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Terapeuta Con Protesi Che Teme Lo Sgamo


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Nota del moderatore: discussione derivata da QUI: http://forum.salusmaster.com/topic/55160-bordo-front-in-lace-troppo-visibile/

 

 

Certo che un terapeuta che ha "paura" dello sgamo è paradossale.

A questo punto sarebbe corretto che lei dicesse ai suoi pazienti quello che indossa con serenità, se no è troppo facile stare dall'altra parte della scrivania a parlare di cose astratte.

Ps: uno che dallo psicologo ci va!

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Chiedo scusa se non mi faccio gli affari miei...ma la cosa lascia un po' sbigottito pure me,come al buon Phil Hellmutt...

 

In un momento storico,in cui apparire e' tutto ed essere semplicemente "esteticamente carini" pare non bastare piu',presumo ci siano tanti ragazzi giovani che si rivolgono a professionisti per parlare del proprio disagio...

 

Un terapeuta col parrucchino(e fin qui nulla di male)che si preoccupa di nasconderlo e di non farsi sgamare...pare davvero un controsenso pure a me...

 

Senza offesa si intenda...né per farmi gli affari di qualcun altro...ma giusto per curiosita'.

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  • 4 weeks later...

Chiedo scusa se non mi faccio gli affari miei...ma la cosa lascia un po' sbigottito pure me,come al buon Phil Hellmutt...

 

In un momento storico,in cui apparire e' tutto ed essere semplicemente "esteticamente carini" pare non bastare piu',presumo ci siano tanti ragazzi giovani che si rivolgono a professionisti per parlare del proprio disagio...

 

Un terapeuta col parrucchino(e fin qui nulla di male)che si preoccupa di nasconderlo e di non farsi sgamare...pare davvero un controsenso pure a me...

 

Senza offesa si intenda...né per farmi gli affari di qualcun altro...ma giusto per curiosita'.

 

L'argomento credo vada off-topic, ma sinceramente non vedo il nesso.

Fondere il personaggio pubblico col personaggio privato, o reincarnare un soggetto col lavoro che svolge, credo sia uno dei pericoli maggiori ai quali siamo esposti nella contemporaneità, e senza ombra di dubbio una contraddizione piuttosto rilevante e intrinseca nel discorso che tenta di rilevare apparentemente la stranezza del fatto che uno psicoterapeuta non dovrebbe portare protesi. Per cui ciò che conta è l'aspetto oggigiorno, perchè chi si ha di fronte è chiaro da due fattori: aspetto fisico e lavoro che svolge. E se uno fa lo psicoterapeuta? Non dovrebbe portare protesi. E se le porta? Non riesce nel proprio lavoro o non ci crede. E questo lo si capisce da cosa? Dal fatto che faccia quel lavoro, per cui dovrebbe essere immune a queste cose. E questo proviene da una ricezione "apparente" di cosa sia quel lavoro. Quindi torniamo punto e a capo: da cosa si evince che uno psicoterapista non dovrebbe portare una protesi? Dal fatto che apparentemente quel lavoro dovrebbe garantirgli da condizionamenti e traumi, cosa alla quale uno è esposto invece dalla nascita, e soprattutto è apparenza, si parla senza sapere cosa ci sia nel profondo di chi si giudica. Credo che non sia un discorso a confutazione, ma vada a oliare gli ingranaggi degli stessi motivi per cui noi tutti portiamo protesi e ci sbattiamo per evitare di farci "sgamare".

Un terapeuta può avere anch'egli dei traumi riguardanti l'aspetto fisico, delle insicurezze, o semplicemente voglia sentirsi meglio guardandosi allo specchio, riconoscendo la propria immagine.

Lo stesso vale per un pompiere: gli può prendere fuoco casa, come a qualsiasi altro, e ad un poliziotto possono svaligiare casa come può succedere a chi non fa il poliziotto. Queste non sono assolutamente delle contraddizioni, ma apparenti infondatezze. Andando nel profondo, magari si capisce bene che uno psicoterapeuta è un essere umano come qualsiasi altro, e che se qualcuno andasse da lui perchè sta malissimo circa la perdita dei capelli, sospetto che la risposta sia "fa qualcosa per star meglio, utilizza le risorse che hai per giungere ad una qualità di vita che ti permetta di essere sereno". Ed io sarei pienamente d'accordo.

Modificato da Scar
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Condivido in pieno l'analisi di Scar...

