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Uno dei migliori che abbia mai visto è sicuramente The Shining:

 

Shining.jpg

 

 

ma anche Scarface ed Il Padrino non sono da meno:

 

 

scarface.jpg

 

gfcovershot.jpg

 

I want all inquiries made. I want no acts of vengeance. I want you to arrange a meeting, with the heads of the Five Families. This war stops now.

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Tutti grandissimi film, xxxxx!!! :okboy:

 

Anche questo è da non dimenticare

 

 

 

Bellissima anche questa locandina

 

 

Il Padrino Parte Seconda è uno dei rari casi di sequel superiore all'originale, un pilastro della settima arte tutta

 

 

 

E'davvero un bellissimo film "Batman Begins", quasi all'altezza dei primi due diretti da Tim Burton: come ha detto Pontiac, tutta la parte dell'addestramento è coinvolgente e ricca di fascino come non se ne vedeva da tempo. A te Carlo è piaciuto? Se ancora non l'hai visto, te lo straconsiglio :okboy:

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Il Sorpasso con Gasmann e trentignant,poi c è Amarcord,credo siano per motivi diversi dei capolavori in assoluto. :60:

 

Che shock il finale de Il Sorpasso la prima volta che lo vidi! Un capolavoro di sguaiata ironia e violenta amarezza .

Che dire di "Amarcord"... :wub: uno dei vertici massimi di poesia felliniana. Indimenticabile ogni singolo personaggio, Ciccio Ingrassia ("Voglio una donnaaaaaa!!!" :D ) su tutti ...

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i batman li ho visti tutti a parte il begins...e lo guarderò al piu presto...anche se sinceramente ho apprezzato solo il primo,quello con kim basingher m pare...gli altri nn han retto il confronto...

altri film direi apocalypse now

rocky...tutti..anche se il secondo è il piu bello...

kill bill m è piaciuto molto...

poi quelli di tom cruise quasi tutti:riscky business...topg un..cocktail..fino ad arrivare all'ultimo samurai...

poi nn dimentichiamoci ciccio e franco :D

ci son cresciuto con quei due...

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Wow, Curva: adoro Antonioni!!! :okboy: E "La Notte" e "Deserto Rosso" ti piacciono?

 

"Strange Days": che film sublime! Un capolavoro scandalosamente sottovalutato. Forse anche per la sua violenza, al di là del forte sottotesto socio-politico: la sequenza dello stupro + omicidio, il tutto in soggettiva, è una delle più sconvolgenti che abbia mai visto.

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...certo, 'deserto rosso'....ma pensa a 'il grido' o all'anno di scrittura de 'i vinti'...l'assenza di retorica moraleggiante ( fosse pure alta...) di Antonioni dovuta nemmeno ad una scelta diretta ma come risultato del suo mettere al centro della focalizzazione l'inconoscibilità del reale, il dolore dell'impossibilità di comunicarsi veramente e per intero, l'incoerenza come costituente cromosomico del quotidiano, la facilità di cogliere sensazioni profonde e all'epoca socialmente ancora embrionali...senza però proiettarle sistematicamente sullo sfondo della pur possibile condanna etico/politica (pensiamo a pasolini...)..

 

di strange days film teso e visionario ma non vano, ricordo oltre al tutto il resto l'interpretazione mostruosa e'raccapricciante' di Juliette Lewis....

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Forse non arrivava alla condanna etico/politica pasoliniana perché Antonioni, con quel suo sguardo asettico sebbene straordinariamente lucido, si addentrava con mirabile sottigliezza nelle tematiche concernenti l'incomunicabilità dovuta al boom economico, alle sempre più furiose rincorse verso il potere, al margine cui personaggi intellettuali sono costretti a relegarsi (penso soprattutto a "La Notte", il mio favorito, e a tutto il suo terzo atto -se in atti è consentito suddividerlo- del party nella villa dell'industriale). A mio parere Antonioni ha pure avuto meriti "profetici": "Cronaca di un amore" (1950), fungeva da essenziale spartiacque tra il caos post-bellico, di impronta ancor vagamente neorealista, e lo spaesamento che avrebbe travolto l'individuo tra la fine anni '50/inizio '60, e, come hai notato tu, anche "I Vinti" (1953), la cui assenza di ogni orpello moraleggiante lo poneva tre spanne al di sopra di ogni produzione di quel periodo.

