faranio Inviato: 28 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 28 Giugno 2007 da http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economi...ebito_pil.shtml Pensioni: 900 milioni di euro in autunno per quelle più basse Dpef: Ici ridotta sulla prima casa dal 2008 Prodi: «Ci sono ancora punti scoperti su trattativa pensioni, ma il governo proseguirà nel confronto». Extragettito sale a 3,1 miliardi ROMA - L'Ici sulla prima casa diminuirà a partire dal 2008. La misura è contenuta nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) 2008-2011 presentato dal ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, al governo e che contiene le linee guida dell'esecutivo sulle quali si baserà la prossima Finanziaria. Inoltre si intende procedere alla riforma della tassazione sulla famiglia, cominciando col restituire agli incapienti «le detrazioni per figli non usufruite combinate con un miglioramento degli assegni» alle famiglie. Si punta a un unico istituto di sostegno per i nuclei con figli che unifichi sgravi Irpef e assegni: «una dote fiscale per il figlio». La pressione fiscale inizierà a scendere dal 2008 (42,6% dal 42,8%) per raggiungere il 42% nel 2011. «Tenuto conto dell'andamento tendenziale» dei conti, «il profilo degli obiettivi comporta la necessità di una manovra correttiva complessiva di circa 1,4% del pil nel 2009-2011», scrive Padoa-Schioppa. Il rapporto debito/prodotto interno lordo (pil) scenderà sotto il 100% (per la precisione al 98,3%) nel 2010 per calare ulteriormente al 95% l'anno dopo. I leader sindacali al tavolo delle trattative (Eidon) PENSIONI - Con la previsione dell'approvazione del Dpef da parte del Consiglio dei ministri, le parti sociali sono state convocate sulle pensioni. «Oggi il Consiglio dei ministri potrà prendere decisioni importanti» per la crescita economica, ha detto Romano Prodi al tavolo delle trattative sulle pensioni. «Ci sono ancora alcuni punti scoperti, ma il governo intende utilizzare il confronto anche per i temi non ancora conclusi». CIFRE - Il ministro del Lavoro xxxxx Damiano ha illustrato le proposte del governo: per le pensioni più basse (2-3 milioni di persone) si stanzieranno 900 milioni di euro già in autunno e l’assegno potrà variare dai 300 ai 450 euro - le cifre esatte verranno definite in un tavolo tecnico tra le parti che partirà nei prossimi giorni. I soldi per le pensioni basse saranno reperiti con «una quota delle risorse non utilizzate nel corso del 2007». Altri 50 milioni una tantum verranno ricercati per la creazione di fondi per il credito per i giovani parasubordinati, per il lavoro autonomo e per le donne, ha spiegato Damiano. Dal 1° gennaio andranno a regime gli interventi strutturali pari a 1,3 miliardi: 700 milioni per gli ammortizzatori sociali, 200 milioni per il riscatto delle lauree e 300 milioni per la contrattazione di secondo livello. «Il governo intende dare un segnale positivo rispetto al lavoro che abbiamo fatto», ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta. «La concertazione sulla riforma previdenziale proseguirà la prossima settimana», ha aggiunto Damiano, secondo il quale il governo conferma l'impegno a stanziare 2,5 miliardi netti per realizzare misure a favore dello stato sociale e della competitività e «conferma che ulteriori risorse destinate alla previdenza potranno essere disponibili solo nella misura in cui esse saranno reperite all'interno dello stesso settore previdenziale». TESORETTO - Nella bozza c'è spazio anche per il tesoretto: «Il gettito tributario realizzato nei primi mesi dell'anno - è scritto - ha consentito di proiettare maggiori entrate tributarie per circa 3,1 miliardi per l'anno in corso». Parte dell'extragettito sarà poi impiegata in «interventi aggiuntivi a favore dello sviluppo e a misure specifiche a sostegno delle classi più deboli». SINDACATI - Sulle pensioni ci sono stati «troppi litigi», «ed è giusta e incoraggiante la scelta del governo di un decreto», ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. «Speriamo di continuare la prossima settimana con senso di responsabilità da parte di tutti». L'ipotesi di un decreto per la rivalutazione delle pensioni più basse dal 2007 è «positiva e dà tempo per arrivare al miglior accordo possibile sulle altre questioni», ha affermato il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini. «La procedura di accantonare età e scalone può