Non me ne voglia il grande Dirty ma, francamente, nemmeno io capisco tanto il nesso psicoterapeuta=salvatore di sé stesso=immune da condizionamenti.

 

Dunque non trovo nulla di non adeguato nella scelta di portare una protesi e di nasconderlo al pubblico, per uno che svolga quel mestiere.

 

Viceversa, e mi è capitato, mi bastano 50 parole per capire se ha qualcosa da dire, qualcosa da insegnare, qualcosa da tirare fuori, o se è solo un manovale del pensiero.

Di come porta i capelli non mi interessa granché, sono ben altri e più importanti i parametri che me lo fanno apprezzare nello svolgimento della sua attività.

 

MDM

Modificato da Massimo Decimo Meridio
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Io invece ho l'impressione che Scar non abbia letto con attenzione il messaggio di Dirty (o che stia parlando di una cosa diversa, ma allora non va citato Dirty).

 

Dirty ha detto chiaramente:

 

Un terapeuta col parrucchino(e fin qui nulla di male)che si preoccupa di nasconderlo e di non farsi sgamare...pare davvero un controsenso pure a me

 

Traduco:

un terapeuta col parrucchino ----> nulla da dire

La cosa strana è che il terapeuta si faccia problemi psicologici (cosa che può essere, ma è strana).

 

 

Assodato che stiamo parlando che sia strano che un terapeuta si faccia problemi (e non che porti una protesi), passo agli esempi di Scar.

Secondo me:

- può succedere che la casa di un pompiere prenda fuoco, ma un mio vicino è pompiere e alle assemblee di condominio ci rompe l'anima con le porte tagliafuoco ecc.ecc. Quindi direi che le case dei pompieri vanno meno a fuoco (come frequenza e come danni) delle altre

- se il ladro scopre che la casa è di un poliziotto, probabilmente va a svaligiarne un'altra. Difatti una buona tecnica per ridurre le possibilità di furto d'auto è tenere un cappello della divisa sul sedile (peccato che attiri invece gli atti vandalici)

- io che faccio l'agente immobiliare, magari alla fine mi rifilano una catapecchia, ma se non altro non mi faccio infinocchiare pagandola troppo.

 

Insomma, la professione non fa un tutt'uno con la persona, ma un buon 70% della persona la fa

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E no, ragazzi.

 

Chi vive o ha vissuto i disagi veri, quelli che ti stramazzano per terra e ti fanno arrivare a raschiare proprio al fondo del barile, a un certo punto sente l'esigenza oggettiva di una prospettiva esterna, che aiuti a razionalizzare in maniera lucida le cose.

 

Se proprio la persona a cui ti affidi, magari per dei disagi connessi alla prospettiva estetica/capelli, con la quale dovresti proprio fare il punto della situazione per riuscire a portare entro un certo range l'attenzione (oramai magari diventata dismorfiosmo o ossessione) vive con disagio il fatto di portare una protesi e fa di tutto per tenerlo all'oscuro, bhe io penso che non ci sia cosa più lampante che per un verso predica una cosa e per un altro un'altra.

 

Che poi, nel merito, magari sia bravo e ti aiuti nel tuo percorso terapeutico questo non posso escluderlo.

 

Ma l'incongruenza di fondo io la leggo chiara.

 

Per me comunque OT finito: ho voluto lasciare un commento proprio perché sono in terapia e davvero troverei strano trovarmi uno psicologo con la fobia dello sgamo.

 

Buona giornata

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Io invece ho l'impressione che Scar non abbia letto con attenzione il messaggio di Dirty (o che stia parlando di una cosa diversa, ma allora non va citato Dirty).

 

Dirty ha detto chiaramente:

 

 

Traduco:

un terapeuta col parrucchino ----> nulla da dire

La cosa strana è che il terapeuta si faccia problemi psicologici (cosa che può essere, ma è strana).

 

 

Assodato che stiamo parlando che sia strano che un terapeuta si faccia problemi (e non che porti una protesi), passo agli esempi di Scar.

Secondo me:

- può succedere che la casa di un pompiere prenda fuoco, ma un mio vicino è pompiere e alle assemblee di condominio ci rompe l'anima con le porte tagliafuoco ecc.ecc. Quindi direi che le case dei pompieri vanno meno a fuoco (come frequenza e come danni) delle altre

- se il ladro scopre che la casa è di un poliziotto, probabilmente va a svaligiarne un'altra. Difatti una buona tecnica per ridurre le possibilità di furto d'auto è tenere un cappello della divisa sul sedile (peccato che attiri invece gli atti vandalici)

- io che faccio l'agente immobiliare, magari alla fine mi rifilano una catapecchia, ma se non altro non mi faccio infinocchiare pagandola troppo.

