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Debito Pubblico +5,9%: grazie Prodi!


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Martedì 03 Aprile 2007

 

All'indomani dell'invito di Bankitalia a ridurre la spesa pubblica e a tagliare le tasse arriva il dato Istat sull'indebitamento della pubblica amministrazione. nel 2006 il deficit/Pil è stato pari al 4,4% ma nel quarto trimestre (Governo Prodi) si è registrato un vero e proprio balzo con un rapporto al 5,9% dal 3,9% dello stesso periodo del 2005.

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Martedì 03 Aprile 2007

 

All'indomani dell'invito di Bankitalia a ridurre la spesa pubblica e a tagliare le tasse arriva il dato Istat sull'indebitamento della pubblica amministrazione. nel 2006 il deficit/Pil è stato pari al 4,4% ma nel quarto trimestre (Governo Prodi) si è registrato un vero e proprio balzo con un rapporto al 5,9% dal 3,9% dello stesso periodo del 2005.

 

Comunque meno di quanto lo steso Termonti aveva previsto per lo stesso periodo, come tempo fa ho dimostrato postando i Dati ufficiali. Inoltre il dato Deficit/PIL che hai postato (da una fonte come al solito oscura) è fuorviante. Questi sono i dati reali:

 

dal Corriere della sera

 

Il governo avrà 8-10 miliardi in più di entrate, ma 7,5 andranno per debito Trimestrale: Pil a +2%, deficit/Pil a 2,3% Rapporto del ministero del Tesoro sul 2007: la crescita del prodotto interno lordo era stimata in precedenza a +1,3%

ROMA - Il Pil 2007 crescerà del 2% mentre il rapporto deficit-Pil si attesterà al 2,3%. È quanto prevede il ministero del Tesoro nelle nuove stime macroeconomiche contenute nella Trimestrale di cassa illustrata al Consiglio dei Ministri. Le precedenti stime indicavano un Pil in crescita dell'1,3% e un rapporto deficit-pil al 2,8%.

L'avanzo primario 2007 sale al 2,6% mentre la previsione è del raggiungimento di un pareggio di bilancio entro il 2011.

RIPRESA - «Dopo un quinquennio di sostanziale stagnazione, nel 2006 - si legge in una sintesi - l'economia italiana ha mostrato decisi segnali di ripresa (Pil +1,9)». Per il 2007, il Pil crescerà del 2%, e anche per quest'anno il contributo principale verrà dai consumi delle famiglie e dagli investimenti. Nel medio periodo la crescita sarà invece dell'1,6%: «Segno questo che alcuni grandi problemi strutturali dell'economia rimangono in parte irrisolti e si traducono in un tasso di crescita potenziale relativamente basso».

MAGGIORI ENTRATE - Il governo avrà a disposizione 8-10 miliardi in più di maggiori entrate nel 2007 da usare «al fine della riduzione del deficit e di altri utilizzi» riporta ancora il ministero dell'Economia nel comunicato con i dati di sintesi della Trimestrale di cassa spiegando che si tratta di una «stima ottimistica» e che comunque va tenuto conto che nel 2008 «in virtù degli impegni europei» sarà necessario compiere «una nuova correzione strutturale del disavanzo nella misura dello 0,5% del pil e ciò corrisponde a 7,5 miliardi».

DATI DEFINITIVI 2006 - Il 2006 si è chiuso con un deficit/pil al 2,4%, al netto dei rimborsi Iva sulle auto aziendali e della cancellazione dei crediti dello Stato nei confronti della Tav nonchè di altre spese una tantum: includendo invece queste operazioni, il deficit si è attestato al 4,4% del Pil contro il 4,1% del 2005. È questa la nuova stima della trimestrale che aggiorna così la Relazione Previsionale e Programmatica di settembre. Il debito/pil, invece, ha continuato a crescere per il secondo anno consecutivo, attestandosi al 106,8%.