 

Se posso sollevare una piccolissima nota di biasimo nei confronti di Antonioni, forse il suo occhio è divenuto un po' manieristico a lungo andare (penso soprattutto a gran parte delle sue opere post- Professione Reporter...metà '70); Pasolini, i cui toni di condanna sono stati ben più veementi ed eloquenti, ha saputo cogliere in maniera feroce e grottesca le bestialità del contesto storico-politico cui appartengono (penso soprattutto a "Teorema", vero e proprio atto di violenza nei confronti del pressapochismo medio-alto borghese durante la metà degli anni '60; e a Salò, nichilistica presa di coscienza di quanto le aberrazioni storiche del fascismo siano in maniera inquietante accostabili alle sopraffazioni del potere, da quello politico a quello massmediologico, degli anni '70).

La maggior differenza che intercorre tra Pasolini e Antonioni è che appunto quest'ultimo lascia che sia l'immagine a comunicare, a differenza dei silenzi e delle frasi vuote dei suoi personaggi.

Per quanto di quasi tutt'altra pasta fosse rispetto ai due cineasti ivi citati, Fellini è il mio regista preferito di quel periodo: "La Dolce Vita" è il non plus ultra della perdizione, della sempiterna incertezza che logora l'uomo contemporaneo, perennemente incerto tra il materialismo e la bramosia di spiritualità. Pensa alla contrapposizione di personaggi come Marcello e l'intellettuale Stainer...Il finale, poi, è da pelle d'oca: uno dei più poetici ed evocativi della storia. Io sono sempre più convinto che sia il migliore film in assoluto di Fellini: per quanto straordinario sia 8 1/2, non credo arrivi all'altezza di "La Dolce Vita".

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sì...ti dico il mio approccio al cinema è di tipo metaspecifico....a me interessa il 'linguaggio' del film, il suo contenuto in 'ricerca', quale che sia...quindi capirai bene il valore che attribuisco ad Antonioni.Se ti leggi anche solo una parte della mole imponente della critica seguita a Blow-up ti rendi conto, ancora prima di aver visto il film, di avere di fronte un'opera omnia che si presta a mille letture possibili mentre nessuna ne esaurisce il significato: questo è il risultato tipico di un linguaggio 'nuovo' che irrompe in un settore già ben codificato ma evidentemente anche abbastanza inesplorato.La scrittura e il linguaggio non fanno da sole un 'capolavoro' in senso cinefilo, nè l'averli cercati e innovati in passato garantisce di possederli in eterno, e il genio non attraversa davvero tutte le produzioni di Antonioni.Ma il lirismo o l'impegno di Pasolini e Fellini appartengono ad un'altra categoria interpretativa, che solo casualmente

accomuna sotto la voce 'cinema' anche i film di Antonioni.Il cinema è in questo senso 'solo' un mezzo espressivo anche molto acerbo, che Antonioni 50 anni fa cerca di far collassare come linguaggio, proprio per verificarne limiti, implicazioni e correlazioni possibili in un rimando tra soggetto=>realtà=>soggetti, facendo emergere come unico personalismo autoriale la lacerazione data dal cogliere come più sù delle attribuzioni di valore e dell'umanità bellissima di certi scorci di vita resi in quello o quell'altro modo, si collochi l'incapacità di darne oggettivazione assoluta e in fondo la relativa fatuità dei medesimi.

 

cmq grazie per gli spunti Kill :quadrifoglio:

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Hai perfettamente ragione: Antonioni è la sublimazione della macchina cinema. Colui che più di tutti ha saputo coglierne i limiti linguistici, andando oltre la pura essenza del mero "vedere". Blow-Up ne è l'emblema supremo, la sua consacrazione quale cineasta "completo", non ancorato meramente ad argomenti di matrice social-esistenzialistica. Molto interessante constatare quanto questo film del 1966 abbia influenzato l'immaginario registico anche di Dario Argento (il suo "Profondo Rosso" ne è una reinterpretazione in chiave thriller, e non solo per la condivisione del medesimo protagonista, David Hemmings: ricordi il modo con cui lo spettatore stesso avrebbe potuto smascherare il killer sin dall'inizio?) e di Brian De Palma (con lo splendido "Blow Out"), entrambi appartenenti ad una categoria solo in apparenza di puro "genere".

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