 

Insomma, la professione non fa un tutt'uno con la persona, ma un buon 70% della persona la fa

 

Ti ringrazio per darmi modo di spiegare meglio la mia interpretazione della cosa, Zazza, con un'ottima precisazione.

Non credo che il lavoro faccia il 70% della persona. Anzi... Se ammettiamo che pubblicamente si vestano "maschere" -e tu questo molto probabilmente puoi insegnarcelo visto il tuo lavoro, e comunque se siamo qui a parlare di sgamabilità è appunto perchè non vogliamo esporci al pubblico senza quella maschera- inibisce questa tesi, a meno che si parli di maschere senza volto: allora il lavoro arriva pure a rivestire e formare anche il 99% della persona, a rischio e pericolo di quella chiaramente.

Qui inoltre stiamo parlando di una "sgamabilità", ovvero di qualcosa che espone a pubblica derisione d un pubblico, a meno che quel pubblico non sia dannatamente sensibile all'argomento, cosa che sfido a dimostrare: partendo dagli stessi educatori socioculturali mediatici, la calvizie è oggetto di derisione insensata, e tentare di nasconderla non fa che aumentare il divertimento della massa nei confronti del singolo. Il fatto che sia uno psicoterapeuta magari, invece di renderlo immune da questi problemi, lo sensibilizza esattamente come potrebbe -giustamente- sensibilizzare un pompiere o un poliziotto o un agente immobiliare a prendere delle precauzioni circa quelle che sono le loro specifiche aree di competenza -quindi praticamente in perfetta linea di principio col lavoro che svolge-, e invece gli garantisce di prendere le distanze dal lavoro che fa: immaginate di portarvi a casa tutte le nevrosi e/o le psicosi di tutti i pazienti con i quali si viene a contatto... Vengono i brividi solo a pensarci. Comunque, di fondo, credo che nessuno sia escluso da problemi psicologici, cominciando dagli stessi psicologi che essendo sensibili a questo genere di problemi li rilevano e li pongono come oggetto di studio. Ma fintantochè non se ne fa un oggetto di studio iscrivendoli nella cultura di appartenenza -intendo cultura in senso antropologico-, risulta troppo semplicistico e affrettato il giudizio. Innanzitutto perchè, prendendo spunto dal fatto che non si è psicoterapeuti, non si sa cosa voglia dire esserlo, e di conseguenza è un parlare invano. In secondo luogo perchè, ad esempio, negli U.S.A. uno di noi anche se sgamabile è più "accettato" e meno esposto per via del clima culturale meno rigido sotto il punto di vista dell'aspetto maschile e delle protesi in questione, mentre qui è quello che sappiamo, ed è tutto un altro paio di maniche. Quindi credo non solo legittimo, ma -se proprio vogliamo nascondere la persona privata- appunto per via del fatto che faccia quel lavoro acquisti un senso ancora più profondo, limpido e cristallino sollevare questa specifica problematica.

Se mi è sfuggito qualcosa o sembro, di nuovo, aver tergiversato senza toccare il cuore dell'argomento, fatemelo presente. Sarà un piacere chiarire la questione e discuterne con voi. :)

Modificato da Scar
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@Scar:Guarda che il mio messaggio non era assolutamente sul personale(come pare tu lo abbia interpretato),tant'e' che Zazza ne ha compreso chiaramente il senso(che x me non vi e' assolutamente nulla di male,figuriamoci!).

C'e' un pero'...Secondo me,scindere(ma soprattutto preoccuparsi di nasconderle,questo e' il paradosso)le tue debolezze da quello che e' il tuo lavoro,che potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un disagio reale(tipo quello dell' utente Philhellmutt)di un paziente,non e' assolutamente una cosa possibile.

 

Proprio perché,uno che ha da sempre vissuto un difetto estetico,(per quanto oggettivo e anche secondo me non sminuibile come fanno in tanti)il confine tra la dismorfofobia ed il disagio(dovuto allo "svantaggio",per dirla terra terra)reale non e' assolutamente in grado di comprenderlo...

E permettimi,ma tu lo dimostri con questa affermazione:-la calvizie e' oggetto di derisione insana-...

Io caro Scar,non ho mai visto una persona calva(a meno che non si abbiano 18 anni e si frequenti ancora il liceo...ma non pare il tuo caso)essere insanamente derisa.