funzionare. Ma ci auguriamo che le posizioni del governo possano modificarsi. Solo così c'è la possibilità di accordo», ha ribadito il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. «Attendiamo una proposta complessiva da parte di tutta la maggioranza su tutti i temi affrontati», ha detto il segretario confederale della Cgil, Morena Piccinini, che ha partecipato al confronto con il governo al posto del segretario generale Guglielmo Epifani, giunto in ritardo per impegni precedenti. «Sullo scalone aspettiamo una proposta dal governo, speriamo che faccia in fretta», ha commentato Epifani. Sull'aumento delle pensioni basse «mi pare ci sia stato un passo avanti», ha concluso Epifani. Parzialmente negativo il commento di Luigi Taranto, direttore generale della Confcommercio: «Il bicchiere resta mezzo vuoto: resta ben poco per sostenere la crescita e la produttività». 28 giugno 2007 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 28 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 28 Giugno 2007 (modificato) http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...e=&sezione= 26/6/2007 Taglio delle tasse addio TITO BOERI Con l'intesa raggiunta al Consiglio dei ministri di ieri gli italiani possono dire addio alla speranza di un taglio delle tasse in questa legislatura. L'extra gettito è stato tutto impegnato per finanziare nuove spese, molte delle quali sono destinate a durare nel corso del tempo. Anzi, se l'extra gettito dovesse poi rivelarsi un dono effimero, si dovranno nuovamente aumentare le tasse. Si rassegnino i più giovani: la montagna del debito pubblico non si abbassa. Nonostante il contesto macroeconomico favorevole, che dovrebbe favorire una sensibile riduzione del debito pubblico, non ci sarà alcuna manovra nel 2008. E, a meno di sorprese nell'ultima fase della trattativa sulle pensioni, i lavoratori possono abituarsi fin d'ora all'idea che fra pochi mesi dovremo aprire un nuovo tavolo sulle pensioni per trattare dei veri problemi del nostro sistema previdenziale, una volta di più elusi, rinviati ai governi, politici e sindacalisti futuri. La miopia della politica economica italiana sta diventando talmente forte da impedire di mettere a fuoco i numeri della calcolatrice. Il negoziato interno alla maggioranza, forse ancora più serrato che quello coi sindacati, si è sbloccato, a quanto pare, a partire dai risultati dell'autotassazione di giugno. Come se si stesse discutendo di come coprire le spese del prossimo mese e non invece di scelte che riguarderanno lo Stato sociale, dunque la lotta alla povertà e il futuro previdenziale nei prossimi 50 anni. In virtù di risultati dell'autotassazione migliori del previsto, il governo anziché abbassare l'obiettivo sul rapporto deficit/Pil per fine anno, ha deciso di alzarlo dal 2,1 al 2,5 per cento. Questo significa permettere di finanziare, con maggiore deficit pubblico, l'aumento delle pensioni minime, l'allungamento della durata dei sussidi di disoccupazione ordinari, il rifinanziamento delle ferrovie e dell'Anas. Il tutto per circa 6 miliardi di euro. Non c'è in tutte queste misure alcuna organicità. Se si voleva contrastare la povertà, ad esempio, si poteva varare una seria riforma degli ammortizzatori sociali che coprisse contro questo rischio a tutte le età. Sarebbe costata di meno di questa serie confusa di interventi. Avendo alzato il deficit per il 2007, il governo adesso cercherà di vendere a Bruxelles un obiettivo per il 2008 al 2,2%. Come dire che nel 2008 i saldi saranno peggiori di quelli su cui ci eravamo impegnati fino ad oggi per il 2007. Difficile che Bruxelles accetti questo artificio contabile perché infrange non una ma due regole al tempo stesso. Queste impongono, da una parte, che tutto l'extra gettito vada a riduzione del deficit e, dall'altra, che ogni anno si proceda ad un aggiustamento strutturale di almeno lo 0,5% fino all'azzeramento del deficit. Sulle pensioni la partita è ancora aperta. La parola spetta ora ai sindacati. Nelle intenzioni del governo sembra che lo scalone verrà trasformato in due scalini. Nel 2008 si dovrebbe poter andare in pensione a 58 anni (anziché a 60 anni) e poi dal 2010 ci dovrebbe essere un inasprimento dei requisiti contributivi e anagrafici per avere una pensione piena. E' un nuovo scardinamento della riforma varata nel 1996 che prevedeva solo requisiti anagrafici (dai 57 ai 65 anni) per l'andata in pensione. Le