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La malattia dell'Occidente. L'11 Settembre e le teorie del complotto


smith

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I. Il ritorno delle teorie del complotto

 

Le teorie del complotto e la visione «complottista» della storia sono oggetto di una vastissima letteratura (1), e hanno trovato negli ultimi anni il loro principale studioso nel sociologo americano Michael Barkun (2). La sociologia maggioritaria definisce il «complottismo» come il tentativo, per definizione minoritario, di conservare in diversi campi del sapere umano — ma principalmente nella storia e nella scienza — elementi del rejected knowledge, della «conoscenza scartata», cioè le ipotesi che la comunità scientifica nella sua vasta maggioranza — mai nella totalità, perché l’espansione del numero delle cattedre e dei docenti fa sì che se ne trovi sempre anche qualcuno a sua volta complottista —, dopo averle esaminate, ha respinto come spiegazioni false o inadeguate della realtà. Il complottista immagina che il rigetto della teoria cui è affezionato non sia avvenuto perché, seguendo i suoi normali e consueti modi di funzionamento, la comunità scientifica è riuscita a «falsificarla», nel senso di provarla come falsa, ma perché la maggioranza degli studiosi — nonché dei mediache riportano le loro conclusioni, e delle istituzioni politiche, professionali e religiose che ne tengono conto — partecipa a un vasto complotto dietro cui si celano «sette» misteriose ma potentissime, interessi inconfessabili o poteri capaci di punire con la morte chiunque non obbedisca.

 

Mentre «microcomplotti», che coinvolgono un numero relativamente limitato di persone, si verificano quotidianamente in molteplici ambiti — è possibile ed è avvenuto, per esempio, che una decina di colleghi gelosi si mettano d’accordo per impedire a un docente di farsi strada pubblicando un suo articolo su una rivista prestigiosa — i «macrocomplotti» di cui propriamente postula l’esistenza il complottista e che dovrebbero coinvolgere migliaia o anche milioni di persone sono tecnicamente impossibili. Come già metteva in luce la «sociologia del segreto» del sociologo tedesco Georg Simmel (1858-1918), un segreto può essere davvero mantenuto solo da un numero ristretto di persone, al più, qualche centinaio: un segreto noto a migliaia di persone non è più tale, perché è statisticamente certo che qualcuno lo svelerà (3). Il complottismo non ha dunque alcuna plausibilità scientifica: ma ha un grande interesse sociologico, perché è sempre il sintomo di profondi disagi — personali quando si tratta di manie individuali, sociali quando le teorie del complotto sono condivise da migliaia di persone — che vanno studiati e affrontati come tali.

 

Un esempio clamoroso di come il «complottismo» — come sostiene precisamente Barkun — non sia affatto scomparso, ma anzi cresca, in una società che pure è caratterizzata da una sempre maggiore divulgazione dei risultati delle scienze sia naturali sia umane, storia compresa, è costituito dai sessanta milioni di copie vendute del romanzo dello scrittore americano Dan Brown Il Codice da Vinci (4), che sia l’autore presenta, sia — volendo credere a indagini demoscopiche svolte in vari paesi — una parte importante dei lettori percepisce non come una semplice opera di fiction ma come il disvelamento di un grande complotto che avrebbe occultato la verità sulle origini del cristianesimo e della Chiesa Cattolica. La tesi centrale di Brown è che Gesù Cristo non avrebbe mai preteso di essere Dio, avrebbe sposato Maria Maddalena da cui avrebbe avuto una figlia, e ai suoi discendenti carnali, gli ultimi dei quali sopravviverebbero ancora oggi — non agli apostoli e ai loro successori — avrebbe voluto lasciare la guida della Chiesa. Questa verità sulle origini del cristianesimo sarebbe stata nascosta da un complotto sia delle Chiese cristiane sia della comunità scientifica, dove peraltro, fin dal secolo XIX, le cattedre di Storia del Cristianesimo sono spesso occupate da laicisti o da marxisti, non da cristiani.

