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Amnistia: devono uscire!


800raffa

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la concezione retributiva della pena possiamo tranquillamente dire è quella più sfavorevole per chi commette un reato. Per intendersi è la legge del taglione “occhio per occhio e dente per dente” oppure come diceva Kant “Se ha ucciso deva morire”.

La legge del taglione presuppone il rispetto massimo dell’individuo in quanto tale cioè in quanto individuo morale. La pena in questa prospettiva è il “costo” del reato. Non esiste e non deve esistere un giusto ed ingiusto ma solo il costo di una azione, non è la riprovazione morale che porta a punire l’individuo oppure il dover espiare la colpa ma, se vogliamo, un contratto di compravendita: “sappi che se vuoi rubare (ad esempio furto semplice) dovrai pagare con 1 anno di reclusione”, abbiamo quindi una prestazione ed una controprestazione.

Questa è la concezione kantiana della pena: l’unica, per Kant, che rispetta l’individuo in quanto tale cioè in quanto individuo morale che quindi ha una propria scala di valori ecc… tutte le altre concezioni della pena a partire da quella utilitaristica di Beccarla (la pena deve creare un male appena maggiore dell’utilità che si può ottenere commettendo il reato) sono concezioni che non rispettano l’individuo ma lo trattano da “infante” cioè da soggetto che non è in grado di capire che cosa sia il bene per se stesso.

Se quindi la pena è il costo di una azione ovvero la controprestazione di un contratto di compravendita: come, lo stesso codice civile ci dice, una (contro)prestazione deve essere precisa (cioè non è che se io vendo ad un mio amico una penna blu al momento in cui gliela devo consegnare gli posso dare una penna rossa). In questo caso la controprestazione “andare in carcere” da parte di chi ha commesso il reato comporta degli obblighi anche per lo Stato che in qualche modo usufruisce di questa prestazione, e quindi chi commette un reato sa che in carcere avrà certi diritti (ad esempio a vivere in una ambiente sano, a determinati pasti, ore di aria ecc…).

Nel momento in cui lo stato viene meno ai suoi obblighi non potendo assicurare quei diritti che il carcerato nel momento in cui ha commesso il reato (cioè ha firmato il contratto) sapeva di avere se andava in carcere, abbiamo una responsabilità contrattuale dello Stato per inadempimento degli obblighi derivanti da un contratto. In tal caso, il codice civile ci dice che si può chiedere la risoluzione del contratto.

È chiaro che quindi in una prospettiva penalistica l’amnistia (non indulto) è un atto dovuto e obbligatorio per lo stato!

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Nel momento in cui lo stato viene meno ai suoi obblighi non potendo assicurare quei diritti che il carcerato nel momento in cui ha commesso il reato (cioè ha firmato il contratto) sapeva di avere se andava in carcere, abbiamo una responsabilità contrattuale dello Stato per inadempimento degli obblighi derivanti da un contratto. In tal caso, il codice civile ci dice che si può chiedere la risoluzione del contratto.

È chiaro che quindi in una prospettiva penalistica l’amnistia (non indulto) è un atto dovuto e obbligatorio per lo stato!

 

Ma di che contratto stai parlando? Se li vuoi veramente tutti fuori chiedi che vangano tutti ad abitare vicino a te quei balordi, ma che buttino via la chiave che di gentaglia ce ne è già tanta!

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