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PENA DI MORTE Bis


ginetto

Secondo voi è giusto introdrre la pena di morte ,per i colpevoli di aver commesso un omicidio, presi in flagranza di reato ?  

12 utenti hanno votato

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xxxxx chi sostiene la pena di morte è pazzo...

 

 

1)la sola possibilità che possa essere ucciso un SOLO innocente(e in america molti casi sono accaduti)non può ammettere l'uso della pena di morte

 

 

2)NESSUNO e ripeto NESSUNO ha il diritto di togliere la vita altrui...menche meno lo STATO.

 

Fatemi capire...un assassino uccide una persona,commette un grosso errore,e cosa fa lo stato,commette lo stesso errore vendicandosi nel peggiore dei modi?inoltre ricordo a tutti che la funzione del carcere è quella di rieducare......

 

inoltre la pena di morte non funziona neanche come deterrente....vedi U.S.A

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Il problema è ben diverso.

Chiunque abbia aperto e sfogliato un libro di "politica criminale", che è una delle 5 scienze criminali (le altre sono il diritto penale sostanziale, quello procedurale, la criminologia e la penologia), sa che la società, dal punto di vista criminale, si riparte in tre sottoinsiemi. Soltanto tre.

Il primo, piccolissimo, comprende coloro che (specie per il forte condizionamento di precetti religiosi, morali, ecc, oppure per infermità fisiche e mentali, ecc...) non commetterebbero reati neppure se in relazione alle rispettive fattispecie non fossero previste sanzioni (reclusione, arresto, multe, ammende) o vi fosse assoluta certezza di non incorrervi. Se la società fosse composta solo da questi soggetti, le scienze criminali, il diritto penale, le autorità giudiziarie, gli istituti penitenziari, la polizia giudiziaria, ecc..., potrebbero benissimo non esistere.

In posizione opposta a tale sottoinsieme se ne trova un altro, anch'esso relativamente ristretto, che annovera quei soggetti che commettono reati nonostante vi sia la certezza o l'elevata probabilità di essere incriminati e condannati. Qui si citano individui facenti parti dalla nascita di gruppi e famiglie criminali, sottoculture varie, oppure soggetti oligofrenici, delinquenti sessuali,...

La presenza di questo sottoinsieme si riscontra sempre, in tutte le società, indipendentemente dal momento storico considerato, situazione economica, strutture socio-politiche, ecc.; da ciò deriva che il crimine può essere ridotto ma mai eliminato del tutto.

Il terzo sottoinsieme, il più vasto, quello che contiene quasi tutti i membri della società, include infine quei soggetti che in tanto non commettono reati in quanto temono gli effetti della norma penale qualora scoperti: processo, effetti di squalificazione sociale, carcerazione, ...

E' ovvio che i soggetti di quest'ultima categoria, ove per ipotesi fossero certi di poter violare la norma penale senza incorrere in sanzione, non commetterebbero in prevalenza reati violenti e elevatamente riprovevoli (omicidi dolosi/preterintenzionali/colposi, violenze sessuali, lesioni personali dolose/colpose, risse, percosse, stragi, ...), bensì reati di tipo utilitaristico in senso stretto, ossia finalizzati al facile arricchimento personale (furti, truffe, reati tributari, reati economici, ...).

Ma è cognizione affermata ed incrollabile che -sebbene, come ho detto sopra, in misura nettamente ridotta rispetto ai reati commessi "per far soldi"- si avrebbe un inevitabile aumento anche del numero dei reati violenti.

Per cui, più che intervenire legislativamente (dopo necessaria modifica della Costituzione, che vieta, art. 27, la pena di morte) reintroducendo la pena capitale (per i reati attualmente puniti con l'ergastolo, salvo variazioni nel frattempo intervenute sulle rispettive coscienze giuridiche sostanziali), occorrerebbe trovare il verso di rendere certa l'individuazione del reo, perfezionando fino all'infallibilità i metodi investigativi.

Ma ciò non è possibile. E non lo sarà almeno fin quando non verrà scoperta la "macchina del tempo", in modo da poter ritornare fisicamente nel luogo del delitto prima che esso venga commesso, potendo in tal maniera "vedere" il reo, i complici, il fatto, gli antefatti,...

Per il momento quindi ci dobbiamo accontentare.

Il fatto è che quando la TV propone la cronaca di reati sconvolgenti e strani, come quello del mostro di Firenze, quello di Cogne, quello di via Poma, e fermiamoci qui perché gli esempi sono davvero migliaia, "qualcuno" (sempre appartenente al terzo sottoinsieme) potrebbe essere indotto a convincersi che si, è vero che l'art. 575cp stabilisce che "Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno", ma è vero anche, considerando i rispettivi fallimenti investigativi, che se riesci a trovare una pistola non registrata e vai in campagna a sparare di notte a vittime prive di un qualsiasi legame ricostruibile con te (caso Mostro di Firenze), se uccidi una ragazza sola in un afoso ufficio sperduto in uno sterminato edificio condominale e poi vai via chiudendo a chiave (caso via Poma),... puoi anche farla franca. Anzi, quasi certamente la fai franca, a condizione che tu usi certe cautele.

