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Google Lancia La Sfida A Microsoft


Brasileiro

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http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/s...gle-office.html

 

MOUNTAIN VIEW (CALIFORNIA) - Google lancia una nuova sfida a Microsoft, e questa volta mira direttamente a quello che è il tradizionale core-business del colosso di Redmond: il software aziendale. Il motore di ricerca ha infatti presentato il "Google Apps-Premier Edition", un pacchetto di applicazioni destinato agli uffici che si mette in diretta concorrenza con Office di Microsoft.

 

Ma la filosofia alla base del prodotto, fa sapere Google, è molto differente da quella di Microsoft. Il pacchetto è in realtà una raccolta di servizi Web 2.0: applicazioni completamente online che enfatizzano il ruolo della collaborazione e della condivisione dei contenuti.

 

In pratica, tutto, dal software ai file, è registrato in rete. In questo modo, sarà possibile lavorare da qualsiasi computer in grado di connettersi a internet.

Lanciata in versione Beta nell'agosto 2006, Google Apps comprende il servizio di webmail Gmail, Google Calendar, Google Talk e anche Writely, un word processor molto simile a Microsoft Word.

 

Nelle intenzioni di Google, il pacchetto dovrebbe rendere più semplice anche la collaborazione di più persone sullo stesso progetto: su ogni documento possono lavorare più utenti contemporaneamente, senza la necessità di spedire via email le diverse versioni modificate. Ogni utente avrà poi a disposizione uno spazio di archiviazione online di 10 Gigabyte, e potrà condividere 100 fogli di lavoro e 1000 documenti.

 

GoogleApps potrebbe essere una seria minaccia per Microsoft, che da Office ricava 11,7 milioni di dollari l'anno. Punto di forza del prodotto Google è il prezzo: appena 50 dollari l'anno che, se confrontati con i 449 necessari a un'azienda per comprare la versione "Small Business" di Microsoft Office, rendono Google Apps molto competitivo.

 

"Con Google Apps - spiega Dave Girouard, general manager della divisione Enterprise di Google - le aziende hanno a portata di mano tecnologia innovativa a una frazione del costo delle soluzioni tradizionali che richiedono installazione in locale".

 

Prendo spunto da questo articolo di Repubblica per lanciare la discussione: siamo davanti alla madre di tutte le battaglie fra Google e Microsoft? Se Google attacca e penetra in questo segmento, per Microsoft le cose non si metteranno bene....

 

Dite la vostra...Io dico GOOGLE.

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Nelle intenzioni di Google, il pacchetto dovrebbe rendere più semplice anche la collaborazione di più persone sullo stesso progetto: su ogni documento possono lavorare più utenti contemporaneamente, senza la necessità di spedire via email le diverse versioni modificate. Ogni utente avrà poi a disposizione uno spazio di archiviazione online di 10 Gigabyte, e potrà condividere 100 fogli di lavoro e 1000 documenti.

 

questo sembra un vantaggio non da poco.Vada come vada la concorrenza dei due colossi non potrà che aumentare i vantaggi per l'utente.

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Ciao Curva,

mi permetto di risponderti dato che, come sai, mi occupo proprio di software.

 

Francamente credo poco (pochissimo) in questa iniziativa per svariati motivi di cui il principale è riassumibile in un vecchio adagio : "neanche il cane agita la coda per nulla".

I 50$ annui di licenza richiesti sono, questo è vero, ben poca cosa rispetto agli oltre 300 per una licenza MsOffice, ma è altrettanto vero che non coprirebbero minimamente i costi di sviluppo dell'intero impianto.

E dove sta l'inghippo ? Semplice: Advertising. Già con Gmail google "legge" le nostre email e pubblica annunci AdSense (a senso) proprio accanto ai nostri messaggi. Dal momento che per accedere a google apps è necessario possedere un account Gmail (mi sembra uscito di recente dalla fase "inviti") diventa facile comprendere come la "lettura" dei nostri documenti (depositati su loro server e per di più scritti in formati perfettamente intelleggibili) sia un ottimo strumento per raffinare il target degli advertising pubblicitari.

E tutto questo per aumentare i fatturati alla voce che oggi costituisce il 95% degli introiti dell'azienda.

