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L'uomo Tra Crisi E Speranza


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E' meglio agitarsi nel dubbio che riposare tranquillamente nell'errore. (Alessandro Manzoni)

 

In questi giorni ho ricevuto un libretto che mi ha fatto particolarmente riflettere. L'autore, del quale non rivelerò il nome, con profonda sensibilità e delicatezza, propone una propria visione del momento di crisi che sta attraversando l'uomo dei giorni nostri. L'intenzione è quella di trovare una nuova chiave di lettura tra l'Uomo e Dio ma il primo capitolo propone un quadro dei giorni nostri che condivido in pieno e che vorrei proporvi.

 

Eccolo...

 

 

Cosa intendiamo per crisi nell'accezione generale ?

Punto di discontinuità, cioè cambiamento di scenario, normalmente di segno opposto. Ometto l'esemplificazione delle crisi di natura economica e politica, istituzionale e generazionale: le conosciamo, le viviamo, ne soffriamo.

 

Nella sfera conoscitiva la crisi è rapprensentata dal dubbio, che svolge un ruolo importantissimo. Solo quando uno dubita, ricerca.

Chi dubita reputa di essere ignorante, perciò ricerca.

Questo è il principio del sapere: sapere di non sapere (Socrate).

 

Ci aspettiamo di raccogliere le grandi sfide dell'Ignoranza:

Il poco che sappiamo e sappiamo di sapere;

Il molto che non sappiamo e sappiamo di non sapere;

Il moltissimo che non sappiamo e non sappiamo di non sapere.

Come dice Aristotele "lo studio della verità per una parte è difficile, per un'altra parte è facile. Perciò bisogna essere riconoscenti non solo verso coloro le cui opinioni troviamo vere, ma anche verso quelli le cui opinioni ritroviamo come superficiali. Anche costoro hanno contribuito in qualche modo, esercitando la nostra facoltà critica".

L'errore non è necessario perchè si scopra la verità, non è cioè un momento della verità e non ne ha quindi lo stesso valore. contrariamente a quanto riteneva Hegel.

L'errore è contingente rispetto alla scoperta della verità: ossia contigit, succede che colui che va in cerca del vero, erri.

E' una condizione in cui si trova, non la verità, ma colui che cerca la verità. Ha valore indiretto, ossia non riguardo alla verità, ma a colui che cerca la verità, in quanto lo stimola, lo spinge alla ricerca del vero. Nella sfera dei valori la crisi svolge lo stesso ruolo che svolge il dubbio nella sfera conoscitiva.

Nella storia tutte le crisi hanno segnato una morte, ma anche successivamente una rinascita.

Quali fattori concomitanti stanno a fondamento dell'attuale esperienza ?

  • Una prima rivoluzione: il nuovo ruolo della donna che muta la dimensione della società;
  • La seconda rivoluzione: l'accelerazione dello sviluppo della scienza e della teconologia. Tutto, subito, qui.
  • La terza: la globalizzazione, il villaggio globale, annullamento del tempo e dello spazio.

Che se considerati dal lato positivo arricchiscono, se applicati in modi esclusivi sono distruttivi della società perchè il progresso non ha partorito un uomo migliore nè una società migliore.

A monito già allora (1855) le terribili parole di Baudelaire:

"C'è un errore, molto in voga, dal quale voglio rifuggire come dall'inferno. Voglio parlare del concetto di progresso.

Questo fanale scuro, invenzione del filosofismo attuale, brevettato senza garanzie dalla Natura o dal Divino, questa lanterna moderna scaglia tenebre su ogni argomento della conoscenza: la libertà viene meno, sparisce il castigo.

Chi vuole vederci chiaro nella Storia, deve innanzi tutto, spegnere questo fanale perfido.

Questa idea grottesca, fiorita sul terreno putrido della fatuità moderna, ha affrancato ciascuno dal proprio dovere, liberato animi dalle responsabilità, sciolto la volontà da tutti i vincoli che le imponevano l'amore del bello: e qualora permanga questa desolante follia, i popoli, infiacchiti, si addormenteranno sul cuscino della fatalità in un sonno verboso di decrepitudine.

Questa infatuazione è la diagnosi di una decadenza già fin troppo visibile".

 

La mentalità corrente è disposta ad accettare il Cristianesimo, ma soltanto nell'ottica di un generico riferimento culturale. Di qui la crisi morale: Consumismo, Relativismo, Corruzione, Laicismo, Scristianizzazione.

 

Ma allora quale sorte o "Uomo del mio tempo" ?