quote sono complicate da capire, penalizzano le donne che hanno carriere contributive più brevi e portano a risparmi di spesa minimi. Non si sa ancora come verranno finanziati i costi della rimozione dello scalone. Soprattutto non sembra in vista un accordo riguardo ai cosiddetti coefficienti di trasformazione, quelli che serviranno a calcolare l'importo delle pensioni nel nuovo sistema contributivo. Il problema vero delle nostre pensioni è proprio quello di attribuire regole certe a chi inizia oggi a lavorare, mettendolo al riparo dal rischio politico di nuovi cambiamenti dei criteri di calcolo delle pensioni magari a ridosso dell'andata in pensione, quando si ha meno tempo per premunirsi. L'operazione che andava fatta, che doveva essere fatta fin dal 2005 per applicare la riforma Dini del 2006, era proprio la revisione dei coefficienti di trasformazione. Si annuncia solo l'ennesimo rinvio. Ciò significa che milioni di famiglie rimarranno in ansia. Il tormentone sulle pensioni non è affatto finito. Ci sarà solo la tradizionale pausa estiva. Modificato 28 Giugno 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 28 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 28 Giugno 2007 (modificato) Premesso che qualcosa tra il post di Faranio e quello di Curva non mi quadra (quello di Faranio come al solito è un ode al governo prodi, quello di Curva dice tutto l'opposto). ma poi abbassare l'Ici ahaha se lo faranno o sarà uno sconto di 10 euro l'anno oppure alzeranno qualcos'altro per recuperare. cmq io dico solo una cosa: MA SECONDO VOI QUELLI DELL'UNIONE SONO ANCORA CREDIBILI??? no perchè non mi pare che finora abbiano rispettato un punto del loro programma elettorale! Modificato 28 Giugno 2007 da castano_chiaro Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
faranio Inviato: 28 Giugno 2007 Autore Segnala Share Inviato: 28 Giugno 2007 (modificato) Premesso che non ho fatto nessuna ode, ma mi sono limitato a postare l'articolo del Corriere senza commentarlo....la differenza tra il mio testo e quello di Curva (che come tutti qui dentro hanno capito, ha una visione pregiudiziale della politica di governo.. per cui adesso si mette a negare pure i documenti ufficiali... un po' come se io negassi che nel 2007 sia stata fatta una Finanziaria da 30 miliardi) ... è che il suo è un semplice articolo di giornale, contenente delle opinioni (di un giornale tra l'altro apertamente ostile al governo).... il mio è un articolo (del Corriere dell aSera, ovvero, il più autorevole giornale italiano) che illustra il DPF ufficiale del governo, che contiene le linee guida della prossima finanziaria (non a caso l'articolista non usa il condizionale ma scrive: " L'Ici sulla prima casa diminuirà a partire dal 2008"). Perchè mai dovrebbero annunciare in un documento ufficiale dei dati così precisi, e poi a distanza di un paio di mesi rimangiarsi tutto e farsi mettere al palo dalla gente? Va bene che sono autolesionisti.. ma fino a questo punto mi sembra esagerato. Curva... facciamo una scommessa? Se il DPF verrà rispettato nella sostanza nella prossima finanziaria tu ti auto-bannerai dal forum. Io farò altrettanto nel caso contrario. Ci stai? P.S. Casta.. come al solito farnetichi.. nel DPF si parla di graduale abbassamneto della pressione fiscale... con tanto di cifre... quanto all'ironia...che tu fai (sui 10 euro) è fuori luogo.. visto che si parla di aumentare le pensioni minime di qualche centinaio di euro). Modificato 28 Giugno 2007 da faranio Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 28 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 28 Giugno 2007 (modificato) Se uno ti dice NON METTEREMO LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI e il giorno dopo promuove una politica fiscale con 67 nuove tasse, tassa addirittura il pronto soccorso e i disabili secondo te uno può credere che ridurranno le tasse? il bello però viene ora che commercialisti stanno iniziando a comunicare le orrende somme che la Finanziaria dello scorso dicembre obbliga ora a versare. nel mio caso si tratta di quasi 500 euro da cacciare ogni mese da giugno a novembre per un importo pari ad oltre 3200 euro ai quali ne andranno aggiunti ulteriori 1000-1400 prima della fine dell'anno. non ho mai pagato tante tasse ma me ne frego perchè se lo stato gioca sporco gioco sporco anch'io :lol: questa è la prova che lo Stato mi tratta quasi da ricco quando sono un