 

Senza contare che molti aspetti "tecnici" sono in evidente violazione delle norme italiane sulla sicurezza "informatica" (vedasi DPS). Chi è il responsabile della rete ? Chi accede ai miei dati ? Con quali password ? Che dati archivio sui server ? Dove sono i server ?

 

Se il problema è il costo ti invito a provare la suite OpenOffice: è l'omologo open source di Microsoft Office e non costa nulla. Lavora in modo praticamente identico ad Office (anche se l'omologo di Access è molto diverso). Gode anche di alcuni plus di cui Office non dispone come ad esempio l'esportazione diretta in formato PDF. Ovviamente anche qui c'è un'azienda (anzi diverse) dietro che lo sponsorizzano (Sun e IBM in primis) ma la loro soluzione la trovo eticamente assai più corretta.

 

Ciao

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Ciao Curva,

mi permetto di risponderti ....

 

spero nell'ironia amico mio, non vedo altrimenti la necessità della tua premessa.

 

Francamente credo poco (pochissimo) in questa iniziativa per svariati motivi di cui il principale è riassumibile in un vecchio adagio : "neanche il cane agita la coda per nulla".

I 50$ annui di licenza richiesti sono, questo è vero, ben poca cosa rispetto agli oltre 300 per una licenza MsOffice, ma è altrettanto vero che non coprirebbero minimamente i costi di sviluppo dell'intero impianto.

E dove sta l'inghippo ? Semplice: Advertising. Già con Gmail google "legge" le nostre email e pubblica annunci AdSense (a senso) proprio accanto ai nostri messaggi. Dal momento che per accedere a google apps è necessario possedere un account Gmail (mi sembra uscito di recente dalla fase "inviti") diventa facile comprendere come la "lettura" dei nostri documenti (depositati su loro server e per di più scritti in formati perfettamente intelleggibili) sia un ottimo strumento per raffinare il target degli advertising pubblicitari.

E tutto questo per aumentare i fatturati alla voce che oggi costituisce il 95% degli introiti dell'azienda.

 

Senza contare che molti aspetti "tecnici" sono in evidente violazione delle norme italiane sulla sicurezza "informatica" (vedasi DPS). Chi è il responsabile della rete ? Chi accede ai miei dati ? Con quali password ? Che dati archivio sui server ? Dove sono i server ?

 

Se il problema è il costo ti invito a provare la suite OpenOffice: è l'omologo open source di Microsoft Office e non costa nulla. Lavora in modo praticamente identico ad Office (anche se l'omologo di Access è molto diverso). Gode anche di alcuni plus di cui Office non dispone come ad esempio l'esportazione diretta in formato PDF. Ovviamente anche qui c'è un'azienda (anzi diverse) dietro che lo sponsorizzano (Sun e IBM in primis) ma la loro soluzione la trovo eticamente assai più corretta.

Ciao

 

anzi capiti a fagiolo e mille grazie dei consigli, è indispensabile ascoltare pareri da "dentro" come il tuo.

 

Però ti domando, acclarato che il tornaconto sarebbe/sarà in maggiore advertsising pubblicitario, tu non credi nemmeno alla riuscita tecnica del software/business?

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Che il c.d. Web 2.0 (simpatica sigla con cui si vuole indicare il fatto che i contenuti internet sono sempre più interattivi - e non certo per indicare una nuova internet come qualche cliente che telefona crede : "scusi come faccio a collegarmi al Web 2 ? Perchè sul Web 1 non ho trovato quello che cerco." :blink: ) sia una moda (o una necessità secondo i punti di vista) questo è un fatto.

 

Tecnicamente la cosa potrebbe anche avere un successo ma lo considero un "tornare indietro" a vecchi concetti di informatica centralizzata dove un grosso main-frame è depositario dei dati e delle logiche per gestirli mentre una miriade di terminali (più o meno intelligenti) si limitano a fare da interfaccia di comando.

Questa concezione ha per me il grosso rovescio di rendere progressivamente inutili masse di storage enormi messe sul mercato (che te ne fai di un pc con un disco - minimo - di 160Gb se tanto non ci salvi sopra nulla ?), risorse di calcolo (i processori si limitano ad eseguire operazioni di interfaccia) e far collassare le risorse disponibili di banda con grandi impatti su altri servizi che parimenti girano sul web (posta elettronica, video streaming, trasferimenti FTP ecc).

