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SALARI PUBBLICI E PRIVATI


curvadong

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http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...e=&sezione=

 

  Citazione
7/4/2007

Il merito questo sconosciuto

 

CARLO BASTASIN

 

Il sistema di contrattazione del pubblico impiego non vive solo in un mondo a sé, staccato dal resto dell’economia, ma anche in un mondo che non ha rapporto con i propri stessi obiettivi dichiarati di miglioramento del servizio al cittadino da parte dell’amministrazione pubblica.

 

Tali obiettivi, fissati ritualmente in piani di riforma e in memorandum strategici, passano in secondo piano ogni volta che si impone il problema del consenso politico-sindacale e degli aumenti salariali.

 

In tal modo, i principi fissati nell’art. 97 della Costituzione, a tutela del buon andamento della pubblica amministrazione, sono interpretati a favore del benessere dei dipendenti, sia di quelli che operano con sacrificio, sia di quelli che non compiono il loro dovere, e dell’interesse di chi li governa.

 

Tra il 2001 e il 2005 gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici italiani sono stati in media del 4,1% all’anno. Nell’industria gli aumenti sono stati del 2,7% e nei servizi del 2,1%.

 

Tenendo conto degli accordi integrativi delle singole amministrazioni (secondo fonti Aran) gli aumenti sono stati pari al 15% in più rispetto a quelli dei dipendenti privati.

 

Senza alcun collegamento né con le condizioni generali dell’economia, né con quelle del mercato del lavoro, né con l’andamento degli stipendi nei settori privati.

 

L’accordo di ieri - con un costo complessivo di 3,7 miliardi - replica la generosità degli aumenti del precedente governo, dimostrando che il pubblico impiego rappresenta un serbatoio di consenso acquistabile con le risorse pubbliche ed esposto a interessi bipartisan.

Equivale a una fetta considerevole delle tasse aggiuntive che gli italiani hanno pagato e che meriterebbero di essere investite.

 

Il governatore Draghi aveva sottolineato la necessità di riportare in linea i salari pubblici per giustificare i sacrifici chiesti ai dipendenti privati il cui costo del lavoro - a causa anche degli oneri salariali - sta crescendo troppo in rapporto ai Paesi vicini.

 

Ma in fondo il problema è più schiettamente politico: la credibilità dei governi è importante per chi investe o consuma ed essa si rafforza con comportamenti coerenti, non acquistando consensi volta per volta.

Nei dati della Banca mondiale, c’è una correlazione piuttosto chiara tra Paesi che non utilizzano al meglio le risorse pubbliche, governi che non rispondono con trasparenza dei propri risultati ed economie che non crescono.

 

Ma, come detto, ciò che è più impressionante è che la contrattazione pubblica ha perso contatto anche con gli obiettivi dichiarati, forse solo a titolo cerimoniale, di miglioramento della propria produttività.

È vero che non ha senso misurare la produttività di un singolo insegnante (e quindi l’adeguatezza del suo aumento di stipendio) senza considerare quella della scuola in cui deve operare. Ma in giorni in cui le notizie sulle condizioni di studio e di insegnamento sono tanto tragiche, c’è da chiedersi che cosa si debba attendere per intervenire con un esercizio di valutazione nel merito del servizio pubblico che non può essere staccato da forme contrattuali di incentivo e di sanzione.

 

Finora invece quasi tutte le forme di retribuzione accessoria legate alla produzione sono finite in premi di produzione slegati dall’efficienza del servizio ai cittadini. Ciò è avvenuto premiando i manager della pubblica amministrazione senza responsabilizzarli per i risultati degli enti che dirigono. I nuclei di valutazione continuano a essere composti proprio da dirigenti e sindacalisti, in una notevole sovrapposizione tra chi valuta e chi è valutato.

È nel rompere queste comode inefficienze che si distingue la buona politica.

