curvadong Inviato: 12 Marzo 2007 Segnala Share Inviato: 12 Marzo 2007 (modificato) Flexsecurity di Luca Paolazzi Il modello danese è esportabile. A patto che se ne accettino tutte le regole. Cominciando dalla classe politica. Che deve essere trasparente, non corrotta, senza privilegi, dedicata a creare benessere per i cittadini. (secondo curvadong questo equivale a creare servizi efficienti, alias impiegare bene il danaro pubblico....reperito con le tasse) In modo pratico ed evidente, cosicché i contribuenti siano contenti di pagare le imposte, anche elevate, perché vedono come sono utilizzati i loro soldi. Peter Lindert insegna all'Università di California (Davis). E nelle sue ricerche, condotte confrontando numerosi Paesi e ricostruendo le dinamiche della spesa sociale fin dal XVIII secolo, è arrivato a concludere che il welfare state è il prodotto dell'estendersi della democrazia, allunga la vita media e aumenta l'equità, senza avere effetti negativi sul Pil. Una sorta di pasto gratis. È stato a Bologna per presentare la traduzione italiana del suo ultimo lavoro (Spesa sociale e crescita, edito da Università Bocconi con la sponsorizzazione di Lega Coop Emilia Romagna). Professor Lindert, in Italia c'è infatuazione per la flexicurity danese. Può essere esportata? Penso di sì. Se si guarda alla tassazione, anche a carico del lavoro, si sarebbe portati a ritenere che la situazione danese sia terribile, con alta disoccupazione e forti disincentivi al lavoro. In realtà la politica danese è flessibile nel modo di incrociare domanda e offerta di lavoro, negli incentivi all'impiego. In cambio della sicurezza sociale i lavoratori si assumono la responsabilità di rimanere nella forza lavoro e seguire corsi di formazione. Ciò dipende dall'alto senso civico? Spero che anche questo sia esportabile. La ragione per cui le persone pagano molte imposte senza evadere in Paesi come Danimarca, Finlandia, Olanda, Irlanda e Svezia è l'assenza di corruzione. Sanno di avere i governi più puliti del mondo. Perciò spero che altre nazioni sappiano emularle. Quanto conta la fiducia nelle istituzioni pubbliche? Molto, perché la gente è consapevole che il governo non ruba i soldi ma li impiega in modo appropriato; per esempio, in buoni ospedali. (curva aveva ragione ..il prof voleva dire proprio quello...)E hanno ragione. Negli Stati Uniti è più diffusa la sensazione di essere ingannati dal potere politico e in Italia ancora di più. Basta guardare alla graduatoria di Transparency International sull'indice di corruzione. Ci sono differenze di efficienza tra i welfare state nazionali? Certamente. Alcuni Paesi, per esempio nel Nord Europa, enfatizzano la sanità e l'aiuto ai poveri, con reti di sicurezza di base. Altri, come i Paesi mediterranei, la Francia e il Belgio, hanno un differente approccio. Le loro strutture di stato sociale, come la sanità, funzionano. Ma poi intervengono in altri campi che nulla hanno a che fare con il welfare state; come le leggi che ostacolano la concorrenza per proteggere gruppi di interesse organizzati. In Italia state cercando di eliminare le protezioni a favore di alcune categorie (tassisti, farmacisti e altre). Altre norme, poi, rendono difficile il licenziamento. Tutte queste protezioni riducono il Pil e non appartengono al welfare state ma al corporativismo. Non sono a favore di persone ammalate, povere o anziane, ma di gruppi di potere. Cosa non va nel welfare italiano? Lo conosco attraverso le analisi di Roberto Perotti e assomiglia al caso brasiliano, che ho studiato da vicino perché mia figlia vive là. C'è un gran peso delle pensioni. Mentre c'è poco sostegno per i poveri. E la maggior parte delle spese previdenziali va a chi non è affatto povero. Ciò può avere un impatto sull'opinione che la gente ha del welfare? Sì, c'è il pericolo che i conservatori affermino che la spesa sociale sia alta in Italia e che ciò sia un male e quindi che il welfare sia un male.( notare il punto di vista inequivocabilmente democratico e liberal del Prof.) Ma in gran parte non si tratta di un vero e proprio welfare state; le pensioni vanno a favore di gruppi di interesse costituiti e in ciò assomigliano alle pensioni private, che sono un accordo con il datore di lavoro e che non sono rivolte a prevenire la povertà nella vecchiaia. L'Italia ha poi un problema nelle regole di pensionamento: c'è un grande incentivo a lasciare il lavoro in anticipo. Il disincentivo al lavoro è presente soprattutto in Italia. E ciò è molto costoso per i conti pubblici perché queste persone riceveranno una pensione per un periodo di tempo molto lungo, perfino pari alla durata della vita lavorativa. Molti, nel sindacato e nel mondo politico, ritengono sia giusto permettere a chi ha cominciato a lavorare presto di andare in pensione prima. Già, ma tornano i conti nel bilancio pubblico? Quanto queste persone hanno contribuito alla previdenza quando avevano tra i 15 e i 24 anni? Probabilmente non molto. L'idea in sé non è sbagliata. Ma bisogna chiedersi se i conti quadrano. In generale il principio corretto è che la quota di vita che ciascuno impiega nel lavoro non deve ridursi. Perciò se la vita media si allunga, anche la durata media del lavoro deve allungarsi un po'. Può essere piacevole andare in pensione a 55-56 anni ma la nazione non può permetterselo. Ciò è vero qualunque sia il sistema previdenziale. Immagini che non esista alcun sistema previdenziale e che ciascuno debba risparmiare per garantirsi un reddito per la vecchiaia. Il problema sarebbe il medesimo: se si vive più a lungo bisogna lavorare più a lungo. Altrimenti il sistema non è sostenibile. È semplice matematica. Non è né di destra né di sinistra.(grande Lindert, ecchekkazzo..) Che la gente viva più a lungo è un fatto demografico che non ha nulla a che fare con la politica. Modificato 12 Marzo 2007 da curvadong Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
castano_chiaro Inviato: 12 Marzo 2007 Segnala Share Inviato: 12 Marzo 2007 il Welfare è il vero nodo della tragedia dell'Unione :D e Prodi avrà cmq la tremarella xchè si troverà come sempre ad un bivio, ad accontentare cioè i senatori come Andreotto e i dc come Mastella e Di pietro oppure a cedere al ricatto di Bertinotto e gli altri sinistri. cosa farà? in ogni caso farà una brutta fine. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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