 

Senza contare che "centralizzare" è sempre un rischio: già oggi ci si dispera se la connessione ad internet non funziona per qualche ora, immaginati il "danno" se, in quei momenti, non puoi nemmeno gestire i tuoi documenti locali perchè la disponibilità del servizio remoto è essenziale.

 

A parte questo comunqe, senza scendere in scenari apocalittici, c'è un serio problema legato alla privacy: in questo sito (http://masterplanthemovie.com/) un breve video illustra le "potenzialità" del sistema "tutto-gratis (o quasi)" di Google. Considerando che l'azienda di Mountain View capitalizza in borsa quasi quanto Microsoft non è da escludere una progressiva attenzione nei loro confronti in merito all'utilizzo che fanno dei dati raccolti. Microsoft è stata multata pesantemente per questioni legate a dei brevetti: che rischio corre Google ? Potra' validamente sostenere azioni legali nei suoi confronti ? Il servizio durera ?

Sono tutte domande alle quali non so dare una risposta ma ... nel dubbio non ho motivo di utilizzare strumenti "terzi" quando posso gestire tutto quello che mi serve con il mio pc e decidere in autonomia cosa inviare a chi e quando ovviamente in forma criptata.

 

Ciao

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I motivi di una scelta del genere potrebbero essere i più svariati: potrebbe essere per esempio una strategia di predatory pricing (anche se improbabile) ma è chiaro che i managers di Google si sono fatti i loro NPV del progetto su scenari differenti prima di lanciare questa nuova offerta, e credo proprio che sia molto difficile che abbiano sbagliato il prezzo come riportato sopra. Intendiamoci la storia dei mercati e delle imprese è piena di errori colossali, sarà interesssante vedere la battaglia che verrà ingaggiata su questo business e il suo esito.

Personalmente ho una grande considerazone di Google sia come azienda che come cultura organizzativa.

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I motivi di una scelta del genere potrebbero essere i più svariati: potrebbe essere per esempio una strategia di predatory pricing (anche se improbabile) ma è chiaro che i managers di Google si sono fatti i loro NPV del progetto su scenari differenti prima di lanciare questa nuova offerta, e credo proprio che sia molto difficile che abbiano sbagliato il prezzo come riportato sopra.

 

Non ho detto che abbiano sbagliato il prezzo. Intendo dire che da sempre Google finanzia i propri progetti con gli introiti dell'advertising e l'anomalia sta in questo: nessuno dei servizi offerti è un ramo d'azienda autonomo quindi qualsiasi ragionamento su possibili break-even sono insensati: è un servizio accessorio all'advertising. E non credo nemmeno che abbiano qualche interesse nel togliere quote di mercato al brand Office di Microsoft se non per un fatto : MSN search è in rapida ripresa ed è loro interesse mettere i bastoni tra le ruote a MS.

 

In fondo basta pensare a quante informazioni possono tracciare per profilare miliardi di utenti nel mondo:

- conoscono i termini che usiamo per le ricerche (Google Labs)

- sanno dove siamo (i cookies droppati da Google Maps quando cerchiamo qualcosa nelle vicinanze oppure tutti quelli che sono corsi su Google Earth per vedere casa loro)

- conoscono le nostre email (Gmail con advertising) e sanno cosa mettiamo nello spam e cosa no

- conoscono il nostro portafoglio titoli o le nostre curiosità sugli investimenti (Google Finance)

- conoscono cosa ci piace leggere e cercare sul web (Google Home Page personalizzata)

 

Non sono paranoico ma tante informazioni in mano ad un'azienda privata mi fanno pensare.

Al supermercato ti fanno firmare l'informativa sulla privacy per darti il premio del giorno: qui forniamo noi migliaia di dati e nessuno si preoccupa di nessuna garanzia sulla riservatezza. E se fossimo noi al posto dei dissidenti cinesi condannati con l'aiuto di Google ?

