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Prezzo Proscar
smith ha risposto ad una discussione creata da nioc in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
Ma che dici? Le farmacie mica sono universi paralleli indipendenti l'uno dall'altro. Rispettano delle regole, altrimenti rischiano addirittura la revoca della licenza (come accadrebbe se una farmacia variasse i prezzi dei medicinali in fascia A). Esistono associazioni locali ed anche bollettini ufficiali per informare i farmacisti di ogni cambiamento deciso dalle istituzioni. Stai tranquillo che se quello che dici te fosse vero, a parte l'enorme attenzione mediatica che avrebbe avuto, ne sarei informato. Come ne sarebbe informata ogni farmacia e farmacista. Il tuo atteggiamento è sgradevole e presuntuoso, e oltretutto dai informazioni errate. -
La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto
smith ha risposto ad una discussione creata da smith in Off topic / Paparazzate
Stupido è chi lo stupido fa. Diceva vieri. Se un individuo si espone inevitabilmente viene giudicato. Se quello che fa o dice non ha senso e meglio dirgli quello che è, senza illuderlo. Qua non è una questione di opinioni e putni di vista, non si tratta di politica o di sport, ma di semplici e ovvie considerazioni. Per come la mettono i sostenitori del complotto, questo dovrebbe essere stato ordito da un numero ingente di persone. Non è necessario essere sociologi per comprendere che è impossibile che le cose stiano così. Non improbabile o difficile, impossibile. Avevo postato l'articolo non tanto per le osservazioni sull'11/9, ma per come viene desritto l'atteggiamento del complottista, ampiamente studiato in passato. -
Prezzo Proscar
smith ha risposto ad una discussione creata da nioc in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
Io fo il farmacista. -
La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto
smith ha risposto ad una discussione creata da smith in Off topic / Paparazzate
Il nocciolo della questione è: sostenre complotti che coinvolgano migliaia di persone è da rincoglioniti. -
La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto
smith ha risposto ad una discussione creata da smith in Off topic / Paparazzate
b. Le principali obiezioni tecniche Dal momento che le obiezioni tecniche sollevate dal milione di pagine Internet e dalle centinaia di pubblicazioni a stampa e di DVD del Truth Movement sono numerosissime, mi limito a esaminare quelle più correnti. Personalmente, pur avendo letto ben più di «oltre mille pagine» sul tema, non conosco obiezioni cui le fonti indicate nel paragrafo precedente non rispondano, e a queste si potrà comunque fare riferimento per ulteriori e ben più approfondite informazioni. 1. «Non è possibile che quattro piloti dilettanti siano stati capaci di guidare aerei così sofisticati». Risposta: Hani Hanjour (1972-2001), il terrorista che guidava l’aereo del volo American Airlines 77, che colpì il Pentagono, Mohammed Atta (1968-2001) e Marwan al-Shehhi (1978-2001), piloti dei voli American Airlines 11 e United Airlines 175, che si schiantarono contro le Torri Gemelle, e Ziad Jarrah (1975-2001), ai comandi del volo United Airlines 93, che cadde in Pennsylvania grazie all’eroica resistenza dei passeggeri, avevano conseguito i loro brevetti di piloti per aerei sia privati sia commerciali. Certamente nessuno di loro era autorizzato a pilotare i Boeing dell’11 Settembre, né li aveva mai pilotati. Ma, con l’ausilio degli strumenti tecnici di bordo di cui avevano studiato il funzionamento e delle sessioni di addestramento al simulatore di linea professionale alle quali si erano sottoposti, erano in grado di pilotare e di dirigere in aria anche aerei più grandi di quelli per cui avevano conseguito i brevetti. Probabilmente non erano in grado di gestire le due fasi più difficili: il decollo e l’atterraggio. Ma di queste non avevano intenzione di preoccuparsi. 2. «Come dichiarò l’11 settembre il giornalista della rete televisiva conservatrice Fox Marc Birnbach, testimone oculare, quello che avrebbe dovuto essere il volo United Airlines 175 diretto verso la Torre Sud del World Trade Center, non aveva oblò. Dunque non era un aereo di linea, ma un aereo militare o un missile». Risposta: Marc Birnbach è stato intervistato più volte negli ultimi cinque anni, e ha sempre dichiarato di non avere visto personalmente oblò — il che lo aveva colpito — ma di non aver mai dubitato che si trattasse in effetti di un aereo di linea. Le questioni sull’angolo di visuale di Marc Birnbach sono comunque irrilevanti, dal momento che frammenti di oblò usati dalla United Airlines sono stati trovati fra le rovine della Torre Sud. 3. «Non è credibile che gli aerei della potentissima aviazione americana non siano stati capaci di abbattere tre aerei di linea, tanto più che hanno avuto ore di tempo per farlo e che in passato sono stati intercettati e abbattuti 67 aerei privati. Dunque qualcuno ha ordinato loro di non farlo». Risposta: per cominciare, dei 67 aerei intercettati, 66 lo sono stati fuori dello spazio aereo degli Stati Uniti d’America, in relazione a traffico di droga e a contrabbando; uno solo — l’aereo privato del campione di golf Payne Stewart (1957-1999), svenuto mentre era ai comandi, seguito nel 1999 prima che si schiantasse nel South Dakota su un terreno agricolo, senza causare danni a persone diverse da quelle che viaggiavano sull’aereo — è stato intercettato all’interno degli Stati Uniti d’America. Il tempo dal primo allarme relativo a un dirottamento — 8.24 ora di New York — alla caduta del volo United 93 —10.08 ora di New York — è stato di 104 minuti; altri calcoli diffusi dal Truth Movement semplicemente «dimenticano» il fatto che gli Stati Uniti d’America sono divisi dal fuso orario in zone diverse e confondono ora centrale e ora orientale. Nel frattempo le Torri Gemelle erano state colpite rispettivamente alle 8.46 e alle 9.03 e il Pentagono alle 9.37. Alle 8.53, cioè ventinove minuti dopo il primo allarme su un dirottamento, gli aerei militari si sono levati in volo. Che qualcuno pensasse di dirigere aerei civili contro edifici pubblici — un evento mai verificatosi nella storia dei dirottamenti — è apparso evidente solo dalla telefonata dal cellulare di una hostess del volo American Airlines 11 alle 8.44. Alle 10.20 è stato comunicato alla stampa che il presidente Bush aveva firmato l’ordine che autorizzava l’aviazione militare ad abbattere aerei civili con passeggeri a bordo diretti contro edifici pubblici: non ve n’erano più, ma in quel momento non si poteva saperlo. Il tempo fra la notizia dell’evento e la comunicazione alla stampa dell’avvenuta firma dell’ordine presidenziale è stato di un’ora e trentasei minuti. Si tratta di un lasso di tempo del tutto congruo con le leggi in vigore l’11 settembre 2001, che riservavano al solo presidente degli Stati Uniti d’America la possibilità di ordinare l’abbattimento di un aereo civile con passeggeri a bordo — quindi l’uccisione di diverse centinaia di persone — e che esigevano che la richiesta passasse dall’amministrazione locale dell’Aviazione Civile a quella nazionale, da questa all’Aviazione Militare, allo Stato Maggiore, al segretario di Stato e al presidente. Dal momento che l’Aviazione Militare si prese la responsabilità di saltare un passaggio, l’ordine presidenziale fu firmato dopo solo un’ora e trentasei minuti, o meglio qualche minuto prima, perché alle 10.20 fu data notizia alla stampa dell’avvenuta firma. Poiché la maggioranza dei dirottamenti nel mondo si era conclusa prima dell’11 Settembre con una trattativa che aveva permesso di salvare la vita della maggioranza delle persone coinvolte, era perfettamente comprensibile che la legge si preoccupasse di dettare cautele prima che un aereo pieno di passeggeri fosse abbattuto, e che riservasse la decisione al solo presidente. Dopo l’11 Settembre le norme sono state cambiate e oggi l’Aviazione Militare, quando un aereo passeggeri dirottato minaccia di causare una strage, può decidere autonomamente di abbatterlo. Ma la decisione non è stata presa a cuor leggero e non è difficile capire che la scelta implica delicatissimi problemi morali. Peraltro, anche con le attuali norme, e con le procedure di oggi che prevedono che aerei militari capaci di abbattere un aereo civile di grandi dimensioni siano costantemente in volo sulle principali città americane e non abbiano bisogno di decollare dopo un allarme — anche l’11 settembre l’Aviazione Militare non era «a terra», come vogliono i complottisti: vi erano pattuglie in volo, ma erano dislocate lontano dalle città, principalmente sopra il mare aperto, perché da lì ci si poteva attendere un attacco, o più realisticamente un volo a bassa quota di trafficanti di droga —, non è certo che sarebbe stato possibile intervenire nei 53 minuti fra la prima indicazione della hostess del volo American Airlines 11 e l’attacco al Pentagono, per non parlare dei due minuti fra l’allarme della stessa hostess e il primo schianto sulle Torri Gemelle. 