere ogni genere d'informazione al farmacista. Sui rischi collegati ad un cattivo uso del farmaco, la Corte ha ribadito che un tale rischio può essere ridotto sensibilmente grazie alle funzionalità disponibili on line, che dovranno essere utilizzate prima di procedere all'acquisto da parte del consumatore. Il divieto può trovare una giustificazione solo riguardo ai medicinali per i quali sia prevista la necessaria prescrizione medica. In questo caso, infatti, i rischi legati all'assunzione di tali farmaci esigono un controllo più rigoroso, e in tale ambito il rispetto dei divieti posti dalle leggi nazionali è doveroso, essendo funzionale alla protezione di un interesse giuridico fondamentale quale la vita dei cittadini. Sulla seconda questione, ricorrendo ancora alla distinzione tra medicinali con o senza prescrizione, prevista dalla normativa comunitaria (direttiva 92/208/CE relativa alla pubblicità dei medicinali integrata nel codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, direttiva 2001/83/CE), la Corte ha rilevato che anche il divieto di pubblicità è giustificato in relazione ai farmaci sottoposti a prescrizione. Al contrario, l'art. 88 del codice comunitario osta ai divieti nazionali di pubblicità di medicinali non soggetti a prescrizione (ossia gli OTC, e in Italia i farmaci di automedicazione). In sostanza, dunque, la Corte di giustizia nega che il divieto di vendita a distanza per medicinali riservati alla vendita nelle farmacia costituisca una "modalità di vendita" come tale inquadrabile nei parametri stabiliti dalla giurisprudenza "Keck" (sentenze 24 novembre 1993, cause riunite C-267/91 e C-268/91). Sul punto vale la pena di riportare un passaggio della Corte: Infatti, un divieto simile a quello in esame nella causa principale arreca un pregiudizio più significativo alle farmacie situate fuori della Germania che a quelle situate sul territorio tedesco. Se rispetto a queste ultime è difficilmente contestabile che tale divieto le privi di un mezzo supplementare o alternativo per raggiungere il mercato tedesco dei consumatori finali di medicinali, cionondimeno esse conservano la possibilità di vendere i medicinali nelle loro farmacie. Al contrario, Internet costituirebbe un mezzo più importante per le farmacie che non sono stabilite sul territorio tedesco per raggiungere direttamente tale mercato. Un divieto che colpisse in misura maggiore le farmacie stabilite al di fuori del territorio tedesco potrebbe essere tale da ostacolare maggiormente l'accesso al mercato dei prodotti provenienti da altri Stati membri rispetto a quello dei prodotti nazionali. E' evidente il favor della Corte di giustizia nei confronti dell'internet e in generale delle applicazioni ICT nel settore dei servizi sanitari, a vantaggio dei consumatori europei che potranno liberamente muoversi nel mercato interno. In seguito alla sentenza il ministro della sanità tedesco Ulla Schmidt ha annunciato l'inevitabile riforma della distribuzione dei medicinali in Germania. La situazione in Italia La sentenza della Corte di giustizia ha dunque immediate ripercussioni in tutti gli Stati membri, tra cui il nostro paese che, in materia di distribuzione e pubblicità dei farmaci, presenta alcune particolarità. Le numerose leggi che regolano la materia, insieme al codice deontologico dei farmacisti, disegnano una situazione piuttosto asfittica se comparata con lo spirito della Sentenza della Corte di Giustizia.Infatti, la vendita a distanza dei medicinali è vietata tout-court. Ai sensi del Testo unico delle leggi sanitarie del 1943, la vendita di tutti medicinali deve avvenire esclusivamente attraverso le farmacie. L'art. 25 del codice deontologico vieta la cessione di medicinali, con o senza prescrizione, tramite internet o altre reti informatiche. L'art. 3 DLgs 541/1992 prevede, accanto ai medicinali senza prescrizione, i farmaci di automedicazione (contraddistinti dal bollino "farmaco senza ricetta"): si tratta di una categoria introdotta dal nostro legislatore. Solo per essi è consentita la pubblicità al pubblico nelle forme prescritte, mentre come abbiamo visto il codice comunitario (art. 88) la estende a tutti i medicinali senza prescrizione medica. Applicando i principi interpretativi stabiliti dalla Corte di Giustizia, dunque, in Italia potremmo rilevare un prima incompatibilità derivante dal divieto di vendita a distanza e di pubblicità per i farmaci senza ricetta, e, inoltre, l'incompatibilità costituita dal divieto di pubblicità dei farmaci senza ricetta diversi da quelli di automedicazione.In conclusione, con la sentenza C-322/01 la Corte di Giustizia ha chiarito la portata della direttiva sul commercio elettronico in un settore di importanza fondamentale per i cittadini dell'Unione, definendo le regole di un mercato tutto da scoprire, che potrebbe avere enormi ripercussioni nella distribuzione nazionale ed internazionale dei farmaci
  7. Mi sembra improbabile che Rutelli abbandoni d'improvviso l'idea del Partito democratico, per il vago ed estemporaneo disegno centrista di Casini.....quanto a Di Pietro dubito che possa allearsi con Casini....forse Mastella...ma mi sembra improbabile che decida di abbandonare la poltrona di ministro della giustizia (quando gli ricapita!)...magari il Mastellone aspetterà la fine della legislatura, dopodiché sceglierà in base all'aria che tirerà in quel momento.....Riguardo quelli di centro-sinistra, ti assicuro che la maggior parte avrebbe preferito un depennamento di tutta l'attuale classe dirigente di centrosinistra...mai trovato un entusiasta di Prodi (che comunque è migliore di come sembra) ciao
  8. Proprio per questo è bene considerare le questioni nel merito e non limitarsi a degli slogan generici e insulsi (da qualunque parte provengano). Io personalmente sono di sinistra e non sono un entusiasta di questo governo.... ma obbiettivamente...considerando la situazione economica del Paese....direi che questa finanziaria sia perlomeno decente (a parte i tagli all'Università!!)...comunque ben lontana dal disastro prospettato in questi mesi da una campagna mediatica senza precedenti (e poi qualcuno dice che avere tre televisioni non conti....), in cui si mostravano continuamente immagini di proteste, senza che venisse mai spiegato il contenuto dei provvedimenti adottati, e senza che venisse mai spiegato su cosa si protestava in particolare. Quando vedo Montezemolo che si lamenta dopo aver ottenuto in un botto qualcosa come 5 miliardi di euro di sgravi fiscali....le palle mi girono davvero...tanto da spingermi mio malgrado a difendere questo governo! P.S. A castanochiaro suggerisco di dare un'occhiata al mio topic "Parlamentari pregiudicati"....scoprirà, a proposito di indulto, che Berlusconi nel 1990 ha usufruito di una amnistia (quella del 1989), e che fra i "suoi" ci sono nell'attuale parlamento 10 pregiudicati (ma migliora...l'anno scorso erano 13)....e che complessivamente il rapporto tra pregiudicati di centrodestra e pregiudicati di centrosinistra è di 5 a 1. Faccio poi notare che l'unico pregiudicato che ricopre un ruolo importante nell'attuale governo è Visco, condannato per abuso edilizio. Dall'altra parte abbiamo Dell'Utri condannato per associazione mafiosa; faccio notare che si tratta della stessa persona delegata alla scelta degli uomini che compongono l'attuale quadro dirigente di Forza Italia. Non cito poi tutte le leggi vergogna in materia di giustizia fatte dal precedente governo, solo perchè da qui alleprossime otto ore avrei altro da fare.
  9. La norma citata sarà cassata con un decreto governativo entro la fine di dicembre. Quanto all'indulto...è stao votato dai 2/3 del parlamento, compresa quindi buona parte dell'opposizione. Quanto all'affermazione di castanochiaro, sarebbe bello se chi protesta contro l'attuale governo ogni tanto lo facesse sul merito delle questioni.... ieri è stato dato un sondaggio a Porta a Porta: più del 50 % degli intervistati dichiarava di non approvare la finanziaria; peccato che la maggior parte di quegli stessi intervistati dichiarava nello stesso sondaggio di non aver capito una mazza della finanziaria. Non pretendo che la gente legga tutti i 1400 e rotti articoli della finanziaria... ma che almeno si legga qualche trafiletto di giornale ogni tanto....