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Quanto dici sembra incarnare nel modo più inquietante lo spirito di quel grande fratello che evochiamo da 50 anni ogni giorno di più.Certo che 'condividere' una banca personale di dati/office su di un' unica piattaforma

è gesto che sicuramente crea gli interrogativi che hai posto tu.

 

il dibattito sull'ambiguità della tecnologia informatica è pane quotidiano, ma ti domando... proiettando scenari per quanto possibile contestuali a quanto osserviamo oggi, avrà ancora un senso il concetto di privacy così inteso anche solo tra dieci anni?

 

O la fine della privacy è/sarà un problema sostanzialmente ove corrispondesse al monopolio dei dati personali cui tu accenni?

 

vale a dire....possedere ma condividere quei dati assieme a più fornitori di servizio, darebbe cmq un vantaggio ancora 'letale' a google?

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proiettando scenari per quanto possibile contestuali a quanto osserviamo oggi, avrà ancora un senso il concetto di privacy così inteso anche solo tra dieci anni?

 

Non è necessario proiettarsi nel futuro per sancire la fine della privacy: già oggi, pure trascurando internet, ci lasciamo dietro continue tracce delle nostre attività e delle nostre abitudini. Le cellule dei telefonini danno la nostra posizione, il telepass informa dei percorsi che facciamo, la carta di credito determina cosa abbiamo comprato e dove. Etc Etc

 

Il vero problema non è preservare la privacy ma la tutela da utilizzi indebiti che possono ottenere vantaggi dai dati stessi. Non far girare i dati sarebbe lo stesso che paralizzare la vita moderna.

 

O la fine della privacy è/sarà un problema sostanzialmente ove corrispondesse al monopolio dei dati personali cui tu accenni? vale a dire....possedere ma condividere quei dati assieme a più fornitori di servizio, darebbe cmq un vantaggio ancora 'letale' a google?

 

Certo ... i dati forniti devono essere utilizzati sono per quanto necessario alla fruizione del servizio eventualmente erogato. Nessun utilizzo alternativo è ammesso (principalmente la profilazione) nè (nella maniera più assoluta) la cessione a chicchessia.

E su questi aspetti Google sta molto sul "generico" non avendo mai fornito notizie esatte su cosa usa e cosa no.

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Certo. Ne farebbero tutti un utilizzo discrezionale (distinguendosi tra quelli che rispettano un ordinamento -es. quello italiano- e quelli che ne rispettano un altro -es. quello anglosassone) con l'unica differenza che Google non sarebbe "dominante". Ma non credo che questo sia il vero nocciolo della questione. La questione è se sia legittimo o meno che quei dati possano essere utilizzati da chicchessia.

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Pero’ non perdetevi troppo nei discorsi sulla privacy ma vediamone invece le potenzialita’ di interconnessione. Probabilmente non solo Google sta sfruttando questa tecnologia e questo e’ solo un passo verso la liberazione dal posto di lavoro (oppure la sua alienazione nell’avere il lavoro costantemente appresso…). Chi deve lavorare remotely vede ampliato il suo raggio d’azione (peraltro gia’ notevole al momento) oltre ad allargare le prospettive delle aziende a fare sempre piu’ ricorso a personale al di fuori dell’ufficio.

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Sono molto scettico anche sulle teorie del tele-lavoro. L'esperienza italiana in tal senso è assolutamente negativa. Questi due recenti articoli sono molto interessanti:

http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1849762

http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1776623

 

Personalmente vedo questi nuovi strumenti alla stregua del portatile wireless per specifiche categorie di professionisti molto mobili. Non penso possano validamente sostituire le tradizionali fat-apps da desktop.

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io non sono d'accordo, mi sembra veramente una frontiera che permette di lavorare remotely anche senza l'installazione di hardware o programmi particolari e che quindi semplifica parecchio la procedura anche a livello di mentalita', che e' poi una delle prima cose da cambiare quando si parla di nuove tecnologie.

 

 

non saprei dirti perche' ma "tele-lavoro" non mi piace, mi sembra troppo riduttivo, questa e' una possibilita' di flessibilita' freelance, chance di viaggio e costruzione di ambienti di lavoro duttili e modellati su altre dimensioni. E anche se l'italia e' indietro e' proprio la flessibilita' a dare l'opportunita' di uscire dal guscio del lavoro nel proprio paese.

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