 

Si ha qui un eloquente esempio di come funziona il complottismo. Brown non ha inventato nulla, né — come afferma — rivela al mondo documenti che la comunità scientifica si sarebbe rifiutata di esaminare. Il primo nucleo delle sue affermazioni si trova nei cosiddetti Dossiers Secrets, depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi nel 1967 dall’avventuriero Pierre Plantard (1920-2000) e pubblicati nello stesso anno dal giornalista Gérard de Sède (1921-2004) (5); il secondo nell’opera dei giornalisti inglesi Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln — pseudonimo di Henry Soskin — Il Santo Graal del 1982 (6). Queste opere non sono state affatto ignorate dagli studiosi accademici: sono state esaminate e dichiarate irrilevanti in quanto basate su documenti falsi, non testi antichi ma grossolane mistificazioni del secolo XX; un fatto che gli stessi «confezionatori» dei Dossiers Secrets avrebbero confermato negli anni 1980 (7). Si tratta dunque di rejected knowledge: di presunte «conoscenze» non «ignorate» perché «il Vaticano» o chiunque altro fosse in grado di controllare migliaia di studiosi interessati alle origini del cristianesimo e di diversissimo orientamento — il che è evidentemente impossibile —, ma rifiutate perché provate come false e, in questo caso, anche fondate su falsi materiali, cioè documenti «antichi» fabbricati negli anni 1960 con le tecniche tipiche dei falsari di professione. Chi, come Brown, si ostina a considerare veri — e censurati da un complotto — documenti la cui falsità è stata provata da decenni, e le relative teorie, è precisamente un complottista. E il fatto che il complottista persuada milioni di persone è il sintomo di un malessere sociale, in questo caso delle difficoltà di comunicazione — talora semplicemente tecniche, più spesso dovute alla malizia di media che manifestano evidenti pregiudizi anticristiani — che rendono problematico per le Chiese e per la stessa comunità scientifica che studia le origini cristiane fare conoscere i risultati delle ricerche più serie al grande pubblico.

 

Fra le ragioni del successo de Il Codice da Vinci — a fronte dell’insuccesso di precedenti opere complottiste dello stesso Brown —ipotizzo che abbia giocato un ruolo la tragedia dell’11 settembre 2001 (8). Dopo che questa tragedia ha mostrato anche all’osservatore più distratto che la storia — lungi dall’essere «finita» con la fine della Guerra Fredda (1946-1991) — si era fatta semmai più tortuosa e complicata, le «teorie del complotto» sono tornate di moda grazie alla loro capacità di spiegare fenomeni complessi attraverso il ricorso all’azione di pochi attori: i massoni, gli ebrei, il Vaticano, o magari il Priorato di Sion, che ne Il Codice da Vinci è l’organizzazione segreta che protegge i discendenti carnali di Gesù e della Maddalena, oppure l’Opus Dei, che nello stesso romanzo cerca di strappare al Priorato i suoi segreti e di utilizzarli per ricattare la Santa Sede.

 

Dopo l’attentato che ha colpito le città di New York e di Washington è emerso però un altro massiccio fenomeno di complottismo che non solo nasce nel clima del dopo-11 Settembre, ma riguarda gli stessi avvenimenti dell’11 settembre 2001. Su come questi si siano svolti — anche se non mancano, come sempre avviene e tanto più a pochi anni di distanza dai fatti, aspetti ancora oggetto di discussione — vi è un consenso che non è solo, come i complottisti talora sostengono, delle autorità di governo americane, ma coinvolge la stragrande maggioranza — con le solite eccezioni che, come si dice, confermano la regola — della comunità scientifica, dove pure predominano posizioni non certo favorevoli all’attuale amministrazione americana. Si tratta di attentati pianificati e compiuti dal terrorismo ultra-fondamentalista islamico e in particolare da un’organizzazione terroristica di questo ambiente, Al-Qa‘ida,«La Base», guidata dal terrorista di origine saudita Osama bin Laden. Altre ipotesi sono state considerate e scartate, non frettolosamente ma dopo ampi studi, condotti non soltanto dal governo americano, ma anche — se non principalmente — da agenzie e da commissioni scientifiche e accademiche indipendenti, e devono quindi essere considerate parte del rejected knowledge.

 

Questo rejected knowledge è ripreso da oltre un milione di pagine Internet (9), da un buon centinaio di libri e da una ventina di documentari disponibili in DVD. Non si tratta ancora di cifre paragonabili al Codice da Vinci — oltre cinque milioni di riferimenti su Internet —, ma anche intorno all’11 Settembre è nato un cosiddetto Truth Movement, un «Movimento della Verità», che presenta molti aspetti sociologicamente simili ai nuovi movimenti religiosi più controversi: i suoi sostenitori celebrano veri e propri rituali che li confortano in convinzioni che la maggioranza dei cittadini e la comunità scientifica non condividono. È vero che nel Truth Movement vi sono talora docenti universitari, ma — a prescindere dal fatto che il numero di tali docenti è oggi così alto che se ne trovano anche, per esempio, in culti dei dischi volanti e in altri movimenti non meno controversi — sono quasi completamente assenti i docenti con competenze specifiche in materia d’ingegneria o di fondamentalismo islamico contemporaneo (10), mentre non mancano teologi, filosofi, specialisti di letteratura o storici del Medioevo.