cittadino medio e come me ce ne sono altri centinaia di migliaia forse più. voglio vedere ora che tutti andremo a pagare cosa resterà della decantata ripresa economica. la cosa che mi rode molto sapete qual'è? è che alla fine chi ha redditi dichiarati e non è un imbroglione deve pagare mentre poi ci sono fior di ricchi veri, quelli coi milioni di euro in immobili, titoli o cash che evadono il fisco e lo stato gli mette il sale sulla coda. questo governo è un Bluff, non ha fatto nulla per colpire i veri evasori ed ha colpito il ceto medio e le categorie piu deboli. Modificato 28 Giugno 2007 da castano_chiaro Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 29 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 29 Giugno 2007 Amore o morte insomma farà, non vedo perchè essere così drastici, io posto un articolo di un giornale pressochè altrettanto autorevole e rispettabile, come te lo faccio senza commentarlo.Dire che La Stampa sia apertamente ostile al governo è ovviamente una acquisizione di comodo e distorta che non ti fa onore.Sul pregiudiziale al mio esercizio critico non ho bisogno di esprimermi.Quello che a te manca inequivocabilmente è invece prendere atto di pareri e opinioni che pur diversissimi e critici vivono dentro la stessa coalizione che abbiamo votato entrambi.Questo 'mio' articolo ne è soltanto il riflesso onesto e coerente.Io sono tanto pregiudiziale quanto lo sono Boeri, Giavazzi, Nicola Rossi, Baroni, Di Vico, Ichino, Monti e tutta questa cerchia di demagoghi che scrive tra Corriere e La Stampa ^_^ Al di là poi dell'attendibilità di questo dpf-dimmi quale sia il collegamento tra dpf 2006 e successiva finanziaria!!!- l'articolo che posto io mette il risalto su questioni contigue e complementari ma non uguali a quante non ne evidenzi quello che posti tu. la sostanza è che questo governo scontenta più o meno tacitamente tutti i membri della maggioranza così eletta per il compromesso obbligato fatto sulle singole questioni con voi della sinistra massimalista (e non solo). Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 29 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 29 Giugno 2007 http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...e=&sezione= 29/6/2007 Il tesoro e i tagli scomparsi FRANCO BRUNI Il Documento di programmazione economica e finanziaria sul quale il governo si è accordato conferma e rilancia un quadro di obiettivi di finanza pubblica che già da qualche tempo prevedevano, nei prossimi anni, la graduale riduzione del deficit, l’aumento dell’avanzo primario e la discesa del rapporto fra debito e Pil sotto il 100 per cento entro il 2010. A Prodi e Padoa-Schioppa va riconosciuto di non aver mai tolto enfasi all’importanza del risanamento finanziario. Anche nella valutazione del cosiddetto «tesoretto», cioè dell’inatteso aumento delle entrate fiscali, hanno spesso saputo mostrare una certa prudenza, ricordando fra l’altro l’importanza di distinguere la parte strutturale e permanente dell’extragettito da quella congiunturale e transitoria. Se gli obiettivi del Dpef verranno rispettati ne beneficeranno la stabilità finanziaria e la crescita del Paese. Oltre ai numeri-obiettivo della correzione di finanza pubblica il Dpef contiene una lunga serie di indicazioni programmatiche nei campi più diversi, dagli asili nido, alla giustizia, al turismo, alle politiche agroalimentari, alla tassazione della casa. Qualcosa di più conciso e focalizzato avrebbe convinto di più. Non è compito del documento varato ieri chiarire i dettagli dei provvedimenti necessari a realizzare quei vasti programmi né di quantificarne i fabbisogni specifici. Rimane il fatto che la loro elencazione suona come una travolgente lista di spese aggiuntive che non si sa come verranno finanziate. A questo aspetto si collega una prima impressione di debolezza del Dpef. Pur essendo lo stesso governo a sottolineare, molto opportunamente, come la spesa pubblica stia crescendo troppo, il Dpef toglie enfasi alla necessità di provvedere urgentemente alla sua riduzione e non chiarisce i modi con cui intende attuarla. Una seconda debolezza che il governo ha rivelato nel presentare il Dpef sta nell’escludere esplicitamente manovre di risanamento nei prossimi due anni. Niente più sacrifici. Eppure, anche se l’aumento del gettito fiscale dovesse risultare confermato, o addirittura accresciuto da un’ancor più severa lotta all’evasione, servirebbero