4. «Non è possibile che l’impatto di un aereo abbia fatto crollare un edificio di centodieci piani come la Torre Nord del World Trade Center. Pertanto la torre — e la sua gemella — sono crollate a causa di esplosivi fatti detonare da "qualcuno" in corrispondenza dell’urto degli aerei». Risposta: le due maggiori società di demolizioni del mondo, e un buon numero di professori universitari d’ingegneria esperti in demolizioni, hanno dichiarato — spiegando perché, in diverse centinaia di pagine del rapporto del NIST — che il modo di crollare delle Torri Gemelle è tipico di un impatto e non è tipico di una demolizione attuata tramite bombe. Nel secondo caso, comincerebbero a crollare i piani più bassi, non i piani alti, come invece è successo al World Trade Center. Per sostenere il contrario, si obietta che nel 1945 l’impatto di un bombardiere B-25 su un altro grattacielo di New York, l’Empire State Building, non lo ha fatto crollare. Ma bisogna considerare la notevole diversità tra i due edifici. Nel caso dell’Empire State Building si trattava di una struttura tradizionale reticolare e non di una struttura tubolare in vetro e acciaio, ultra-moderna, con facciate portanti, assai più conveniente quanto allo spazio per uffici che è possibile ricavare in ogni piano ma anche più critica in caso d’impatto. Si sostiene pure che un pompiere sfuggito al crollo della Torre Nord dopo esservi entrato, Louis «Louie» Cacchioli, avrebbe dichiarato al settimanale People, specializzato nella vita sentimentale dei personaggi pubblici, che l’11 settembre «[...] era esplosa una bomba. [...] Pensiamo che ci fossero bombe nell’edificio» (36). Ma Cacchioli, ripetutamente intervistato, ha detto di avere in effetti dichiarato: «Il rumore era come quello di una bomba» (37), che è una cosa ben diversa, e di non avere dubbi che sia stato l’impatto di un aereo a causare il crollo della Torre Nord. 5. «Il carburante di un aereo brucia a una temperatura fra 1.100 e 1.200 gradi [Celsius: i complottisti che forniscono numeri diversi semplicemente sbagliano]. L’acciaio si scioglie a 1.510 gradi [Celsius]. Questo prova che non è stato l’incendio sviluppato dall’impatto dell’aereo a fare crollare le Torri, ma dev’essere stata una serie di bombe, tanto più che diversi testimoni affermano di avere visto dell’acciaio fuso l’11 settembre». Risposta: due professori di Scienze metallurgiche hanno testimoniato di fronte al NIST che, a meno di essere specialisti, è molto difficile distinguere fra acciaio fuso e altri metalli certamente presenti — per esempio nell’arredamento — negli uffici del World Trade Center e che fondono a una temperatura molto più bassa dell’acciaio. Una delle fotografie che compaiono sui siti complottisti, mostrata a uno dei docenti, è stata identificata come una pozza di vetro fuso con frammenti di acciaio, non fuso, all’interno. Ma tutta la questione della fusione è fuorviante: infatti, ben prima di fondersi, l’acciaio — nel gergo degli specialisti — «perde forza» e non è più capace di sostenere strutture complesse. A 400 gradi Celsius perde il 50% della sua forza; e a 980 gradi Celsius — meno degli oltre mille sviluppati dal carburante per aerei che brucia — la forza dell’acciaio si riduce al 10%. 6. «I sismografi della Columbia University — siti trenta chilometri a Nord del World Trade Center — hanno registrato l’11 settembre una attività sismica compatibile con l’esplosione di bombe e non con l’impatto fra aerei e un edificio». Risposta: nel novembre del 2001 la Columbia University ha pubblicato un rapporto, in cui sostiene che quanto hanno rilevato i suoi sismografi è perfettamente compatibile con l’impatto di aerei e che ogni altra interpretazione dimostra semplicemente che chi la propone non è un esperto di sismologia (38). 7. «Sette ore dopo la Torre Sud, è crollato anche l’edificio numero 7 del World Trade Center, e per questo non vi sono spiegazioni. È stato fatto crollare perché da lì la CIA ha diretto l’intera operazione, e/o perché il suo proprietario, il magnate ebreo Larry Silverstein, che intendeva intascare il risarcimento delle assicurazioni, ha ordinato ai pompieri di pull it, espressione che nel gergo dei pompieri significa: "Fatelo crollare"». Risposta: a prescindere dal fatto che la seconda ipotesi — relativa a un proprietario che intende truffare le società di assicurazioni — non ha molto a che fare con un complotto sull’11 Settembre in generale — a meno di sostenere che tutti gli ebrei, e in particolare i capitalisti ebrei, sono in combutta fra loro, con il governo americano e con quello israeliano, il che è precisamente quanto una parte del Truth Movement afferma —, sia Larry Silverstein sia i pompieri con cui ha interagito l’11 settembre — ma ai quali certo non ha potuto dare ordini — hanno dichiarato che pull it non significa affatto «fatelo crollare» nel gergo dei pompieri ma «abbandonatelo» e si riferiva al fatto che ormai tutte le persone erano uscite dall’edificio e che i pompieri rimasti all’interno rischiavano la vita per salvare soltanto beni materiali. I pompieri, in effetti, uscirono e il crollo dell’edificio numero 7 non comportò perdite di vite umane. In realtà, i complottisti cercano di utilizzare a loro favore la circostanza secondo cui tutti i rapporti tecnici sull’11 Settembre dichiarano che il crollo dell’edificio 7 è difficile da spiegare. Si avanzano varie ipotesi — urto di enormi detriti caduti dalle Torri Gemelle, effetti dell’onda sismica, modesta quando rilevata dalla Columbia University a trenta chilometri di distanza, ma assai più rilevante vicino all’epicentro, incendi, e forse anche difetti nella costruzione dell’edificio — e probabilmente solo la loro combinazione spiega il crollo. Il fatto che i rapporti esprimano difficoltà e perplessità sull’episodio — tutto sommato minore — dell’edificio 7 non smentisce, ma conferma la loro serietà. Un rapporto scientifico quando ha difficoltà a spiegare un fenomeno lo afferma chiaramente. Per il complottista, invece, o la scienza «ufficiale» è capace di spiegare tutto e subito, oppure si ha la prova che è in combutta con i cospiratori e in malafede. 