Modificato da curvadong
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Io non capisco... una notizia positiva (l'aumento di 100 euro al mese per gli statali) viene fatta passare per un'ingiustizia sociale....quel contratto aspettava di essere firmato da uno o due anni se non sbaglio...cosa avrebbe dovuto fare materialmente il governo, non rinnovarlo?

Oppure organizzare degli esami per ciascun dipendente, e in base a quello decidere se dargli l'aumento o no?

Poi il fatto che nel settore privato gli aumenti siano molto inferiori non vuol dire proprio niente... adesso dato che il padronato dà degli stipendi da fame, lo deve fare pure lo Stato (come se già non lo facesse tra l'altro)? Ma che logica è?

Sono d'accordo sul fatto che vada premiata l'efficienza....e vadano puniti i nullafacenti... ma questo rinnovo e questo aumento era dovuto considerata la perdita del potere d'acquisto che le famiglie hanno avuto in questi anni.

Poi voglio ricordare che un piano sull'efficienza negli uffici pubblici è stato firmato dal governo e dai sindacati, e tra pochi mesi dovrebbe essere attuato, ma non è certo un problema che si può risolvere in pochi mesi.... né tantomeno non rinnovando il contratto agli statali.

Questo è la dimostrazione di come qualunque cosa faccia il governo viene crtiticato da Castano e Curvadong: se non avesse rinnovato il contratto adesso probabilmente Curvadong avrebbe aperto un topic criticando il governo per questo.... ma fatemi il piacere.....

Poi Curva, una domanda: come fai a misurare l'efficienza di un insegnante ad esempio? In base ai voti che mette sul registro? Io credo che la strada maestra sia quella di punire le inefficienze e gli abusi, non premiare delle presunte efficienze, che in molti casi non è possibile misurare (mentre se uno porta il cane a spasso durante l'orario di lavoro è oggettivamente un nullafacente e quindi può e deve essere punito).

Modificato da faranio
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  Citazione
faranio

questo rinnovo e questo aumento era dovuto considerata la perdita del potere d'acquisto che le famiglie hanno avuto in questi anni.

 

Diciamo pure che era dovuto considerata la perdita del potere d'acquisto che le famiglie hanno avuto col Governo Prodi :lol:

 

...logicamente le altre categorie di lavoratori si staranno domandando se anche a loro spetterà qualche briciola del Tesoretto di Prodi...ma mi sa che rimarranno a bocca asciutta perchè vedi Faranio, il controsenso è che 'grazie' a Prodi le entrate sono aumentate di circa 38 miliardi più del previsto (un'enormità equivalente a quasi 2,5 punti di Pil) il governo ha aumentato di quasi il 2% la pressione fiscale complessiva, un evento da storia dell'economia e proprio nel momento in cui la Banca centrale europea annunciava un sensibile aumento del costo del denaro e quindi dei mutui a tasso variabile in un paese come il nostro dove questi sono tantissimi, il governo non ha calcolato l'effetto di riduzione della capacità di spesa delle famiglie dovuto all'effetto combinato dei due drenaggi contemporanei. non solo ha anche aumentato le tariffe e parecchie tasse indirette. esito: la gran massa del ceto medio ed operaio a stipendio fisso ha meno soldi da spendere e ciò porta al fenomeno paradossale che stiamo osservando ad inizio 2007: recessione/stagnazione dei consumi pur in presenza di una crescita relativamente buona del Pil.

 

quello che voi di sinistra non volete capire è che l'adeguamento contrattuale risolverà poco oltre a pesare sulla spesa pubblica. il modo sano per la ricapitalizzazione di massa e per rivitalizzare la crescita interna via aumento dei consumi è quello, semplicemente, di ridurre le tasse per liberare capitale ed è urgente farlo per correggere l'effetto depressivo della Finanziaria. non a caso la Banca centrale italiana ha fatto un appello nella stessa direzione. bisogna aggiungere che la capacità di spesa media degli italiani era già sotto stress da tempo per i salari generalmente troppo compressi e per il tragico errore di aver accettato nel 1997, un cambio lira/euro che scontava la crisi svalutativa del passato così che oggi i ns salari sono inadeguati al costo della vita. (la vignetta è d'obbigo)

 

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nb: invece di ridurre le tasse in un periodo in cui il buon gettito lo permetterebbe, la sinistra le alza!