  10. faranio

    Su Wikipedia

    Non sono un medico, ma non credo che un abbassamento di pressione possa portare a dei problemi erettivi. Per avere una buona erezione credo che conti molto una buona vascolarizzazione e un equilibrio ormonale nella norma. ciao
  11. Hai ragione...però molti ritengono che sia meglio comparlo industriale il minox...in quanto alcuni farmacisti non si comportano proprio in modo limpido...insomma...se ti fidi del tuo farmacista fai bene a comprarlo galenico....io non ho un farmacista di fiducia...dovrei andare a naso..inoltre un mio amico lo comprava galenico a 16 euro senza ottenere risultati..... comunque dagli USA non lo compro più, visto che sto ancora aspettando....al massimo dalla Germania....ho trovato un Regaine Frauen (quindi per donna...presumo al 2%) 3 x 60 ml a 30 euro spese di spedizione incluse.... per adesso sto ancora aspettando il pacco dagli USA....ciao
  12. ....................................................................."Certamente. Anzi, io mi vanto, ripeto, mi vanto di essere il primo e l'unico ad aver scritto che le famose holding, la cassaforte dell'impero Fininvest, non sono 22, ma sono 38". Scusi, Ruggeri, chi sostiene siano 22? "Sono ufficialmente dichiarate tali dalla stessa Fininvest, ma non solo, come ogni societa' che si occupa di editoria e telediffusione, la Fininvest ha dovuto comunicare al Garante l'assetto societario delle sue emittenti, e lo ha fatto citando appunto le 22 holding, per cui non ci piove, ufficialmente sono tali, e il patrimonio della Fininvest, di cui una parte notevole risulta essere di proprieta' personale di Silvio Berlusconi, e' stato dichiarato distribuito appunto in queste 22 holding". Che pero' non sono le sole, perche' lei sostiene, e ora le vengo subito a chiedere con quali prove, che in realta' sono 16 piu' di quelle dichiarate dalla medesima societa' televisiva. "Si'. Io l'avevo scoperto gia' dieci anni fa. Allora ne scrissi, pero' a quel tempo avevo contezza fossero 38, ma quando uscirono i miei libri non avevo ancora reperito tutte le 38 holding, cosa che ho fatto in un secondo momento. Per cui scrissi: si', ho la certezza che si tratta di 38 holding e non di sole 22, tuttavia non potei sviluppare l'argomento come avrei voluto, e come potrei fare oggi, perche' mi mancava la ricognizione documentale delle ulteriori 16, ricognizione che dovevo ancora fare. Le rivelo che a quel tempo delle 38 holding conoscevo, avevo dettagliata documentazione, ovviamente delle prime 22 e dell'ultima, la trentottesima. Delle altre conoscevo l'esistenza, emergevano da confronti di dati, ma alle prove materiali sono arrivato dopo". Lei esattamente cosa ha individuato, cosa ha scoperto in dettaglio delle 16 holding "fantasma"? "Le prime 22 Holding Italiane sono state costituite tutte il 19 giugno 1978, ma in quella stessa data nascono anche le Holding Italiane 23, 24, 25, 26, 27 e 28. Altre quattro, dalla Holding Italiana ventinovesima alla trentaduesima, vengono fondate il 22 dicembre 1978, e infine tutte le altre, dalla Holding Italiana trentatreesima alla trentottesima, nascono, cioe' vengono costituite, il 27 marzo 1981. Noi parliamo di holding, quindi, che esistono gia' da un bel pezzo, 17 anni". Lei e' riuscito a capire, ci sono prove, che queste ulteriori holding detengano quote del capitale della Fininvest? "Certamente. Intanto cio' che colpisce e' la trasformazione che queste 16 holding aggiuntive, rimaste sconosciute, hanno subito nel tempo. Trasformazioni equivalse al cambiamento di nome, ma non di proprieta'". Cioe'? "La differenza sostanziale fra le 22 holding "ufficiali" e le 16 "occulte" sta in questo: le prime, quelle dichiarate tali da Berlusconi e dalla Fininvest, sono delle scatole vuote, si limitano a riscuotere i dividendi. Le altre 16, invece, sono societa' operative. Hanno un operare frenetico, ed e' proprio questo che ha reso difficile l'individuazione, il loro reperimento. Ad ogni modo, sono riuscito a fare un elenco preciso, elenco che comprende trasformazioni, variazioni di sede e di oggetto sociale da quello originario. Le faccio un esempio: la Holding 33 dopo vorticose mutazioni e' diventata... Tele Posillipo, la numero 34 Tele Sondrio, la numero 35 e' diventata una finanziaria, la Safim Finanziaria". Quindi oggi non esistono piu' come tali, come Holding Italiana numero... "Formalmente no, ma sostanzialmente si', la proprieta' e' sempre quella, sono state fatte variazioni per camuffarle, credo, o per ragioni che risultano del tutto incomprensibili, se non si tratta di nascondere qualcosa. Ad ogni modo non ci sono problemi, ho tutti i dati con me per la loro esatta individuazione". Che dati? "Tutti. Il numero di registro di ognuna di loro che le identifica presso le Camere di Commercio, il numero del fascicolo presso le Cancellerie dei Tribunali Civili, insomma e' tutto molto chiaro, almeno a me. Posso affermare di avere chiarissimo l'intero organigramma societario della Fininvest, incluso questo groviglio nascosto". Lei e' certo del fatto che queste 16 holding siano riconducibili alla Fininvest? Che prove ha per affermarlo? "La loro composizione. Tutte queste 16 holding vengono costituite dagli stessi personaggi al servizio della Fininvest, ossia dallo studio del commercialista Armando Minna, oggi deceduto, e di sua moglie, la signora Nicla Crocitto. Caratteristica di tutte queste holding e' che nascono come Srl con 20 milioni di capitale, fondatori sono il commercialista Armando Minna e la moglie, come dicevo poc'anzi. Il commercialista si intesto' il 90% del capitale iniziale, il rimanente la consorte. Nascono cosi', poi si trasformano in Spa, con capitale iniziale di 200 milioni, elevato di norma a 2 miliardi. Poi accadde un fatto che cambio' le cose. Il 29 gennaio 1982 il commercialista Armando Minna mori' in un incidente stradale piuttosto strano, per la verita', e la vedova, la signora Nicla Crocitto, si ritiro' a vita privata. Ecco che allora amministratore di tutte queste 16 holding divento' Luigi Foscale, zio di Silvio Berlusconi e padre di Giancarlo Foscale. Il signor Luigi Foscale, ex dirigente della Fiat, nonostante i suoi anni, marcia oltre gli ottanta, fino al 1995, ma suppongo ancora oggi, era amministratore unico delle holding di cui stiamo parlando". Che senso ha tutto questo marchingegno segreto, secondo lei? "Amo dire le cose quando ho una certezza assoluta. Guardi, le holding ci sono, il meccanismo lo conosco perfettamente, e anche a cosa serve. Per le 22 Holding "ufficiali" la Fininvest ha dichiarato che la loro esistenza e' necessaria per risparmi fiscali, io vado piu' in la', anche perche' non si capisce come mai la stessa Fininvest queste ulteriori 16 Hoding le ha sempre tenute nascoste". La notizia delle 38 e non piu' 22 holding esce dalla Procura di Palermo che sta indagando nell'ipotesi di riciclaggio di capitali mafiosi in relazione a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. "Le diro' che a me, tutto sommato, fa piacere dopo tanto tempo vedere che la magistratura scopre cose delle quali avevo scritto gia' 10 anni fa. Per un autore, e' una soddisfazione. Noto anche dell'altro, rispetto questa notizia". Cosa? "Stando alle agenzie stampa, l'Ansa per la precisione, nei primi giorni dell'agosto scorso sarebbero stati prelevati documenti da due societa' fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro a Milano e a Roma, la Saf e Servizio Italia". E quindi? "Ma chiaramente, dico io, ci voleva tanto tempo per arrivarci? Io, in questi miei libri, ho chiesto esplicitamente a Silvio Berlusconi di dire chi c'e' dietro, che tipo di mandato ha dato proprio a queste due fiduciarie. Il mio ragionamento al riguardo era molto semplice, dicevo: Cavaliere, lei sostiene che e' tutto in ordine, che e' tutto chiaro rispetto la proprieta' della Fininvest? Lo dimostri. Noi sappiamo che lei ha operato dietro la facciata di queste due fiduciarie infiltrate pesantemente dalla P2, lei ha iniziato a servirsi di queste due fiduciarie e continua a farlo proprio quando erano controllate dalla P2 di Licio Gelli. Lei le ha usate, dicevo a Berlusconi gia' allora, nel 1987, per occultare i volti dei suoi finanziatori. D'altra parte, le societa' fiduciarie esistono proprio per questo. Cio' non significa a priori che il denaro sia maleodorante e i personaggi anche, ma il fatto che vi si ricorra, suscita delle perplessita'. Allora, vogliamo uscire dall'equivoco, dalle congetture, dissi a Berlusconi. Renda pubblici i mandati di queste fiduciarie". Berlusconi rispose? "Assolutamente no. E allora io, continuavo a dire, non posso non ricordare che dietro queste stesse fiduciarie c'era Licio Gelli e Tassan Din, che addirittura aveva il suo "ufficio privato" diciamo cosi', dentro una delle sedi di queste fiduciarie, cosi' come non posso scordare che con queste fiduciarie aveva rapporti Flavio Carboni, e via elencando". Parlando di queste due societa' della Bnl, le risulta che abbiano avuto in qualche modo a che fare, intrattenuto rapporti voglio dire, con esponenti della mafia siciliana? "Si'. Con esponenti di Cosa Nostra". Torniamo la cuore del problema: esattamente quando ha scoperto i dati circostanziati relativi alle 16 Holding fantasma? "Ho ultimato le ricerche alla fine del 1997" Con questi nuovi risultati, ha intenzione di scrivere un altro libro? "A questa domanda non intendo rispondere". Un'ultimissima questione. Lei e' un giornalista, per chi lavora? "Sono un inviato del settimanale Gente da 25 anni". Ruggeri, mi permetta l'impertinenza, Berlusconi sostiene che tutti coloro, non importa se giornalisti o magistrati, "parlano male di lui", sono dei comunisti. Lei, se intende dirmelo, e' comunista? "Mai stato comunista in vita mia. Questa poi.. di max parisi