manovre che per molte categorie di cittadini si tradurrebbero in sacrifici. La necessità di ridurre strutturalmente la spesa pubblica, in una misura pari a diversi punti percentuali del Pil, comporta per definizione provvedimenti di risanamento e riforma strutturale i cui costi politici non vanno sottovalutati e dovrebbero essere chiaramente preannunciati e condivisi. Ridurre la quota di reddito nazionale che va in spesa pubblica è essenziale, perché è l’unica strada per ridurre gli sprechi assurdi che in essa trovano copertura e per ridurre le imposte, rilanciando veramente la crescita, che anche nelle previsioni del governo rimarrà debole, sotto il 2 per cento, per tutti i prossimi quattro anni. Di fronte all’enorme bisogno di ridimensionamento e ristrutturazione qualitativa che ha la spesa pubblica italiana, affermare che non avremo bisogno di manovre di risanamento è un’affermazione mistificatoria: significa solo rassicurare gli italiani che se continueranno a pagare così tante tasse la politica potrà continuare a spendere gli stessi ammontari negli stessi modi. Vorremmo invece veder realizzati i virtuosi saldi del Dpef assieme a manovre di risanamento strutturali di vasta portata. Quelle che Padoa-Schioppa promise all’inizio del suo ministero, quando disse di non voler far tagli che non fossero riforme. La terza debolezza sta ovviamente nel fatto che il Dpef dà gli obiettivi di finanza pubblica, ma non ci rassicura sulla capacità di realizzarli. Da questo punto di vista il governo mostra anzi grande difficoltà proprio su uno dei capitoli più importanti: le pensioni. In materia mi limito a due osservazioni. La prima è che se l’abolizione dello scalone comporterà dei costi, questi non paiono contabilizzati nei numeri del Dpef. Perciò aver visto incepparsi la trattativa con i sindacati sulle pensioni proprio in contemporanea al varo degli obiettivi di finanza pubblica rende questi ultimi meno credibili. La seconda riguarda il metodo con cui il governo mostra di voler decidere sulle pensioni: una trattativa ad oltranza con i sindacati, come si trattasse degli stipendi del settore pubblico. Al tavolo delle trattative non sono rappresentati adeguatamente gli interessi in gioco nella questione delle pensioni. La mancanza delle cosiddette «generazioni future» che sono poi anche i giovani che stanno affacciandosi adesso al mondo del lavoro è solo l’assenza più clamorosa. I sindacalisti che tengono inchiodati i ministri ai tavoli notturni non sono nemmeno legittimati a trattare per tutte le categorie di lavoratori pensionandi e pensionati, e meno ancora per i contribuenti, i risparmiatori, gli operatori economici che dovranno subire le conseguenze dirette e indirette delle decisioni che verranno prese. Il Parlamento stesso rischia di vedersi presentare un piatto già cucinato e politicamente intoccabile. Occorre un salto di qualità nel metodo, sia per rassicurarci circa i promessi saldi di finanza pubblica, sia per migliorare la civiltà dello stile di conduzione della politica economica del Paese. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 29 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 29 Giugno 2007 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editori...ioni_dpef.shtml Tfr e pensioni, il prezzo delle non scelte La politica imprevidente di Francesco Giavazzi Oggi è l’ultimo giorno utile per decidere che fare del proprio Tfr. È una scelta che riguarda tutti i lavoratori dipendenti, con la sola eccezione degli impiegati pubblici. Milioni di lavoratori (l’associazione dei direttori del personale stima fino al 70%) non hanno ancora scelto. Se non lo faranno oggi subiranno le regole del silenzio-assenso che sono fortemente punitive (per informarsi si legga «Non è d’oro il silenzio sul Tfr» sul sito www.lavoce.info). Il Tfr rappresenta il 6,91% della retribuzione annua. A questo va aggiunto un contributo addizionale a carico dell’azienda, circa l’1% dello stipendio al lordo delle imposte (ma dal quale potrebbe essere escluso chi non sceglie oggi). Mi sarei aspettato che in queste settimane il governo lanciasse una campagna di informazione per spiegare ai lavoratori l’importanza di questa scelta e i rischi del non scegliere. Che approfittasse di questa scadenza per spiegare ai giovani che fra trenta, quarant’anni quando andranno in pensione, l’Inps non esisterà più e la loro vecchiaia dipenderà da quanto