 

bravi.

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  castano_chiaro ha scritto:
quello che voi di sinistra non volete capire è che l'adeguamento contrattuale risolverà poco oltre a pesare sulla spesa pubblica. il modo sano per la ricapitalizzazione di massa e per rivitalizzare la crescita interna via aumento dei consumi è quello, semplicemente, di ridurre le tasse per liberare capitale ed è urgente farlo per correggere l'effetto depressivo della Finanziaria.

 

Infatti si è visto nei cinque anni del governo Berlusconi come si è rivitalizzata la crescita interna...ahahhaahahahahahahahhahaahahahahahahhahahahahahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhahahahhahahahahhhahhhhhhhhh

hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

hhhhhhhhhaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhahahahahahahahaha........

.........ma fammi il piacere.....

ma non vi vergognate a scrivere certe cose.... se il governo ti chiede 10 euro in più di tasse è un affamatore del popolo.. se ti dà 100 euro in più di stipendio è un affamatore del popolo lo stesso......se aumenta le tasse deprime i consumi...se aumenta gli stipendi deprime i consumi lo stesso... adesso quando abbasseranno le tasse si inventeranno qualche altra corbelleria pur di affermare che il governo ha sbagliato....povera Italia......

Modificato da faranio
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Faranio l'articolo non l'ho scritto io!!Ti dirò di più..... non l'ho nemmeno commentato fino ad ora!!

 

Il divario nella crescita degli stipendi tra pubblico e privato è, al solito, oggetto di analisi approfondite in tutti i gabinetti finanziari che si rispettino.

 

Al solito c'è un ampio ventaglio di tecnici, trasversali a tutto l'arco parlamentare, fatta eccezione per la parte da ascrivere alla sinistra sovietica che voti tu, che converge su questa analisi.

 

si tratta solo di accorgersene, non è così traumatico.

 

nel merito nessuno, nemmeno in quest'articolo, discute della plausibilità dell'istanza di chi vuole rinnovare il contratto, semmai del fatto che proprio al di là dei proclami ascoltati dalle stesse parti sottoscriventi, non si è proceduto ad introdurre nel medesimo criteri di valutazione e di sanzione sulla base del merito individuale.

 

criteri per i quali esiste da mesi una serie cospicua di proposte di legge fatte da sinistra e da studiosi del settore (il reazionario Ichino su tutti :lol: ).

 

non si taglia la spesa improduttiva nonostante i richiami di tutti quegli 'osservatori' internazionali che ormai dovresti citare a memoria tante le volte che te li ho scritti.E vabè, un governo che debba venire a patti con diliberto e ferrero è comprensibilmente in difficoltà rispetto al fare quei tagli, di sola equità sociale in vero, di cui sopra.

 

si rinnova però (esattamente come il precedente disgraziato governo....quello per intendersi della "macelleria sociale"!!!) proprio nel settore indicato come strategico nella gestione delle dinamiche di spesa e lo si fa senza modifare nulla di quanto abbia portato alla sua deriva tangenziale rispetto ai principi cardine dell'economia, di quella sociale di mercato intendo, nella sua lettura più aggiornata.

 

non è necessario essere Le Pen evidentemente per poter affermare con credibilità che alla base di questo modo di procedere non ci sia nulla di oggettivo e di 'scientifico' e tutto di quel mercanteggiare elettoralistico,

vergognoso e insostenibile, che tutti noi dovremmo rifiutare, a prescindere dal colore politico.

 

Mario Monti, pericoloso eversore leader di gruppi golpisti, l'altra sera da Ferrara ha detto..." ... provo pena per un governo che si fa promotore, giustamente, delle liberalizzazioni che riguardano tassisti e barbieri e che non tocca, al di là dei molti proclami, quell'area necessitante con urgenza di riforma sociale costutuita dalle pensioni.."