  13. PREGIUDICATI IN PARLAMENTO I 25 CONDANNATI DEFINITIVI IN PARLAMENTO Berruti Massimo Maria FI ( nel 1994 subì un arresto, relativamente all'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, venne accusato di favoreggiamento, di aver tentato di depistare le indagini, cercando di non far parlare i finanzieri arrestati sul caso riguardante la Fininvest. Dal processo ne uscì con inflitta una condanna a 10 mesi in primo grado, successivamente ridotta a 8 mesi in appello, la sentenza è stata poi confermata nel 2001 dalla Corte di cassazione.) Biondi Alfredo (reato poi depenalizzato) FI ( Pregiudicato per evasione fiscale.) Bonsignore Vito Udc - Parlamento Europeo ( 2 anni definitivi per tentata corruzione appalto ospedale Asti.) Bossi Umberto Lega Nord-Parlamento Europeo ( condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti; reato di vilipendio alla bandiera italiana: condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena.) Borghezio Mario (in via definitiva per incendio aggravato da "finalità di discriminazione", per aver dato fuoco ai pagliericci di alcuni immigrati extracomunitari che dormivano sotto un ponte di Torino, a 2 mesi e 20 giorni di reclusione commutati in 3.040 euro di multa). Cantoni Giampiero FI (Come ex presidente della Bnl in quota Psi, inquisito e arrestato per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, ha patteggiato pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni) Carra Enzo Margherita (1 anno e 4 mesi definitivi per false dichiarazioni al pm su tangente Enimont). Cirino Pomicino Paolo Nuova Dc ( condannato in via definitiva ad 1 anno e 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito (tangente Enimont), ha patteggiato una pena di 2 mesi per corruzione per fondi neri Eni.) De Angelis Marcello AN (in via definitiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione). D'Elia Sergio Rosa nel Pugno (definitivamente a 25 anni per banda armata e concorso in omicidio per aver fatto parte del vertice di Prima Linea e aver partecipato alla progettazione dell'assalto al carcere fiorentino delle Murate in cui, il 20 gennaio 1978, fu ucciso l'agente Fausto Dionisi) Dell'Utri Marcello FI (È stato condannato in via definitiva a Torino, a due anni e tre mesi di reclusione patteggiando la pena ed usufruendo dello sconto di pena pari ad un terzo per false fatture e frode fiscale; È stato condannato in primo grado a Milano a due anni di reclusione per tentata estorsione ai danni di xxxxx Garraffa, imprenditore trapanese, con la complicità del boss xxxxx Virga trapanese anche lui. In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo, ha condannato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo. Nel testo che motiva la sentenza [1] si legge: «La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici. »)Del Pennino Antonio FI ( finanziamento illecito ) De Michelis Gianni Nuovo Psi ( Condannato in via definitiva ad 1 anni e 6 mesi patteggiati per corruzione nell'ambito delle tangenti autostradali del Veneto; 6 mesi patteggiati nell'ambito dello scandalo Enimont.) Farina Daniele Prc (Condannato a 1 anno e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e possesso di una molotov. A 10 mesi per scontri in piazza Duomo tra Leoncavallo e servizio d'ordine del sindacato. Condannato a 4 mesi e 20 giorni per l'occupazione del centro sociale.) Jannuzzi Lino FI (condannato a due anni e quattro mesi mesi di reclusione. Di fronte alla prospettiva che un Senatore della Repubblica venisse recluso per un reato che, seppur grave ed ampiamente provato, appartiene comunque alla categoria dei reati di opinione, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò un provvedimento di grazia a favore di Jannuzzi.) La Malfa Giorgio Pri (Nell'ambito del "processo Enimont", ha subito una condanna definitiva a 6 mesi e 20 giorni per finanziamento illecito.) Maroni Roberto Lega Nord ( È stato condannato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale.) Mauro Giovanni FI (diffamazione aggravata) Nania Domenico AN (condannato per lesioni volontarie personali) Patriciello Aldo eurodeputato Udc (finanziamento illecito) Previti xxxxx FI ( il 4 maggio 2006 la Cassazione esprime il verdetto definitivo, condannando Previti a 6 anni di detenzione per l'accusa di corruzione nella vicenda Imi-Sir.) Sterpa Egidio FI ( Condannato a sei mesi per tangenti Enimont.) Tomassini Antonio FI ( condannato nel 2000 a tre anni per mancata assistenza nella fase precedente il parto di una signora, con conseguenze disastrose, lesioni cerebrali alla neonata, destinata a 19 anni di vita solo vegetativa; nonché per alterazione della cartella clinica e soppressione del partogramma. Nel 2001 il settimanale berlusconiano "Panorama" prevede Tomassini destinato all'incarico di Ministro della Sanità.) Visco xxxxx Ds (condannato nel 2001 per abusivismo edilizio e per ampliamenti illeciti della sua casa a Pantelleria. Per quest'ultimo reato è stato condannato a 10 giorni di carcere e 20 milioni di lire di multa con ordine di ripristino dei luoghi, cioè con la demolizione delle opere abusive.) Vito Alfredo FI ( Condannato in via definitiva a due anni di reclusione per ventidue episodi di corruzione . Condannato alla restituzione di 5 miliardi di lire di cui si era indebitamente appropriato. Fu uno dei 13 parlamentari di Forza Italia che, pur pregiudicati, hanno seduto in parlamento nel corso delle legislature XIV e XV.) INCHIESTA DELLE IENE ( droga e parlamentari) In merito al caso nato dal servizio del programma di Italia 1 sul test antidroga a 50 deputati, bloccato dal Garante per la privacy, ho un'opinione molto precisa: ciò che conta e deve fare riflettere è la sostanza (scusate il gioco di parole) più che la forma. Il dato di fatto è che su 50 parlamentari del campione, più del 30% ha fatto, nelle 36 ore precedenti alla rilevazione, uso di cannabis o di cocaina. Questo risultato significa, da un lato, che, con ogni probabilità, alcuni di coloro che nei mesi scorsi hanno proposto ed approvato un inasprimento della legge sull'uso di droga si sentono, evidentemente, al di sopra della stessa, fatto molto grave, e dall'altro che abbiamo un numero di eletti che ricorrono al mercato clandestino ed illegale per soddisfare le loro voglie, fatto altrettanto grave. Droga al ministero, i verbali "Cocaina consegnata a Miccichè" Poche righe scritte con lo stile burocratico delle carte giudiziarie per dire che la persona alla quale Alessandro Martello aveva consegnato la cocaina al ministero delle Finanze dovrebbe essere il viceministro Gianfranco Miccichè. Lo testimoniano anche le intercettazioni telefoniche. I carabinieri non hanno dubbi: quel giorno nel palazzo di via XX settembre il collaboratore nella campagna elettorale siciliana di Forza Italia, il "conoscente" (come lo ha sempre e solo definito Miccichè), l'uomo che entrava e usciva senza che nessuno lo fermasse stava portando droga al viceministro. Ecco le parole dell'informativa consegnata alla procura della Repubblica di Roma: "Circa l'individuazione della persona alla quale Alessandro Martello ha consegnato la cocaina, l'attività informativa posta in essere ha permesso di ipotizzare che questi possa identificarsi verosimilmente in Gianfranco Miccichè, nato il primo aprile del 1954, sottosegretario di Stato all'Economia e finanze. Comunque anche questa volta la consegna è avvenuta all'interno di un edificio e quindi si è stati impossibilitati ad assistere alla cessione". CONDANNA BERLUSCONI: FALSA TESTIMONIANZA SULLA P2 Nel 1990 la corte d’appello di Verona denuncia Silvio Berlusconi con la seguente motivazione: "...Ritiene il collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verita’. In sostanza infatti secondo il Berlusconi la sua definita adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non si tratto’ di vera e propria iscrizione, perche’ non accompagnata da pagamenti di quote appunto di iscrizione, peraltro mai richiestegli. Tali asserzioni sono smentite: A) Dalle risultanze della commissione Anselmi. B) Dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G.I. di Milano, e mai contestate, secondo cui la sua iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978. C) Dagli atti della commissione parlamentare ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fobocchi figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento 625) e l’annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprieta’ di Gelli...". Nel 1990 la Corte d'appello di Venezia condanna Silvio Berlusconi per aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2. Nell'1989 c'era stata un'amnistia che estingue il reato. di Marco Travaglio Considerando poi le altre categorie dei “diversamente onesti”, e cioè quelle degli indagati, degli imputati, dei condannati in primo o secondo grado, dei miracolati dalla prescrizione o dalle varie leggi-canaglia, siamo arrivati a 82: quasi il 10 per cento dell’intero Parlamento, una percentuale che nemmeno nei quartieri dello Zen di Palermo o di Scampia e Secondigliano a Napoli. Per l’esattezza: 25 condannati definitivi (compresi quelli che hanno patteggiato la pena), 10 prescritti, 8 condannati in primo grado, 17 imputati in primo grado, 19 indagati, 1 imputato in udienza preliminare, 1 prosciolto per immunità parlamentare, 1 colpevole assolto per legge. L’hit parade dei partiti vede al primo posto Forza Italia (con 29 diversamente onesti), seguita da Alleanza nazionale (14), Udc (10), Lega Nord (8), Movimento per l’autonomia (1), Dc (1), Psi (1), Gruppo Misto (1: Andreotti). In tutto, il centrodestra è a quota 65. Il centrosinistra insegue a quota 17, ma ce la sta mettendo tutta: Margherita (6), Ds (6), Udeur (2), Rifondazione comunista (2), Rosa nel pugno (1). Interessante anche la classifica dei reati preferiti dai nostri dipendenti in Parlamento: 18 casi di corruzione; 16 di finanziamento illecito; 10 di truffa; 9 di abuso d’ufficio e di falso; 8 di associazione mafiosa; 7 di bancarotta fraudolenta e turbativa d’asta; 6 di associazione per delinquere, resistenza a pubblico ufficiale e falso in bilancio; 5 di attentato alla Costituzione, attentato all’unità dello Stato e formazione di struttura paramilitare fuorilegge; 4 di favoreggiamento, concussione e frode fiscale; 3 di diffamazione, abuso edilizio e lesioni personali; 2 di banda armata, corruzione