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Intervista A Un Dopato....


castano_chiaro

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vi allego questo articolo trovato in rete, dal titolo Intervista a un ex ciclista (è un po lungo ma vale davvero la pena).

 

 

“Il corridore sa che accanto al letto, nella camera dove dormono in due, c’è sempre una cyclette. Nella notte il corridore che ha preso l’Epo porta necessariamente un cardiofrequenzimetro al polso oppure attorno al torace, perché di notte, mentre dorme e non fa attività, il cuore rallenta. Se però i battiti sono troppo pochi, manca l’ossigenazione. E allora il cardiofrequenzimetro emette un segnale acustico di allarme, il corridore salta sulla cyclette mettendosi a pedalare. Con lo sforzo, il cuore pompa di più, e in questo modo consente l’ossigenazione del sangue…

 

Il campioncino, stanco del duro allenamento, si addormentò e non sentì il segnale acustico. Aveva ormai meno di venti battiti al minuto. Meno male che il compagno di camera, vedendo che l’amico non si alzava, intervenne secondo le istruzioni: gli praticò la rianimazione cardiopolmonare, la cosiddetta respirazione bocca a bocca, e poi appena l’amico si riebbe lo mise di peso sulla cyclette avviandogli la pedalata. Altrimenti sarebbe morto.”

L’ex direttore sportivo conclude: “Il gregario ebbe un premio dalla società ciclistica perché aveva salvato una vita, ma più che altro perché aveva evitato un grosso scandalo.”

Questa è una testimonianza raccolta nel libro Generazione Epo, di Renzo Bardelli (edizione Edifir). Parliamo di questo argomento con un ex ciclista, che per ovvi motivi rimarrà anonimo.

 

Caro Ex Ciclista, è proprio così?

Purtroppo sì. Negli anni novanta, quando la Federazione non aveva ancora fissato nessun limite al tasso di ematocrito, i corridori raggiungevano valori del sangue altissimi di ematocrito (55-60%) rischiando la vita, perché il tuo sangue, a 60, è simile alla marmellata. Rischi infarto, ictus, trombosi…

 

Innanzitutto, in due parole, puoi spiegare cos’è l’ematocrito e l’Epo?

L’ematocrito e la parte corpuscolare del sangue, formata dai globuli rossi, trasportatori di ossigeno per l’intero organismo. Il valore del 50% sta a significare che il tuo sangue é formato per il 50% da parte corpuscolare e per il restante 50% da plasma. L’Epo è un ormone, secreto dal midollo spinale, che stimola la produzione di globuli rossi da parte dei reni. Più Epo produci e più globuli rossi hai. Più ossigeno trasportato ai muscoli hai, più l’ematocrito è alto e maggiore è l’aumento delle prestazioni.

 

La tua carriera ciclistica?

Ho iniziato da piccolo, all’età di 10 anni. Si faceva ciclismo per puro divertimento. Il giorno della corsa era una festa, ben poco importava il risultato. All’età di 18 anni, approdato nella categoria dilettanti elite-under23, il ciclismo è diventato un lavoro. I primi due anni in una società vicino a casa, per terminare gli studi. Le medie erano elevatissime, e non riuscivo a capire come fosse possibile andare così forte. Mi staccavano dopo pochi chilometri di salita nonostante un allenamento impeccabile. Il mio direttore sportivo non sembrava preoccupato. “È normale,” mi diceva, “vai a pane e acqua, non puoi competere. Il tuo fisico deve ancora maturare, non avere fretta, fra un paio d’anni incomincerai a capire.”

 

Poi hai capito…

Si! Terminati gli studi ho firmato un contratto con una grossa squadra del nord Italia. Era un’occasione che non mi potevo lasciar sfuggire. Corse a livello internazionale, giro d’Italia under 23 e tantissime corse all’estero.

 

Quindi eri nei dilettanti, ma era come essere un professionista. Cioè… facevi solo quello, stipendiato e tutto il resto, no?