 

aggiungo...qualcuno dica ai ministri comunisti che ad esempio in Germania si andrà in pensione a 67 anni (ora si va a 65...)!!!Perchè a meno di non voler confermare la teoria sulla superiorità degli ariani qlche imprescindibile 'illuminazione' a questo punto dovrebbe soccorrerli!!

 

http://www.lavoce.info/news/view.php?id=36...&from=index

 

queste le considerazioni intorno alle quali si riunisce il paese che ha l'economia più forte d'europa e che però ,responsabilmente, vuol monitorare le situazioni critiche per evitare, come appunto quella pensionistica,

che diventino fuori controllo.A questi dibattiti e con i loro numeri in Germania seguono le riforme sopracitate.

 

noi, con i nostri numeri, cosa dovremmo fare per 'semplice' senso di responsabilità verso le generazioni future???!!!!!!!

Modificato da curvadong
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Io dico solo che se bisogna fare dei tagli nella spesa pubblica non bisogna certo cominciare dagli stipendi degli impiegati statali.

Per quanto riguarda le pensioni.... un riforma seria non si fa certamente in pochi mesi... io sono per una politica di incentivi economici, per l'abolizione dello scalone (ma solo se ci sono i soldi per farlo, visto che l'abolizione costerebbe uno o due miliardi di euro l'anno...non ricordo la cifra esatta)... e per una differenziazione fra lavori usuranti (tutti i lavori manuali, che costino oggettivamente una certa fatica per intenderci) e non. La pensione a 67 anni pr me è una follia... tanto vale abolirla proprio la pensione, e lasciare ognuno libero di gestire i propri contributi come meglio crede.

E poi scusa Curvadong..ma due riforme delle pensioni sono state già fatte (riforma Dini e riforma Maroni)...non bastano? Non c'è scritto da nessuna parte che ad ogni legislatura bisogna fare una riforma nuova. Secondo il Centro-destra la riforma Maroni era sufficiente... e per una volta mi voglio fidare di loro... applichiamo la riforma Maroni, magari eliminando lo scalone e amen.

Modificato da faranio
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http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...e=&sezione=

 

  Citazione
2/4/2007

Statali, prima le riforme poi i soldi

 

TITO BOERI (www.lavoce.info)

 

Oggi, con ogni probabilità, lo sciopero del 16 aprile del pubblico impiego verrà revocato. Grazie alla sorpresa trovata dai dipendenti pubblici nell’uovo di Pasqua: un tesoretto tutto per loro. Almeno smetteremo di parlarne. Per il 2007 è stato tutto impegnato anticipando gli incrementi retributivi che dovevano inizialmente essere riconosciuti solo a inizio 2008. Ma l’accordo avrà effetti anche sulla spesa a legislazione vigente del 2008 perché ammorbidisce il vincolo di bilancio di Regioni ed enti locali e scatena rincorse retributive fra i dipendenti pubblici. Infatti gli oneri derivanti dagli aumenti dei salari nella sanità e per il personale degli enti locali «non saranno computati ai fini del rispetto delle disposizioni sul patto di stabilità interno per l’anno 2008».

 

Ciò significa più trasferimenti a Regioni ed enti locali che, invece di negoziare direttamente i salari dei propri dipendenti, se li trovano stabiliti a livello nazionale. Si tratta, peraltro, di aumenti consistenti. Formalmente l’accordo riconosce un incremento del 4,4% rispetto al salario medio dei dipendenti pubblici. Ma per i ministeriali, la categoria di riferimento, l’incremento è superiore al 5%, in linea con le richieste del sindacato. Le altre categorie faranno di tutto per allinearsi ai ministeriali nella contrattazione integrativa. Ieri il sindacato ha messo le mani avanti: la contrattazione integrativa si deve fare sul serio. E bisogna prima dare i soldi e poi discutere le regole.

