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City of God - molto bello, stasera alle 00.20 su La 7


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Se siete a casa vi consiglio la visione di questo film drammatico ma davvero molto bello.

 

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Titolo: City of God (Cidade de Deus)

Regia: Fernando Meirelles (con la collaborazione di Katia Lund)

Sceneggiatura: Braulio Mantovani

Fotografia: Cesar Charlone

Interpreti: Alexandre Rodrigues, Matheus Nachtergaele, Seu Jorge, Leandro Firmino da Hora, Phelipe Haagensen, Douglas Silva, Roberto Rodriguez Silvia, Renato de Souza, Alice Braga, Jefechander Suplino, Gero Camilo, Darlan Cunha, Karina Falcão, Graziela Moretto

Nazionalità: Brasile, 2002

Durata: 2h. 15'

 

qui ne trovate la recensione

 

Dopo l'enorme e sorprendente successo ottenuto in patria, arriva anche nelle nostre sale questo violento film brasiliano prodotto da Walter Salles ma che in quanto a tematiche e tono generale ha ben poco a che vedere con "Central do Brasil" e "Disperato Aprile". La pellicola è ispirata ad una vicenda reale, di cui ritroviamo immagini e suoni sui titoli di coda, a sua volta narrata da Paulo Lins nel romanzo "La Città di Dio" (consigliatissimo).

 

Attraverso il racconto del giovane Buscapé facciamo la conoscenza di quella colorita fauna di piccoli criminali che popolava la 'Città di Dio', una favela di Rio de Janeiro, alla fine degli anni '60. All'epoca gli eroi locali erano i membri del 'Trio Tenerezza' - Cabeleira, Marreco e Alicante - che rubavano per se stessi ma che spesso regalavano parte del bottino agli altri poveracci del luogo. Ma il tempo passa e i criminali crescono: il Trio Tenerezza scompare e negli anni '70 è la droga il vero business della mala. Le bande che controllano le diverse zone della favela si fanno la guerra a vicenda, fino a quando a fare la guerra a tutti gli altri non ci si mette l'incazzatissimo Zé Pequeno, che negli anni '80 diventa il Re della 'Città di Dio'.

 

Non c'è dubbio che questo film sia stato concepito e realizzato pensando al pubblico 'occidentale', che è abituato a certi ritmi e a certe scene. La forza politica della pellicola è infatti riservata a chi si sente più vicino ai personaggi e ai luoghi, ossia i brasiliani cresciuti nei quartieri poveri, mentre la forza dello stile narrativo è tranquillamente paragonabile a quella dei più crudi film di gangster degli anni '70. Con un montaggio ritmato e una regia adrenalinica, il bravo Fernando Meirelles intreccia alla perfezione le diverse linee narrative, saltando avanti e indietro nel tempo senza mai fare confusione e contornando la vicenda principale di tante altre piccole storie, che rendono parecchio più vivo l'universo (non a caso reale) in cui il film è ambientato. La voce fuori campo di Buscapé, che non diventa mai fastidiosa né tantomeno lirica, spiega molto di ciò che vediamo sullo schermo, ma lo fa con ironia e senza essere ridondante. D'altra parte la storia dura più di diec'anni e ci sono almeno una dozzina di personaggi principali, per cui un narratore era necessario, visto anche la scelta di Meirelles di incrociare così tanto le diverse vicende.

 

Interpretato da un cast di non professionisti cresciuti sulla strada, che certo hanno aggiunto molto di loro ai personaggi che si sono trovati a interpretare, "City of God" è un film che non risparmia lo spettatore né in quanto a durezza delle immagini (ma proprio per questo i 135 minuti si sentono) né in quanto a durezza dell'ambientazione. Per quanto a noi finora sconosciuta, la 'Città di Dio' ci appare in tutta la sua vivida sciattezza, in tutta la sua temibile durezza, in tutto il suo essere aliena allo Stato e alle Leggi. Anche se vediamo i personaggi divertirsi e divertirci, anche se all'inizio l'atmosfera sembra innocente - quasi romantica - come si confà ad una storia raccontata da un bambino, per tutto il film si avverte l'inesorabile destino di morte e di violenza che aleggia su tutta la vicenda, su tutti quei xxxxx che - nati nella favela - sanno che nella favela moriranno, molto spesso senza neanche arrivare a vent'anni.

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