giudiziaria, peculato, estorsione, rivelazione di segreti; 1 di omicidio, associazione sovversiva, istigazione a delinquere, favoreggiamento mafioso, aggiotaggio, percosse, violenza a corpo politico, incendio aggravato, calunnia, falsa testimonianza, voto di scambio, appropriazione indebita, violazione della privacy, oltraggio, fabbricazione di esplosivi, violazione diritti d’autore, frode in pubblico concorso e adulterazione di vini. Articolo di Max Parisi « LA PADANIA », 1998 Basta. Basta con questa indicibile manfrina messa in piedi dai mezzi di comunicazione di massa sulle vicende giudiziarie - specialmente quelle palermitane - di Silvio Berlusconi. È arrivata l'ora delle certezze definitive. Di seguito presento al signor Berlusconi una serie di domande invitandolo pubblicamente a rispondere nel merito con cristallina chiarezza affinché una volta per tutte sia lui in prima persona a dimostrare - se ne è capace - che con Cosa Nostra non ha e non ha mai avuto nulla a che fare. A scanso di equivoci e strumentalizzazioni, già da ora - signor Berlusconi - le annuncio che nessuna delle notizie sul suo conto che leggerà in questo articolo è frutto di "pentimenti", e nessuna delle domande che le sto per porre si basa o prende spunto anche fosse in modo marginale dalle parole dei cosiddetti "pentiti". Tutto al contrario, esse si basano su personali indagini e su documenti amministrativi che in ogni momento - se lo riterrà - potrò inviarle perché si sinceri della loro autenticità. Detto questo, prego, legga, e mi sappia poi dire.Partiamo da lontano, perché lontano inizia la sua storia imprenditoriale, signor Berlusconi.Primo quesito: lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua società - l'Edilnord Sas - acquistò dal conte Bonzi l'intera area dove di lì a breve lei costruirà il quartiere di Milano2. Lei pagò l'area circa 4.250 lire al metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa somma, nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle, è di enorme portata. Oggi, tabelle Istat alla mano, equivarrebbe a 38 miliardi, 739 milioni e spiccioli. Dopo l'acquisto - intendo dire nei mesi successivi - lei aprì un gigantesco cantiere edilizio, il cui costo arriverà a sfiorare 500 milioni al giorno, che in circa 4-5 anni porterà all'edificazione di Milano2 così come è oggi. Ecco la prima domanda: signor Berlusconi, a lei, quando aveva 32 anni, gli oltre 30 miliardi per comprare l'area, chi li diede? Inoltre: che garanzie offrì e a chi per ricevere tale ingentissimo credito? In ultimo: il denaro per avviare e portare a conclusione il super-cantiere, chi glielo fornì? Vede, se lei non chiarisce questi punti, si è autorizzati a credere che le due misteriose finanziarie svizzere amministrate dall'avvocato di Lugano Renzo Rezzonico "sue finanziatrici", così come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo, sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt'altro che raccomandabili. Sì, perché - mi creda signor Berlusconi - nel 1998, oggi, se lei chiarisse una volta per tutte, con nomi e cognomi, chi le prestò tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e insinuazione sul suo conto, nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei operò con capitali sfuggiti, per esempio, al fisco italiano e riparati in Svizzera, poi rientrati in Italia grazie alla sua attività imprenditoriale. Sarei il primo ad applaudirla, signor Berlusconi, se la realtà fosse questa. Se invece di denaro frutto di attività illecite, si trattò di risparmi onestamente guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei ridiventarono investimenti, lei sarebbe da osannare. Parli, signor Berlusconi, faccia i nomi e il castello di accuse di riciclaggio cadrà di schianto. Secondo quesito: il 22 maggio 1974 - certamente lo ricorda, signor Berlusconi - la sua società "Edilnord Centri Residenziali Sas" compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni (4,8 miliardi di oggi, fonte Istat). Il 22 luglio 1975 la medesima società eseguì un altro aumento di capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi (14 miliardi di oggi, fonte Istat). Anche in questo caso, vorrei sapere da dove e da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti. Terzo quesito: il 2 febbraio 1973 lei fondò un'altra società, la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola impresa diventò una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei farà in modo di emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi. Signor Berlusconi, anche in questo caso le chiedo: il denaro in contanti per queste forti operazioni finanziarie, chi glielo diede? Fuori i nomi.Quarto quesito: lei non può essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua società Edilnord cedette alla neo-costituita "Milano2 Spa" tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel Comune di Segrate battezzato "Milano2" più alcune aree ancora da edificare di quell'immenso terreno che lei comperò nel '68 per l'equivalente di più di 32 miliardi in contanti. Tuttavia quel 15 settembre di tanti anni fa, accadde un altro fatto: lei, signor Berlusconi, decise il contemporaneo cambiamento di nome della società acquirente. Infatti l'impresa Milano2 Spa iniziò a chiamarsi così proprio da quella data. Il giorno della sua fondazione a Roma, il 16 settembre 1974, la futura Milano2 Spa - come lei senza dubbio rammenta - viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San Martino Spa, "forte" di un capitale di lire 1 (un) milione, il cui amministratore era Marcello Dell'Utri. Lo stesso Dell'Utri che lei, signor Berlusconi, sostiene fosse a quell'epoca un «mio semplice segretario personale». Sempre il 15 settembre 1977, quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate. Il 19 luglio 1978, i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale. Ecco, anche in questo caso, vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.Quinto quesito: signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, certamente ricorda che nacque in due tappe. Partiamo dalle seconda: l'8 giugno 1978 lei fondò a Roma la "Finanziaria d'Investimento Srl" - in sigla Fininvest - dotandola di un capitale di 20 milioni e di un amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti, padre del noto xxxxx di questi tempi grami (per lui). Il 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50 milioni, il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi, che al valore d'oggi sarebbero 81 miliardi, 167 milioni e 400 mila lire. In 6 mesi, quindi, lei passò dall'avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi. Fra l'altro, come lei certamente ricorda, la società in questo periodo non possedeva alcun dipendente. Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl, con tutti quei soldi in cassa, venne trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio 1979 era stata "fusa" con un'altra sua società dall'identico nome, signor Berlusconi: la Fininvest Spa di Milano. Questa società fu la prima delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc'anzi alla base dell'edificazione del suo impero, e in realtà di milanese aveva ben poco, come lei ben sa. Infatti la Fininvest Spa venne anch'essa fondata a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l'11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo. Tutte operazioni, queste, che pensò, decise e attuò proprio lei, signor Berlusconi.Dopo la fusione, ricorda?, il capitale sociale verrà ulteriormente aumentato a 52 miliardi (al valore dell'epoca, equivalenti a più di 166 miliardi di oggi, fonte Istat). Bene, fermiamoci qui. Signor Berlusconi, i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della Fininvest Srl di Roma (anno 1978) chi glieli fornì? Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei, signor Berlusconi, offrì loro. Lo stesso dicasi per l'aumento, di poco successivo, a 52 miliardi. Naturalmente le chiedo anche notizie sull'origine dei fondi, altri 2 miliardi, della "gemella" Fininvest Spa di Milano che lei fondò nel 1975, anno pessimo per ciò che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali dell'economia del Paese. Sesto quesito: lei, signor Berlusconi, almeno una volta in passato tentò di chiarire il motivo dell'esistenza delle 22 (ma c'è chi scrive, come Giovanni Ruggeri, autore di "Berlusconi, gli affari del Presidente" siano molte di più, addirittura 38) "Holding Italiane" che detengono tuttora il capitale della Fininvest, esattamente l'elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con Holding Italiana Ventiduesima. Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell'aver inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato. Così pure, signor Berlusconi, lei ha dichiarato che l'inventore del marchingegno finanziario, che ripeto detiene - sono sue parole - l'intero capitale del Gruppo, fu Umberto Previti e l'unico scopo per il quale l'inventò consisteva - e consiste tutt'oggi - nell'aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse, ovvero il bottino del rapinoso fisco italiota ai suoi danni, con un meccanismo assolutamente legale. Queste, mi corregga se sbaglio, furono le ragioni che addusse a suo tempo, signor Berlusconi, per spiegare il motivo per cui il capitale della Fininvest è suddiviso così. È una motivazione, però, che a molti appare quanto meno curiosa, se raffrontata - ad esempio - con l'assetto patrimoniale di un altro big dell'imprenditoria nazionale, Giovanni Agnelli, che viceversa ha optato da molti anni per una trasparentissima società in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo Fiat. In sostanza lei, signor Berlusconi, più volte ha ribadito che "dietro" le 22 Holding c'è soltanto la sua persona e la sua famiglia. Non avrò mai più motivo di dubitare di questa sua affermazione quando lei spiegherà con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente. Questa: c'è un indirizzo - a Milano - che lei, signor Berlusconi conosce molto bene. Si tratta di via Sant'Orsola 3, pieno centro cittadino. A questo indirizzo nel 1978 nacque una società fiduciaria - ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui - denominata Par.Ma.Fid.A fondarla furono due commercialisti, Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini. Detto questo, certo rammenta, signor Berlusconi, che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Ventunesima e Ventiduesima, più il 49% della Holding Italiana Prima, la quale - in un perfetto gioco di scatole cinesi - a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima. Vede, signor Berlusconi, dovrebbe chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid. gestirà questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società tale immensa fortuna. Infatti lei - che è un attento lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonché informatissimo staff di legali civilisti e penalisti - non può non sapere che la Par.Ma.Fid. è la medesima società fiduciaria che ha gestito - esattamente nello stesso periodo - tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss - di area corleonese e non - operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona. Quindi, signor Berlusconi, a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo possesso? Chi erano - mi passi il termine - i suoi "soci", signor Berlusconi, nascosti dietro lo schermo anonimo della fiduciaria di via Sant'Orsola civico 3? Capisce che in assenza di una sua precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto - o i volti - di coloro che per anni incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid., ovvero alle quote della Fininvest detenute dalla Par.Ma.Fid. non si sa per conto di chi, sono autorizzato a pensare che costoro non fossero estranei all'altro "giro" di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria, clienti i cui nomi rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.Settimo quesito: è universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore è "nato col mattone" per poi approdare alla televisione. Proprio sull'edificazione del network tivù è incentrato questo punto. Lei, signor Berlusconi, certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad Adriano Galliani di girare l'Italia ad acquistare frequenze tivù. Lo scopo - del tutto evidente - fu quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo, signor Berlusconi, in modo da poter trasmettere programmi, ma soprattutto pubblicità, che così sarebbe stata "nazionale" e non più locale. La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari, ovviamente, era enorme. Fu un piano perfetto. Se non che, Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell'acquisto di emittenti al Nord, iniziò dal Sud e precisamente dalla Sicilia, dove entrò in società con i fratelli Inzaranto di Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia Srl, che dal 13 novembre 1980 vedrà nel proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto. Ora lei, signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual è, non può non avere preso informazioni all'epoca sui suoi nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti per ben altre questioni, oltre la tivù. Infatti Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonché suo partner, è marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco al "pentito Buscetta" del 1984, ma al super boss che nel '79 è ancora braccio destro di Pippo Calò e amico intimo di xxx Bontate, il capo dei capi della mafia siciliana. Quindi, signor Berlusconi, perché entrò in affari - tramite Adriano Galliani - con gente di questa risma? C'è da notare, oltre tutto, che i fratelli Inzaranto sono di Misilmeri. Le dice niente, signor Berlusconi, questo nome? Guardi che glielo sto chiedendo con grande serietà. Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto - nativa di Misilmeri, appunto - fondò nel 1955 la banca di Piazza Mercanti, la Banca Rasini. Giuseppe Azzaretto e suo figlio, Dario Azzaretto, sono persone delle quali lei, signor Berlusconi, con ogni probabilità sentiva parlare addirittura in casa da suo padre. Gli Azzaretto erano - con i Rasini - i diretti superiori di suo padre Luigi, signor Berlusconi. Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre, signor Berlusconi, che per molti anni fu loro procuratore, il primo procuratore della Banca Rasini. Certo non le vengo a chiedere con quali capitali - e di chi - Giuseppe Azzaretto riuscì ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di Milano, tenuto conto che Misilmeri è tutt'oggi una tragica periferia della peggiore Palermo, però che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta, mi appare inverosimile. Ora le ripeto la domanda: si informò sulla "serietà" e la "moralità" dei nuovi soci - il clan Inzaranto - quando tra il 1979 e l'80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivù nazionale? Ottavo quesito: certo a lei, signor Berlusconi, il nome della società Immobiliare Romana Paltano non può risultare sconosciuto. È impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta, 12 milioni di capitale, finì sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell'Utri, perché proprio sui terreni di questa società lei darà corso all'iniziativa edilizia denominata Milano3. Così pure ricorderà che nel 1976 l'esiguo capitale di 12 milioni aumenterà a 500, e che il 12 maggio del 1977 salirà ulteriormente a 1 (un) miliardo, e che cambierà anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti Milanesi Spa. Come al solito, vengo subito al dunque: anche in questo ennesimo caso, chi le fornì, signor Berlusconi, questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquistò?Nono quesito: lei, signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondò l'Immobiliare Idra col capitale di 1 (un) milione. Questa società, che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l'anno successivo - era il 1978 - aumentò il proprio capitale a 900 milioni. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni (4 miliardi e 45 milioni d'oggi, fonte Istat) che fecero la differenza? Decimo quesito: signor Berlusconi, in più occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario genere - l'acquisto dell'attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio - la finanziaria di Chiasso denominata Fimo. Anche in questo caso, come nel precedente riferito alla Par.Ma. Fid., lei ha scelto una società fiduciaria - questa volta domiciliata in Svizzera - al cui riguardo le cronache giudiziarie si erano largamente espresse. Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda, signor Berlusconi, mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo, circa la Fimo di Chiasso, che è stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi, arrestato il 15 novembre del 1991 mentre "esportava" forti capitali della temibile cosca palermitana dei Madonia. Così pure non le sarà sfuggito che Lottusi venne condannato a 20 anni di reclusione per quei reati. Tuttora è in carcere a scontare la pena. Ebbene, signor Berlusconi, se quel gangster finì in galera il 15 novembre del '91, nella primavera del 1992 - cioè pochi mesi dopo quel fatto che campeggiò con dovizia di particolari, anche circa la Fimo, sulle prime pagine di tutti i giornali - il suo Milan "pagò" una forte somma "in nero" - estero su estero - per la cessione di Gianluigi Lentini, e usò per la transazione proprio la screditatissima Fimo, fiduciaria di narcotrafficanti internazionali. Perché, signor Berlusconi?Ecco, queste sono le domande. Risponda, signor Berlusconi. Presto. Come ha visto, di "pentiti" veri o presunti non c'è traccia negli 11 quesiti. Semmai c'è il profumo di centinaia di miliardi che tra il 1968 e il 1979 finirono nelle sue mani, signor Berlusconi. E tuttora non si sa da dove arrivarono. Poiché c'è chi l'accusa che quell'oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta indagando proprio su questo, prego, schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la verità. Punto per punto, nome per nome. È un'occasione d'oro per farla finita una volta per tutte. Sappia che d'ora in poi il silenzio non le è più consentito né come imprenditore, né come politico, né come uomo. di Umberto Bossi, ministro delle Riforme Istituzionali del governo Berlusconi Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre? Berlusconi è bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne. Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio. Berlusconi è l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra. Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di xxxxx che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto. Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord. Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia. La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un cxxx così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma. Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui. (le frasi contenute nel testo sono state pronunciate testualmente da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999, cioè durante le tensioni del primo governo Berlusconi, dopo la rottura fra Bossi e Berlusconi nel dicembre 1994 e prima della loro riappacificazione alla fine del 1999. Le date esatte delle dichiarazioni, tratte da giornali quotidiani e agenzie di stampa, sono le seguenti: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre 1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre ULTIMA INTERVISTA A PAOLO BORSELLINO: TRASMESSA DA RAINEWS 24 NEL CUORE DELLA NOTTE IL 19 NOVEMBRE DEL 2000 L'intervista fu rilasciata a Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi il 19 maggio 1992 (due giorni prima della strage di Capaci dove morì Giovanni Falcone) a due giornalisti francesi. Borsellino parla per la prima volta di un'inchiesta che coinvolge Berlusconi, Dell'Utri e Mangano.