8. «Nessun aereo ha colpito il Pentagono l’11 settembre. I guasti riguardano un’area troppo piccola rispetto alle dimensioni di un Boeing 757, l’"impronta" sulla parete demolita non è quella di un aereo, nessuno ha visto un aereo di linea e le finestre del Pentagono non si sono neppure rotte. Dunque si trattava di un missile militare». Si tratta delle tesi intorno a cui Thierry Meyssan, presidente e fondatore del Réseau Voltaire, un organismo francese che si consacra alla promozione dell’anticlericalismo e del libero pensiero, ha costruito la sua fortuna. Il suo libro — uscito in italiano con il titolo L’incredibile menzogna (39) — è stato tradotto in diciotto lingue e ha trasformato il personaggio in una media azienda, con un fatturato — fra libri, conferenze, DVD e apparizioni televisive a pagamento — di tutto rispetto. Risposta: ognuno si arricchisce come può, ma gli esperti che hanno condotto l’inchiesta dell’American Society of Civil Engineers, fra cui diversi hanno anche qualifiche universitarie, hanno risposto a Meyssan che solo nei cartoni animati un corpo che si schianta a grande velocità su una parete solida lascia un’impronta che corrisponde alla sua forma. L’impronta deriva inoltre dalla sola fusoliera centrale, dal momento che le ali sono schizzate via al momento dell’impatto, tanto più che un’ala aveva già toccato o almeno sfiorato il terreno: il Pentagono, più basso, era più difficile da colpire, per un pilota dotato di licenza ma di esperienza comunque limitata, delle Torri Gemelle. Per buona fortuna — diversamente, le vittime sarebbero state più numerose — l’aereo guidato dal terrorista Hani Anjour colpì un’ala del Pentagono dove entro cinque giorni sarebbe stata completata — ma era già quasi finita — l’installazione di materiale sperimentale, finestre comprese, «a prova di bomba», che ha retto in modo eccellente all’impatto. Le telecamere di sorveglianza, invece, erano indubbiamente troppo lente per un edificio importante come il Pentagono, scattavano fotografie sequenziali piuttosto che filmati, e questo spiega perché sia difficile, esaminando quanto hanno ripreso, capire che cosa esattamente si stesse avvicinando all’edificio. Contrariamente a quanto sostiene Meyssan, l’amministratore delegato della prima azienda privata d’ingegneria strutturale chiamata a indagare sul luogo dell’impatto, la KCE Structural Engineers, ha dichiarato: «Ho tenuto in mano parti dell’aereo con il marchio della linea aerea [...]. Ho tenuto in mano parti di uniformi dell’equipaggio, cui talora erano ancora attaccati resti umani. Vi basta?» (40). Infine, una domanda per Meyssan: se il volo American Airlines 77 non si è schiantato sul Pentagono, dove sono finiti i suoi passeggeri? Naturalmente la domanda vale anche per coloro che sostengono che i voli American Airlines 11 e United Airlines 175 non sono finiti contro le Torri Gemelle. E la risposta più comune nel Truth Movement è che questi tre aerei sono stati fatti atterrare e i loro passeggeri ed equipaggi reimbarcati sul volo United Airlines 93, cinicamente abbattuto da un aereo militare o da un razzo. Il problema di questa risposta non è tanto come ammassare tanti passeggeri in un unico aereo: utilizzando anche il bagagliaio e costringendoli a condizioni disumane — irrilevanti, dal momento che dovevano morire — sarebbe stato possibile. È che le analisi del DNA hanno permesso d’identificare il 95% dei passeggeri dei quattro voli e tutti i terroristi coinvolti nell’attacco — com’è noto, per l’analisi del DNA basta un minuscolo frammento — e ogni passeggero identificato era esattamente dove doveva essere. Naturalmente, il complottista obietterà ancora che tutte le persone coinvolte nelle analisi del DNA facevano parte del Complotto con la C maiuscola. Ma questo riporta a un problema di fondo: la raccolta dei campioni e le successive analisi hanno coinvolto centinaia di persone di agenzie federali e di aziende e di laboratori privati diversi, e che un complotto cui partecipano centinaia di persone non sia presto o tardi smascherato con tutte le prove del caso è tecnicamente impossibile. 9. «Non è possibile che i passeggeri abbiano chiamato con i loro cellulari dai voli dirottati. Nel 2001 non esistevano cellulari in grado di funzionare da un aereo in volo». Risposta: noto anzitutto che l’obiezione è stata riformulata con riferimento al 2001. Oggi pacificamente la maggior parte dei cellulari è in grado di funzionare da un aereo in volo su una zona dove troverebbe normalmente campo, tanto che vi sono già voli dove, in via sperimentale, l’uso dei cellulari è autorizzato e nel giro di qualche anno questo avverrà sulla maggioranza dei voli, una volta superati i problemi di sicurezza, noti e oggi facilmente risolvibili, ma con un costo di cui non è ancora chiaro il modo di addebito ai passeggeri. Secondo i tecnici delle società di telefonia cellulare che hanno testimoniato nel corso delle diverse indagini, nel 2001 sarebbe stato impossibile telefonare — e, per la verità, è difficile anche oggi — da un aereo che voli a una altezza superiore ai cinquantamila piedi, pari a 15.240 metri, un’altezza — peraltro — che i Boeing 757 e 767 non raggiungono mai e la loro stessa quota massima di 46.000 piedi, che si riduce con l’aumento del carico, è già di per sé raggiunta di rado. Invece, nel 2001 non sarebbe stato impossibile ma soltanto problematico, nonché connesso alle caratteristiche dell’aereo e del territorio — con chiamate che s’interrompono e dove il numero va richiamato ogni due o tre minuti —, telefonare tra i trentacinquemila piedi, pari a 10.668 metri e i 41.000 piedi, pari a 12.497 metri. Il volo United 93, che si schiantò a terra in Pennsylvania, non ha mai superato l’altezza di 40.700 piedi, pari a 12.405 metri. E infatti — qualunque cosa mostri il film, peraltro artisticamente apprezzabile e sostanzialmente fedele ai fatti, United 93 del regista inglese Paul Greengrass (41) — ai passeggeri che chiamarono i loro parenti con i cellulari da quel volo, come Thomas «Tom» Burnett (1963-2001) e Andrew Garcia (1939-2001), capitò esattamente quello che, secondo i tecnici specializzati in cellulari, doveva succedere: le loro telefonate duravano meno di un minuto, dopo di che dovevano richiamare. Altri chiamavano non dai cellulari, ma dai telefoni fissi di cui molti sedili dell’aereo — come avviene normalmente negli Stati Uniti d’America sugli aerei più grandi — erano dotati e che funzionano anche sui voli transoceanici ad altezze superiori a cinquantamila piedi, senza avere i problemi dei telefoni cellulari. Quanto agli altri tre aerei coinvolti nei fatti dell’11 Settembre, le telefonate dai cellulari si riferiscono a quando erano scesi sotto ai diecimila piedi, pari a 3.048 metri, e, qualunque cosa ne dica qualche complottista, anche i «primitivi» cellulari del 2001 erano in grado di funzionare a quest’altezza, pure da un aereo in volo e purché fossero sufficientemente vicini a un ripetitore, la cui presenza negli Stati Uniti d’America — tanto più nelle, e intorno alle, aree urbane di New York e di Washington — era ed è capillare. L’obiezione secondo cui i terroristi, se davvero vi fossero stati, avrebbero impedito ai passeggeri di telefonare non è convincente: su ciascuno dei tre voli che raggiunsero i loro obiettivi l’11 settembre erano imbarcati cinque terroristi, e sul volo United 93 solo quattro. Forse la piccola differenza è stata decisiva, anche se l’elemento che ha determinato la rivolta dei passeggeri è il fatto che, grazie ai telefoni, cellulari e non, essi sapevano che cosa era successo a New York, dunque che sarebbero comunque morti. Quattro o cinque terroristi sono in ogni caso insufficienti a controllare tutti i passeggeri, né era questo l’obiettivo principale dei dirottatori. 10. «Il volo United 93 non è caduto in seguito alla rivolta dei passeggeri, ma è stato abbattuto da un misterioso aereo bianco visto da sei testimoni nelle vicinanze del luogo della caduta». Risposta: l’aereo bianco vi era certamente. Si trattava di un aereo privato Falcon 20 di proprietà della VF Corporation, che produce articoli di abbigliamento con il marchio Wrangler. Esiste ancora — dunque non si è schiantato sullo United 93 —, non è un aereo militare — dunque non avrebbe potuto abbatterlo — e i proprietari e i piloti hanno testimoniato di aver ricevuto istruzioni dall’amministrazione dell’Aviazione Civile di rimanere in zona e di descrivere quello che vedevano: al momento del loro passaggio, rovine fumanti. Presunte «testimonianze» di militari che avrebbero dichiarato a questo o quel complottista — in particolare al colonnello in pensione Donn de Grand-Pre — di aver partecipato all’abbattimento dello United 93 sono state energicamente smentite dagl’interessati. Il fatto che detriti — ma non, contrariamente a quanto talora si legge, resti umani, tutti ritrovati nelle immediate vicinanze dell’impatto — siano stati rinvenuti fino a un miglio e mezzo dal luogo d’impatto — non a sei miglia, come vorrebbero i complottisti – è coerente con la meccanica dell’impatto a terra riscontrata in innumerevoli altri incidenti aerei e alla direzione del vento del giorno 11 settembre 2001. Alcuni complottisti, dopo aver letto che pezzi dell’aereo erano stati ritrovati nel lago Indian Lake, sono corsi ai loro computer e hanno ricavato dai navigatori disponibili su Internet che l’Indian Lake è a sei miglia dal luogo dell’impatto del volo United 93. Ma i navigatori indicano la distanza in automobile, mentre i detriti dopo un impatto volano via in linea d’aria e non seguono le strade carrozzabili. L’Indian Lake dista un miglio e mezzo in linea d’aria dal luogo in cui si schiantò lo United 93. 