La persona calva stara' male perché avra' un difetto estetico che per cause di forza maggiore lo portera' ad essere(non sempre,ma diciamo in un range medio probabilmente si)una seconda scelta,perche' non si vede bene ecc....ma dire che sara' derisa e' una forzatura che non trova alcun riscontro.

 

 

Detto questo,il tuo consiglio mirato al miglioramento esteriore,l' ho trovato estremamente concreto e quindi molto apprezzabile...Pero' ha senso solo nel momento in cui,la tua visione delle cose riesca ad essere neutra ed obbiettiva...Altrimenti secondo me,si passa ad assecondare delle debolezze,anche se in buona fede ed inconsapevolmente.

Ed esempi concreti li trovi in questo forum...dove il piu' eclatante e' quello di persone che sono state 10-20 anni a pagare fior di quattrini una cosa palesemente ridicola,che la dismorfofobia portava a vedere come soluzione comunque migliore della calvizie...

 

Il piacere per la discussione e' reciproco...spero tu abbia capito il mio punto di vista.

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@Scar:Guarda che il mio messaggio non era assolutamente sul personale(come pare tu lo abbia interpretato),tant'e' che Zazza ne ha compreso chiaramente il senso(che x me non vi e' assolutamente nulla di male,figuriamoci!).

C'e' un pero'...Secondo me,scindere(ma soprattutto preoccuparsi di nasconderle,questo e' il paradosso)le tue debolezze da quello che e' il tuo lavoro,che potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un disagio reale(tipo quello dell' utente Philhellmutt)di un paziente,non e' assolutamente una cosa possibile.

 

Proprio perché,uno che ha da sempre vissuto un difetto estetico,(per quanto oggettivo e anche secondo me non sminuibile come fanno in tanti)il confine tra la dismorfofobia ed il disagio(dovuto allo "svantaggio",per dirla terra terra)reale non e' assolutamente in grado di comprenderlo...

E permettimi,ma tu lo dimostri con questa affermazione:-la calvizie e' oggetto di derisione insana-...

Io caro Scar,non ho mai visto una persona calva(a meno che non si abbiano 18 anni e si frequenti ancora il liceo...ma non pare il tuo caso)essere insanamente derisa.

La persona calva stara' male perché avra' un difetto estetico che per cause di forza maggiore lo portera' ad essere(non sempre,ma diciamo in un range medio probabilmente si)una seconda scelta,perche' non si vede bene ecc....ma dire che sara' derisa e' una forzatura che non trova alcun riscontro.

 

 

Detto questo,il tuo consiglio mirato al miglioramento esteriore,l' ho trovato estremamente concreto e quindi molto apprezzabile...Pero' ha senso solo nel momento in cui,la tua visione delle cose riesca ad essere neutra ed obbiettiva...Altrimenti secondo me,si passa ad assecondare delle debolezze,anche se in buona fede ed inconsapevolmente.

Ed esempi concreti li trovi in questo forum...dove il piu' eclatante e' quello di persone che sono state 10-20 anni a pagare fior di quattrini una cosa palesemente ridicola,che la dismorfofobia portava a vedere come soluzione comunque migliore della calvizie...

 

Il piacere per la discussione e' reciproco...spero tu abbia capito il mio punto di vista.

 

Beh non l'ho messa sul personale, assolutamente, anche perchè non mi occupo di psicoterapia, nonostante i miei studi siano piuttosto affini. Ho solo fatto oggetto di disputa un pensiero che per me è contraddittorio, ed è stimolante confrontarsi. Infatti non vi è cenno di offese o di arroganza nelle mie tesi, anzi: benvengano le critiche!!

In tutto questo, vorrei partire da un presupposto: evitatemi di citare i casi estremi per dirmi cosa è reale e cosa non lo sia, perchè faccio uno di quei lavori sopraelencati, per cui di casi estremi, e spesso irripetibili a parole, ne ho visti fin troppi. Purtroppo.

