curvadong Inviato: 20 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 20 Giugno 2007 (modificato) "Intercettazioni Ma stavolta l’Ulivo non conti sul mio voto di Nicola Rossi (senatore DS, economista) Caro direttore, alta e forte si è levata in questi giorni la voce del vicepresidente diessino del gruppo dell’Ulivo al Senato: «È ora di affrontare la questione in Parlamento!», dove—com'è noto—la questione è quella della nuova normativa sulle intercettazioni telefoniche. A quella voce, notoriamente autorevole e disinteressata, se ne sono presto aggiunte altre dall'uno e dall'altro schieramento politico. Al massimo livello. «Abbiamo il dovere di fermare questo degrado!» ha tuonato il capo dell'opposizione. «Ci troviamo di fronte a un uso improprio delle intercettazioni », gli ha fatto severamente eco un ministro della Repubblica. Ora, che ci sia urgente bisogno di una normativa che, senza interferire con la libertà di stampa, ci sollevi dall' incombenza di annegare giornalmente nello squallore delle registrazioni e/o dei verbali giudiziari è cosa evidente a tutti. Ma se — come sembra più che probabile—il provvedimento oggi all'esame del Senato dovesse tornare emendato all'esame della Camera, vorrei che fosse chiaro che i proponenti di quel provvedimento non potrebbero contare — per quel poco o tanto che vale—sul mio voto. Anche se ciò implicasse venir menoalla regola— alla quale mi sono imposto fino a oggi di essere fedele (e solo io so con quanta fatica!) — di votare secondo le indicazioni del gruppo parlamentare cui pro tempore appartengo. Noncontino sul mio voto, dunque. E non già perché—come ho detto— ritengo irrilevante o secondaria una nuova normativa sulle intercettazioni. Ma perché questa può solo essere proposta e sostenuta da una classe politica diversa da quella che, sulle pagine dei giornali di queste settimane, ha dato di sé una rappresentazione di straordinaria pochezza. Nulla di penalmente rilevante, non c'è dubbio (almeno per quel che è dato capire a un profano). Molto di politicamente rilevante, però. Perché da quelle intercettazioni emerge un'idea della politica a dir poco avvilente e un’idea del ruolo dei politici francamente umiliante. Una classe politica di questa modestia è—essa sì!—il vero, grande alfiere dell'antipolitica. Un vero e proprio monumento all'antipolitica (opera peraltro— che ironia!—di professionisti della politica). Ma non solo di questo si tratta. Perché da quelle intercettazioni emerge un fallimento politico di prima grandezza: non aver compreso o non aver voluto comprendere il senso di un momento di particolare importanza nella vita della Repubblica. Un fallimento dal quale nessuna classe politica dovrebbe uscire sana e salva. In questo senso sbaglia chi afferma —e colpisce il fatto che si tratti di un ministro della Repubblica — che è «un grave vulnus per la democrazia e le regole il fatto che si imposti un dibattito a partire da quelle frasi venute fuori in quel modo». Sbaglia perché ho ancora perfettamente presenti—e non credo di essere il solo—le riunioni del gruppo parlamentare diessino alla Camera di 2-3 anni fa—nel pieno della discussione della legge sul risparmio — in cui spiccava l’assoluta fermezza e la tetragona determinazione con cui un viceministro dell'attuale governo si opponeva a ogni incisivo intervento nei confronti della Banca d'Italia inteso a porre le condizioni per un avvicendamento al vertice dell' Istituto. Perché ho ancora negli occhi le perplessità e le esitazioni, le titubanze e i distinguo, le incertezze e le remore che caratterizzavano gli interventi, in quelle stesse riunioni, di un ministro di spicco dell'attuale governo. Perché non riesco a dimenticare il fatto che alcune di quelle riunioni si chiusero con un voto a favore di interventi più incisivi a tutela del risparmio e dei risparmiatori, voto che venne poi regolarmente disatteso. (Del centrodestra so meno, ma mi basta e mi avanza quel che scrive Bruno Tabacci nella sua «Intervista su politica e affari », Laterza). Gli aspetti penali, dunque, non solo non ci sono ma se anche ci fossero sarebbero, dal mio punto di vista, in questo momento secondari. E' il giudizio politico quello che conta e questo non può che essere negativo: con poche eccezioni, un intero gruppo dirigente— in buona misura assurto oggi a responsabilità di governo — ha mostrato, nel migliore dei casi, un’insufficiente capacità di giudizio e una ridotta indipendenza di valutazione. Quanto basta per negargli oggi il mio voto. Nicola Rossi 20 giugno 2007" http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politic..._mio_voto.shtml Modificato 20 Giugno 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 20 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 20 Giugno 2007 (modificato) come dicevo nell'altro post in cui mi hai risposto 1) c'e' autocritica all'interno