11. «Il servizio segreto israeliano, il Mossad [«l’Istituto», abbreviazione di Ha-Mossad le-Modi‘in ule-Tafkidim Meyuhadim, «Istituto per l’intelligence e i servizi speciali»], sapeva che le Torri Gemelle sarebbero state colpite. Infatti avvisò in anticipo i quattromila ebrei che vi lavoravano, consigliando loro di darsi malati, e nessun ebreo è morto nel disastro di New York». Risposta: questa leggenda urbana — classificata come tale dagl’istituti specializzati che le studiano — è stata diffusa per la prima volta il 15 settembre 2001 dal quotidiano al-Thawra, che appartiene al governo della Repubblica Araba di Siria, e dalla televisione libanese al-Manar, l’emittente televisiva del movimento Hezbollah. Anche qui vale l’osservazione preliminare secondo cui un segreto condiviso da quattromila persone non sarebbe stato più tale dopo dieci minuti. Davvero gli ebrei che lavoravano nelle Torri Gemelle non avrebbero avvisato gli amici e i parenti — talora figli o coniugi — non ebrei che si sarebbero trovati l’11 settembre negli stessi edifici? Comunque sia, si conoscono i nomi delle 2.749 vittime di New York dell’11 Settembre, di cui 2.071 lavoravano abitualmente nelle Torri Gemelle. I morti ebrei —intendendo questo termine nel senso culturale in cui lo usano i demografi, a prescindere dalla pratica religiosa attiva, che coinvolgeva 172 delle vittime — sono 404, poco meno del 20% dei lavoratori del World Trade Center morti l’11 settembre. La percentuale è superiore a quella degli ebrei che vivono a New York, pari al 12%, il che non è sorprendente perché la società di consulenza Cantor Fitzgerald, che ha pagato un tributo di 390 morti, aveva un alto numero di dipendenti ebrei. Alcuni dei morti erano figure molto note nella comunità ebraica per le loro attività filantropiche e culturali o religiose, come il vicepresidente anziano della stessa Cantor Fitzgerald, Jeffrey Grant Goldflam (1953-2001), o Neil David Levin (1955-2001), direttore della Port Authority, la società che gestisce i porti e gli aeroporti di New York, o ancora l’israeliano Hagay Shefi (1966-2001), un genio del software e co-fondatore della GoldTier Corporation, i cui uffici erano al World Trade Center. 12. «Lei, dopo tutto, non è né un ingegnere civile né un ingegnere aeronautico». Risposta: è proprio così. Non lo sono neppure, come si è già accennato, gli esponenti del Truth Movement. Mentre decine di professori universitari d’Ingegneria Civile e di Ingegneria Aeronautica hanno testimoniato nell’indagine del NIST sulle Torri Gemelle, e l’indagine sul Pentagono è stata commissionata e pubblicata dall’Associazione Americana degli Ingegneri Civili, e redatta, fra gli altri, da uno dei più noti specialisti mondiali d’Ingegneria Strutturale, il professor Mete A. Sozen della Purdue University. Se si tratta di scegliere, in materia di competenza nelle branche specifiche dell’ingegneria rilevanti per il nostro tema, fra costoro — molti dei quali, mi permetto di ripeterlo, sono di idee politiche piuttosto lontane da quelle dell’attuale governo americano — e il gruppo di docenti di Storia e di Filosofia, giornalisti e attivisti politici che diffondono le tesi del Truth Movement, la scelta per qualunque persona di buon senso non mi sembra troppo difficile. -
La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto
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II. L’Ombra delle Torri: le questioni tecniche a. La questione delle fonti L’Ombra delle Torri è il titolo della traduzione italiana dell’opera di culto di un geniale creatore di fumetti, Art Spiegelman (24), nemico giurato dell’amministrazione Bush ma non complottista. Rende male il titolo originale, In the Shadow of No Towers, «All’ombra di nessuna torre», che fa riferimento al senso di vuoto di un newyorchese, da cui comunque si deve partire: prima le Torri Gemelle c’erano, ora non vi sono più. E questo lo riconoscono perfino i complottisti. La più consueta tattica complottista consiste in quello che in inglese si chiama shooting the messenger, «sparare sul messaggero» e non prendere in esame il messaggio. Si può rispondere, con Antonio Gramsci (1891-1937), che questo «[...] non significa che abolendo il barometro si abolisca il cattivo tempo» (25). Tuttavia, vale la pena di spendere qualche parola sulle aggressioni complottiste alla risposta più facilmente accessibile e più nota alle tesi tecniche del Truth Movement: il numero speciale del marzo 2005 della più conosciuta rivista di divulgazione scientifica americana, Popular Mechanics — il più venduto nella storia centenaria della pubblicazione statunitense — rielaborato sotto forma di volume nel 2006 con il titolo Debunking 9/11 Myths. Why Conspiracy Theories Can’t Stand Up to the Facts, «Smontare i miti dell’11 Settembre. Perché le teorie complottiste non possono reggere alla prova dei fatti» (26). Dopo che l’inchiesta di Popular Mechanics era stata riassunta anche da fonti di stampa italiane, due fra i più noti sostenitori delle teorie del Truth Movement in Italia, il professor Franco Cardini, noto studioso di Storia Medioevale, e il giornalista ed eurodeputato Giulietto Chiesa hanno pubblicato un breve scritto in cui sostengono che il testo della rivista americana sarebbe stato «redatto non da "trenta giornalisti" bensì da uno solo, Benjamin Chertoff» (27), «[...] nipote di Michael Chertoff, un signore che il Presidente Bush ha nominato a capo del Dipartimento "Homeland Security". Un ministro, quindi: il quale ben conosce le questioni dell’11 Settembre, in quanto era a quel tempo assistant attorney a New York (e in tale veste è stato anche sospettato di aver occultato alcune prove che sarebbero state utili all’inchiesta). La parentela è stata confermata dal giornalista Christopher Bollyn su American Free Press del 7 marzo 2005 (al quale il Chertoff aveva cercato di mentire, negando il fatto). Naturalmente, dopo che negli States la cosa è stata smascherata, il dossier di Popular Mechanics è rapidamente scomparso dalla circolazione: oggi più nessuno lo citerebbe senza coprirsi di ridicolo. Ma, come accade sovente, lo si è ripresentato sotto altra forma (il libro Debunking 9/11 myths [sic] a cura di David Dunbar e Brad Reagan [sic], Hearst Books, nato già vecchio) e intanto, secondo una buona regola commerciale di stampo liberista, si è cercato di riciclarlo alla periferia dell’impero. Non fanno così le multinazionali, quando "regalano" ai bambini africani derrate e medicinali scaduti, deducibili dalle imposte?» (28). Quanto ai trecento esperti intervistati da Popular Mechanics, lo stesso documento sostiene che sarebbe «[...] stato altresì accertato che i molti pretesi intervistati dal Chertoff si riducevano da intervistati a ripetitori delle tesi avallate e fatte proprie dall’amministrazione Bush, quando non addirittura a persone in un modo o nell’altro legate agli organi governativi» (29). A prescindere dalla strana logica per cui un intervistato che sia favorevole alle tesi «dell’amministrazione Bush» sia un «preteso intervistato» — solo chi fa parte della minoranza che non ha votato per Bush nelle elezioni presidenziali del 2004 ha titolo a essere definito «vero intervistato»? —, noto subito una caratteristica essenziale del complottismo: la credenza secondo cui sarebbero possibili complotti ai quali partecipano milioni di persone. Gl’impiegati dello Stato americano — esclusi quelli degli