________________ Borsellino Sì, Vittorio Mangano l'ho conosciuto anche in periodo antecedente al maxi-processo e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa Nostra. Giornalista "Uomo d'onore " di che famiglia? Borsellino L'uomo d'onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che Vittorio Mangano, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io e risultava altresì da un procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxi-processo, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane. Giornalista E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano? Borsellino Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche come magliette o cavalli. Giornalista Comunque lei in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga. Borsellino Si, tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga. Giornalista Dell'Utri non c'entra in questa storia? Borsellino Del 'Utri non è stato imputato del maxi processo per quanto io ne ricordi, so che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano. Giornalista A Palermo? Borsellino Si, credo che ci sia un'indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari. Giornalista Marcello Del'Utri o Alberto Del'Utri? Borsellino Non ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso qualche appunto, cioè si parla di Del'Utri Marcello e Alberto, di entrambi. Giornalista I fratelli Borsellino Sì. Giornalista Quelli della Publitalia. Borsellino Sì. Giornalista Perchè c'è nell'inchiesta della San Valentino, un'intercettazione fra lui e Marcello Del'Utri in cui si parla di cavalli. Borsellino Beh, nella conversazione inserita nel maxi-processo, si parla di cavalli da consegnare in albergo, quindi non credo potesse trattarsi effettivamente di cavalli, se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo. Giornalista C'è un socio di Marcello Del'Utri, tale Filippo Rapisarda che dice che questo Dell'Utri gli è stato presentato da uno della famiglia di xxx Bontade. Borsellino Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più numerose, si è parlato addirittura in un certo periodo almeno di duemila uomini d'onore con famiglie numerosissime, la famiglia di xxx Bontade sembra che in un certo periodo ne contasse almeno 200, si trattava comunque di famiglie appartenenti ad una unica organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui membri in gran parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo Rapisarda riferisca una circostanza vera. Giornalista Lei di Rapisarda ne ha sentito parlare? Borsellino So dell'esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato pesonalmente. Giornalista Perchè a quanto pare, Rapisarda, Del'Utri, erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia. Borsellino Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda Rapisarda e Dell'Utri, non so fornirle particolari indicazioni, trattandosi ripeto sempre di indagini di cui non mi sono occupato personalmente. Giornalista Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano? Borsellino All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che ad un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti , Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, cercò lo sbocco perchè questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali. Giornalista Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessa a Berlusconi? Borsellino è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro. Giornalista Mangano era un pesce pilota? Borsellino Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord -Italia. Giornalista Si dice che ha lavorato per Berlusconi ? Borsellino Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco quale atti sono ormai conosciuti, ostensibili e quali debbono rimanere segreti, questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non sono io il Magistrato che se ne occupa quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla. Giornalista C'è un'inchiesta ancora aperta? Borsellino So che c'è un'inchiesta ancora aperta. Giornalista (in francese) Su Mangano e Berlusconi a Palermo? Borsellino Sì. « La Padania » , Max Parisi, 1998 Oltre gli "anonimi" flussi finanziari, c'e' un altro mistero da svelare Un impero di prestanome Caro Silvio, perche' li ha usati dal '68 all'84? L'altra faccia della medaglia. Signor Berlusconi, certo che abbia letto l'articolo della pagina a fianco, ora vengo ad affrontare con lei un'altra questione - per nulla marginale - che sta alla base dei sospetti di riciclaggio su cui i magistrati palermitani stanno indagando. Nella sua scalata all'empireo dell'imprenditoria nazionale c'e' una costante che sconcerta, anzi, allarma: e' l'inconcepibile, continuo, inarrestabile uso di prestanome che lei ha fatto dal primo giorno della sua carriera imprenditoriale. Vuole che le rinfreschi la memoria? Mi spieghi il senso, tanto per cominciare, della nascita della sua prima societa', costituita il 29 settembre 1968 a Milano. Col nome di "Edilnord centri residenziali Sas di Lidia Borsani & C.", laddove la signorina Borsani - se non dico male una sua cugina, signor Berlusconi - era il socio d'opera, mentre il socio di capitale era la "Aktiengesellschaft fur Immobilienanlagen in Residenzzentren Ag" di Lugano che infatti forni' i 50.000 franchi svizzeri del capitale, prese vita l'impresa che di li' a poco sborsera' piu' di 3 miliardi per comprare l'area dove verra' costruita la citta' satellite di Milano2 nel Comune di Segrate. Era una bellissima iniziativa imprenditoriale, signor Berlusconi. Un'iniziativa di cui andare fieri, che qualsiasi altro imprenditore avrebbe firmato col proprio nome a caratteri cubitali. Lei no. Lei rimase nell'ombra, tanto quanto restarono nell'ombra i veri fornitori di quei primi 3 miliardi in contanti del 1968. Una bella somma, sa? Oggi varrebbero piu' di 32, proprio il numero che segna gli anni che lei aveva quando questa gigantesca fortuna fini' nelle sue mani. Ecco, se questo fu il primo caso di prestanomi al suo servizio, i successivi che la riguardano denunceranno uno stile che rimarra' costante per almeno 10 anni, i suoi primi 10 anni d'attivita', signor Berlusconi. Ricorda? La Italcantieri Srl, uno dei suoi bracci operativi nell'edilizia, nasce il 2 febbraio 1973 a Milano avendo come soci Renato Pironi, un giovane praticante notaio, ed Elda Brovelli, una casalinga senza alcuna occupazione o titolo di studio inerente l'attivita' della societa' che va a fondare e per la cui "opera" percepira' solo 600.000 lire. Eppure lei usa questi due perfetti sconosciuti - nonche' incompetenti - per far muovere un'impresa che dovra' affrontare un progetto colossale: l'edificazione e l'ultimazione di Milano2. Perche'? Inoltre, mi permetta signor Berlusconi, i due suddetti - la casalinga e il praticante notaio - nell'atto di costituzione della Italcantieri risultano essere rappresentanti di due potenti quanto discutibili societa' svizzere: rispettivamente la "Eti Ag Holding" di Chiasso per la signorina Brovelli, e la Cofigen Sa per il giovane Pironi.I suoi due prestanome, signor Berlusconi, a loro volta rappresentavano i finanziatori? Lei non puo' non sapere chi si celasse dietro la Eti Holding e la Cofigen, due societa' finanziarie svizzere. Dica, faccia i nomi, perche' altrimenti rimane solo quello di Ercole Doninelli, finanziere x primo fondatore della famigerata Fimo Sa di Chiasso, societa' di riciclaggio di capitali di mafia, che proprio nella Italcantieri - in seguito - entrera' in rapporti e affari. Anche la Sogeat Sas, che lei certamente conosce perche' vantava un credito nei suoi confronti - che immagino lei pago' - di 22,5 miliardi nel 1978 (101,5 miliardi di oggi), e' un altro soggetto finanziario inquietante, mi permetta. Come fu possibile che ad amministrare la Sogeat Sas di Walter Donati & C., fondata il 4 luglio 1972 con un capitale di 400.000 lire, fu messo appunto il signor Donati, ovvero un suo impiegato, signor Berlusconi? E poi: chi forni' al signor Donati 1 miliardo, 999 milioni e 600.000 lire per finanziare l'aumento di capitale della Sogeat deliberato ed attuato non molto dopo la fondazione? Guardi che stiamo parlando di una somma che oggi equivarrebbe a oltre 22 miliardi, mica noccioline. Fu un prestanome al fulmicotone, questo signor Donati. Gli ballavano in tasca i miliardi come a me le monetine. Tra l'altro, signor Berlusconi, eviti di dire - casomai - che della Sogeat sa poco e nulla, perche' se Walter Donati fu il socio d'opera, l'altro socio, il finanziatore, documenti alla mano fu l'avvocato Renzo Rezzonico di Lugano, lo stesso che amministrava le due finanziarie svizzere di cui sopra. Insomma, un personaggio che lei conosce e conosceva benissimo. Ora intendiamoci bene. Seppure possa sembrare irrazionale, la sua scelta di tenere costantemente per piu' di 10 anni un profilo imprenditoriale cosi' basso da risultare inesistente potrebbe essere giustificata da un riserbo caratteriale, da innata timidezza e modestia di cui pero' dal 1980 per tutto il tempo a venire fino a oggi non si trovera' piu' traccia. D'accordo, proviamo a prendere per buona questa ipotesi.Se e' cosi' signor Berlusconi, mi usi la cortesia di spiegare all'opinione pubblica la "faccenda Berruti". Quale?Le rammento i fatti. Il 12 novembre 1979, a Milano, il capitano della Guardia di Finanza Massimo Maria Berruti si presento' negli uffici di Foro Bonaparte della sua Edilnord, signor Berlusconi, e interrogo' proprio lei sui complicati giri societari e finanziari - farciti di prestanome, come abbiamo visto - che le avevano permesso di edificare Milano2. Certo ricorda, signor Berlusconi, che lei rispose al capitano Berruti a questo modo: "Non sono il proprietario della Edilnord e tanto meno della Sogeat. Io sono un semplice consulente esterno". Nella relazione su questa ispezione, scritta e firmata da Berruti, risulta cosi'. Formalmente, la sua, fu una risposta ineccepibile, ma nella sostanza una menzogna tonante. Perche', signor Berlusconi, nego' l'evidenza? Di chi e che cosa ebbe paura? Non certo di Berruti, visto che pochi mesi dopo si dimettera' dalle Fiamme Gialle e presto diventera' consulente della Fininvest. Le ripeto la domanda: perche' sostenne di essere un "semplice consulente" delle societa' che avevano appena finito di edificare Milano2? A quale retroscena temette di essere associato? Forse si spavento' pensando che qualcuno avrebbe