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Consenso Informato


Brasileiro

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Vorrei lanciare la discussione su questo tema delicato.

 

Mi è venuto da pensare quando in procinto di fare l'intervento al legamento crociato, l'anestesista dell'ospedale - come da prassi- mi fece firmare una dichiarazione che lo esonerava da qualsiasi responsabilità nel caso di complicazioni e morte, pena il non procedere con l'intervento; ero in fila con altre 6 persone, "costrette" a esonerarlo pena il non avere l'intervento eseguito.

 

Entrando nel tema della chirurgia della calvizie, il consenso informato (nome degno di un azzeccagarbugli) mira a trasferire, nel concreto, l'alea del risultato dell'intervento in capo al paziente, privandolo, in teoria, di qualsiasi strumento per poter esigere o rivalersi in sede giudiziale. Si lo so, in teoria si puo fare, ma quel documento rende tutto piu difficile se non impossibile; solo in casi estremi di imperizia probabilmente lo scudo del consenso informato si frantuma.

 

Ora mi chiedo come sia possibile e se sia etico che una prestazione professionale a carattere non obbligatorio, sanitario possa essere soggetta ad un regime in cui, nei fatti, il paziente viene privato di qualsiasi diritto, qualsiasi potere di protestare, qualsiasi aspettativa tutelata sul risultato dal punto di vista formale, qualsiasi garanzia, qualsiasi possibilità di risarcimento (se non in casi limite)

 

Non capita in nessun ramo delle professioni e dei mestieri, che il cliente sia soggetto ad un regime cosi palesemente squilibrato, non capita in nessun ramo delle professioni che un professionista non dica chiaramente al cliente qual è il possibile risultato finale e lo rappresenti come media tra il max e il min disponibile.

Dire che in questo campo non è possibile è in realtà una scusa nella peggiore delle ipotesi, nella migliore una barriera mentale al confine della quale ci si riposa beatamente: io sono bravo, ma se per una volta mi va buca, i casini se li smazza il paziente..... io,,,beh io,,,devo continuare ad andare avanti!

 

Io penso che i Chirurghi, se si spogliassero per un momento dei loro giudizi e pregiudizi di ordine corporativo e della loro solidarietà che puo sfociare a volte in omertà, riconoscerebbero che godono di una rendita di posizione, grazie a questo azzeccargarbuglioso strumento che chiamamo consenso informato, e che non serve ad altro che a consentire a chi lavora male di continuare a farlo , incurante del fatto cha ha rovinato 1, 10 100, 1000 persone e che lo potrà continuare a fare.

 

Questo al di là delle precisazioni e dei distinguo è tutto fuorchè etico.

 

Io credo che onestà e correttezza imporrebbero di iniziare una discussione seria sulla opportunità di riformare tale consenso, e di assoggettarlo ad un regime tale che tuteli al 100% non solo il chirurgo ma anche il paziente, cosi come avviene in tutti i campi professionali.

 

Sono sicuro che nessun chirurgo nell'esercizio dei suo diritti di cliente per la fruizione di servizi e prodotti vari accetterebbe un protocollo nel quale il rischio sui servizi e prodotti stessi ricadesse interamente su di lui in quanto cliente, o sui risultati.

 

Perchè quindi ciò che vale per altri professionisti non vale per loro? E soprattutto in un campo dove l'intervento non ripristina condzioni primarie di salute?

 

E' etico accettare e promuovere il concetto e la cultura del consenso informato?

 

Sarei molto interessato ad avere le vostre opinioni, precisando che il mio discorso riguarda i chirurghi che operano nel settore della calvizie di di tutto il mondo....

 

un cordiale saluto

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caro bras bisognerebbe ampliare il discorso al'intera branca della chirurgia estetica dove a mio parere l'obbligazione che il medico si assume nel momento n cui decide di operare un paziente dovrebbe essere un'obbligazione di risultato e non un'obbligazione di mezzi cosi' come avviene in altre branche della medicina in cui sussiste una necessita' di intervenire pena la salute del paziente!!obbligazione di risultato che non vuol dire garantire al paziente un risultato perfetto o peggio il risultato che il paziente stesso considera nella sua personale prospettiva come perfetto bensi' garantire uno standard qualitativo che sia nella media!!non conosco nei dettagli il consenso informato riguardante il trapianto dei capelli ma credo che questo discorso da me fatto sia gia vigente nelle aule giudiziarie pr quanto concerne la chirurgia estetica altro discorso invece e' la difficolta' di provare in giudizio un risultato qualitativamente scadente dato che occorrono dei medici che in qualita' di periti di parte o di ufficio firmino una perizia corroborando in tal modo il diritto al risarcimeto del paziente insoddisfatto ma inimicandosi pero' tutto l'apparato corporativistico della classe medica ghe come tutti sappiamo assume in tali contesti spessissimo attegiamenti omertosi al''insegne del quieto vivere!!!ergo secondo me il problema secondo me verte piu' che sulla regola di giudizio sull'onus probandi che grava sul paziente e che a mio avviso invece dovrebbe gravare sul medico di turno!!!!

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