 

Il movimento cita spesso come fiore all’occhiello l’attiva partecipazione di Steven Earl Jones, presentato come professore di fisica alla Brigham Young University, l’università della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, popolarmente nota come Chiesa mormone, che è fra i maggiori atenei degli Stati Uniti d’America gestiti da un’organizzazione religiosa. Tuttavia un fisico teorico non è un ingegnere, la Facoltà d’Ingegneria della stessa Brigham Young University ha preso posizione contro le sue tesi in modo così duro da costringere il docente a dimettersi il 20 ottobre 2006, e il professor Jones ha comunque la tendenza a vedere complotti un po’ dovunque, anzitutto contro di lui, dopo che le ricerche sue e di colleghi dell’University of Utah sulla cosiddetta «fusione fredda», pubblicate nel 1985, sono state criticate e sono a loro volta sprofondate nel rejected knowledge (11).

 

Dal momento che l’11 Settembre è stato uno degli avvenimenti fondamentali della nostra epoca e ha avuto conseguenze decisive in campo politico, religioso e culturale, il fatto che qualcuno neghi che un attacco dell’ultra-fondamentalismo islamico — che, com’è bene ribadire costantemente contro ogni impropria generalizzazione, non rappresenta certo tutto l’islam, e neppure tutto l’islam fondamentalista (12), ancorché possa trovare nell’interpretazione maggioritaria della religione islamica, in particolare quanto al rapporto fra fede e ragione, elementi di sostegno e di giustificazione (13) — sia veramente avvenuto in quella data rischia d’indebolire in modo radicale la reazione dell’Occidente alla nuova guerra mondiale che l’islam ultra-fondamentalista ha a esso dichiarato e continua a condurre (14). Di qui l’interesse di occuparsi delle tesi del Truth Movement da due punti di vista: quello tecnico e quello — a mio avviso assai più importante, e sistematicamente trascurato nel dibattito mediatico sul tema — dell’ultra-fondamentalismo islamico. Preciso che intendo prendere in esame la sostanza delle tesi complottiste dell’11 Settembre. Mentre gli esponenti del Truth Movement ricorrono sistematicamente all’attacco ad hominem, per cui chiunque dubiti delle loro teorie è o «un ebreo» (15) oppure «pagato dal governo americano», in questa sede non perseguirò la facile strada che consisterebbe nel mostrare come non tutti, ma moltissimi sostenitori del «complotto dell’11 Settembre» credono anche ad altri complotti, alcuni dei quali del tutto ridicoli, in materia di UFO, di extraterrestri, di pretesa sopravvivenza fino ai giorni nostri del cantante Elvis Presley (1935-1977), la cui morte sarebbe stata inscenata come parte di un complotto governativo, e di assassinio del presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy (1917-1963).

 

Benché lo studio di queste tesi non sia irrilevante per comprendere meglio lo scenario complottista contemporaneo, mi limito a due esempi. Il primo riguarda David Icke, ex portiere della squadra di calcio del Coventry City, che all’epoca giocava nella Premier League, l’equivalente inglese della Serie A in Italia, e che si è trasformato nel più letto autore complottista dei nostri giorni, da cui i suoi omologhi italiani cercano talora di prendere le distanze, misconoscendo però il fatto che i suoi libri si vendono nel mondo dieci o cento volte di più dei loro. Icke sostiene che l’11 Settembre è un complotto ordito da vampiri «rettiliani», extraterrestri capaci di assumere sembianze umane che mirano a impadronirsi del nostro pianeta: di questa razza aliena farebbero parte, fra gli altri, il presidente degli Stati Uniti d’America George Walker Bush, il suo predecessore William Jefferson «Bill» Clinton e il primo ministro britannico Anthony Charles Lynton «Tony» Blair (16). Piaccia o no ai complottisti di casa nostra, Icke è il personaggio più seguito nel mondo complottista internazionale (17), e senza il suo sostegno il Truth Movement non avrebbe le dimensioni che ha.