potuto domandarle chi realmente si celasse dietro i formidabili flussi finanziari arrivati dalla Svizzera alla Edilnord e alla Sogeat?Se non e' cosi', spieghi, dica come stanno le cose.Anche perche', vede, l'allora capitano Berruti (e attuale deputato Berruti di Forza Italia) nel pomeriggio di quel 12 novembre 1979 torno' a cercarla nei suoi uffici, signor Berlusconi, e le pose una domanda spiazzante. Berruti le chiese di spiegare come mai lei, che si era appena dichiarato "consulente esterno della Edilnord e della Sogeat", ovvero dell'intero affare Milano2, viceversa aveva garantito personalmente - tramite fideiussioni a diverse banche per importi monumentali - la solidita' di entrambe quelle societa'. Ma come, le fece notare la Gdf, i soci di capitale della Edilnord e della Sogeat erano ufficialmente svizzeri, cioe' i loro capitali erano svizzeri, e per loro garantiva un italiano, Berlusconi? D'altra parte i fatti erano questi e cosi' la Gdf sospetto' - ma per poco, fintanto che Berruti non si dimise per mettersi a lavorare per lei, Cavaliere - che in realta' dietro le finanziarie elvetiche c'era ancora lei, Berlusconi. Sospetto piu' che legittimo direi, visto che ancora oggi non si sa, e appunto vengo a domandarle, chi c'era dietro le varie Eti Holding, Cofigen, Aktiengesellschaft & company. Capisce che se le Fiamme Gialle erano in qualche modo convinte che alle spalle di quelle sigle spuntava ancora lei, signor Berlusconi, la questione si complica, e di molto. Si', perche' a questo punto l'intera rete finanziaria da cui lei ricevette qualcosa come 200 miliardi in contanti quasi 30 anni fa, anziche' in Svizzera va collocata in Italia. E' cosi'? Dica, e' cosi' o si tratta di una mera fantasia? Non penso di poter tollerare il suo silenzio su questo punto centrale, perche' altrimenti entrerebbero in scena ben altri personaggi e situazioni. D'improvviso si materializzerebbero i fantasmi che circondano Marcello Dell'Utri, sotto processo a Palermo per mafia. Lugubri scenari che lei ha un solo modo per cancellare: raccontare tutto, nome per nome "Dopo le Holding del mistero, "salta" un altro tappo: la Banca Rasini L'istituto di "famiglia" passato al setaccio" La nostra inchiesta sul mistero Berlusconi continua a procedere. Innanzitutto una notizia scivolata via dalla grande stampa nazionale - e mi pare ovvio... - soltanto alcuni giorni fa: la Procura di Palermo ha ordinato il sequestro dell'intero archivio della Banca Rasini.Ah, Cavaliere, che dolori in arrivo...Come più volte abbiamo scritto, la sede principale dove vennero custoditi alcuni dei capitali all'origine dei "grandi affari" berlusconiani è proprio questo istituto di credito sicxxx-meneghino, fondato a metà dagli anni Cinquanta da una strano miscuglio di persone: esponenti della nobile famiglia milanese dei Rasini, ed esponenti della più disgraziata periferia palermitana ad altissimo tasso mafioso: gli Azzaretto di Misilmeri. Per quasi vent'anni, e per tutto il primo periodo d'attività di Silvio Berlusconi, la Rasini ha rappresentato un punto fermo, un faro imprescindibile per le avventure professionali del futuro Cavaliere. Alla Rasini, voluto sia dagli Azzaretto sia dai Rasini, ha lavorato fino alla pensione Luigi Berlusconi, padre di Silvio. E non ebbe un ruolo marginale, anzi. Fu procuratore con potere di firma di tutto questo clan di strani banchieri, questa confraternita tenebrosa di uomini e interessi la cui natura diventerà tragicamente chiara nel 1983, il 15 febbraio, il giorno dell'operazione "San Valentino", grande retata della polizia milanese contro le cosche di Cosa Nostra annidate in città. Diversi degli arrestati, Luigi Monti, Antonio Virgilio, Robertino Enea e per loro conto il clan Fidanzati, il clan Bono, Carmelo Gaeta e i relativi referenti palermitani, ovvero Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, erano correntisti multimilardari della Banca Rasini.Non solo questa "clientela" affezionata al riciclaggio finì in galera, anche il direttore generale della Rasini, tal Vecchione, in seguito subirà una condanna a 4 anni di carcere. Naturalmente, ripensando a tali vicende, non può che sorgere un interrogativo presto risolto: chi volle che tutta questa marmaglia operasse nella banca di Piazza dei Mercanti numero 8? Proprio Giuseppe e Dario Azzaretto, padre e figlio. Ora capite l'importanza del decreto di sequestro dell'archivio di questo istituto di credito presso la Banca Popolare di Lodi, che ha assorbito la Rasini qualche anno fa? È assolutamente basilare per poter ricostruire l'epopea di mister Forza Italia, ma anche altre vicende che apparentemente "sembrerebbero scollegate" dalla storia di Berlusconi. Infatti non finisce qui l'importanza della notizia dell'acquisizione di questa documentazione. La Rasini, dopo lo scandalo di mafia del 1983, venne ceduta dagli Azzaretto... indovinate a chi? L'avete già letto nella nostra inchiesta sull'Imi-Sir: a Nino Rovelli, il grande elemosiniere, colui che diede 2 miliardi a Giulio Andreotti, denaro di cui scrisse Mino Pecorelli (il famoso articolo: "Gli assegni del Presidente" che non venne mai pubblicato) costandogli la vita. Proprio un bell'ambientino, eh, quello della Rasini di berlusconiana memoria, non trovate? Tuttavia, per meglio capire fino a dove si spinse la ragnatela infame di questa banca, è necessario ricordare che Giuseppe Azzaretto sposò... la nipote di Papa Pacelli. Mancava giusto giusto questo tassello per completare il quadro. È fuori di dubbio che tale signora possedesse diverse e apprezzate qualità, non ultime le relazioni personali e perfino di parentela con importanti personaggi del Vaticano, ad iniziare dal Papa. Certo che ne fece di "carriera" quell'uomo, Giuseppe Azzaretto, partito da una delle frazioni più povere e miserabili di Palermo, e ritrovatosi nel volgere di pochi anni al vertice di una banca a Milano - da lui fondata - e perfino maritato con una damigella la cui famiglia era tra le meglio introdotte nei gangli del potere millenario della Roma dei Papi. C'è ancora molto da scoprire, come si vede. Se la Banca Rasini venisse davvero scoperchiata fino in fondo, sono convinto che una parte della storia d'Italia andrebbe riscritta, e sarebbero le pagine peggiori. Della storia più recente della Rasini - il lettore ricorderà anche questo - abbiamo scritto anche altro. Ad esempio abbiamo raccolto la testimonianza della baronessa Maria Giuseppina Cordopatri, che fu correntista di questo istituto di credito. La baronessa ha reso noto che il vero dominus della banca non era il clan Azzaretto sic et simpliciter, bensì un certo Giulio Andreotti. Non è notizia da poco, se si pensa che Nino Rovelli rileverà questa banca benché in vita sua non avesse mai operato nel settore. Per conto di chi Rovelli gestirà la Rasini fino all'arrivo della Banca Popolare di Lodi? Bella domanda.In ogni caso, come si diceva all'inizio, la nostra inchiesta sta avanzando. Nei prossimi giorni saremo in grado di approfondire in maniera circostanziata il ruolo e l'azione delle due società fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro, Saf e Servizio Italia, che tanto hanno avuto a che fare con la costruzione del Gruppo Fininvest all'epoca in cui il vero "burattinaio" si chiamava Licio Gelli. Eh sì, proprio lui, che nell'anno 1978 - quando vennero fondate 32 delle 38 Holding Italiane - annotò fra gli iscritti alla sua loggia infame anche Silvio Berlusconi, il piduista n° 1816, entrato nel cerchio infernale gelliano... esattamente lo stesso anno in cui nascono dal nulla (con l'uso del solito schermo di prestanome) le holding casseforti del suo futuro impero. Accidenti, che coincidenza, anzi: che pista investigativa.Su un altro versante, saremo presto nelle condizioni di svelare i rapporti fra alcune di queste Holding Italiane "occulte" e inquietanti personaggi palermitani, così pure saremo in grado di disegnare la "mappa" di intrecci societari fra queste Holding segrete e altri rami della pianta berlusconiana, ad esempio Mediaset.Mala tempora currunt, signor Berlusconi. Se n'è accorto? A proposito, Cavaliere: rammenta l'illustrissimo signor Aldrighetti e quel famoso aumento di capitale di 52 e passa miliardi? A presto. Intervista di Max Parisi a Giovanni Ruggeri, 1998, in « La Padania » Svelato il primo grande segreto di Silvio Berlusconi: ecco le Holding fantasma del suo impero - Le sedici casseforti occulte - Ruggeri, autore di saggi sul Cavaliere, racconta la clamorosa scoperta Signor Berlusconi, abbiamo novita' per lei. Ha letto i giornali, ultimamente? Ha saputo che da Palermo e' iniziata a circolare la notizia che le "famose" holding del suo impero finanziario non sarebbero 22 - come lei giura e stragiura - ma molte di piu', esattamente 38? Ebbene... sorpresina, Cavaliere: abbiamo le prove della loro esistenza. Guardi, per non toglierle il piacere di assaporare la notizia, diamo la parola direttamente a chi le ha individuate, ne ha documentato ogni caratteristica amministrativa, e di tutto cio' detiene ampia certificazione a prova di ogni verifica. Inclusa la sua, signor Berlusconi, e' ovvio. Giovanni Ruggeri, lei e' autore di alcuni libri d'inchiesta su Silvio Berlusconi, mi pare. "Si', due per l'esattezza" Il primo quando lo scrisse? "Il primo, intitolato "Berlusconi, inchiesta sul signor Tv", usci' in prima edizione presso gli Editori Riuniti nel 1987. Lo stesso libro fu poi ripubblicato nel febbraio 1994 dalla casa editrice Kaos di Milano, riveduto, ampliato e aggiornato, chiaramente". Dopo di che, lei scrisse la seconda opera? "Si', "Berlusconi, gli affari del presidente", alla fine del 1994. E' stata pubblicata anche questa dalla Kaos Edizioni di Milano". Lavorando alla stesura di questi due saggi, lei ha mai avuto modo di venire a conoscenza di notizie relative agli assetti societari del gruppo Fininvest? "Certamente. Anzi, io mi vanto, rip
  14. Qualcuno sa dirmi se la finasteride per uso topico è efficace, se dà side, e se è legale la vendita in Italia? L'ho vista su genhair.com.....qualcuno l'ha acquistata da questo sito?