avranno risparmiato e da come avranno investito i loro risparmi. Che accettasse la sfida del Governatore della Banca d’Italia e riducesse, anche di poco, i contributi obbligatori, consentendoci di investire direttamente una parte del risparmio che oggi dobbiamo obbligatoriamente affidare all’Inps. Che avesse il coraggio di mettere in discussione alcune delle scelte di previdenza integrativa del precedente governo. Perché ad un lavoratore non deve essere consentito di riscattare il 100% del capitale maturato al momento del pensionamento e farne ciò che vuole? Perché se un lavoratore decide di investire il suo Tfr in un fondo non previsto dagli accordi sindacali perde il diritto al contributo addizionale a carico dell’azienda? Perché se è scontento dei rendimenti offerti dal suo fondo di categoria deve aspettare due anni prima di poter trasferire i propri risparmi altrove? Forse perché la gran parte dei fondi negoziali sono co-gestiti dai sindacati? Al tavolo intorno al quale nei giorni scorsi si è discusso di riforme delle pensioni si è svolto un balletto vecchio di almeno vent’anni. Come sempre, il governo ha invitato solo i sindacati. Ma che cosa sperava di ottenere dalla trattativa con una controparte i cui iscritti sono perlopiù lavoratori già in pensione o prossimi alla pensione? Un governo lungimirante avrebbe invitato a quel tavolo rappresentanze di giovani. L’altro ieri Walter Veltroni ha citato Vittorio Foa: «La destra è figlia legittima degli interessi egoistici dell’oggi; la sinistra degli interessi di coloro che non sono ancora nati». Forse la sinistra che sogna Veltroni, certo non quella rappresentata in questo governo. Prodi ha già deciso di accettare la richiesta dei sindacati: la legge Maroni verrà cancellata e dal prossimo anno si potrà continuare ad andare in pensione prima dei 60 anni. «Non si può mica rischiare uno sciopero generale!» (si osservi: contro una legge già in vigore, non contro una proposta previdenziale thatcheriana). La realtà è che quello sciopero avrebbe la stessa legittimazione dei blocchi stradali attuati dai tassisti contro il decreto Bersani: basterebbe avere il coraggio di spiegare ai cittadini quali privilegi si vogliono proteggere con quello sciopero. Nel Dpef il ministro dell’Economia ha scritto che qualsiasi sarà l’accordo non dovrà pesare sui conti pubblici dei prossimi due-tre anni: dovrà essere compensato da altre modifiche nelle regole previdenziali. Non si rende conto che non si tratta di una questione solo contabile, che silenzi e reticenze sul Tfr e il passo indietro sull’età di pensione continuano a dare ai cittadini la sensazione di una politica che non sa dare prospettive. 29 giugno 2007 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 29 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 29 Giugno 2007 (modificato) http://www.radicali.it/view.php?id=99079 Bonino: agitare la clava del ricatto fa naufragare la trattativa • da La Gazzetta del Mezzogiorno del 28 giugno 2007, pag. 2 «In un momento cosi importante agitare la clava degli ultimatum serve solo a far naufragare la trattativa. Non cadano governo e parti sociali in questo trabocchetto». Così il ministro per il commercio internazionale Emma Bonino sulla trattativa su pensioni e Dpef, augurandosi che «in queste ore in tutti prevalga il senso di responsabilità». Per Bonino, quando, nello stesso giorno, «da un lato, il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker afferma che «o l’Italia risanerà i suoi conti al più tardi entro il 2010 o ci saranno dei problemi seri per l'intera area dell'euro e, dall'altro, la Corte dei Conti ammonisce sui rischi di una spesa pensionistica eccessiva sui conti pubblici, il governo non può non tenere conto di tali indicazioni». Il negoziato con le parti sociali, per Bonino, «deve conseguire significativi obiettivi di produttività e di riorganizzazione delio stato sociale, senza deviare dall'azione di risanamento finanziario che dovrà permettere all'Italia di rientrare dalla procedura di infrazione in sede europea all'inizio del 2008». Il ministro ricorda che il Governo ha messo sul tavolo «un'importante manovra a favore dei pensionati più svantaggiati», ha previsto «un solido intervento a favore dei giovani volto al presenterà anche al futuro»,ha garantito un «importante intervento in direzione di un rafforzamento del sistema di ammortizzatori sociali. Come in tutta Europa, non