 

Così recita Salvatore Quasimodo:

"Sei ancora quello della pietra e della fionda;

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio.

Senza amore e senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

quando il fratello disse al all'altro fratello:

"andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate o figli, le nuvole di sangue.

Salite dalla terra, dimenticate i padri,

le loro gambe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore."

 

No, dice Primo Levi. Non dimenticate !

"Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un si o per un no

considerate se questa è una donna

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole

scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via,

coricandovi alzandovi;

ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi".

 

Il panorama del mondo moderno sembra destinato ad avviarsi più rapidamente verso la morte. Una confusa ideologia della libertà conduce ad un dogmatismo che si sta rivelando sempre più ostile verso la libertà.

La libertà senza il diritto è infatti anarchia, l'anarchia distrugge la libertà stessa.

 

Viviamo in una società che alla Vita guarda in termini esclusivamente edonistici. Che cerca solo il benessere, i vantaggi materiali, le agiatezze; che ha inaugurato la cultura dell'avere: denaro-potere-successo.

L'assurdità di una società in cui il dio è il denaro, la cui legge è il successo, e il cui tempo è scandito dagli orari di apertura delle borse mondiali. Una società che giunge quasi al ridicolo di esportare messianicamente questo modo di vivere in tutto il mondo.

 

Il male non consiste nell' "avere" in quanto tale, ma nel possedere in modo irrispettoso della qualità e dell'ordinata gerarchia dei beni che si hanno. Qualità e gerarchia che scaturiscono dalla subordinazione dei beni e dalla disponibilità all' "essere" dell'uomo e della sua vera vocazione. (Giovanni Paolo II)

 

Siamo tutti testimoni consapevoli ed inermi di una società che ha perso i fondamenti della sua Storia e della sua identità e non riconosce, se non addirittura si vergogna, delle sue radici e delle sue origini. Abbiamo coltivato appetiti insani, abbiamo invertito la scala dei valori nei quali difficilmente i nostri padri si sarebbero riconosciuti, e dei quali le future generazioni ci faranno inesorabilmente carico.

Abbiamo perso il senso etico della convivenza e stravolto le fonti della comunicazione, canalizzando informazioni ed immagini prive di contenuti positivi.

Abbiamo dimenticato il senso vitale del nostro esistere, abbiamo schiacciato la forza delle idee, evidenziando una vita senza ideali. Non sappiamo più discernere tra ciò che fa crescere e ciò che distrugge. Abbiamo imposto la volontà del forte sulla povertà del più debole. Abbiamo esercitato il compromesso come strumento di governo, abbiamo confuso il giusto con l'utile, abbiamo posto potere e denaro, facce della stessa medaglia, al centro delle nostre aspirazioni.

Abbiamo fatto del conformismo l'obiettivo del nostro agire, la competizione il fine della nostra educazione, praticato il processo di sviluppo delle nostre imprese nel breve periodo, il guadagno nel risultato immediato, la creazione di valore nell'andamento delle Borse, i fondamentali delle imprese nelle speranze deluse, il conflitto di interesse camuffato nell'interesse comune.

Abbiamo enfatizzato i nostri diritti minimizzando i nostri doveri e anteposto l'interesse personale a quello della comunità, la sicurezza personale a quella del prossimo abbiamo scambiato la fiducia con l'indifferenza.

Abbiamo privilegiato la discrezionalità, ignorando il rispetto delle regole.

Stiamo smemorando il passato, sacrificando il futuro, disconoscendo l'identità per una tolleranza appiattita sull'omogeneizzazione delle coscienze.

Abbiamo tradito la dignità della persona umana in una società priva di ogni senso morale.

Abbiamo soffocato l'anima di quei popoli che anelavano alla libertà contrabbandandoli con i disvalori della nostra cultura moderna.

Abbiamo divulgato illusioni che non abbiamo saputo o voluto soddisfare.

Abbiamo comprato il dissenso e pagato il consenso.

Abbiamo svenduto la nostra dignità, umiliando i valori della democrazia.

Abbiamo affogato nel privilegio dei nostri egoismi, la solidarietà che avevamo promesso.

Abbiamo defraudato l'infanzia della nostalgia della "meraviglia" e della fantasia.

Abbiamo sprovveduto la gioventù della capacità di sognare.

Abbiamo carpito la gioia dello stupore dagli occhi dei nostri figli disincantati dalla giostra delle immagini virtuali.

Abbiamo spento la luce sulle ombre d'una vita senza senza anima.