Proprio così. Il dilettantismo in Italia non esiste più. Possiamo chiamarlo semi-professionismo. Una sorta di serie B del calcio. Stipendiati e trattati da professionisti. Poi lasciai casa per trasferirmi là dove si trovava la sede della squadra. I primi allenamenti collegiali… e la prima endovenosa. Un rituale. Il corridore più vecchio che insegna al giovane come “bucarsi”. Semplici vitamine e disintossicanti, per il momento. La prima visita dal medico sociale alla fine di gennaio. Oltre alla preparazione fisica e alimentare, mi venne data una lista di farmaci e un foglietto nel quale venivano indicati giorni e ore di assunzione. Testosterone in pastiglie – andriol – tutti i giorni dopo allenamento. Fiale intramuscolari di Gonadotropina corionica umana – profasi – una volta alla settimana, per il recupero. Iniezioni sottocutanee di Eprex – Epo – a giorni alterni. Caffeina, efedrina per gli allenamenti lunghi del mercoledì. Vitamine del complesso B, C e disintossicanti per endovena, due volte a settimana. E questo solo nel periodo invernale, in preparazione alle corse di Marzo…

 

Le rockstar sembrano poppanti a confronto! Bella tabella… poi iniziavano le gare.

Sì! Le prime corse a fine febbraio. Ma non era più ciclismo… mi sentivo una moto. E la bici era solo da guidare. Venivo da tutt’altra dimensione. Non pensavo minimamente che si potesse andare così forte in bici. I primi mesi feci da gregario a corridori più esperti, con anni di doping alle spalle. Tiravo a sessanta all’ora.

 

Questo è andato avanti per quanto tempo?

Per tre anni.

 

Poi?

Poi mi sono accorto di essere diventato un vero e proprio tossico. Cercavo disperatamente nuove sostanze, nuovi farmaci che potessero farmi andare ancora più forte. Tutto quello che guadagnavo lo spendevo in doping. Avevo il terrore che mi potessero arrivare a casa i Nas. Non parlavo mai al telefono o via sms. Si cercavano parole in codice perché sapevo di miei colleghi pizzicati in casa con epo e anabolizzanti. Mi facevo 6 o 7 iniezioni al giorno e non bastava. Volevo andare più forte. Poi mi ha salvato la passione per la farmacologia. Volevo sapere tutto sulle sostanze, sulle vitamine. Ero un vero appassionato di medicina e di integrazione sportiva. Mi sono iscritto all’università, corso di Farmacia… e ho aperto gli occhi! Consultando banche dati su farmaci e sulle conseguenze al fisico, sono rimasto scioccato. Tutt’ora si sa ancora poco.

 

E hai deciso di smettere…

Ci ho messo un po’. I mesi estivi sono stati decisivi per la mia scelta, con l’aiuto di amici… ho deciso di abbandonare questo sport.

 

Hai fatto bene.

“Verrà il momento che ogni due corridori uno finirà in prigione, l’altro al cimitero, non si può fare cose superiori al nostro fisico.” Questa frase di Gino Bartali rende lo stato attuale delle cose? Ci siamo già a quel momento?

Eh eh… rende eccome… sì, ci siamo da anni, da quando nel ciclismo o vinci o non sei nessuno. Gli sponsor, le società, pretendono performance sempre maggiori e per tutto l’anno. Impossibile per un fisico solamente allenato. Se non vinci il tuo stipendio viene tagliato. È un circolo vizioso. Se non ti dopi ci sono altri ciclisti disposti a doparsi e se ti dopi e hai la sfortuna di essere trovato positivo sei licenziato in tronco!

 

Cioè sei licenziato da chi praticamente ti obbliga a doparti?

Proprio così! Anche se ultimamente nessuno ti dice apertamente che devi farlo. È tutto sottointeso. Se non ti droghi non hai risultati… se non hai risultati sei licenziato. Caro Peter, questo e’ il mondo dell’ipocrisia, il regno della finzione… questo è il ciclismo.

 

Mi viene in mente una scena. Pantani che esce dal colloquio con la Federazione e dice: “Mi hanno fregato”. Forse uno come te che c’è stato dentro può spiegarmi…

Ci sono corridori che muovono gli appassionati, che invogliano la gente a guardare il ciclismo.Pantani era un simbolo, un corridore in grado di far girare molti sponsor attorno a questo sport,un vero e proprio idolo per la gente.Penso che per corridori di questo livello qualcuno possa chiudere un occhio in fatto di doping. Ovvero… carta bianca. Lo si lascia fare. È una sorta di patto. Io ti porto tantissima gente sulle strade e tu mi lasci prendere tutto il doping che voglio, senza controlli antidoping.Qualcosa quell’anno è andato storto. Si vede che Pantani era diventato scomodo, e lo hanno fatto a pezzi. Sono riusciti a trovare un altro eroe italiano per smuovere la folla?