uffici postali — sono oltre un milione e novecentomila. Se si aggiungono quelli delle aziende «in un modo o nell’altro legate agli organi governativi», o che lavorano per l’amministrazione pubblica, si arriva a parecchi milioni di persone. Tutti inattendibili e tutti coinvolti nel complotto? Se si escludono dal novero dei possibili esperti intervistati gli elettori che hanno votato per Bush, gl’impiegati dello Stato e quelli di aziende che ricevono sovvenzioni o lavorano per lo Stato, il campo si restringe notevolmente. Tuttavia, fra gli esperti definiti «testimoni privilegiati» dall’inchiesta di Popular Mechanics — cioè fra coloro dei trecento intervistati che hanno riletto e approvato le conclusioni dell’inchiesta per le parti di loro pertinenza — vi sono i presidenti o i direttori generali delle principali aziende private specializzate che si sono occupate di ricerche e di lavori sulle scene degli attentati dell’11 Settembre — che evidentemente, se hanno indagato, lo hanno fatto per conto di «organi governativi», ma che rimangono indipendenti —, e undici docenti d’ingegneria e materie affini presso i più prestigiosi atenei americani. Le università americane, a differenza di quelle italiane, non dipendono dal governo federale, anche se possono ricevere sovvenzioni per specifici progetti, ed è noto come i professori universitari siano una categoria particolarmente ostile all’attuale amministrazione degli Stati Uniti d’America. Se «il dossier di Popular Mechanics è rapidamente scomparso dalla circolazione», questo è avvenuto per il suo straordinario successo — diverse ristampe sono andate esaurite in pochi giorni —; ma il libro Debunking 9/11 Myths è, nella sostanza, il testo del numero di Popular Mechanics, arricchito da una divertente appendice sulle reazioni dei complottisti all’inchiesta della rivista statunitense. Ben lungi dal non citarlo per paura di «coprirsi di ridicolo», il testo non solo è citato praticamente da qualunque fonte si occupi dell’11 Settembre, ma nella forma di libro è uscito con una prefazione del sen. John McCain, repubblicano dell’Arizona, non certo una figura di secondo piano della politica statunitense e, secondo i sondaggi di diversi istituti demoscopici, uno dei candidati più popolari fra quanti hanno annunciato o ipotizzato una loro candidatura alle elezioni presidenziali del 2008. Sulla questione se Benjamin Chertoff sia l’unico autore dell’inchiesta di Popular Mechanics o un membro di un’équipe di trenta giornalisti, la rivista americana mantiene la seconda versione, e non è chiaro da dove il Truth Movement abbia dedotto la prima. La notizia della sua parentela con Michael Chertoff ha avuto negli Stati Uniti d’America il peso che merita, sia perché l’American Free Press è un settimanale scandalistico e antisemita fondato nel 2001 da redattori di The Spotlight dopo il fallimento di quest’ultima pubblicazione — animata da Willis Carto, spesso definito come il padre del moderno antisemitismo americano, il quale continua del resto a collaborare all’American Free Press —,sia perché, in una dichiarazione resa dopo l’articolo incriminato, la madre di Benjamin Chertoff ha precisato di aver parlato una volta sola, per pochi minuti al telefono, con Christopher Bollyn, giornalista del discusso settimanale, riferendogli che Michael Chertoff era «forse un lontano cugino» (30) di suo marito; del resto, secondo James B. Meigs, direttore di Popular Mechanics, Benjamin Chertoff, per quanto ne sapeva, «[...] non ha mai parlato» (31) in vita sua con Michael Chertoff. Per quanto la parola «nipote» possa avere diversi significati in lingua italiana, quanti di noi chiamerebbero «nipote» qualcuno che è «forse» il figlio di «un lontano cugino»? Il dato più importante è però un altro: l’inchiesta di Popular Mechanics non ha nessun carattere particolarmente innovativo. È stata recensita in modo estremamente favorevole anche da riviste notoriamente ostili all’amministrazione Bush — come Skeptic, l’organo assai letto, e ancor più spesso citato negli Stati Uniti d’America, della Skeptic Society, che ha fra i suoi dirigenti professori universitari che ritengono la religione una forma di superstizione nemica della scienza, e detestano il presidente Bush per i suoi legami con il mondo protestante conservatore (32) — perché fornisce al grande pubblico, in una forma accessibile anche a chi non sia un ingegnere, un riassunto di cento pagine, note escluse, del Final Report of the National Construction Safety Team on the Collapses of the World Trade Center, un documento di circa diecimila pagine pubblicato nel 2005 e firmato da duecento esperti del NIST, il National Institute of Standard and Technology (33), l’agenzia federale che si occupa, fra l’altro, di sicurezza nel settore delle costruzioni, corredato da oltre mille interviste e oltre settemila fotografie, e del più breve — ma non meno denso — rapporto sull’attacco al Pentagono The Pentagon Building Performance Report, pubblicato nel 2003 dall’American Society of Civil Engineers (34) che è quanto di più vicino esista negli Stati Uniti d’America — che pure non conoscono la disciplina ordinistica obbligatoria delle professioni liberali tipica dell’Europa Continentale — al nostro Ordine degli Ingegneri. Il lavoro di Popular Mechanics segue passo passo questi due documenti — oltre a fare riferimento ad altre indagini pubbliche e private — che la maggioranza dei lettori non ha né il tempo né le capacità tecniche per leggere. Quando i critici italiani di Popular Mechanics invitano un po’ ingenuamente i suoi estimatori a leggersi le «oltre mille pagine» (35) di opere complottiste a loro note, dimenticano che il lavoro in questione non intende fare nulla di più — ma neanche nulla di meno — che riassumerne circa quindicimila di rapporti ufficiali che hanno già implicitamente, e talora esplicitamente, risposto alle obiezioni tecniche del Truth Movement. -
Prezzo Proscar
smith ha risposto ad una discussione creata da nioc in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
Non ci siamo. I farmaci come proscar hanno un prezzo fissato e le farmacie non possono certo cambiarlo, nè aumentarlo, nè fare sconti. Aggiornano quotidianamente la banca dati codifa e il prezzo può variare anche più volte in un mese, ma varierà nello stesso momento in tutte le farmacie. -
Minovital 2%
smith ha risposto ad una discussione creata da anonimo88 in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
I risultati ottenuti con minoxidil e finasteride sono proporzionali alla gravità dell'aga e comunque soggettivi. Una persona destinata a rimanere completamente calva, come lo è stato berlusconi, non può porre rimedio con alcuna cura al momento disponibile. -
finasteride EG
smith ha risposto ad una discussione creata da kaio85 in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
Sì, è uguale. -
Prezzo Proscar
smith ha risposto ad una discussione creata da nioc in Minoxidil, Finasteride, Propecia e Proscar
Attento. Il prezzo sui medicinali è fissato dall'ssn, le farmacie non possono assolutamente variarlo. Al limite è in commercio il generico che costa circa 1 euro meno, ma, ripeto, non esistono differenze di prezzo da farmacia a farmacia. Con ricetta rossa si può pagare un ticket che viene calcolato sulla differenza di prezzo fra generico e proscar. Il medicinale è riegistrato per la cura dell'iperplasia prostatica, non può essere prescritto per cura dell'aga, per la quale è in commercio Propecia. -
Ricapitolando, in base a quello che hai detto, il volo American 77 non ha colpito il Pentagono, ma è stato dirottato e i suoi passeggeri ed equipaggio sequestrati e poi uccisi dagli agenti della CIA, la prova è che non esistono video dell'aereo di linea, ma, come dichiari ora, non sarebbe neanche un missile che avrebbe evidentemente fatto danni diversi all'edificio. Ci sarebbe quindi un altro aereo che ha compiuto l'attentato, di cui non si conosce la provenienza, ma comunque previsto nel complotto del governo americano. Se ho sbagliato in qualche punto puoi rettificare e fare chiarezza.