Corriamo il rischio di consegnare una società priva di valori, certamente più povera di quella ereditata, alla generazione che sta nascendo nella cultura della non speranza.

 

C'è una strana mancanza di "voglia di futuro".

 

Quale sarà mai, allora, il giudizio della Storia di questa nostra civiltà nella lettura della cultura che abbiamo prodotto e nella quale viviamo ?

 

Chi si sentirà di gridare la testimonianza di una nuova concezione di fare impresa e politica coerente con la convinzione di vivere la professione quale strumento di cambiamento, riportando alla ribalta antichi valori di giustizia e solidarietà ?

 

Chi avrà il coraggio di denunciare la carenza di eticità in una società spiritualmente alla deriva ?

 

Chi avrà volonta' di indignarsi ancora di fronte alla dilagante corruzione ?

 

Chi in controtendenza vorrà rappresentare palesemente la volontà di enunciare e praticare dottrine comportamentali al di fuori degli schemi conformisti del facile consenso ?

 

Chi insomma vorrà anteporre l'onere del "servizio" al successo personale ? E ancora, chi preferirà concepire il profitto come strumento a disposizione della responsabilità sociale di cui si sente debitore verso gli altri ?

 

Chi sarà disposto ad accettare l'insuccesso come sofferto prezzo di crescita faticosa e responsabile ?

 

Chi avrà la saggezza di usare il potere per il bene comune, sacrificando la propria immagine ?

 

Chi si farà carico di portare giustizia là dove non c'è mai stata ? Chi avrà il coraggio di assistere allo spettacolo della distruzione di tutto ciò che ha costruito nella vita pur di tenere coerentemente fede ai valori ed ai principi in cui ha creduto ?

 

Chi infine sarà disposto a bruciare i vantaggi dell'apparenza sull'altare dei contenuti, seminando i germi dei futuri costruttori delle "pari dignità" e della condivisione pacifica dei valori e dei frutti per una società più giusta ?

 

E chi ancora, e ancora, s'impegnerà ad essere nuovamente operatore di pace per un'Europa che riacquisti il meglio della sua eredità e sia così al servizio dell'intera umanità ?

L'Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, è invece un concetto culturale e storico.

 

"L'impressione è che il mondo dei valori dell'Europa, la sua cultura e la sua fede, ciò su cui si basa la sua identità, la sua morale, sia giunto alla fine e sia propriamente uscito di scena, quasi che ormai la scure sia alla radice degli alberi e ogni albero che non dia frutto sia tagliato e gettato nel fuoco."

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questo tuo intervento parla troppo al plurale....'abbiamo fatto...abbiamo...abbiamo...ecc. ecc.'. a questo mondo siamo miliardi di individui ed è bene ricordare come solo una minoranza potente applica certi comportamenti. c'è una parte immensa di umanità che 'vive nel fango', e che stranamente non sono corrotti dall'egoismo e dalla malvagità, nonostante nelle loro condizioni potrebbero quasi giovarne.

 

un paragrafo del libro di Giovanni Paolo II dal titolo '5 minuti con Dio' cita "non abbiate paura di smarrirvi...aprite...spalancate le porte a Dio!....solo se impareremo a donare noi stessi impareremo a trovare noi stessi..."

 

tutta quell'umanità che insegue il successo, il guadagno, l'emancipazione tecnologica lo fa troppo spesso isolandosi e facendo finta di non vedere chi sta peggio, chi non cel'ha fatta.

 

se Dio esiste (ed esiste!), il destino del mondo è un percorso creato per metterci alla prova. troppo spesso si tende a sottolineare l'aspetto catastrofico del mondo, su dove ci porterà questa spirare di violenza e di individualismo ma tutti coloro che fanno parte volutamente di questa spirale e l'alimentano sono i primi infelici.

 

ricordo una frase molto bella: il piacere è del corpo, la gioia è dell'animo. quando tu raggiungi il successo, hai danaro da spendere, tu credi di essere felice, in realtà vuoi sempre di piu e divieni avido, ma la gioia incomparabile di condividere un'emozione data da un gesto di umanità è imparagonabile al possedere degli oggetti o lo stesso potere perchè queste cose sono elementi fugaci e passeggeri mentre la gioia è qualcosa che rimane nell'animo, ma solo chi l'ha provata può dirlo.

 

io sono materialista, mi definisco un cattolico peccatore, ma ho imparato che i soldi danno solo la sicurezza, i soldi danno la dignità e per questo vanno sempre condivisi con chi non ce li ha.