della sinistra (tanto per continuare da la') 2) pur condividendo con rossi il giudizio di fondo io lo trovo molto meno grave di quello che lui sostenga. Quello che imputo a Fassino per esempio e' la pochezza nel gestire il lato tecnico della vicenda, quando dalle intercettazioni viene fuori che la sua cultura in economia bancaria e' limitata. trovo che, appunto, la sinistra debba liberarsi della sua patina integerrima, non esiste e non e' mai esistita. Che si proponga invece come un sistema pragmatico con delle regole pragmatiche. Inutile aspettarsi troppi ideali da nessuno, solo Pannella ha ideali e a causa della loro irremovibilita' non ha mai avuto potere. e chiudo con la fine dell'articolo di Rossi. "Quanto basta per negargli oggi il mio voto." La sinistra di Rossi non aveva bisogno del suo voto, aveva bisogno del riformismo. Il suo criticismo e' stato fine a se' stesso, ha chiuso la porta in faccia. Rossi era dentro il sistema, poteva criticarlo e cercare di guidarne il cambiamento. Poteva cercare di essere parte di quel gruppo dirigente a cui imputa una "un’insufficiente capacità di giudizio e una ridotta indipendenza di valutazione". Invece ha preferito dedicare il suo tempo a scrivere lettere al corriere della sera, che faccio notare, le pubblica, tanto per sfatare l'idea che sia un giornale asservito alla sinistra.... Probabilmente le prox elezioni le vincera' proprio la destra perche' la sinistra e' piena di sognatori che non vengono mai a patti. Questa poteva essere la rivoluzione del PD, un partito pragmatico, leale ma pragmatico, con valori ma pragmatico. E invece si porta appresso i suoi sognatori che non si accorgono che non votare significa votare l'altro, il quale, a mio parere, e' ancora meno degno di fiducia edit: guarda come la mia emoticon si presta benissimo a questo gioco autolesionista!!!??? non ci avevo fatto caso... Modificato 20 Giugno 2007 da Gurg Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 20 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 20 Giugno 2007 Quindi se la matematica non è un'opinione con Nicola Rossi in meno i sinistri rischiano il crollo giusto? eheh. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gurg Inviato: 20 Giugno 2007 Segnala Share Inviato: 20 Giugno 2007 (modificato) Quindi se la matematica non è un'opinione con Nicola Rossi in meno i sinistri rischiano il crollo giusto? e' alla camera, non al senato eheh. ... Modificato 20 Giugno 2007 da Gurg Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
curvadong Inviato: 20 Giugno 2007 Autore Segnala Share Inviato: 20 Giugno 2007 (modificato) Bè Gurg, Nicola Rossi si è dimesso da diessino dopo innumerevoli tentativi di innestare il riformismo vero nella sinistra democratica, in seguito quindi ad episodi precisi e a occasioni mancate in altrettanti, per quanto riguarda le riforme da fare.Il trend di questo governo è che le riforme nessuno le ha viste, lo ha ripetuto ieri sera perfino D'Alema.E non averle viste fin qui lascia poche speranze di vederle per davvero. Le lettere ai quotidiani sono diventate ancor di più e sono da sempre uno strumento di politica diretta, quando a scriverle è qualcuno la cui eco non si confonda con le altre e quando a pubblicarle non sia il guerin sportivo.Scrivere una lettera di dissenso rispetto alle politiche governative preceduta da altre decine in cui l'indirizzo di dette politiche viene orientato in modo articolato equivale incontestabilmente a "costruire qualcosa", anche se dall'esterno. Le bastonate di Giavazzi, Ichino, Rossi, di Vico, Ricolfi, Boeri etc. etc. come vedi hanno risonanza e prendono d'altra parte spunto dai fatti.Questo è un governo che adesso consegnerebbe alla propria coalizione una percentuale di voti di 15 punti inferiore a quella che prenderebbe il centro destra.Tutto questo senza aver fatto nessuna riforma, aver firmato contratti statali che sanciscono aumenti di svariati punti superiori rispetto a quelli dei privati con tanti saluti alla produttività, un indulto bipartisan certo ma dal quale appare difficile estraniarsi, un senato bloccato di fatto nella prosecuzione dei lavori (marini ieri ha detto che proseguendo così salirà al quirinale pure lui...), tasse aumentate a dismisura (leggansi le prebende di Draghi in materia... vedasi cosa non hanno combinato le revisioni degli studi di settore sulle partite iva semplici), con l'inversione di marcia illogica e abnorme di iniziare adesso a ridurle.Una ripresa agganciata a stento e sempre a rilento rispetto ai partrner europei.Moniti a decine da qualunque istituto europeo, in particolar modo sulle pensioni, fin qui tutti disattesi.Senza guardare a Berlusconi che non dovrà mai più governare, questi hanno già fatto un bel macello. Modificato 20 Giugno 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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