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Alitalia


Gurg

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Su un altro topic (13 ragioni per non votare) stavamo sviluppando un discorso su alitalia. Lo trasferisco in un topic a tema iniziando con la notizia del mattino.

 

Dopo le dichiarazioni di Berlusconi:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...31351girata.asp

in cui sosteneva che

 

"Da Ligresti, a Benetton. Poi naturalmente c’è Mediobanca. E ce ne sono molti altri, come l’Eni"

 

avrebbero parteciapato alla cordata, Mediobanca e Eni hanno gia' smentito l'interesse.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...31367girata.asp

 

interessante che non abbia citato Banca Intesa che era uno dei finanziatori di AirOne.

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A proposito della querelle Berlusconi ha fatto o no i nomi della cordata. Lui nega e parla di supposizioni giornalistiche

http://www.lastampa.com/redazione/cmsSezio...31367girata.asp

 

Ma i giornalisti non registrano le conversazioni di solito??? non ha appunti??? Come e' possibile che un leader smentisca una dichiarazione cosi' precisa e il giornale non difenda nemmeno un poco la propria professionalita', la propria credibilita'. O La Stampa o Berlusconi, uno dei due sta semplicemente mentendo.

Modificato da Gurg
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il tuo discorso sul protezionismo di airfrance e sul mercato ipercompetitivo in cui si muovono British Airways e Lufthansa mi ha fatto pensare parecchio (trovo pero' che il mercato low cost sia sorto nonostante BA e lufthansa) pero' nutro ancora parecchie riserve sulla cordata italiana o sull'esistenza di altri investitori disponibili ad accollarsi il peso di alitalia (come faccionotare nel topic aperto apposta su alitalia).

 

Non vorrei sembrarti supponente, ma Il "peso di Alitalia" è stato al 90% il management scelto dall'azionista (ossia il Ministero del Tesoro) che l'ha trasformata in una vacca da mungere per soddisfare una serie di interessi diffusivi e illeciti. Se metti dentro un management valido, il 10% è solo aritmetica, non creatività.

 

Che l'Alitalia sia una azienda fortemente sindacalizzata è vero, meno vero è che i sindacati siano i principali responsabili del disastro o che lo siano in una misura preponderante i dipendenti.

 

Parliamoci chiaro: io viaggio tantissimo per lavoro , quindi nessuno meglio di me conosce il livello di qualità del servizio e le disfunzioni di Alitalia. Però ti assicuro che il vero male di Alitalia è nella conduzione e nella pianificazione e gestione del network di destinazioni, nella struttura della flotta, nel tasso di rotazione di aeromobili. Sono problemi di matrice prettamente industriale, che se risolti, e non servono grandissime conoscenze per farlo, insieme ad una gestione etica (non dico efficiente) porterebbero rapidamente Alitalia all'utile.

 

La ragione è molto semplice: nonostante non abbia la dimensione di Lufthansa e Air France-KLM Alitalia ha un mercato nazionale molto ampio e un network di destinazioni internazionali potenzialmente ottimo per serive un paese che (ricordo) recentemente ha superato il Regno Unito per valore delle esportazioni. Quindi diciamo che ALitalia, se gestita decentemente, non può non andare almeno discretamente. Che poi gli assistenti di voli siano abbastanza scortesi e che i voli siano in ritardo...non giustificherebbe di per sè la scelta per un passeggero italiano di andarsene a Parigi o a Francoforte. Il vero punto è che Alitalia potrebe e dovrebbe riprendersi, diventando una compagnia regionale di buon livello come Iberia, e poi in un secondo tempo, aggregarsi ad un grande gruppo con una condizione privilegiata, perchè una Alitalia in salute, se decide di entrare in un grande gruppo, può modificare gli equilibri del mercato e spostare l'ago della bilancia. La partita di fusione e concentrazioni è ancora in corso e se Alitalia aspetta ed entra in un secondo momento può essere davvero l'ago della bilancia.

 

Il vero snodo per far andare bene Alitalia è aumentare la scala delle operazioni (non ridurla) proprio per non dare ai passagger italiani la alternativa di andare da un altra parte a prendere l'aereo.

 

Che i giornali dicano che la causa della perdita di Alitalia sia Malpensa...per i cosiddetti "voli di federaggio" ...ti rendi conto che è ridicolo. Il motivo è che Alitalia paga il trasferimento agli assistenti di volo? se questo fosse veramente il problema basterebbe trasferirli in pianta stabile a Milano, e stai sicuro che i sindacati piuttosto che vederseli licenziare accettebbero questa condizione.