 

qualcuno scrisse: diventate amici di chi non ha amici, famiglia per chi non ha famiglia, comunità per chi non ha comunità.

 

io penso che dovremmo smetterla di stare sempre a pensare dove ci porterà questa spirale di egoismo e violenza e darci da fare per essere diversi ed alimentare quella fiamma di amore e di altruismo che fa davvero grandi gli uomini molto piu del loro portafoglio.

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L'intervento non è mio comunque credo sia chiaro il riferimento ad un certo tipo di società: quella in cui viviamo noi, cosiddetta civilizzata e moderna, quella in cui dovremmo riconoscerci all'interno del concetto di Europa.

 

La riflessione generale è, a mio parere, volta ad una presa di coscenza su come gli uomini "grandi" (come tu li definisci) sono coloro che fanno ed operano secondo principi e valori che dovrebbero essere piattaforma comune, la base della convivenza quotidiana. Al contrario la nostra società si sta appiattendo su schemi comportamentali privi di valori per i quali la "virtù" è ciò che invece dovrebbe essere normale.

 

Sono poi d'accordo sul fatto che a parole non si aggiusta niente: ma prendere coscienza dei nostri errori è un punto di partenza.

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Ora vado un po OT ma voluramente. sarò polemico: a me non va giu' che la Sinistra che continua a fare ragionamenti sull'uguaglianza finendo alla fine in discorsi ipocriti e qualunquisti alla fine non faccia realmente mai nulla di concreto. quelli di sinistra che fanno tutti i filosofi e gli intellettuali poi se ne stanno nel loro benessere alla faccia dei poveri. solo la gente cattolica, da sola o facente parte di associazioni si sacrifica per gli altri talvolta sacrificando la propria vita.

 

giorni fa discutevo con un mio conoscente che si definisce comunista (uno secondo cui le bR erano eroi che volevano cambiare il mondo e non un braccio armato di Gladio ma questa è un'altra storia...), bene domandai al tipo: ma tu ti definisci comunista poi vivi nel lusso! lui: perchè un comunista non può apprezzare la vita?

 

io credo come ho detto che mezzo mondo è sano e fatto bene, ma è oscurato dal resto che è fatto male.

 

ricordate: mai fare l'errore di generalizzare è l'errore piu grande per lasciarsi andare e fare come gli altri. in questo tutti questi scritti ed analisi sulla società e sull'uomo sono in parte sbagliati. su un vecchio libro un psicologo noto scriveva: troppa gente passa una vita a capire il perchè dei propri problemi, pochi si impegnano a risolverli!

 

qui è la stessa cosa si deve agire e credetemi ci vuole molto piu coraggio a rimaner buoni ed altruisti in un mondo di vigliacchi come questo che incrudirsi e fare parte del gioco. pensateci.

 

buona giornata

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Non sono d'accordo. O meglio : condivido quanto dici ma non sposo la tua conclusione.

Innanzitutto Destra o Sinistra, intese nella loro accezione di schieramento politico, hanno ben poco a che fare, secondo me, con i concetti che cerchiamo di sviscerare. Principi altissimi di parità sociale, equità e giustizia vengono troppo spesso impugnati tanto da questo quanto da quello schieramento secondo opportunità e mai per "servire" la collettività ma, ben peggio, per raccogliere consenso. Consenso che poi viene utilizzato nell'ambito di compromessi e mai coerentemente con i principi esposti.

 

La generalizzazione poi, con tutti i limiti che reca, è purtroppo necessaria: non è possibile analizzare la c.d. società senza una visione di insieme, macroscopica. La stessa Legge si fonda sul concetto di "fattispecie" (una generalizzazione appunto) e solo in sede di applicazione si addentra nell'analisi del fatto contingente, del singolo.

Così nella società la generalizzazione è lo strumento, a mio avviso, per comprendere quali siano le peculiarità che maggiormente vengono percepite e, mi sbaglierò, non credo davvero che i messaggi che la nostra società trasmette o assimila siano preponderantemente positivi.

E le peculiarità che vengono maggiormente percepite sono, che ci piaccia o no, le linee guida delle nuove generazioni.

Mi lancio in un'iperbole suggerita dall'autore : "Come è possibile immaginare che si percepisca come "sbagliato" un reato se non viene data corretta percezione del castigo conseguente e, soprattutto, non si ha una percezione "sociale" del danno che il reato causa ?".