 

 

17 marzo 2007

Modificato da faranio
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Mentre tu continui a propinare notizie 'filtrate' dalla stampa di sinistra (corriere della sera) i dati che ho messo sono tratti dall'ISTAT. vediamo cosa non quadra....

 

 

Il dibattito sulla distribuzione del cosiddetto tesoretto fiscale, ovvero quei milioni di euro in più incassati dallo Stato rispetto alle previsioni, nasconde alcune incertezze ed alcune opacità che vale forse la pena trattare. Perché potremmo accorgerci che il tesoretto non c’è e che il governo sta discutendo o trattando la distribuzione di qualcosa che esiste solo sulla carta, creando i presupposti per cocenti delusioni o nuovi buchi di bilancio.

 

Il cosiddetto «tesoretto» o bonus fiscale nasce dalla previsione, fatta dal governo appena tre mesi fa, di incassi tributari ed extratributari per il 2007 che, benché inferiori alle spese, avrebbero comunque condotto il deficit pubblico al 2,8% del prodotto interno lordo, traguardo concordato con l’Unione Europea per il rispetto della ortodossia finanziaria. Diciamo subito che un tesoretto c’è stato anche nel 2006, perché anche l’anno scorso il fisco ha incassato più del previsto, grazie principalmente alla ripresa dell’economia ed alla finanziaria di Tremonti, ma non ce ne siamo accorti perché il governo ha destinato l’extragettito a pagare il costo della sentenza europea sul rimborso Iva delle auto aziendali ed a saldare i debiti delle Ferrovie. Insomma entrate impreviste hanno finanziato spese impreviste.

 

Ma alcuni conti non tornano già analizzando i numeri del 2006. Il 12 dicembre, infatti, il viceministro dell’Economia, xxxxx Visco, riferendo in Parlamento sui dati dell’intero anno che ormai stava concludendosi, affermava che i maggiori incassi fiscali sarebbero ammontati nel 2006 a 36 miliardi di euro; a 38 miliardi di euro, invece, precisava il suo capo, il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, pochi giorni fa nella Relazione trimestrale di cassa. Che fine hanno fatto quei 2 miliardi di euro in più? Non sono andati a migliorare il parametro deficit/pil del 2006 che è rimasto immutato, ma non sono stati nemmeno contabilizzati nei conti del 2007, se no la Relazione lo avrebbe indicato. Infatti, nella Relazione trimestrale, una nota introduttiva chiarisce apprezzabilmente il senso di marcia dei conti pubblici e indica che l’entità dell’extragettito (il «tesoretto») è data dalla differenza tra l’obiettivo che abbiamo assunto con l’Europa (il rapporto deficit/pil del 2,8%) e quello che oggi appare realisticamente prevedibile alla fine dell’anno (il 2,3%); si tratta di mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo in meglio, che equivale a 7,5 miliardi di euro.

 

 

Nessuna traccia ancora dei 2 miliardi fantasma ereditati dal 2006. Chi li spenderà? E soprattutto chi li incasserà? E veniamo ai presunti 7,5 miliardi in più del 2007. È bastato che un documento ufficiale ne indicasse l’esistenza perché da parte di sindacati, imprenditori, partiti della maggioranza si scatenassero pretese, candidature, appetiti di gran lunga più corposi della stessa cifra teoricamente disponibile, per spese di assistenza, sostegno alla famiglia, cassa integrazione, abolizione dell’Ici, aumento delle pensioni minime ed altro. In realtà esistono almeno due elementi che dovrebbero gelare ogni aspettativa. Il primo è che il presupposto dell’improvviso benessere fiscale, cioè la previsione di un rapporto deficit/pil pari al 2,3%, è legato a stime e previsioni che non è detto che nei prossimi 8 mesi non cambino in peggio: basti pensare per esempio che il solo aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico è costato lo 0,5% del Pil ed ancora di più potrebbe costare con i prossimi rialzi come il governatore della Banca centrale europea ci ha prudentenemente già fatto osservare. Il secondo, e forse ancor più decisivo, è che le previsioni di entrate e spese fatte oggi sono state elaborate «a legislazione vigente», cioè considerando che lo scalone pensionistico previsto dalla legge Maroni resterà in vigore e che il governo procederà a modificare i coefficienti di trasformazione delle pensioni, cioè e tagliarle. Ma sono proprio le leggi in vigore che il governo e la sua maggioranza vogliono abolire o disapplicare. Sicché solo per queste due voci e per l’atteso aumento dei tassi di interesse, già oggi appare chiaro che il «tesoretto» da spendere non c’è. In compenso, tra meno di due mesi ci sono elezioni amministrative in mille comuni e in qualche regione. Serietà e rigore politico richiederebbero sempre ed ovunque di non scambiare consenso elettorale con spesa pubblica, meno che mai quando si rischia di spendere denaro che non c’è.

