curvadong Inviato: 15 Aprile 2007 Segnala Share Inviato: 15 Aprile 2007 (modificato) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...annulloni.shtml Citazione Baby pensioni nelle Forze armate Inchiesta sullo scandalo dei certificati Centinaia di casi. Il pm militare di Padova: malati, facevano altri lavori PADOVA — I fannulloni prendano nota: spacciare droga non è incompatibile con l’assenza dal lavoro per malattia. Lo dice una sentenza d’assoluzione (assoluzione!) di un maresciallo dell’esercito che, mentre figurava agonizzante nel suo letto di dolore, vendeva eroina ai tossici a 1.476 chilometri dal suo luogo di lavoro. Il generosissimo verdetto, emesso dal tribunale militare di Padova, è in realtà soltanto l’esempio più clamoroso di una realtà stupefacente. Quella del «fannullonismo» nel mondo in divisa. Dove una vecchia leggina del 1954 non ancora cambiata né dai governi di destra né da quelli di sinistra consente ancora oggi a marescialli e brigadieri e tenenti professionisti che vengano «riformati», di andare in pensione con 15 (quindici!) anni di servizio. Risultato: al tredicesimo anno centinaia di graduati cominciano ad avvertire devastanti emicranie, spaventosi strazi all’alluce valgo, lancinanti vertiginiti e insomma un tale mucchio di malattie che metterebbero a dura prova le madonnine di Fatima, Lourdes e Medjugorie e si concludono con qualche condanna per truffa o, più spesso, con la collocazione a riposo. A 35 anni, talvolta. E con l’assegno vitalizio destinato a premiare le furbizie per decenni. Meno male che il sostituto procuratore militare Sergio Dini e certi suoi colleghi che tentano da anni di arginare il fenomeno sono fatti di una pasta diversa. Sennò avrebbero loro sì il diritto di mettersi in malattia per depressione acuta: a che serve incastrare i lavativi, rinviarli a giudizio per simulazione di infermità, diserzione aggravata (un’accusa che un tempo ti spediva alla corte marziale) e truffa militare pluriaggravata, se poi va a finire spesso in sentenze assolutorie così esageratamente cavillose da esporre la nostra giustizia al ridicolo? Hanno scoperto di tutto, negli ultimi anni. Un caporalmaggiore che dalla Puglia natia mandava alternativamente ora un certificato di «lombosciatalgia » e ora di «sindrome ansioso- depressiva», finché saltò fuori che era stato regolarmente assunto (assunto!) come guardia giurata da una compagnia telefonica. Un altro che marcando visita per due anni al Reggimento Lagunari Serenissima per «lombosciatalgia » e «postumi di una frattura mandibolare », faceva in malattia lo scaricatore di sacchi di cemento la mattina e l’impiegato di una termosanitaria al pomeriggio. Un sergente maggiore al quale un’angosciante «sindrome depressiva » (due anni di malattia) non impediva di dirigere un’avviata boutique e fare body building. E via così. A centinaia. «Dottori» compresi. Ed ecco un ufficiale medico casertano che, di certificato di malattia in certificato di malattia, è rimasto assente (continuando a ricevere lo stipendio, si capisce) per due anni filati, trascorsi a Napoli per fare la specializzazione in pediatria. Un altro che, nei lunghissimi periodi in cui risultava pressoché in comaper malesseri vari, faceva contemporaneamente il medico di base, il consulente del tribunale di Verona e il perito di una compagnia di assicurazioni. Per non dire della fatica a convocare in tribunale quanti hanno firmato talora per lo stesso assistito decine di certificati in fotocopia. Faringiti, sciatiche, vertiginiti, piaghe, pustole... Non c’è medico (o quasi) che se viene chiamato dai giudici militari a testimoniare sulla sua collaborazione coi finti malati, non marchi visita presentando a sua volta un certificato medico. Sono così rari, quelli che si presentano, che i magistrati li guardano con la curiosità che accolse l’india Matoaka, meglio nota come Pocahontas, nella Londra di Giacomo I. C’è gente che si nega due, tre, quattro volte. Finché i giudici sono costretti a emettere la convocazione coattiva. Un panorama sconfortante. Nel quale spiccano, su tutte, le sentenze a chiusura di tre processi per simulazione di infermità, diserzione aggravata e truffa militare pluri-aggravata. La prima ha graziato il maresciallo dell’esercito xxx Della Pietra che, affetto in base ai certificati da «sindromi ansiose depressive», ha marcato visita per mesi e nel frattempo faceva il presidente di un consiglio circoscrizionale e dirigeva un bar e due panifici dei quali era proprietario con la madre: assolto e pensionato. La seconda ha premiato il signor Valerano Conte che, reagendo eroico agli implacabili dolori («lombosciatalgia bilaterale» e «disturbi ansioso- depressivi») che gli