 

Capisci quando dico che c'è una demenzialità bipartisan sulla faccenda Alitaia?

 

By the way...il Piano Toto Intesa cosi bistrattato e sottovalutato dal management corrente, che ha dimostrato di capirci così bene da aver portato l'Alitalia a questo punto, è pubblicato su internet e dice CHIARAMENTE i risultati di medio periodo sia finanziari sia industriali quale sarebbe stato il dimesionamento della flotta, quali le basi, quali gli investimenti,

 

Questi risultati sono stati pubblicati fin dall'inizio: perchè Air France non ha mai fornito le stesse informazioni?

 

se ti interessa vedere i numeri consulta

 

http://www.aironeperalitalia.net/

 

Avevi letto da qualche parte che le cifre genere del piano erano state pubblicate?

 

ciao

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Non vorrei sembrarti supponente, ma Il "peso di Alitalia" è stato al 90% il management scelto dall'azionista (ossia il Ministero del Tesoro) che l'ha trasformata in una vacca da mungere per soddisfare una serie di interessi diffusivi e illeciti. Se metti dentro un management valido, il 10% è solo aritmetica, non creatività.

 

non mi sembri supponente, quello che intendo e' esattamente questo. In un mondo in cui le linee aeree prosperano il fallimento di alitalia e' emblematico. Ma e' proprio a questo punto che getto la spugna. Il management si e' rivelato inconcludente, fallace e semplicemente inadeguato. Alitalia merita di fare una fine meschina non per cattiveria ma per semplice destino delle cose. AirOne ha presentato un piano affascinante, l'ho letto, molto interessante. Perche' sembra non esserci adesso Intesa, perche' non la vedo?

 

AirFrance ha presentato un piano aggressivo, ridotto l'hub a Fiumicino (siamo noi che abbiamo 2 centri economici, Roma e Milano, e quindi avremmo bisogno di 2 hub, il resto d'europa ne ha 1 per paese) e ridotto le tratte. Ha ridotto le perdite, secondo la logicissima legge di mercato di tagliare quello che genera perdite. Se dovesse esserci una domanda di voli piu' elevate, per interesse, potrebbero ristabilirle.

 

Un'altra cosa mi lascia perplesso. Di fronte a condizioni per AirFrance cosi' vantaggiose, perche' altre compagnie non si sono fatte avanti? Lufthansa?

 

ps. Malpensa a questo punto potrebbe davvero andare a Ryanair...

 

Domanda finale: a prescindere dal fatto che la proposta di AirOne non sia stata accettata, a questo punto che strada si percorre? La si fa fallire (nonostante gli asset monetizzabili, questo significa solo prolungare le perdite) o la si vende a AirFrance? (La cordata non sembra proprio esistere, hanno smentito tutti quelli citati da Berlusconi)

Modificato da Gurg
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Provo a rispondere, in parte sulla base di quello che so in parte sulla base di quello che suppongo.

 

In un mondo in cui le linee aeree prosperano il fallimento di alitalia e' emblematico. Ma e' proprio a questo punto che getto la spugna. Il management si e' rivelato inconcludente, fallace e semplicemente inadeguato. Alitalia merita di fare una fine meschina non per cattiveria ma per semplice destino delle cose. AirOne ha presentato un piano affascinante, l'ho letto, molto interessante. Perche' sembra non esserci adesso Intesa, perche' non la vedo?

 

Banca Intesa c'è stata e molto nella fase sia del beauty contest che delle offerte non vincolanti: Passera in particolare aveva detto chiaramente che darla ad Air France significava regalarla. C'era stata poi la querelle sul piano "bancario" contro il piano "industriale" che però non aveva numeri tempi e dimensioni per essere valutato e allora che bel confronto!.

Gli advisor, che come ti dicevo hanno semplicemente ratificato decisioni già prese, e che in alcuini casi avevano un chiaro conflitto di interessi che impediva loro di dare delle raccomandazioni imparziali, sono stati conivolti nella fase di selezioni delle offerte non vincolanti. Questo procedimento è assurdo...meglio sarebbe stato se proprio li si doveva far lavorare almeno impegnarli su offerte vincolanti.