Il messaggio è pericoloso. Pericoloso davvero.

E i giudici, i politici criminali lo sanno.

E quando il reato è occulto, impenetrabile, difficile, anzi impossibile, il messaggio potrebbe anche ucire fuori, con conseguenze inimmaginabili.

E allora, per evitare una strage -una strage si, perché soggetti violenti, psicopatologici, non sono nemmeno troppo rari- si dovrebbe fare l'impossibile e trovare non un ago in un pagliaio, ma un particolare filo di paglia in un pagliaio fatto di decine di milioni di fili di paglia e forse di più, tutti simili tra loro tranne per un particolare che però non si riece a vedere.

E in questi casi che si fa?

Rischiare la vita di un numero imprevedibile di fili di paglia o bruciarne uno?

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Non ho votato il sondaggio e non lo farò pur lanciando il mio "dime" nella ciotola.

 

La domanda secondo me non sta in piedi per un motivo molto semplice : la condanna capitale NON è, in quanto tale, una "pena" ovvero uno strumento attraverso il quale passi l'espiazione della colpa. Molti possono essere i significati attribuibili a questo tipo di condanna: soddisfazione di malcelati (solo per i parenti stretti giustificabili) sensi di vendetta, necessità di dimostrare l'efficacia di deterrenti forti, motivi di immagine. E' inutile negare che tale provvedimento ha effetti solo per ... chi resta.

 

Ma in nessun caso può essere considerata una "pena". Credenze relgiose a parte (dove per altro il massimo della pena non è l'annullamento ma l'eterno stato cosciente di essere "in castigo") l'unica pena possibile è quella che passa dalla limitazione della propria libertà, del proprio libero arbitrio. Che sia un vincolo detentivo o l'obbligo di cessare le proprie normali attività a favore di attività rieducative o socialmente utili la ratio è quella di imporre (o per lo meno cercare di farlo) la presa di coscienza che quanto commesso è sbagliato (almeno per le leggi che ci siamo dati).

 

Per altro è anche fondamentale considerare come la "pena" sia anche lo strumento con cui la società tenta di proteggersi da ulteriori aggressioni cercando di "isolare" il criminale. E sicuramente la condanna capitale risolve il problema alla radice. In questo caso comunque è inammissibile equiparare la condanna al reato che l'ha causata.

 

Quale di questi due aspetti sia preponderante è assai difficile dirlo: problemi giuridici, organizzativi, di ordine pubblico, diritti umani ecc. concorrono tutti alla composizione di un problema per il quale la soluzione ottima è ancora di la' da venire.

 

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Aggiungo poi che l'inserire tra le opzioni la possibilità di scelta da parte dei congiunti delle vittime può solo mettere in evidenza come il senso di giustizia ancora oggi in italia sia facilmente assimilato ad una "equa" redistribuzione del danno: occhio per occhio dente per dente.

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ma è vero anche, considerando i rispettivi fallimenti investigativi, che se riesci a trovare una pistola non registrata e vai in campagna a sparare di notte a vittime prive di un qualsiasi legame ricostruibile con te (caso Mostro di Firenze), se uccidi una ragazza sola in un afoso ufficio sperduto in uno sterminato edificio condominale e poi vai via chiudendo a chiave (caso via Poma),... puoi anche farla franca.

Basta anche una pistola registrata,dal momento che quando si arriva alla pistola vuol dire che si è selezionato un potenziale colpevole e mai viceversa,almeno in Italia,dove la sovrapposizione dei dati balistici reltivi alle armi è un'opzione futuribile.Le pistole a tamburo non lasciano bossoli e allora basta una delle migliaia

di P 38 esistenti in Italia,o 7,65 etc.a determinare la seria possibilità di un delitto irrisolvibile.Anche con semiautomatica e bossolo sul posto,se l'arma non è stata

mai "schedata" per precedenti analisi fatte su bossoli da essa lasciati in precedenti azioni delittuose,risalire al proprietario è praticamente impossibile.

 

Quindi la morale qual'è?

Che se al codice di leggi non si accompagna una diffusa cultura del rispetto della vita,della dignità e sensibiltà,nonchè dei beni materiali della persona,non avremo nessun risultato,nè con le leggi migliori(che comunque devono esserlo "migliori")

nè tantomeno con la pena di morte,che fallisce nel suo potere deterrente negli USA proprio perchè portatrice di una cultura di esacerbazione sociale,che colpisce uomini cattivi con una cattiveria maggiore che,in chi resta,si diffonde e si mantiene

su livelli "funzionali",seguendo inequivocabili leggi matematiche.

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