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Il Corriere della sera, ovvero il più autorevole giornale italiano, espressione dell'alta borgesia industriale del Nord, "stampa di sinistra"!!!??????

 

Ah Casta..tra un po' è il mio compleanno..me lo fai un regalo tu che sei un ricco liberale e generoso? Magari una scorta di 6 mesi di minox 5%. Grazie

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Il Corriere della sera, ovvero il più autorevole giornale italiano, espressione dell'alta borgesia industriale del Nord, "stampa di sinistra"!!!??????

 

Ah Casta..tra un po' è il mio compleanno..me lo fai un regalo tu che sei un ricco liberale e generoso? Magari una scorta di 6 mesi di minox 5%. Grazie

 

Veramente a me pare che il Corriere sia ampiamente schierato col centro-sinistra, tant'è che in certi ambienti giornalistici è stato definito 'la nuova Pravda'.

Modificato da castano_chiaro
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Castano, non cadere in queste bufalate ...il corriere rimane un giornale estremamente temperato, dove cioè scrivono in tanti e tutti diversi, dall'editoriale in prima, agli articoli di spalla alla pagina culturale.Lo schierare il quotidiano a sinistra, da parte del direttore Mieli di un anno fa è un gesto legittimo, sì può, si è fatto, discutere sul momento scelto da lui per fare coming out, ma il modo di porre gli articoli e di commentarli è a tutt'oggi

inellettualmente onesto e corretto al pari solo de "La Stampa" e nulla a che vedere con Repubblica evidentemente.

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Curva, a mio avviso non esistono testate giornalistiche 'neutre'. se poi vogliamo dire che tra la stampa di sinistra il Corriere è il più corretto allora ti do ragione ma a me pare di ricordare che il Corriere si diede davvero molto da fare per sostenere la campagna elettorale di prodi .

 

corriere.jpg

 

comunque ciò non toglie che il Deficit/Pil con Prodi è schizzato al 4,4% e oggi Bankitalia ha tirato le orecchie a Prodi.

 

Bankitalia sferza Prodi: «Tasse da ridurre» dal Giornale

 

Bankitalia invita il governo ad accelerare il processo di riduzione del disavanzo pubblico; allo stesso tempo, secondo la nostra banca centrale, «occorre reperire risorse per ridurre la pressione fiscale, che supera la media dell’area euro e si colloca in prossimità dei massimi storici». I dati del Bollettino economico di via Nazionale, resi noti ieri, parlano da soli: nel 2006 la pressione fiscale è salita di 1,7 punti toccando il 42,3 per cento del Pil; quest’anno aumenterà ancora, arrivando al 42,8 per cento. È poi «indifferibile», si legge ancora nel Bollettino, la riduzione della spesa corrente, la cui incidenza sul Pil si è attestata nell’ultimo biennio al 40 per cento, superando anche i record raggiunti nei primi anni Novanta. «Noi avevamo ridotto la pressione fiscale di due punti - commenta Silvio Berlusconi - e con Prodi si è ritornati ancora su. Bisogna ridurre la spesa e, di conseguenza, la pressione fiscale».