Banca Intesa ovviamente ha capito che c'era un forte indirizzo politico a privilegiare Air France, se si scartava un piano che poggiava su una offerta non vincolante e (soprattutto) una banca solida con una storia di successo incontestabile. A quel punto la scelta era quella di fare le barricate contro il governo o lasciar perdere.

Passera ha preferito lasciar perdere, a quei livelli ci si ritrova sempre. Nel momento in cui la situazione dovesse cambiare e la pregiudiziale politica cadere, ho fondati sospetti che Passera cautamente ritornerà in corsa con Air One, , l'unica con cui si può fare l'operazione italiana. E comunque la condizione per rientrare è che il governo chieda esplicitamente di fare una offerta. Toto ha parlato di 3 settiamen per una due diligence, se ha parlato è perchè è pronto, non da solo, a farla.

 

 

AirFrance ha presentato un piano aggressivo, ridotto l'hub a Fiumicino (siamo noi che abbiamo 2 centri economici, Roma e Milano, e quindi avremmo bisogno di 2 hub, il resto d'europa ne ha 1 per paese) e ridotto le tratte. Ha ridotto le perdite, secondo la logicissima legge di mercato di tagliare quello che genera perdite. Se dovesse esserci una domanda di voli piu' elevate, per interesse, potrebbero ristabilirle

 

Il discorso dell'hub andrebbe spiegato meglio, ossia un punto su cui converge il traffico intercontinentale di una area. Io credo che il discorso dell'hub sia al tramonto e che se si sviluppa una massa critica di flotta si ritorna tranquillamente ad una logica point to point. Perchè andare ad Amsterdam per prendere un volo verso il Canada se c'è un collegamento diretto (o con scalo) dall'Italia?. Sicuramente non si possono duplicare i voli intercontinentali in tutti i periodo dell'anno, ma focalizzare quelli a maggior vocazione turistica a Rome e quelli business a Milano funzionerebbe. Il concetto di hub è stato usato molto impropriamente in questa vicenda, e anche Air One non ha mai parlato di due hub ma di due aeroporti con collegamenti point to point. Questa non è affatto una idea balzana.

Sul fatto di "tagliare quello che genera perdite" faccio una considerazione banale: qual è la ragione delle perdite? La tratta, o il costo complessivo di funzionamento dell'aeromobile? E' il costo di rotazione dell'aeromobile o il costo del personale? Perchè se la radice del problema è la tratta allora la si taglia, ma questo nella maggior parte dei casi non è il vero problema!. Chi sta dentro e ci capisce veramene (ci sono oasi di grandi competenze in Alitalia) mi ha dimostrato che il vero problema è la strutturatazione della flotta, il tasso di rotazione degli aeromobili e una serie di accordi svantaggiosi con alcuni soggetti protetti dalla politica (tipo SEA). A questo occorre apportare una correzione verso l'alto del network delle destinazioni. Il pianoi di Air France mira a fare di Alitalia una compagnia locale, e a girare il grsso del business, sia cargo che passeggeri su Parigi. Per inciso, quello che ho detto sopra si applica anche al cargo. Tagliare le rotte in perdità perchè sono in perdità non ha senso; agire sulle cause e risolvere i problemi sì.

 

Un'altra cosa mi lascia perplesso. Di fronte a condizioni per AirFrance cosi' vantaggiose, perche' altre compagnie non si sono fatte avanti? Lufthansa?

 

Le ragioni sono in parte politiche e in parte culturali: dentro Lufthansa c'è stata una battaglia per decidere se provarci o meno ma alla fine hanno avuto paura di rovinarsi il rating. I tedeschi sono poi culturamente incapaci di gestire bene e capire un ambiente e una cultura come quella che c'è in Alitalia. Gli altri se ne sono andati perchè il governo aveva posto delle condizioni impossibili per il beauty contest e alla fine devono aver saputo che aveva raggiunto un accordo con Air France (motivo per cui era fallita l'asta).

 

Domanda finale: a prescindere dal fatto che la proposta di AirOne non sia stata accettata, a questo punto che strada si percorre? La si fa fallire (nonostante gli asset monetizzabili, questo significa solo prolungare le perdite) o la si vende a AirFrance? (La cordata non sembra proprio esistere, hanno smentito tutti quelli citati da Berlusconi)

 

La cordata come detto esiste. Se si va in amministrazione controllata è probabile che alla fine se la comprino con meno debiti, e con un numero comunque non superiore di esuberi a quelli previsti da Air France (molti più dei 2100 annunciati, perchè loro in realtà si compravano solo un pezzo di Alitalia, e di quel pezzo uscivano 2100 persone).