 

Ciò che ha permesso al sindacato dei dipendenti pubblici di raggiungere «questo pieno importante risultato» (così si legge sul sito della Cgil Funzione Pubblica) è la scelta di indire uno sciopero prima delle elezioni amministrative.

 

Per evitarlo il governo si è visto imporre l’agenda dal sindacato: ieri ha dovuto emettere la direttiva madre all’Aran; avrà ora 15 giorni per diramare le direttive per i singoli comparti. Tutto scritto e controfirmato. Molti commenti nei giorni scorsi hanno preso atto di questo esito della trattativa con rassegnazione. Sono in gioco i voti di più di tre milioni di dipendenti pubblici, si è scritto, e questo è un governo debole, atteso da una difficilissima tornata elettorale.

Ma questi calcoli più realisti del re dimenticano che i salari dei pubblici dipendenti vengono pagati dai contribuenti, che sono molti di più dei dipendenti pubblici. Ed è proprio vero che un governo che non cedesse alle pressioni dei sindacati della Funzione Pubblica avrebbe vita breve? Siamo sicuri che concedere aumenti salariali solo a fronte di incrementi di produttività, agganciare i salari nel pubblico impiego al costo della vita nelle diverse aree del Paese (quando gli affitti in Sicilia sono del 40% inferiori a quelli della Lombardia) significhi condannarsi all’impopolarità? Davvero chi dovesse mappare gli esuberi nei vari ministeri, a partire da quelli le cui funzioni sono state decentrate agli enti locali, perderebbe consensi? Basta guardare i dati del World Value Survey, un’indagine condotta in molti Paesi, perché sorga qualche dubbio in merito. L’Italia è, dopo Grecia e Repubblica Ceca, il Paese i cui cittadini si fidano di meno dell’amministrazione pubblica. Al contrario di quanto avvenga in altri Paesi, si fidano addirittura di meno dei dipendenti pubblici che dei politici, del governo o del Parlamento.

 

Prima o poi a qualche politico verrà l’idea di capitalizzare il malcontento dicendo basta a quell’ipocrisia collettiva che sono i rinnovi dei contratti del pubblico impiego. Sempre in ritardo per permettere, agli uni, di imbellire i conti pubblici e, agli altri, di portare a casa alla fine incrementi retroattivi molto generosi. Alla faccia della trasparenza del bilancio dello Stato e in conto al contribuente. Se vuole riguadagnare consensi, è bene che il governo dimostri subito di voler imporre lui l’agenda alla Funzione Pubblica Cgil-Cisl-Uil. Si lamentano perché i contratti vengono sempre firmati in ritardo? Bene, che ci s’impegni sin d’ora a siglare il prossimo accordo, quello per il biennio 2008-09, entro il prossimo anno, sulla base di nuove regole da approvare entro l’estate. Prima le riforme, poi i soldi in base alle nuove regole. E come potrebbe essere altrimenti?

Modificato da curvadong
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medici mutua e certificati fasulli.

 

  Citazione
I medici e i fannulloni

Quando i certificati diventano troppo facili

Milioni di giornate di malattia di nullafacenti sani come pesci, certificate da medici irresponsabili

 

Nei giorni scorsi gli Ordini dei medici hanno protestato contro l'accenno, contenuto nel mio ultimo articolo, alla loro inerzia di fronte ai milioni di giornate di malattia di nullafacenti sani come pesci, certificate da medici irresponsabili. «Non è compito nostro controllare le certificazioni», obiettano gli Ordini. E poi: «Il medico curante non può che fidarsi di quel che gli dice il paziente». In qualche caso è vero: di fronte a una crisi improvvisa di emicrania o di lombalgia anche il medico curante ha scarse possibilità di verifica.

 

Ma in moltissimi casi la mala fede del medico è evidentissima. Uno di questi, il più clamoroso per dimensioni, è quello degli 800 certificati di un giorno di malattia rilasciati a Fiumicino il 2 giugno 2003 ad altrettanti assistenti di volo dell'Alitalia, che intendevano così bloccare i voli senza preavviso, nel corso di una vertenza sindacale.