 

Se chi è buono ed altruista (come tu dici) lo fa con sacrificio personale e solo basandosi su un intimo processo di convincimento personale (perchè la società non gli insegna ad esserlo e non glie ne mostra i vantaggi) allora la situazione è molto peggiore di quella che immaginiamo.

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premesso che la società è amministrata (almeno quella civile) dai politici a me sembra che al giorno d'oggi non ci sia piu' una classe politica come i comunisti che rappresenti degnamente i lavoratori. quelli delle fabbriche quelli che realmente lavorano come cani (e io li ho visti alle saldatrici), non sono e non si sentono per nulla rappresentati. altro discorso poi è ciò che la classe politica trasmette come valori cristiani.-

 

per quanto quella DC fosse corrotta era degna rappresentante di alcuni valori della famiglia che con forza Italia sono praticamente spariti soppiantati dalla figura del manager e della famiglia benestante che sempre piu spesso si allontana dai valori della cristianità.

 

a parte la politica quindi c'è un aspetto fondamentale come tu sottolinei: l'educazione cioè gli esempi. se la società di oggi cosi traviata ha in parte fondato le sue radici su un educazione post 2 guerra mondiale, i xxxxxni di oggi tutti pc , cellulare e televisione che crescono senza genitori, zii, nonni, non hanno proprio niente di quei valori. scelgono loro dove sintonizzarsi e navigare e posso dirti che le cose negative hanno come sempre un grosso fascino. vuoi mettere discutere e vedere cose vietate e trasgressive? allora è un discorso troppo vasto ma il denominatore è sempre lo stesso: dove andremo a finire? lo scopriremo solo vivendo caro Anlan.

 

il problema come torno a ripetere è che ciò torna relativo, chi segue una strada, chi è buono, lo è di carattere e lo è indifferentemente dagli altri anzi ti dirò che per me differenziarmi dalla massa è una grande gratificazione.

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la società è amministrata (almeno quella civile) dai politici

 

Dissento completamente perchè questa definizione presuppone una divisione tra società e classe politica che invece sono un tutt'uno.

Al contrario la società SI amministra PER MEZZO della politica.

La politica dei giorni nostri è espressione della nostra società.

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Dissento completamente perchè questa definizione presuppone una divisione tra società e classe politica che invece sono un tutt'uno.

 

perchè scusa tu non noti una differenza tra 'società' e classe politica? a me sembra di si se vedo in quella classe politica un d'alema che gira su una barca di 27 metri che chi sa sa quanto cosa, un veltroni e un rutelli che c'hanno certi attici a roma che pagherebbero una cifra tale che una famiglia media ci campa un anno (dico pagherebbe perchè la paga lo stato cioè i contribuenti), un fazio che fa i fatti suoi e non aggiungiamo altro, per non parlare del centro destra sul quale poi ci sarebbe da scrivere 7 pagine di forum.

 

se al mio paese la società è composta dalle persone coi loro problemi, in primis gli onesti, i poveri, i lavoratori, quelli che si smazzano per arrivare alla fine del mese questi (che sono la maggioranza), non possono essere 'tutt'uno' con quella gente detta classe politica (e te lo dice uno di centro). come puo un cittadino 'medio' o sotto la media sentirsi rappresentato da quelli li, come può un cittadino tartassato dalle tasse pensare che dopo quei politici hanno dalla casa all'auto, dai treni all'aereo, dai cinema al teatro, dai ristoranti agli alberghi tutto pagato da quelle tasse? la classe politica è una casta come il clero (non quello dei parroci di periferia, delle missioni all'estero ecc.) il clero che si muove in mercedes e mangia cibi costosi.

 

La politica dei giorni nostri è espressione della nostra società.

 

infatti è espressione di una società malata della serie stavamo meglio quando stavamo peggio, almeno quelli di prima (prima repubblica) rubavano per cosi dire ma i soldi giravano, ora sono tutti moralisti e mezza italia fa la fame (per la cronaca si stima che ci sono circa 4 milioni di famiglie non dico singoli ma nuclei familiari sotto la soglia della povertà e a me viene da ridere quando quei politici dicono di voler aiutare gli extracomunitari nei loro paese, per carità giustissimo, tralasciando ad esempio che ci sono tanti connazionali che vivono nell'indigenza piu totale che in sicilia l'acqua scarseggia piu che in africa e che in italia disoccupazione e problemi sociali sono in aumento esponenziale. chi ci pensa?

 

Al contrario la società SI amministra PER MEZZO della politica.