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La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto
smith ha aggiunto una discussione in Off topic / Paparazzate
I. Il ritorno delle teorie del complotto Le teorie del complotto e la visione «complottista» della storia sono oggetto di una vastissima letteratura (1), e hanno trovato negli ultimi anni il loro principale studioso nel sociologo americano Michael Barkun (2). La sociologia maggioritaria definisce il «complottismo» come il tentativo, per definizione minoritario, di conservare in diversi campi del sapere umano — ma principalmente nella storia e nella scienza — elementi del rejected knowledge, della «conoscenza scartata», cioè le ipotesi che la comunità scientifica nella sua vasta maggioranza — mai nella totalità, perché l’espansione del numero delle cattedre e dei docenti fa sì che se ne trovi sempre anche qualcuno a sua volta complottista —, dopo averle esaminate, ha respinto come spiegazioni false o inadeguate della realtà. Il complottista immagina che il rigetto della teoria cui è affezionato non sia avvenuto perché, seguendo i suoi normali e consueti modi di funzionamento, la comunità scientifica è riuscita a «falsificarla», nel senso di provarla come falsa, ma perché la maggioranza degli studiosi — nonché dei mediache riportano le loro conclusioni, e delle istituzioni politiche, professionali e religiose che ne tengono conto — partecipa a un vasto complotto dietro cui si celano «sette» misteriose ma potentissime, interessi inconfessabili o poteri capaci di punire con la morte chiunque non obbedisca. Mentre «microcomplotti», che coinvolgono un numero relativamente limitato di persone, si verificano quotidianamente in molteplici ambiti — è possibile ed è avvenuto, per esempio, che una decina di colleghi gelosi si mettano d’accordo per impedire a un docente di farsi strada pubblicando un suo articolo su una rivista prestigiosa — i «macrocomplotti» di cui propriamente postula l’esistenza il complottista e che dovrebbero coinvolgere migliaia o anche milioni di persone sono tecnicamente impossibili. Come già metteva in luce la «sociologia del segreto» del sociologo tedesco Georg Simmel (1858-1918), un segreto può essere davvero mantenuto solo da un numero ristretto di persone, al più, qualche centinaio: un segreto noto a migliaia di persone non è più tale, perché è statisticamente certo che qualcuno lo svelerà (3). Il complottismo non ha dunque alcuna plausibilità scientifica: ma ha un grande interesse sociologico, perché è sempre il sintomo di profondi disagi — personali quando si tratta di manie individuali, sociali quando le teorie del complotto sono condivise da migliaia di persone — che vanno studiati e affrontati come tali. Un esempio clamoroso di come il «complottismo» — come sostiene precisamente Barkun — non sia affatto scomparso, ma anzi cresca, in una società che pure è caratterizzata da una sempre maggiore divulgazione dei risultati delle scienze sia naturali sia umane, storia compresa, è costituito dai sessanta milioni di copie vendute del romanzo dello scrittore americano Dan Brown Il Codice da Vinci (4), che sia l’autore presenta, sia — volendo credere a indagini demoscopiche svolte in vari paesi — una parte importante dei lettori percepisce non come una semplice opera di fiction ma come il disvelamento di un grande complotto che avrebbe occultato la verità sulle origini del cristianesimo e della Chiesa Cattolica. La tesi centrale di Brown è che Gesù Cristo non avrebbe mai preteso di essere Dio, avrebbe sposato Maria Maddalena da cui avrebbe avuto una figlia, e ai suoi discendenti carnali, gli ultimi dei quali sopravviverebbero ancora oggi — non agli apostoli e ai loro successori — avrebbe voluto lasciare la guida della Chiesa. Questa verità sulle origini del cristianesimo sarebbe stata nascosta da un complotto sia delle Chiese cristiane sia della comunità scientifica, dove peraltro, fin dal secolo XIX, le cattedre di Storia del Cristianesimo sono spesso occupate da laicisti o da marxisti, non da cristiani. Si ha qui un eloquente esempio di come funziona il complottismo. Brown non ha inventato nulla, né — come afferma — rivela al mondo documenti che la comunità scientifica si sarebbe rifiutata di esaminare. Il primo nucleo delle sue affermazioni si trova nei cosiddetti Dossiers Secrets, depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi nel 1967 dall’avventuriero Pierre Plantard (1920-2000) e pubblicati nello stesso anno dal giornalista Gérard de Sède (1921-2004) (5); il secondo nell’opera dei giornalisti inglesi Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln — pseudonimo di Henry Soskin — Il Santo Graal del 1982 (6). Queste opere non sono state affatto ignorate dagli studiosi accademici: sono state esaminate e dichiarate irrilevanti in quanto basate su documenti falsi, non testi antichi ma grossolane mistificazioni del secolo XX; un fatto che gli stessi «confezionatori» dei Dossiers Secrets avrebbero confermato negli anni 1980 (7). Si tratta dunque di rejected knowledge: di presunte «conoscenze» non «ignorate» perché «il Vaticano» o chiunque altro fosse in grado di controllare migliaia di studiosi interessati alle origini del cristianesimo e di diversissimo orientamento — il che è evidentemente impossibile —, ma rifiutate perché provate come false e, in questo caso, anche fondate su falsi materiali, cioè documenti «antichi» fabbricati negli anni 1960 con le tecniche tipiche dei falsari di professione. Chi, come Brown, si ostina a considerare veri — e censurati da un complotto — documenti la cui falsità è stata provata da decenni, e le relative teorie, è precisamente un complottista. E il fatto che il complottista persuada milioni di persone è il sintomo di un malessere sociale, in questo caso delle difficoltà di comunicazione — talora semplicemente tecniche, più spesso dovute alla malizia di media che manifestano evidenti pregiudizi anticristiani — che rendono problematico per le Chiese e per la stessa comunità scientifica che studia le origini cristiane fare conoscere i risultati delle ricerche più serie al grande pubblico. Fra le ragioni del successo de Il Codice da Vinci — a fronte dell’insuccesso di precedenti opere complottiste dello stesso Brown —ipotizzo che abbia giocato un ruolo la tragedia dell’11 settembre 2001 (8). Dopo che questa tragedia ha mostrato anche all’osservatore più distratto che la storia — lungi dall’essere «finita» con la fine della Guerra Fredda (1946-1991) — si era fatta semmai più tortuosa e complicata, le «teorie del complotto» sono tornate di moda grazie alla loro capacità di spiegare fenomeni complessi attraverso il ricorso all’azione di pochi attori: i massoni, gli ebrei, il Vaticano, o magari il Priorato di Sion, che ne Il Codice da Vinci è l’organizzazione segreta che protegge i discendenti carnali di Gesù e della Maddalena, oppure l’Opus Dei, che nello stesso romanzo cerca di strappare al Priorato i suoi segreti e di utilizzarli per ricattare la Santa Sede. Dopo l’attentato che ha colpito le città di New York e di Washington è emerso però un altro massiccio fenomeno di complottismo che non solo nasce nel clima del dopo-11 Settembre, ma riguarda gli stessi avvenimenti dell’11 settembre 2001. Su come questi si siano svolti — anche se non mancano, come sempre avviene e tanto più a pochi anni di distanza dai fatti, aspetti ancora oggetto di discussione — vi è un consenso che non è solo, come i complottisti talora sostengono, delle autorità di governo americane, ma coinvolge la stragrande maggioranza — con le solite eccezioni che, come si dice, confermano la regola — della comunità scientifica, dove pure predominano posizioni non certo favorevoli all’attuale amministrazione americana. Si tratta di attentati pianificati e compiuti dal terrorismo ultra-fondamentalista islamico e in particolare da un’organizzazione terroristica di questo ambiente, Al-Qa‘ida,«La Base», guidata dal terrorista di origine saudita Osama bin Laden. Altre ipotesi sono state considerate e scartate, non frettolosamente ma dopo ampi studi, condotti non soltanto dal governo americano, ma anche — se non principalmente — da agenzie e da commissioni scientifiche e accademiche indipendenti, e devono quindi essere considerate parte del rejected knowledge. Questo rejected knowledge è ripreso da oltre un milione di pagine Internet (9), da un buon centinaio di libri e da una ventina di documentari disponibili in DVD. Non si tratta ancora di cifre paragonabili al Codice da Vinci — oltre cinque milioni di riferimenti su Internet —, ma anche intorno all’11 Settembre è nato un cosiddetto Truth Movement, un «Movimento della Verità», che presenta molti aspetti sociologicamente simili ai nuovi movimenti religiosi più controversi: i suoi sostenitori