 

«Strafottente "sciopero sanitario" di hostess e steward», lo definì Michele Serra sulla Repubblica; «malcostume sindacale e dei medici» titolò il Corriere in prima pagina. Ma l'Ordine non mosse un dito.

 

Assistiamo tutti i giorni a casi in cui la mala fede del medico curante è altrettanto evidente; e, anche quando questi vengono denunciati, l'Ordine chiude entrambi gli occhi.

 

È, per esempio, il caso del medico di una Asl friulana che, il 5 febbraio 2004, «certifica» una prognosi di 20 giorni per un'impiegata bancaria, indicando che essa è - quel giorno stesso - reperibile a Santa Fe in Argentina, pur essendo l'assenza imputabile soltanto a un «trattamento fisioterapico per artrosi post-traumatica della caviglia»; il 24 giugno successivo identica certificazione, con paziente reperibile sul Mar Morto; per l'Ordine e la Asl, cui la cosa viene denunciata, la certificazione è «professionalmente corretta e contrattualmente ineccepibile».

L'Ordine non ha mosso un dito neppure nel caso del professor M. di un liceo di Milano, denunciato dal Corriere il 16 ottobre scorso, che da anni per centinaia di volte si è fatto certificare infermo regolarmente nelle giornate di lunedì, di venerdì, o di ponte tra due festività, e sempre al paesello natale in Sicilia;

 

o nel caso del sig. A. di Parma, cui il medico certifica per tre volte di seguito 30 giorni di lombosciatalgia, senza disporre alcun accertamento diagnostico, né tanto meno alcuna terapia; o nel caso del sig. D. di Roma, che il giorno stesso in cui gli viene comunicato il trasferimento a un ufficio a lui sgradito è colto da «depressione del tono dell'umore», per la quale il medico di famiglia arriva a prescrivere complessivamente sei mesi di astensione dal lavoro, ma non una visita specialistica, e neppure alcuna cura appropriata.

Né gli Ordini hanno mai preso alcuna iniziativa di fronte al fenomeno delle certificazioni puntualmente rilasciate ogni anno a comando da migliaia di medici ad altrettanti membri esterni delle commissioni per gli esami di maturità, per consentire loro di sottrarsi alla chiamata.

 

Certo, questo potere di autorizzare chiunque a «mettersi in malattia» può essere gratificante per un medico di scarsa levatura professionale; mentre, al contrario, rifiutare un certificato di comodo può costargli la perdita di un paziente. Ma ci sono anche molti medici seri che al proprio interesse antepongono il dovere. E comunque la compiacente certificazione a comando costituisce una grave violazione del codice deontologico, il quale imporrebbe al medico, quando egli attesta un'infermità, di farlo con «formulazione di giudizi obiettivi e scientificamente corretti» (art. 24).

 

Il fatto che, di fronte a una violazione così platealmente diffusa e culturalmente radicata, sia addirittura il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici a giustificare l'inerzia di questi organismi (Corriere del 23 marzo, p. 53) la dice lunga sulla questione se essi siano davvero posti a garanzia dell'interesse della collettività, o non agiscano invece di fatto come una sorta di sindacato nazionale obbligatorio di categoria. Va anche detto che a questa vera e propria frode istituzionalizzata concorre il sistema dei controlli sulle malattie dei lavoratori.

 

Basti osservare in proposito che nei moduli sui quali i medici dei servizi ispettivi dell'Inps e delle Asl redigono i referti delle loro visite domiciliari non è neppure contemplato l'accertamento dell'inesistenza dell'impedimento:

 

il peggio che può accadere al falso malato è di essere dichiarato idoneo a riprendere il servizio il giorno successivo a quello della visita ispettiva (salva «ricaduta» la sera stessa della visita, che il medico curante può sempre tornare a certificare).