 

qui poi dovresti usare il condizionale: si dovrebbe amministrare tramite la politica, il problema è che la 'politica' amministra i fatti propri.

 

nb: volendo essere sinceri occorrerebbe poi fare ulteriori distinzioni tra la politica del nord e del sud perchè proprio in questi ultimi anni la frase 'cristo si è fermato a eboli' è quantomai veritiera. domani comprando l'espresso c'è un servizio scoop su napoli, una bellissima città lasciata allo sbando, una cosa vergognosa.

 

scusami Anlan, il mio pensiero non vuol'essere polemico verso di te ma verso il sistema che cambia solo pelle ma poi ricalca sempre gli sbagli del passato.

 

sai, andando all'estero spesso ci si domanda come mai li (olanda, germania e inghilterra) in modo particolare, funzioni davvero tutto alla lettera, a me l'inghilterra sembra una nazione ideale a misura d'uomo eppure ce ne sono di difetti anche li.

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Be' castano ... il fatto che io dissenta non vuol dire che siamo in polemica ... anzi ... mi piace molto questa discussione.

 

Tu dici : "come si fa a sentirsi rappresentati da questa classe politica ?"

In linea di massima sono d'accordo sul senso di "disgusto" che certi comportamenti (con forte riferimento anche ai recenti accadimenti) suscitano nel sentire comune ma ... c'è un ma.

 

Come si può parlare di partecipazione alla vita politica del paese se l'esercizio del diritto (dovere) di voto viene posto in essere da meno persone di quante non seguano "L'isola dei Famosi ?"

Come possiamo parlare di corretta percezione dello stato delle cose quando la comunicazione sullo stato della nazione è fatta ad arte in un modo per cui non si capisca assolutamente niente ?

Come possiamo migliorare le condizioni della società quando siamo frammentati in mille particolarismi (tutti legittimi per carità) che non si incontrano mai ad un tavolo per trovare una soluzione comune ?

Come possiamo decidere chi vada mandato a casa quando siamo molto più attratti dalle vicende del delitto di Cogne (con tutto il rispetto che posso avere per quella tragica vicenda) che alle questioni pratiche della sanità, dell'economia, dell'istruzione, della sicurezza ecc.

 

In questo acquitrino di disinteresse la "gente comune" si sente sempre più lontana dalla c.d. "classe politica", sfiduciata e rinunciataria (tanto non cambia mai nulla): ma non è (non dovrebbe essere) così. E per effetto la c.d. "classe politica" è sempre più lasciata libera di agire come crede senza avere il "polso" della situazione ovvero il gradimento della popolazione ovvero, ancora, il miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Anche a loro manca il "castigo" : non funzioni ? Via ... a casa.

 

Come giustamente tu ricordi tutti i paesi hanno i loro problemi ma nei rapporti cittadino/istituzioni/cittadino molte sono le differenze. Sotto questo aspetto possiamo a buon titolo gloriarci del nostro (italiano) ultimo posto.

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Come possiamo parlare di corretta percezione dello stato delle cose quando la comunicazione sullo stato della nazione è fatta ad arte in un modo per cui non si capisca assolutamente niente ?

 

al dilà della comunicazione ogni individuo ha le capacità per rendersi conto in che stato vive e se non lo fa è stupido. quando a volte sento parlare persone di piccoli paesi che descrivono berlusconi come un dio penso che sono solo persone che hanno la cultura necessaria per capire e non è colpa loro.

 

il problema incece sono tutti quelli che pur consapevoli di continuare a vivere in una società da schifo continuano a fare gli interessi e a votare quella classe politica solo perchè ne hanno guadagni e profitti. costoro poi sono quelli che vivono nelle ville, nei condomini 'in' e che non hanno contatti diretti con la quotidianità come li ha una persona 'media' uno che deve confrontarsi dalla mattina alla sera con i problemi di ogni genere, problemi delle città ad esempio come la mobilità.

 

comprendo cio che vuoi dire, ma basta farsi un viaggetto all'estero per vedere come le cose funzionano e cosa vuol dire funzionalità e cosa vuol dire politica.

 

ti ricordo che l'italia è l'unico paese dove personaggi inquisiti per i reati pu gravi e che cmq non avrebbero certo diritto alla stima degli elettori sono li a ricoprire caricghe pubbliche, all'estero non accadrebbe mai.

 

all'estero non esistono 'misteri italiani' come i nostri, dalle bombe alla corruzione l'italia si porta dietro un teatrino ridicolo che non ha eguali in altri paesi europei.

 

per ora mi fermo qui

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