 

Non resisto, poi, alla tentazione di segnalare che secondo un altro pilastro del Truth Movement, il sito Internet conspiracyplanet.com, un ex adepto dell’Ordine degli Illuminati (18) avrebbe rivelato al giornalista Greg Szymanski che il complotto per scatenare una guerra fra l’Occidente e l’islam, che passa per l’organizzazione degli attentati dell’11 Settembre e per il discorso tenuto a Ratisbona, in Germania, da Papa Benedetto XVI il 12 settembre 2006, è stato ordito nel maggio del 2000 nel corso di una «Messa nera» (19) celebrata in Vaticano da padre Peter Hans Kolvenbach S.J., preposito generale della Compagnia di Gesù — un ordine religioso che è del resto obiettivo prediletto delle teorie del complotto dal secolo XVII ai nostri giorni —, che sarebbe segretamente il «leader del satanismo mondiale» (20), alla presenza dell’allora cardinale Joseph Ratzinger e del suo «amante gay che ha oggi [2006] 24 anni» (21), entrambi descritti come abituali frequentatori di «Messe nere» (22), nonché «dei satanisti Alberto Moscato [1963-2006 e che non ho mai personalmente incontrato, né in Vaticano né altrove, dirigente della maggiore fra le organizzazioni italiane che s’ispirano alle idee del magista inglese Aleister Crowley (1875-1947)] e Massimo Introvigne, entrambi agenti dei gesuiti» (23). Naturalmente non tutti gli esponenti del Truth Movement condividono le tesi deliranti di Greg Szymanski, il quale tuttavia — secondo una ricerca Google condotta il 15 dicembre 2006 — vanta oltre 58.000 riferimenti su Internet e un programma radiofonico principalmente dedicato a propagandare le tesi complottiste sull’11 Settembre, ripreso da una trentina di stazioni radiofoniche nazionali e locali negli Stati Uniti d’America.

 

Non potendo confessare di aver organizzato io l’11 Settembre — certo con un piccolo aiuto da parte del regnante Pontefice, ma Szymanski mi chiederebbe anche di far saltare fuori Elvis Presley vivo e vegeto, e al momento non saprei onestamente dove trovarlo —, passo a esaminare dapprima le tesi per così dire tecniche del Truth Movement e quindi quello che è l’aspetto essenziale della vicenda, rispetto al quale gli aspetti tecnici svolgono la classica funzione di alberi che nascondono la foresta.

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l'amante gay di 24 anni di ratzinger!!!!!! ahahahahha ancora meglio della trovata dei vampiri rettiliani.

 

p.s. l'idea che bush clinton e blair in realtà sono degli extraterrestri sto tizio l'ha presa sicuramente da una vecchia puntata dei simpson! ahah

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II. L’Ombra delle Torri: le questioni tecniche

 

a. La questione delle fonti

 

 

L’Ombra delle Torri è il titolo della traduzione italiana dell’opera di culto di un geniale creatore di fumetti, Art Spiegelman (24), nemico giurato dell’amministrazione Bush ma non complottista. Rende male il titolo originale, In the Shadow of No Towers, «All’ombra di nessuna torre», che fa riferimento al senso di vuoto di un newyorchese, da cui comunque si deve partire: prima le Torri Gemelle c’erano, ora non vi sono più. E questo lo riconoscono perfino i complottisti.

 

La più consueta tattica complottista consiste in quello che in inglese si chiama shooting the messenger, «sparare sul messaggero» e non prendere in esame il messaggio. Si può rispondere, con Antonio Gramsci (1891-1937), che questo «[...] non significa che abolendo il barometro si abolisca il cattivo tempo» (25). Tuttavia, vale la pena di spendere qualche parola sulle aggressioni complottiste alla risposta più facilmente accessibile e più nota alle tesi tecniche del Truth Movement: il numero speciale del marzo 2005 della più conosciuta rivista di divulgazione scientifica americana, Popular Mechanics — il più venduto nella storia centenaria della pubblicazione statunitense — rielaborato sotto forma di volume nel 2006 con il titolo Debunking 9/11 Myths. Why Conspiracy Theories Can’t Stand Up to the Facts, «Smontare i miti dell’11 Settembre. Perché le teorie complottiste non possono reggere alla prova dei fatti» (26).