celebrano veri e propri rituali che li confortano in convinzioni che la maggioranza dei cittadini e la comunità scientifica non condividono. È vero che nel Truth Movement vi sono talora docenti universitari, ma — a prescindere dal fatto che il numero di tali docenti è oggi così alto che se ne trovano anche, per esempio, in culti dei dischi volanti e in altri movimenti non meno controversi — sono quasi completamente assenti i docenti con competenze specifiche in materia d’ingegneria o di fondamentalismo islamico contemporaneo (10), mentre non mancano teologi, filosofi, specialisti di letteratura o storici del Medioevo. Il movimento cita spesso come fiore all’occhiello l’attiva partecipazione di Steven Earl Jones, presentato come professore di fisica alla Brigham Young University, l’università della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, popolarmente nota come Chiesa mormone, che è fra i maggiori atenei degli Stati Uniti d’America gestiti da un’organizzazione religiosa. Tuttavia un fisico teorico non è un ingegnere, la Facoltà d’Ingegneria della stessa Brigham Young University ha preso posizione contro le sue tesi in modo così duro da costringere il docente a dimettersi il 20 ottobre 2006, e il professor Jones ha comunque la tendenza a vedere complotti un po’ dovunque, anzitutto contro di lui, dopo che le ricerche sue e di colleghi dell’University of Utah sulla cosiddetta «fusione fredda», pubblicate nel 1985, sono state criticate e sono a loro volta sprofondate nel rejected knowledge (11). Dal momento che l’11 Settembre è stato uno degli avvenimenti fondamentali della nostra epoca e ha avuto conseguenze decisive in campo politico, religioso e culturale, il fatto che qualcuno neghi che un attacco dell’ultra-fondamentalismo islamico — che, com’è bene ribadire costantemente contro ogni impropria generalizzazione, non rappresenta certo tutto l’islam, e neppure tutto l’islam fondamentalista (12), ancorché possa trovare nell’interpretazione maggioritaria della religione islamica, in particolare quanto al rapporto fra fede e ragione, elementi di sostegno e di giustificazione (13) — sia veramente avvenuto in quella data rischia d’indebolire in modo radicale la reazione dell’Occidente alla nuova guerra mondiale che l’islam ultra-fondamentalista ha a esso dichiarato e continua a condurre (14). Di qui l’interesse di occuparsi delle tesi del Truth Movement da due punti di vista: quello tecnico e quello — a mio avviso assai più importante, e sistematicamente trascurato nel dibattito mediatico sul tema — dell’ultra-fondamentalismo islamico. Preciso che intendo prendere in esame la sostanza delle tesi complottiste dell’11 Settembre. Mentre gli esponenti del Truth Movement ricorrono sistematicamente all’attacco ad hominem, per cui chiunque dubiti delle loro teorie è o «un ebreo» (15) oppure «pagato dal governo americano», in questa sede non perseguirò la facile strada che consisterebbe nel mostrare come non tutti, ma moltissimi sostenitori del «complotto dell’11 Settembre» credono anche ad altri complotti, alcuni dei quali del tutto ridicoli, in materia di UFO, di extraterrestri, di pretesa sopravvivenza fino ai giorni nostri del cantante Elvis Presley (1935-1977), la cui morte sarebbe stata inscenata come parte di un complotto governativo, e di assassinio del presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy (1917-1963). Benché lo studio di queste tesi non sia irrilevante per comprendere meglio lo scenario complottista contemporaneo, mi limito a due esempi. Il primo riguarda David Icke, ex portiere della squadra di calcio del Coventry City, che all’epoca giocava nella Premier League, l’equivalente inglese della Serie A in Italia, e che si è trasformato nel più letto autore complottista dei nostri giorni, da cui i suoi omologhi italiani cercano talora di prendere le distanze, misconoscendo però il fatto che i suoi libri si vendono nel mondo dieci o cento volte di più dei loro. Icke sostiene che l’11 Settembre è un complotto ordito da vampiri «rettiliani», extraterrestri capaci di assumere sembianze umane che mirano a impadronirsi del nostro pianeta: di questa razza aliena farebbero parte, fra gli altri, il presidente degli Stati Uniti d’America George Walker Bush, il suo predecessore William Jefferson «Bill» Clinton e il primo ministro britannico Anthony Charles Lynton «Tony» Blair (16). Piaccia o no ai complottisti di casa nostra, Icke è il personaggio più seguito nel mondo complottista internazionale (17), e senza il suo sostegno il Truth Movement non avrebbe le dimensioni che ha. Non resisto, poi, alla tentazione di segnalare che secondo un altro pilastro del Truth Movement, il sito Internet conspiracyplanet.com, un ex adepto dell’Ordine degli Illuminati (18) avrebbe rivelato al giornalista Greg Szymanski che il complotto per scatenare una guerra fra l’Occidente e l’islam, che passa per l’organizzazione degli attentati dell’11 Settembre e per il discorso tenuto a Ratisbona, in Germania, da Papa Benedetto XVI il 12 settembre 2006, è stato ordito nel maggio del 2000 nel corso di una «Messa nera» (19) celebrata in Vaticano da padre Peter Hans Kolvenbach S.J., preposito generale della Compagnia di Gesù — un ordine religioso che è del resto obiettivo prediletto delle teorie del complotto dal secolo XVII ai nostri giorni —, che sarebbe segretamente il «leader del satanismo mondiale» (20), alla presenza dell’allora cardinale Joseph Ratzinger e del suo «amante gay che ha oggi [2006] 24 anni» (21), entrambi descritti come abituali frequentatori di «Messe nere» (22), nonché «dei satanisti Alberto Moscato [1963-2006 e che non ho mai personalmente incontrato, né in Vaticano né altrove, dirigente della maggiore fra le organizzazioni italiane che s’ispirano alle idee del magista inglese Aleister Crowley (1875-1947)] e Massimo Introvigne, entrambi agenti dei gesuiti» (23). Naturalmente non tutti gli esponenti del Truth Movement condividono le tesi deliranti di Greg Szymanski, il quale tuttavia — secondo una ricerca Google condotta il 15 dicembre 2006 — vanta oltre 58.000 riferimenti su Internet e un programma radiofonico principalmente dedicato a propagandare le tesi complottiste sull’11 Settembre, ripreso da una trentina di stazioni radiofoniche nazionali e locali negli Stati Uniti d’America. Non potendo confessare di aver organizzato io l’11 Settembre — certo con un piccolo aiuto da parte del regnante Pontefice, ma Szymanski mi chiederebbe anche di far saltare fuori Elvis Presley vivo e vegeto, e al momento non saprei onestamente dove trovarlo —, passo a esaminare dapprima le tesi per così dire tecniche del Truth Movement e quindi quello che è l’aspetto essenziale della vicenda, rispetto al quale gli aspetti tecnici svolgono la classica funzione di alberi che nascondono la foresta. -
La tua linea difensiva è univoca, ti rivolgi a tutti dicendo e ripetendo fino alla nausea "tu parli senza sapere". Come se ci fosse qualcosa da sapere di particolarmente tecnico di fronte a qualcosa di decisamente evidente anche per i profani. Se ti dicessi che uno senza occhi è cieco tu saresti capace di dirmi che non posso saperlo perchè non sono un medico.
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Lasciando perdere i deliri di vieri, mi è venuto in mente un pensiero che ebbi mentre l'11 settembre vedevo le immagini in televisione ed ancora le torri non erano crollate. La prima cosa a cui pensai fu che i danni erano ingenti e che le torri erano irrecuperabili, cioè la loro stabilità era comrpomessa per svariati piani. Ero convinto che avrebbero dovuto comunque farle venire giù, cioè, se fossero rimaste in piedi, non sarebbero state agibili e che quindi dovevano farle crollare . Poi le cose sono andate come sono andate.
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Ti conveniva tacere vieri. Come previsto hai inscenato la fiera delle assurdità. Aerei telecomandati, agenti cia che sequestrano e uccidono equipaggio e passeggeri del volo american 77...per poi affermare candidamente Prendo un tuo intervento a caso pescando nell'incredibile marea di idiozie che hai sparato: Già il pensare che tutti i piani di due grattacieli di oltre cento piani siano stati minati di nascosto tra le oltre 50000 persone che quotidianamente frequentavano il wtc rende le tue parole assurde. Ma pensare che, in un mondo parallelo partorito dalla tua mente, le cariche di dinamite e tutti i circuiti che le controllavano abbiano resistito agli incendi tanto da poter essere controllate e fatte esplodere a piacimento fa comprendere quanto tu sia ritardato. Gli americani lo hanno fatto un complotto, ma nel tuo cervello, bombardandolo con action movies di pessima qualità che hanno deformato la tua mente preparandola a credere a scenari improbabili e ridicoli.