 

Mi pare di sì. È giovane e vince molto, no?

Sì.

 

Certo che anche Armstrong… anche se si dopasse nessuno lo saprebbe, immagino. Il suo sponsor, la Nike, è lo stesso che sponsorizza il Tour.

(Risata) Beh se la mettiamo così… se Armstrong fosse trovato positivo forse la Nike cesserebbe la sua sponsorizzazione al tour… mettendo in crisi l’intero evento sportivo.

 

Adesso sei tu che fai ridere me… mi sembra molto improbabile che venga trovato positivo! Ma torniamo al discorso di prima. Per prendere meno doping non basterebbe fare meno chilometri in una stagione? In pratica: la Federazione ha delle responsabilità, mi pare, no?

La Federazione dovrebbe tutelare la salute del corridore, certo. Purtroppo ci sono anche altri interessi.

 

Soldi, presumo.

Sì.

 

Continua pure.

Dovrebbero limitare il numero di corse in un anno. Il professionismo è diventato mondiale. Non si corre solo in Italia o in Europa. Durante il periodo invernale vengono organizzate corse in Africa, Malaysia, Australia… e non puoi rinunciare, le squadre hanno bisogno di quelle corse! Esiste una graduatoria, una classifica a punteggio, delle squadre a livello internazionale. Più punti hai, più hai la possibilità di partecipare a eventi come il Giro d’Italia o il Tour de France. Le piccole squadre, cioè la maggioranza, hanno corridori normali. Quindi vincendo meno hanno bisogno di più punti. Dove li fanno questi risultati? Semplice, nelle corse di dicembre, gennaio… dove non ci sono le grosse squadre che possono riposare, e quindi costringono i loro corridori a una quantità disumana di corse e quindi di chilometri. E andare avanti a spaghetti è dura!

 

Mi ricorda tanto un concetto simile alla schiavitù… anche se in realtà uno potrebbe decidere di non stare al gioco. È difficile attribuire responsabilità. Ma forse, a fregare un ciclista, è proprio la passione, che dovrebbe essere invece una cosa molto bella. Morire, o rovinarsi la salute, per la passione, per causa di incravattati senza scrupoli, ha senso? I ciclisti ne sono coscienti?

Non ha senso, ma parliamo di uomini che nella loro vita sanno andare solo in bici. Hanno lasciato gli studi in terza media o ai primi anni di superiori. Cosa potrebbero fare senza le due ruote? Arrivati a un certo livello i ciclisti chiudono gli occhi, con la speranza che vada tutto bene, che a morire sia un altro collega… che non possa succedere a lui…

 

Si parla di morte ma… le sostanze che hai elencato prima che problemi possono dare di preciso?

Alcune delle sostanze che ho elencato sono in commercio da poco. Il famigerato Epo può portare a leucemia, tumore del sangue, ictus, trombosi… dialisi a vita. L’uso massiccio di ormoni, tra cui l’ormone della crescita, può risvegliare il cancro in soggetti sani, magari solo predisposti in terza età. Per non parlare delle alterazioni psichiche. Aggressività, depressione… E qui torniamo a Pantani, che dopo la positività ai test antidoping e dopo ai giochi politici di cui è stato vittima, è caduto in uno stato depressivo. Un corridore è abituato a risolvere sempre le situazioni con l’utilizzo della chimica. La cocaina sembrava perfetta per affrontare il periodo, per dimenticare, per ritornare ad allenarsi. Quanti corridori si allenano sotto effetto di cocaina e amfetamine, per poi cadere in uno stato di depressione cronica… per dover poi necessariamente prendere antidepressivi – prozac – e continuare a vivere. Pantani è una goccia. Sai quanti altri, meno famosi, sono morti come lui…

 

Io direi che può bastare. Se mi cacciano in galera verrai a trovarmi?

Uhm, ma chi ti conosce?

 

fonte

http://www.devilstrainers.com/Interv...portdoping.htm

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