Mi preoccupa, tuttavia, che ci sia tanto disinteresse e tanto, forse troppo, dato per scontato in queste pagine, specie per chi soffre di una cosa del genere e per noi stessi che ne soffriamo e ne abbiamo cercato un rimedio nelle newgen, che ha molto a che fare con un determinato contesto socioculturale. Ed è una cosa reale, a quanto pare. Ogni disagio è reale, dal momento in cui si pone e lo si vive. Se un disagio non è reale, non è un disagio. E se non lo è per me reale quel disagio, non vuol dire che per qualcun altro non lo sia: sarebbe arrogante da parte mia dire che, siccome mio padre non ha avuto una certa malattia allora quella malattia non esiste. Allo stesso modo, se non sappiamo il vissuto del soggetto che si vuole porre in giudizio, è arrogante abrogarsi il diritto di stabilire i parametri di realtà, perchè essendo stabiliti da me rimangono miei, e solo miei, e se sono stabiliti da x persone rimangono i parametri di x persone. La prima cosa che insegnano in psicologia infatti è che la normalità è un concetto statistico: partendo da qui iniziamo a dialogare. I traumi psicologici sono di vario genere, alcuni più o meno rilevanti, ma a chi mi risponde che certi problemi non sono tali, e che il cibo in tavola è il vero problema, rispondo automaticamente che a quel punto dovrebbe andare in guerra per capire quali sono i problemi e mi chiedo vivamente perchè non si arruoli e non vada, visto che sente di sapere quali siano i veri problemi. (E questo tralasciando il fatto che poi chi va in guerra, o viva situazioni estreme che sottopongono ad uno stress in grado di compromettere socialmente la personalità di un soggetto, per essere reinserito deve fare un percorso di psicoterapia lunghissimo e piuttosto ostico).

Beh a me sembra che sia oggetto di derisione INSENSATA, non insana. Deridere è sempre sano per chi deride, chiaramente. Ma per chi è deriso è traumatico. E' qui che si pone l'insensatezza: fare qualcosa a svantaggio di un altro e a proprio vantaggio, quando magari si potrebbe fare qualcos'altro a vantaggio di tutti. Eppure la derisione, nei media, la trovo ovunque: a iniziare da una famosa pubblicità di latticini nei quali un bambino toglie con la canna da pesca il parrucchino a un signore che dorme, fino ad arrivare all'autocomicità di Bisio. Questo si riflette in modo devastante sul pensiero di massa. La prima volta che sono uscito rasato mi hanno riso dietro tutti quelli che mi conoscevano. I motivi, personalmente, li ritrovo nell'educazione socioculturale: erano anche dei disgraziati, va bene, ma se non fossero stati educati in quel modo non lo avrebbero mai fatto. Che la cosa non accada in questi termini nel mondo adulto è chiaro, ma è altrettanto chiaro che la svalutazione che ci porta alle newgen noi la sentiamo e non possiamo assolutamente difendere tutto ciò che ci porta a questo, è quasi una forma di sindrome di Stoccolma dalla quale personalmente prendo le distanze.

Inoltre tu citi l'obiettività, tipica degli obiettivi, come l'oggettività è tipica degli oggetti. Noi siamo soggetti, quindi mi sembra giusto ridimensionare il mondo oggettivo o obiettivo, al limite, al mondo intersoggettivamente valido. Ma noi non siamo portatori di verità assolute. Per questo il piacere del dialogare e del confronto, degli scambi di vedute è qualcosa che porta ad una costante crescita. :)

Grazie per la risposta.

Modificato da Scar
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Wow,

un applauso a te, Scar.

Disamina puntuale, felice e, perché no, feroce!

Vorrei sapere se sono l'unico qui dentro, ma non credo, che ama particolarmente questi topic: li trovo di alto valore educativo.

 

Le tue digressioni filosofiche, parmenidee, mi hanno stimolato ad apporfondire i tuoi concetti e anche quelli di Dirty, altrettanto preciso nella sua spiegazione.

 

Ma il punto più efficace della tua analisi è sicuramente quello in cui affermi come non sia reale una "Top Ten dei problemi", come se i miei di problemi, fossero poca cosa se non ne ricadessero all'interno.

Chapeau.

 

Ovvio che anch'io mi rendo conto che, se il mio unico problema, da quando mi alzo la mattina a quando vado a letto al sera, fosse il parrucchino, mi dovrei fare qualche domanda.

Ma è altrettanto vero che non può essere uno che il mio problema non ce l'ha, a dirmi che il mio non è un problema.

 

Per quando riguarda la derisione invece, la reputo un meccanismo di difesa o di eliminazione del rivale: se non posso combatterlo sul suo terreno, perché perderei, lo porto nel mio e lo distruggo.

Non ho argomenti? Lo tocco sull'aspetto fisico e lo demoralizzo per poi finirlo.

La derisione diventa dunque un sistema guerrafondaio, nel lavoro, con le donne, nella vita sociale.

 

Absentem qui rodit amicum...

 

 

Un caro saluto,

MDM

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