 

Né i magistrati penali e del lavoro brillano per reattività di fronte al fenomeno: quante sentenze pilatesche si leggono quotidianamente, nelle quali il giudice chiude entrambi gli occhi di fronte a incongruenze evidentissime tra la diagnosi «certificata» e il difetto degli accertamenti necessari o delle terapie appropriate, oppure di fronte a circostanze che escludono l'impedimento al lavoro.

 

Fra le molte tare che riducono la capacità di competere del nostro Paese c'è anche questa; per valutare quanto essa ci costi, basti confrontare i tassi di assenteismo delle nostre aziende e amministrazioni pubbliche con quelli dei nostri partner europei.

Sull'Unità del 1˚ aprile Furio Colombo mi rimproverava di tuonare contro i nullafacenti senza considerare che le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa, addirittura la metà di quelle britanniche; ma a deprimere le nostre retribuzioni sono anche gli enormi sprechi e lassismi come questo: i tassi di assenteismo britannici sono la metà dei nostri.

 

Tutti devono fare la loro parte per correggere questa stortura: il governo, le imprese, i lavoratori, i sindacati, i giudici, i medici. E, ovviamente, anche chi è preposto al controllo dell'operato di questi ultimi.

Pietro Ichino

10 aprile 2007

Modificato da curvadong
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http://www.radicali.it/view.php?id=92410

 

 

  Citazione
La carica dei malati immaginari

 

• da Corriere della Sera on line del 12 aprile 2007

 

di Gian Antonio Stella

 

C'è qualcuno disposto a scommettere una nocciolina sulla «ricetta» del presidente degli Ordini dei Medici Amedeo Bianco e dei sindacati, che hanno suggerito di delegare al «paziente» l'auto-certificazione della propria malattia per i primi tre giorni? Fossimo in Gran Bretagna, dove l'ex ministro Aitken è finito in galera per aver detto d'aver pagato lui il conto dell'hotel Ritz dove aveva incontrato due principi sauditi, benissimo. Ma qui? Per farsi un'idea di cosa succederebbe basta un giretto negli archivi: 126 capifamiglia inquisiti a Locri per avere imbrogliato sull'esenzione dal ticket, 859 persone (tre milionarie) denunciate a Enna perché dichiarando il falso avevano il «reddito minimo di inserimento», 321 «comunali» napoletani indagati per essersi aumentati lo stipendio inventandosi a carico suoceri e cugini.

 

È facile appellarsi, ignorando le migliaia di truffe sui bonus bebè (370 a Voghera, 860 a Treviso, 250 a Perugia ...) al senso civico degli italiani e bla bla bla. Ma c'è qualcuno che davvero, pur di sottrarsi alla chiamata al senso di responsabilità di Pietro Ichino, è disposto ad affidare il diritto a marcar visita (oggi, qui, con queste leggi e con questi condoni) agli stessi malati immaginari sui quali troppi medici chiudono entrambi gli occhi? Conosciamo l'obiezione: basta fare leggi severissime. Sì, ciao: non c'è in Italia una parola ormai svuotata di ogni senso quanto «severissimo».

 

Ci vorrebbero un governo deciso a fare scelte impopolari (scansate sia a sinistra sia a destra), una maggioranza e una opposizione sgravate da partitini pronti a cavalcare le proteste di piazza, un sindacato coraggioso disposto a ridiscutere il suo ruolo di feroce guardiano dell'intoccabilità, sempre e comunque, del posto di lavoro.

 

Dove sono? Anni fa la corte dei conti inglese denunciò scandalizzata che i bobby londinesi, immersi nel traffico sotto la pioggia, mancavano 14,4 giorni l'anno a testa. Da noi, dice la Ragioneria Generale, i giorni di assenza per malattia, permessi retribuiti e scioperi nel 2005 nel comparto pubblico sono stati mediamente (dai lavori più pesanti ai più eterei) 21 giorni e mezzo nel caso delle donne, quasi 13 degli uomini.