 

Rallenta la crescita. Dopo un quarto trimestre 2006 che ha visto un vero e proprio balzo del prodotto interno lordo, nei primi tre mesi di quest’anno l’attività produttiva ha rallentato, portandosi fra l’1 e l’1,5 per cento su base annua. Nei mesi successivi, in base alle previsioni del governo, l’attività riprenderebbe a svilupparsi «a tassi coerenti con una crescita di circa il 2 per cento per l’intero 2007». A favore della crescita economica gioca un quadro internazionale non clamoroso come nel 2006, ma pur sempre positivo. Anche nell’area dell’euro il Pil rallenterebbe un pochino, restando tuttavia intorno a una crescita del 2 per cento. Inoltre, Bankitalia rileva nella forte accelerazione registrata in Italia l’anno scorso «un primo progresso strutturale nella capacità delle imprese industriali di affrontare con successo la competizione nei mercati esteri e domestici». Lo testimonia il contestuale aumento dell’occupazione e della produttività del lavoro nel settore industriale. Bisogna poi accrescere gli investimenti pubblici.

 

Bilancio, presto il pareggio. Nel Bollettino - primo numero di una nuova serie, caratterizzata da una maggiore stringatezza rispetto al passato - gli uomini di Mario Draghi sostengono che «l’andamento dei conti pubblici consente di accelerare il processo di riduzione del disavanzo». Il pareggio di bilancio è essenziale per ridurre il debito pubblico, «in modo da affrontare per tempo i costi derivanti dall’invecchiamento della popolazione». Un invito a utilizzare le entrate extra per ridurre rapidamente il deficit, che giunge contemporaneamente a quello di Jean-Claude Trichet. L’Italia, dice in un’intervista il presidente della Banca centrale europea, dovrebbe utilizzare le entrate fiscali extra per ridurre l’indebitamento. «È una regola generale, che vale ancor più nel caso dei Paesi con forte debito pubblico, come l’Italia; ed è nell’interesse del Paese, perché così diminuirà il peso delle manovre future sull’economia», osserva il banchiere centrale dell’Ue.

 

Tesoretto a rischio? Gli inviti alla prudenza di Bankitalia e Bce rafforzano la posizione di Tommaso Padoa-Schioppa, che vuole destinare la massima parte del «tesoretto fiscale» (almeno 7,5 miliardi su 10) alla riduzione del deficit 2008. Anche il viceministro xxxxx Visco osserva che «non bisogna alterare gli equilibri di fondo recuperati faticosamente: giustamente Trichet - aggiunge - ci dice di pensare al debito pubblico». In marzo, il fabbisogno di cassa è salito a 16,2 miliardi, 400 milioni in più rispetto allo stesso mese del 2006. Nel primo trimestre il fabbisogno resta un po’ più basso rispetto al 2006 (24 miliardi contro 25,69); tuttavia, è un segnale che il miglioramento non può andare avanti a tempo indefinito. Ma il viceministro dell’Economia Roberto Pinza dice: si possono fare le due cose, «tener fermo il rigore dei conti e far recuperare potere d’acquisto alle famiglie».

Modificato da castano_chiaro
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"NON METTEREMO LE MANI NELLE VOSTRE TASCHE"

 

Tirata d'orecchi al governo da parte di Bankitalia. Tagliare la spesa per ridurre le tasse e aumentare gli investimenti pubblici, questo il consiglio di via Nazionale. Il Bollettino della Banca d'Italia offre la sua ricetta per il rilancio dell'economia del Paese e avverte che ormai la pressione fiscale è prossima ai massimi storici. Lo studio dei tecnici di via Nazionale non nasconde che l'entità del miglioramento dei conti pubblici nel corso del 2006 "è stata inattesa" ma non manca di rilevare che gran parte del risanamento "deriva dal forte aumento delle entrate". In particolare, la pressione fiscale è aumentata di 1,7 punti percentuali al 42,3% e nel 2007 dovrebbe salire ulteriormente al 42,8%.

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