Qualcuno se la comprerà, comunque e Toto metterà gli aerei.

 

Magari sbaglio, magari no :)

 

ciao

Modificato da Brasileiro
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non mi sembri supponente, quello che intendo e' esattamente questo. In un mondo in cui le linee aeree prosperano il fallimento di alitalia e' emblematico. Ma e' proprio a questo punto che getto la spugna. Il management si e' rivelato inconcludente, fallace e semplicemente inadeguato.

 

Ti ricito questo punto e ti faccio una domanda; se tu hai dei manager pessimi li coinvolgeresti nella scelta dell'acquirente della tua azienda? Daresti loro un ruolo decisionale / approvativo? Io non lo farei MAI. E ancora: accettersti una clausola che impedisce all'azionista qualsiasi azione futura contro i precedenti amministratori e Presidenti di Alitalia? E' quello che c'è nell'offerta Air France!. Però i nostri pluridecorati Padoa Schioppa e Prodi (il vero iniziatore all'IRI del baratro di Alitalia) hanno fatto esattamente così.

 

E Padoa Schioppa se ne va al FT a dare una intervista dicendo che "sono tutti impazziti"? Per me lui potrebbe al massimo vendere le patate al marcato rionale oppure diventare Presidente del FMI (più o meno ci vuole lo stesso livello intellettuale per i due incarichi) per come ha gestito tutta questa vicenda...

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  • 2 weeks later...
  • 2 weeks later...

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/e...n-miliardo.html

 

AirOne, banche e industriali

un miliardo dalla cordata italiana

Un terzo sarebbe riservato al patron di AirOne, Carlo Toto

Il "nocciolo" di azionisti potrebbe poi negoziare con una compagnia straniera

di GIOVANNI PONS

 

MILANO - Ora che il prestito ponte da 300 milioni è assicurato e Berlusconi ha vinto le elezioni si comincia a capire qualcosa di più della famosa cordata italiana per Alitalia che ha infiammato gli ultimi giorni di campagna elettorale. Lo schema a cui sta lavorando da qualche settimana Bruno Ermolli, il consulente incaricato dal Cavaliere di sondare alcuni investitori per un eventuale intervento in Alitalia, in realtà è molto semplice. Le risorse complessive da mettere in campo sono stimate tra 700 milioni e un miliardo di euro da suddividersi in tre diverse categorie di investitori. Un terzo dovrebbe spettare a Carlo Toto, il patron di AirOne che potrebbe conferire la sua compagnia aerea, dotata di preziose opzioni su nuovi aerei, in cambio di una partecipazione azionaria importante ma non maggioritaria; un altro terzo delle risorse verrebbe versato dalle banche e l'ultimo terzo da una cordata di imprenditori privati. Una volta costituito questo "nocciolone" di investitori tutti battenti bandiera italiana si avrebbe la base sufficiente per negoziare una partnership con una importante compagnia straniera, da posizioni di forza e senza essere costretti ad accettare proposte irricevibili come quella sollecitata ad Air France-Klm.

 

Se questo è lo schema cui stanno lavorando gli uomini vicino a Berlusconi è abbastanza intuibile come lo sforzo finanziario richiesto agli imprenditori sia tutto sommato limitato. Circa 300-350 milioni di euro da suddividersi tra coloro che aderiranno alla chiamata del governo. Tra questi ci sarà sicuramente Salvatore Ligresti, uscito ieri allo scoperto dopo le ultime indiscrezioni, ma è possibile che anche la Pirelli di Marco Tronchetti Provera possa mettere una piccola quota giustificando l'intervento con la necessaria salvaguardia di Malpensa. Ma anche finanzieri di lungo corso come Francesco Micheli potrebbero non tirarsi indietro di fronte alla possibilità di mantenere Alitalia in mani italiane e magari fare anche un buon affare.