 

Con picchi sconcertanti: rispettivamente 38,01 giorni di assenza pro capite delle donne e 23,67 degli uomini nelle agenzie fiscali, 34,23 e 20,29 alla Presidenza del Consiglio, 30,12 e 15,83 nel servizio sanitario, 27,51 e 18,89 nei ministeri, 25,87 e 15,85 nelle regioni e negli enti locali.

 

Sono passati quasi vent'anni da quanto Sergio D'Antoni sbuffava contro i carabinieri («sarebbe meglio se impiegassero il tempo contro la criminalità organizzata») rei di aver setacciato centinaia di assenteisti nei ministeri dove, secondo Pierre Carniti, i dipendenti s'erano «autoridotti l'orario di lavoro, arrivando in ufficio in ritardo e uscendo in anticipo» e contavano nei dicasteri su «118 bar interni, 52 supermercati, 15 agenzie di viaggi, 35 studi medici, una quindicina di sportelli bancari e centinaia di negozietti, più o meno clandestini».

 

Venti anni di nobilissime dichiarazioni di intenti, dette e ridette, sull'obbligo morale di premiare i bravi e punire i furbi. Eppure due giorni fa lo stesso assessore al personale del comune di Napoli ha dovuto ammettere che non solo i dipendenti di 13 assessorati su 16 ma la netta maggioranza dei 12.960 «municipali» partenopei non timbrano il cartellino.

 

E l'idea del sindaco di Giugliano (la terza città campana per abitanti) di combattere l'assenteismo obbligando gli impiegati a firmare con l'impronta digitale la loro presenza è stata bocciata dai sindacati così: «Non siamo mica alla Nasa o alla Cia!»

Novecento chilometri più a nord, nel frattempo, grandinava sul «re dei trapianti» di fegato delle «Molinette » di Torino Mauro Salizzoni. Che in uno sfogo a La Stampa, aveva osato dire che nel suo ospedale, «come altrove, c'è una marea di infermieri che non fa nulla. E se non sono il 50 per cento, saranno il 40». Ma come: lui? Vicino a Rifondazione Comunista? «Io sono di sinistra, difendo i lavoratori e non gli imboscati! C'è gente che meriterebbe la medaglia, per quanto dà all'ospedale. E altri che dovrebbero essere stanati». Non l'avesse mai detto! «Quello si è montato la testa perché è finito due volte in Tv. E' meglio che faccia il luminare, senza parlare di cose che non conosce», l'ha bacchettato il delegato Cisl, Alfredo Ventre.

 

Quanto all'accusa al sindacato d'aver «messo il veto» agli incentivi ai più bravi e volonterosi, il segretario torinese rifondarolo Gianni Favaro, dopo aver spiegato che «il sindacato non può fare l'ispettore», non ce l'ha proprio fatta a trattenersi.

 

I premi non gli piacciono, dice, «perché in genere vanno ai leccacxxx, spioni, ruffiani e baciapile». Con una sinistra così, immaginatevi la fifa che devono provare i fannulloni...

Modificato da curvadong
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cOMUNQUE PRENDIAMO ATTO DEL FATTO CHE cURVADONG HA PRESO UN ABBAGLIO.... INFATTI NONOSTANTE L'AUMENTO I SINDACATI PROTESTANO PERCHE' IL GOVERNO VUOLE INTRODURRE PROPRIO DEI CRITERI CHE IMPEDISCANO UN AUMENTO INDISCRIMINATO A PIOGGIA DEGLI AUMENTI...... E SOPRATTUTTO UN SISTEMA CHE PREVEDA UNA MAGGIORE "MOBILITA'" IN USCITA..... MA SU QUESTO OVVIAMENTE IL COMPAGNO CURVADONG TACE.

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Ma è ovvio!!!Perchè i sindacati in Italia protestano sempre molto prima che arrivino a delinearsi proposte serie ed efficaci rispetto ai problemi da risolvere e dei quali loro non hanno il minimo interesse a trovare la soluzione vera.

 

i sindacati protestano!!!ma questo in Italia non vuol mai dire che protestino contro una proposta efficace ed esaustiva!!!

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