impedivano di fare il maresciallo a Padova, faceva in quei lunghi mesi di assenza il rappresentante, piazzava prodotti, visitava clienti, emetteva fatture per conto di una ditta, la «Beauty Company», alla quale era legato da un regolare contratto, al punto di compilare lui stesso un curriculum vitae, ammette il magistrato nel dispositivo, in cui lui stesso «dichiarava di aver svolto attività di agente di commercio» anche nei periodi in cui figurava malato: assolto e pensionato. La più spettacolare però è la terza sentenza, firmata dal gip Andrea Cruciani. Il quale, chiamato a giudicare le assenze per circa un anno e mezzo del caporalmaggiore Antonino Cannistraro, in forza (si fa per dire) all’11˚Reggimento Bersaglieri di Orcenico Superiore, Pordenone, scrive che, tra tanti documenti medici, «potrebbe far sorgere qualche dubbio» solo un certificato di malattia dal 18 al 22 marzo 2004. E perché? Perché la sera del 20 marzo il giovanotto fu arrestato con il fratello a Licata (a 1.476 chilometri dal luogo in cui avrebbe teoricamente dovuto stare a letto per una «faringite febbrile») nella operazione «Cane di Paglia» contro il traffico di cocaina e di eroina. C’erano intercettazioni, indizi, prove. Tanto da convincere il malatino a patteggiare una condanna a due anni di carcere. Condanna sulla quale, per carità, il giudice militare non eccepisce: spacciare è un reato. Spiega però che, come assenteista, va assolto. Infatti la faringite febbrile «non può ritenersi di per sé sola incompatibile con la presenza dello stesso Cannistraro in Licata nel luogo in cui veniva perquisito dai militari ». La malattia, «pur necessitando di riposo e comportando l’impossibilità di svolgere attività continuativa nel reparto militare di appartenenza, non necessariamente impediva allo stesso di uscire...». Insomma, scrive più avanti il giudice, «non è stato accertato che lo stesso abbia svolto attività lavorative o sociali incompatibili» con la patologia. Domanda: è strampalata la legge o è strampalata la sentenza? Delle due l’una. Ma per favore: basta. Gian Antonio Stella 15 aprile 2007 ci rendiamo conto da destra e da sinistra che tutto questo non ha carattere episodico ma appunto sistemico, che tutto questo implica una fetta enorme di evasione contributiva e fiscale, che tutto questo deve cambiare da qualunque ottica politica lo si guardi? che per cambiare ci vogliono leggi precise? ci rendiamo conto che, senza strumentalizzare nulla ma con il semplice dato secco in mano, la magistratura è anche questa? Modificato 15 Aprile 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 15 Aprile 2007 Segnala Share Inviato: 15 Aprile 2007 (modificato) Ahahahahah!!! non ho fatto che ridere leggendo questo articolo e ti devo ringraziare xchè mi hai avvicinato al Corriere che reputavo un giornale 'di parte' cioè della sinistra invece è davvero obiettivo. dicevo, mi ha fatto ridere l'articolo perchè mi ha fatto pensare agli scandali della nostra italietta quando sui giornali di diversi anni fa uscivano quelle notizione sulle pensioni truffa tanto in voga negli anni 80' del tipo: cieco faveva l'autista alla regione...oppure: sordomuto dalla nascita lavorava come centralinista alla asl... :lol: (e sono casi accaduti non li sto inventando io di sana pianta). e di cosa ci vogliamo sconvolgere a leggere queste ulteriori assurdità? questa è la repubblica delle banane ce lo vogliamo mettere in testa? quì non si smette mai di rimanere allibiti. c'è gente che dopo anni di lavori usuranti prende una pensione da miseria e poi c'è altra gente che dopo pochi anni di servizio prende pensioni super. ricordo ancora i vari casi a striscia la notizia di militari ammalatisi di cancro nelle missioni all'estero a causa dell'utanio impoverito che non avevano avuto pensioni adeguate, poi leggi queste cose e resti di merdà. senza voler evadere il tuo 3d ci aggiungo questo articolo apparso sull'Espresso manco 1 mese fa riguardante le pensioni d'oro dei ns parlamentari e che per quanto sia un argomento differente dalle pensioni 'illegittime' nelle forze armate rappresenta cmq lo specchio di un paese che fa pesi e misure diverse. Citazione Pensioni da 3 a 10 mila euro al mese. Con soli cinque anni di mandato. Prese già a 50 anni. E cumulabili con qualsiasi altro reddito. È il vitalizio di cui godono gli ex parlamentari. Ma per i loro privilegi nessuno parla di riforma L'onorevole ha fatto 13. Il privilegio parlamentare non ha colore politico, tocca tutte le sponde partitiche, senza riguardi per i limiti d'età. Premia per cominciare il politico di professione, giovane leader di sinistra dal robusto curriculum, come Walter Veltroni, ex vicepresidente del Consiglio. Cinquantuno