sì può prescindere da un innalzamento, sia pure progressivo e graduale, dell'età di pensionamento». E questo, per il ministro, «deve valere tanto più per equiparare l'età pensionabile tra, uomo e donna». Bonino definisce quindi «gravi» le dichiarazioni della sinistra comunista e verde, che «ancora una volta utilizza la coalizione di governo come un luogo del ricatto». Errani: Regioni e Governo insieme per qualita’ spesa – Da parte del governo vi è stato «un accoglimento di principio» sulle proposte della Conferenza delle Regioni per il Dpef e ora si tratta, in particolare, di «costruire insieme una politica di qualificazione della spesa pubblica». Lo ha rilevato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Modificato 29 Giugno 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 29 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 29 Giugno 2007 (modificato) ... un altro insopportabile "pregiudizialista" ^_^ ^_^ http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...23194girata.asp 29/6/2007 (8:23) - IL PRESIDENTE ANTITRUST CRITICA LA RETROMARCIA DEL GOVERNO Catricalà: un fallimento la liberalizzazione dei taxi Antonio Catricalà, presidente dell'autorità Antitrust La riforma bloccata da "una lobby troppo forte" FLAVIA AMABILE ROMA «La liberalizzazione dei taxi non è andata in porto, è sotto gli occhi di tutti: sarebbe sbagliato contrabbandare gli insuccessi per successi». Anche il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà ha detto quel che ormai appare evidente. La tanto sbandierata liberalizzazione che avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte il problema dei taxi non è servita a un bel nulla. La colpa? «C’è stato un ottimo inizio del Governo, poi una retromarcia: evidentemente c’è una lobby troppo forte», ha risposto Catricalà che ha aggiunto un consiglio: «Credo che il Governo ci debba tornare su, magari cercando un confronto più diretto con le parti». I dati del fallimento sono eclatanti. Il decreto Bersani ha prodotto soltanto 150 licenze in più in tutt’Italia, quelle di Roma. Nelle altre città, a dispetto dei toni entusiasti degli inizi, ancora nulla. Le 150 licenze romane sono in effetti il parto difficile della strada consigliata anche da Catricalà di cercare il confronto diretto con le parti. Anche perchè i tassisti hanno dalla loro ormai un’arma di tutto rispetto: possono bloccare il centro di Roma senza alcun rispetto per la regolamentazione degli scioperi. Un mese fa la seconda sezione Lavoro del Tribunale di Roma ha dato loro ragione annullando le sanzioni da 25 mila euro previste dalla Commissione di garanzia sugli scioperi. Dunque se i tassisti hanno il diritto di protestare come vogliono, meglio raggiungere un accordo se si vuole risolvere il problema dei taxi in Italia. La situazione a un anno dal via libera al decreto Bersani è abbastanza preoccupante. A Roma si partiva da 5823 licenze già esistenti. Se ne promettevano 1450, di cui 450 subito, il resto entro fine 2007. Le 450 erano in realtà la somma di 150 davvero nuove e 300 frutto di un vecchio bando sbloccato un anno prima e sempre rinviato. Il terzo turno, quello notturno, è volontario. Il risultato è 2,1 taxi per abitante a Roma contro gli 8,3 di Londra o i 9,9 di Barcellona. Per mesi, a voler prendere un taxi all’aeroporto di Fiumicino sembrava di mettersi nelle mani dei tagliagola. Ora la stessa difficoltà si sta verificando alla stazione Termini. Dove in venti giorni i vigili hanno stilato 1390 verbali a carico di tassisti trovati a non rispettare i turni integrativi previsti. A Milano il Comune ha raggiunto un accordo e ha ottenuto 250 auto in più, ma grazie al secondo autista e alla liberalizzazione dei turni, non attraverso il rilascio di nuove licenze. Null’altro nel resto d’Italia. E così Altroconsumo effettua un’indagine da cui risultano parcheggi deserti e attese che arrivano fino a 40 minuti per trovare un taxi. Nel frattempo le tariffe restano fra le più elevate al mondo: per 5 chilometri in un giorno feriale a Milano si spendono 8,75 euro, a Roma 7,36, a Parigi 7,30 a New York 6,24. E non sempre vengono applicate correttamente. All’aeroporto di Napoli Capodichino, secondo l’indagine di Altroconsumo, la tariffa fissa è stata chiesta correttamente solo cinque volte su 18. Modificato 29 Giugno 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi Subito
Sei già registrato? Accedi da qui.
Accedi Adesso