  15. faranio

    Serenoa E Dolori Muscolari

    Mai assunta creatina.... solo un integratore a base di germe di grano, bambù e lievito di birra e zinco (87 % DRA)..... comunque ho trovato anche uno studio americano in cui viene citato il mal di schiena tra i side riportati dopo l'assunzione di serenoa repens. ciao
  16. Da un mese assumo 320 mg/die di serenoa repens, e da un po' di tempo avverto degli inspiegabili dolori muscolari (oggi ho avuto un forte crampo al polpaccio mentre ero a letto), oltre ad un senso generale di spossatezza. Ho chiesto su medicitalia.it se questo poteva dipendere dalla serenoa. Questa la risposta del dott. Pecoraro di Bologna: "concordo con il Collega che non sono descritti effetti collaterali della serenoa repens ma forse questa potrebbe essere una prima segnalazione! Il citato fitoterapico è sotto vigilanza da parte del Ministero in quanto il meccanismo d'azione è simile all'inibitore della 5 alfa reduttasi e siccome sono stati descritti rari casi di riduzione della forza muscolare e dolori muscolari dopo un uso prolungato della finasteride non mi sento di escludere la "paternità" del suo disturbo da parte della molecola in questione. Provi a sospendere il prodotto e verifichi se il disturbo passa. Se succede dovrebbe riferirlo al suo medico per una segnalazione di reazione avversa al Ministero. " Se il problema dipendesse quindi dalla serenoa posso sperare che col tempo, continuando ad assumerla, il side in questione scompaia? Teoricamente, quale potrebbe essere la causa di questo side? Potrebbe essere legata direttamente al calo del DHT? Grazie :(
  17. Ancora nessuna notizia del pacco.... spedito il 28 novembre con International Air Mail. Order Status: Shipped. Tracking: FEDEX Shipment Order Date: 11/28/2006 Cos'è esattamente il Fedex shipment? Ho qualche possibilità di sapere che fine ha fatto il mio pacco? Non c'è contraddizione tra il tipo di spedizione (Air mail) e il tracking, visto che il primo non dovrebbe prevedere la tracciabilità del pacco e il secondo sì? Grazie :cry: :cry: :cry:
  18. Sei in grado di spiegare bene la differenza tra il modo in cui agisce la serenoa e il modo in cui agisce la nipononivea? Se non sei in grado di farlo, ti prego di evitare in futuro affermazioni del genere. grazie
  19. Bioclin, Bioclin plus, Bioscalin, Jonicap Anagen, Biomineral 5 alfa, Dercos. Qual'è tra questi il migliore secondo voi per ridurre il sebo?
  20. Ho speso 20 euro in tutto.... mi possono far pagare il dazio doganale anche per una spesa così irrisoria?
  21. L’assunzione di Tribulus favorisce l'incremento della produzione di Testosterone (TS) e di ormone Luteinizzante (LH) da parte del nostro organismo. Ma anche la finasteride aumenta i livelli di testosterone, dato che una parte di questo non si converte in DHT. Se la libido dipendesse soltanto dalla quantità di testosterone anche la finasteride dovrebbe portare ad un aumento della libido, ma così non è. E' dimostrato che livelli bassi di testosterone provocano calo della libido e disfunzioni erettili, ma non è stato mai dimostrato che un livello alto di testosterone implica una maggiore efficienza sessuale. Credo che il problema sia l'equilibrio generale del sistema ormonale più che la quantità di singoli ormoni (ma non sono un medico, quindi potrei sbagliarmi). Eviterei quindi di assumere sostanze che modifichino ulteriormente il tuo quadro ormonale sistemico. Al massimo alleggerisci le dosi di finasteride per un po' di tempo, e svolgi un'attività fisica regolare in modo da compensare eventuali disquilibri ormonali con una migliore vascolarizzazione. A questo proposito puoi prendere dei tonici tipo muira puama, che pare abbia anche un effetto afrodisiaco (io non l'ho mai preso, quindi non so dirti se è efficace...se vuoi puoi fare qualche ricerca sul web). Comunque, se fossi in te, lascerei perdere la fina visti gli effetti e passerei ad anti-DHT naturali tipo serenoa repens (che sto assumendo da circa un mese). Una domanda: i tempi di eiaculazione si sono modificati da quando assumi fina? Ciao
  22. Che ve ne sembra di questo shampoo? Biomineral 5 alfa Shampoo (prezzo 10.90 euro; 200 ml) Ingredienti: Aqua, Sodium Myreth Sulfate, Disodium Ricinoleamido Mea-Sulfosuccinate, Sucrose Laurate, Cocamidopropyl Betaine, Cocamide Dea, Hydrolyzed Collagen, Propylene Glycol, PEG-120 Methylglucose Dioleate, Sodium Pca, Panthenol, Camelia sinensis, Piroctone Olamine, Imidazolidinyl Urea, Sodium Chloride, Keratin, Parfum, Methylparaben, Disodium EDTA, Chloroacetamide, Pyridoxine HCl, Biotin, Contiene 2-Cloroacetammide.
  23. Io ho comprato due bottiglie di minox 2% su shopinprivate.com. Il pacco è stato spedito con International Air Mail il 28 novembre...sto ancora aspettando. Secondo voi è normale o devo preoccuparmi? Speriamo bene......
  24. Allora... 50 cl di alccol + 50 cl di acqua + circa 70 g tra radici di ortica, foglie d'ortica + radici di bardana. Il problema è che non so quant'erba ho messo effettivamente. Il boccione appare adesso quasi saturo di erbe...solo quattro o cinque centimetri della bottiglia appaiono scoperti. Tra un mese aggiungerò 30 cl di acqua come mi consigli. Grazie Gavin3...Dio te ne renda merito la bottiglia è piena fino all'orlo....impossibile aggiungere altra erba...dovrei svotare il contenuto in un'altra più grande...ma l'idea mi deprime....porc....la prossima volta la compro bell'e pronta!!!..... magari tra un mese aggiungo 30 cl di decotto concentrato..che dici?......così non viene troppo annacquata.... ciao
  25. X GAVIN3: Ho aggiunto il resto dell'alcool..adesso ci sono mezzo litro d'acqua e mezzo litro d'alcool! Premesso che non ho intenzione di comprare dell'altro alcool, che posso fare? Se lascio tutto così tra un mese quanta acqua devo aggiungere per portare l'alcool a 30 gradi? L'estrazione a queste dosi avviene lo stesso? :cry:
×
×
  • Crea Nuovo...