 

C'è però una pre-condizione da soddisfare prima di parlare di cordate e di interventi: bisogna conoscere il reale stato di salute dell'azienda. Gli ultimi numeri disponibili risalgono infatti all'autunno 2007 e nessuno, a parte Air France, ha potuto condurre una due diligence sui libri contabili. Senza la dovuta trasparenza, dicono fonti vicine alla trattativa, nessuno sarebbe disposto a metterci un euro. Dunque la diplomazia che sta lavorando intorno al salvataggio di Alitalia, in particolare il sottosegretario uscente Enrico Letta e il vicepremier entrante, suo zio Gianni Letta, potrebbero accordarsi entro breve affinché il cda di Alitalia permetta di visionare l'azienda dall'interno.

 

Tutto ciò per evitare che si scivoli verso il commissariamento: una soluzione che non dispiacerebbe ai potenziali investitori ma che Berlusconi vorrebbe evitare a tutti i costi in quanto politicamente poco edificante. Il futuro premier ieri ha parlato di sacrifici da fare sul fronte del personale della compagnia di bandiera, ma allo stesso tempo ha assicurato che il governo non lascerà nessuno per strada.

 

Se nelle prossime settimane Berlusconi riuscisse a fornire indicazioni precise anche su questo fronte la cordata italiana compierebbe un significativo passo in avanti. E per tornare ai potenziali investitori, mentre sembra molto improbabile una discesa in campo dell'Eni se non altro perché il futuro titolare del ministero dell'Economia, azionista della società petrolifera, sembra contrario a una diversificazione nel settore dei trasporti, sul fronte del coinvolgimento delle banche non si può escludere niente. Intesa Sanpaolo da molti mesi a questa parte ha manifestato la sua disponibilità ma alla banca guidata da Corrado Passera potrebbero aggiungersene altre, come per esempio Mediobanca ripetendo a grandi linee quell'impostazione che le vede presenti entrambe in Telecom Italia. Dunque, al di là delle parole, qualcosa si sta muovendo nella costituzione della cordata italiana per Alitalia, anche se non si è ancora entrati nella fase operativa. L'importante, dicono fonti vicine ai potenziali investitori, è che anche a sinistra si stiano rendendo conto che ha senso mantenere la compagnia di bandiera entro i confini nazionali. E soprattutto che così facendo si evita il ridimensionamento di Malpensa proprio quando sarebbe necessario un suo potenziamento in vista dell'Expo del 2015.

(24 aprile 2008)

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  • 3 months later...

http://www.corriere.it/politica/08_luglio_...44f02aabc.shtml

 

eccolo qua il miliardo in dote della cordata Berlusconi... 300 milioni vengono subito dal governo, perche' alitalia non si puo' non finanziare con le tasse di tutti...

 

e poi gli esuberi, 4-5000. Quanti ne calcolava AirFrance se ricordo bene.

 

E gli investitori? C'e' Carlo Toto ma con Air One, e perche'? Perche' Air One e' troppo indebitata.

 

Finira' mai questa storia di Alitalia?

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Finisce perchè si mettono d'accordo tutti (i sindacati faranno casino ma alla fine accetteranno, concentrandosi sugli ammortizzatori sociali di chi uscirà per salvare la faccia).

 

Occorrerà conoscere nel dettaglio il piano per dare un parere, ma mi sembra che abbia senso, tenendo conto che postula il costto del petrolio a 133 dollari al barile, mentre quello di Spinetta 86, se non ricordo male.Inoltre l'offerta di Spinetta era di 200 milioni di euro questa arriva quasi ad un miiiardo. Si aumenta la flotta e la si rinnova usando le opzioni Airbus di Toto. Non sono certo dei buoni samaritani ma almeno non riducono Alitalia ad una dependance di Air France.

 

Gli aiuti di stato, che fanno tanto incavolare, trovano la loro giustificazione nell'indotto che Alitalia aumenta e che è la base del ricatto generazionale fatto sulle pelle dei contribuenti.

 

Adesso, se tutto va in porto quel ricatto si estinguerà.

 

Azz Gurg, se le cose vanno cosi ci ho preso.....

Modificato da Brasileiro
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  • 5 months later...

Ciao Gurg,

non mi sembra che Air France controlli la maggioranza delle azioni dell'Alitalia. E non sono convinto che l'accordo sia cosi penalizzante per Alitalia.

 

I calcoli che fanno sui giornali ovviamente non sono esatti...quanto puo valere una azienda depurata dai debiti?

 

Quanto agli esuberi, Air France non ne faceva 2150 tenendo conto di tutto il vecchio perimetro aziensale ma all'interno della parte che acquistava...erano molti molti di più.

 

 

ciao

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