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Io ti faccio alcune domande, se nel tuo prossimo post non risponderai quotandole una ad una, dimostrerai, soprattutto a te stesso, che quello che racconti è la fiera delle assurdità. Qualora rispondessi, dovresti comunque dire delle assurdità, ne convieni quindi che ti converrebbe non postare più. 1) Chi pilotava gli aerei del wtc? a - Piloti americani (cia o esercito) suicidi b - Gli aerei erano comandati da terra e i piloti sono stati esclusi dai comandi e impossibilitati a comunicare a terra che avevano perso il controllo. c - Gli aerei erano comandati da terra ed erano senza i piloti, cioè nessuno si era accorto della loro assenza in cabina di pilotaggio. 2) Perchè il crollo avviene esattamente nel punto d'impatto degli aerei, quando nelle esplosioni controllate il crollo avviene dai piani più bassi come si vede nei video presi a caso nella rete ? 3) Perchè nelle succitate demolizioni si sentono esplosioni fortissime un istante prima del crollo con evidenti getti di detriti mentre in palazzi enormi come le torri gemelle si vedono dei piccoli sbuffi? 4) Perchè delle numerose imprese di demolizioni del mondo nessuno si è azzardato a dire che quella del wtc è stata una demolizione controllata? Se così fosse ci sarebbe stato un intervento in massa da parte degli esperti del settore per far valere le loro ragioni: a - fanno tutte parte del complotto b - l'11 settembre erano al mondiale di calcetto dei demolitori c - hanno semplicemente considerato che l'11 settembre non c'è stata alcuna demolizione controllata 5) Dove sono i passeggeri e l'equpaggio e l'aereo del volo American 77? 6) Se non è stato il volo american 77 a colpire il pentagono cosa è stato? a - un missile sparato da un caccia americano b - un missile intelligente sparato da un incorciatore americano c - un missile sparato da roberto carlos 7) Se è stato un missile, perchè i testimoni fanno affermazioni del tipo, viaggiava come un missile, sembrava un missile, faceva il rumore di un missile e non hanno detto come era più plausibile, PORCA puxxxxx UN MISSILE HA COLPITO IL PENTAGONO!!!!! Basta, non ho più voglia. Ripeto, devi quotare una ad una le domande e fornire risposta esauriente, senza linkare o copiare da altri siti ma fornendo la tua opinione al riguardo.
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Questo dimostra il fatto che molti americani sono degli idioti. E ne ho avuta la dimostrazione giusto ciqnue minuti fa.
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Non fai altro che confermare le mie parole. Non hai un pensiero autonomo. Per dimostrare l'assurdo hai bisogno di fare ricorso al "parere" di fantomatici esperti cercando di annichilire il pensiero solido di chi ha la certezza di come sono andate le cose, semplicemente percè ha la capacità di analizzare spassionatamewnte ciò che va ad osservare. Non è necessario essere un pilota, o un ingegnere edile, o un pompiere, o un demolitore per confutare delle teorie quantomeno bislacche. Hai creato la tua realtà parallela su internet, e utilizzando la rete come un'arma bianca sferri i tuoi colpi, senza renderti conto che colpisci solo l'aria, perchè in mano non hai niente. I nomi, le opinioni autorevoli, i piloti e i professionisti che tu usi come scudo cercando di sostenere i tuoi discorsi sono insignificanti, fanno parte di un castello costruito apposta per difendere qualcosa di indifendibile, ma le fondamenta sono inesistenti e il castello è già crollato da un pezzo. Tu resti uno degli ultimi guerrieri pronto a sacrificare la propria dignità lottando sopra un cumulo di macerie.
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Io non credo a nessuno. Ho la capacità di analizzare le cose con criterio e senso logico, traendo le considerazioni più plausibili. Non so cosa dica la versione ufficiale, ma, visto che la natura mi ha donato la capacità di comprendere le cosa ad un livello più profondo che non sia una semplice accozzaglia di dati raccolti su internet, ho la certezza che le cose si siano svolte come è ovvio e ragionevole pensare. Non ti sto offendendo, sto solo prendendo in esame il tuo atteggiamento, quello che emerge dal tuo modo di pensare, e non emerge una persona particolarmente sveglia. Tuttaltro. Ti ho già paragonato ad un disco che ripete e controbatte secondo schemi prestabiliti, ignori le domande scomode perchè non trovi sulla rete risposte. Chiedi risposte alle tue domande, ti vengono fornite e le ignori ricominciando la solita litania da capo come se nulla fosse. Chiedi il dialogo costruttivo, ma non costruisci niente, riproponi le solite cose trovate su internet perchè non sei in grado di formulare un pensiero autonomo. L'unica volta che in queste pagine lo hai fatto, cioè quando ti ho chiesto chi pilotava gli aerei del wtc, hai risposto che erano radiocomandati. Radiocomandati. Io non sono offensivo nei tuoi confronti quanto tu lo sei per te stesso, esibendo una pochezza mentale a dir poco disarmante. La cosa migliore che può fare una persona limitata è quantomeno riconoscere i propri limiti per evitare di umiliarsi ulteriormente. Quando (e se) li comprenderai avrai già fatto un passo avanti nella strada che porta alla dignità.
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Mettiamo in chiaro una volta per tutte.
smith ha risposto ad una discussione creata da aiuto in Come scegliere la terapia adatta
Finasteride 5mg costa sui 10 euro. Minoxidil 5% galenico costa sui 10 euro. Con 120 euro annuali ve la cavate. -
No. Ma manipolarle a proprio piacimento è come mentire. Gli stessi vigili del fuoco hanno dichiarato di aver sentito numerose esplosioni, ma già molto prima del crollo delle torri. Ovvio quindi che non ci sia relazione. La fiera delle falsità prosegue ogni volta che raccogli un elemento preso da internet dove, e bene ricordarlo, chiunque può affermare qualsiasi cosa. I detective telematici come te non fanno altro che indirizzare la loro ricerca dove vogliono per trarre gli elementi utili per giungere alle conclusioni già stabilite. Gli unici dati a cui possiamo riferirci con sicurezza sono le immagini che abbiamo visto tutti, in diretta e che, senza ombra di dubbio, fanno capire che le torri siano crollate a causa degli incendi dovuti al kerosene contenuto nei serbatoi degli aerei. Non è stato necessario che l'acciaio delle strutture portanti fondesse, ma un semplice indebolimento delle stesse ha portato al crollo a causa della pressione dei piani superiori. A 800 gradi, temperatura raggiunta dal combustibile, l'acciaio perde oltre il 20% di resistenza, l'enomre massa sovrastante ha fatto il resto. Conclusioni. Tu, e quelli che credono fermamente nel complotto, e non sono in grado di ritrattare e rivedere le loro teorie strampalate di fronte all'evidenza, mi fate pensare solo che avete la nebbia nel cervello, una coltre impenetrabile attraverso la quale potete scorgere solo un elemento alla volta, senza essere in grado di avere una visione completa che permetterebbe di comprendere la semplice verità. Le persone come voi alla fine vivono una vita intera senza mai avere veramente aperto gli occhi, senza mai essere stati in grado di poter dire in maniera del tutto autonoma, senza essere plagiati, "ho capito". Figli di un dio minore, eternamente imprigionati su un piano onirico, dove fantasia e realtà si intrecciano indissolubilmente, siete la prova lampante del fatto che non siamo tutti uguali, che ci sono i belli e i brutti, ma anche gli intelligenti e gli scemi. I primi osserveranno i secondi con affetto e pietà. I secondi osserveranno i primi e penseranno di essere come loro, perchè solo uno scemo può pensare che veramente siamo tutti uguali. E io con voi non c'entro un cxxxx. Ora corri forrest, corri.
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Sarebbe onesto da parte tua smettere di riferire menzogne.
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Ma prima di abboccare a qualsiasi stupidaggine e promuoverla a indizio quantomeno sarebbe utile fermarsi a ragionare, sempre che se ne abbia la capcità. Il crollo di entrambe le torri comincia esattamente nel punto di impatto degli aerei, indiscutibilmente direi, di esplosioni ne sono state avvertite moltissime anche decine di minuti prima dei crolli, ovvio che siano saltati uno dopo l'altro tutti gli impianti elettrici e gas e che tali fenomeni siano stati descritti dai testimoni come esplosioni, ma niente hanno a che vedere con il crollo. Non esiste prova, documento, dichiarazione, intervento divino o altro che possa mettere in discussione quello che è avvenuto chiaramente davanti agli occhi di miliardi di persone. Non c'è bisogno di una versione ufficiale o di una versione alternativa perchè quello che è accaduto è evidente e il tentativo di metterlo in discussione fa emergere solo la pochezza mentale, la totale incapacità di formulare pensieri propri e l'assenza di capacità critica di un individuo.
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...oppure le esplosioni ci sono state veramente e sono compatibili col crollo delle torri. Che poi non è una cosa difficile da comprendere o verificare. Cercati un qualsiasi video di demolizioni controllate e noterai che prima ci sono le eplosioni delle cariche, poi avviene il crollo dell'edificio. Nelle immagini delle torri gemelle si nota che prima comincia il crollo, poi avvengono queste "misteriose" espolsioni dovute all'effetto dello schiacciamento.