anni, consigliere comunale dal 1976, deputato dall'87, sindaco di Roma dal 2001, precoce in tutto l'attivissimo Walter è anche uno dei più giovani pensionati del nostro Parlamento: con 23 anni di contributi versati, dal 2005 riscuote dalla Camera un vitalizio mensile di 9 mila euro lordi (che si aggiunge allo stipendio del Campidoglio, di circa 5.500 euro netti). Non senza tormenti: consapevole del trattamento di favore rispetto ai comuni mortali che a partire dal prossimo anno potranno andare in pensione solo a 60 anni, Veltroni fa sapere di avere provato a rifiutare il vitalizio cercando di farlo congelare a Montecitorio; non essendoci riuscito (l'eventualità non è prevista dai regolamenti) alla fine ha deciso di distribuirlo in beneficenza alle popolazioni africane. Il privilegio è cieco al merito e dispensa i suoi vantaggi a prescindere dalle prestazioni lavorative fornite. Toni Negri, leader di Potere operaio, nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Per restituirgli la libertà, Marco Pannella lo inserì nelle liste radicali facendolo eleggere in Parlamento. Conquistato lo scranno, Negri mise piede alla Camera solo per sbrigare le pratiche connesse al suo insediamento. Dopo poche settimane, temendo di finire di nuovo in gattabuia, si diede alla latitanza in Francia senza mai più farsi vedere a Montecitorio. Ciononostante, oggi riscuote 3 mila 108 euro di pensione parlamentare senza avere prodotto nemmeno una legge: la sua personale vendetta contro lo Stato borghese. Ecco due delle sorprese che spuntano dalla lista delle pensioni elargite da Camera (in totale, 2.005 per una spesa di 127 milioni di euro l'anno) e Senato (1.297 per 59 milioni 887 mila euro) a favore degli ex parlamentari (nelle cifre sono comprese anche le 1.041 pensioni di reversibilità incassate dagli eredi di eletti defunti) e che per la prima volta 'L'espresso' pubblica in esclusiva. Viva il cumulo Veltroni e Negri non sono episodi isolati. Il privilegio del vitalizio per deputati e senatori non conosce infatti ostacoli e si cumula con tutti i redditi: si somma all'indennità (198 mila euro l'anno) di chi si è dimesso da parlamentare per entrare nel secondo governo Prodi (tra i tanti, il viceministro all'Economia Roberto Pinza), allo stipendio da lavoro dipendente di chi è tornato a insegnare (Marida Bolognesi, ulivista), alla retribuzione di commissario Enac (Vito Riggio, ex Dc, 150 mila euro lordi l'anno per questo incarico), alle nomine alle varie Authority (Mauro Paissan, Privacy, 144 mila euro lordi). E, soprattutto, si cumula con tutti i livelli di reddito, anche quelli più ragguardevoli. Susanna Agnelli, dinastia Fiat, ha più volte conquistato lo scranno con il partito repubblicano. È stata anche ministro degli Esteri e oggi, non che ne abbia bisogno, con 20 anni di contribuzione riscuote un vitalizio di 8 mila 455 euro al mese. Luciano Benetton, anche lui eletto al Senato nel 1992 per i repubblicani, per 2 anni spesi a Palazzo Madama incassa una pensione di 3 mila 108 euro lordi: briciole per un capitano d'industria della sua levatura. O per altre due ex star di Montecitorio, avvocati di professione, titolari di avviatissimi studi professionali, nel 2006 secondo e terzo, dopo Silvio Berlusconi, nella classifica parlamentare dei redditi dichiarati. Si tratta di Publio Fiori e Lorenzo Acquarone. Il primo, ex An, a fronte del milione e 400 mila euro di reddito annuo incassa quasi 10 mila euro al mese di vitalizio; mentre l'altro, Acquarone, Udeur, al milione 300 mila euro di Irpef aggiunge anche 9 mila 400 euro mensili di vitalizio parlamentare. Riforma? Solo per gli altri E sì che i richiami - opportuni - alla fine dello sperpero previdenziale in Parlamento risuonano quotidianamente: giù le mani dalle pensioni, la riforma Maroni e lo 'scalone' non si toccano, tuona il centrodestra. In pensione a 60 anni se davvero vogliamo risanare i conti pubblici, rincarano i 'riformisti' di centrosinistra. Tranne poche eccezioni, quelle di rifondaroli, verdi e comunisti italiani, maggioranza e opposizione non sembrano nutrire dubbi sull'inopportunità di riportare a 57 anni il limite per la pensione. "Se si vive sino a 87 anni, come avviene oggi", sentenzia Francesco Rutelli, "nessuno può pensare di avere una pensione da 57 a 87 anni". Giusto. E difatti Confindustria aggiunge che con le nostre finanze disastrate non possiamo permetterci tanta generosità. Mentre la Ue ci marca stretto e invoca misure draconiane per stoppare le pensioni d'anzianità facili e i trattamenti di favore. Modificato 15 Aprile 2007 da castano_chiaro Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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