 

Dopo che l’inchiesta di Popular Mechanics era stata riassunta anche da fonti di stampa italiane, due fra i più noti sostenitori delle teorie del Truth Movement in Italia, il professor Franco Cardini, noto studioso di Storia Medioevale, e il giornalista ed eurodeputato Giulietto Chiesa hanno pubblicato un breve scritto in cui sostengono che il testo della rivista americana sarebbe stato «redatto non da "trenta giornalisti" bensì da uno solo, Benjamin Chertoff» (27), «[...] nipote di Michael Chertoff, un signore che il Presidente Bush ha nominato a capo del Dipartimento "Homeland Security". Un ministro, quindi: il quale ben conosce le questioni dell’11 Settembre, in quanto era a quel tempo assistant attorney a New York (e in tale veste è stato anche sospettato di aver occultato alcune prove che sarebbero state utili all’inchiesta). La parentela è stata confermata dal giornalista Christopher Bollyn su American Free Press del 7 marzo 2005 (al quale il Chertoff aveva cercato di mentire, negando il fatto). Naturalmente, dopo che negli States la cosa è stata smascherata, il dossier di Popular Mechanics è rapidamente scomparso dalla circolazione: oggi più nessuno lo citerebbe senza coprirsi di ridicolo. Ma, come accade sovente, lo si è ripresentato sotto altra forma (il libro Debunking 9/11 myths [sic] a cura di David Dunbar e Brad Reagan [sic], Hearst Books, nato già vecchio) e intanto, secondo una buona regola commerciale di stampo liberista, si è cercato di riciclarlo alla periferia dell’impero. Non fanno così le multinazionali, quando "regalano" ai bambini africani derrate e medicinali scaduti, deducibili dalle imposte?» (28). Quanto ai trecento esperti intervistati da Popular Mechanics, lo stesso documento sostiene che sarebbe «[...] stato altresì accertato che i molti pretesi intervistati dal Chertoff si riducevano da intervistati a ripetitori delle tesi avallate e fatte proprie dall’amministrazione Bush, quando non addirittura a persone in un modo o nell’altro legate agli organi governativi» (29).

 

A prescindere dalla strana logica per cui un intervistato che sia favorevole alle tesi «dell’amministrazione Bush» sia un «preteso intervistato» — solo chi fa parte della minoranza che non ha votato per Bush nelle elezioni presidenziali del 2004 ha titolo a essere definito «vero intervistato»? —, noto subito una caratteristica essenziale del complottismo: la credenza secondo cui sarebbero possibili complotti ai quali partecipano milioni di persone. Gl’impiegati dello Stato americano — esclusi quelli degli uffici postali — sono oltre un milione e novecentomila. Se si aggiungono quelli delle aziende «in un modo o nell’altro legate agli organi governativi», o che lavorano per l’amministrazione pubblica, si arriva a parecchi milioni di persone. Tutti inattendibili e tutti coinvolti nel complotto? Se si escludono dal novero dei possibili esperti intervistati gli elettori che hanno votato per Bush, gl’impiegati dello Stato e quelli di aziende che ricevono sovvenzioni o lavorano per lo Stato, il campo si restringe notevolmente. Tuttavia, fra gli esperti definiti «testimoni privilegiati» dall’inchiesta di Popular Mechanics — cioè fra coloro dei trecento intervistati che hanno riletto e approvato le conclusioni dell’inchiesta per le parti di loro pertinenza — vi sono i presidenti o i direttori generali delle principali aziende private specializzate che si sono occupate di ricerche e di lavori sulle scene degli attentati dell’11 Settembre — che evidentemente, se hanno indagato, lo hanno fatto per conto di «organi governativi», ma che rimangono indipendenti —, e undici docenti d’ingegneria e materie affini presso i più prestigiosi atenei americani. Le università americane, a differenza di quelle italiane, non dipendono dal governo federale, anche se possono ricevere sovvenzioni per specifici progetti, ed è noto come i professori universitari siano una categoria particolarmente ostile all’attuale amministrazione degli Stati Uniti d’America.

 

Se «il dossier di Popular Mechanics è rapidamente scomparso dalla circolazione», questo è avvenuto per il suo straordinario successo — diverse ristampe sono andate esaurite in pochi giorni —; ma il libro Debunking 9/11 Myths è, nella sostanza, il testo del numero di Popular Mechanics, arricchito da una divertente appendice sulle reazioni dei complottisti all’inchiesta della rivista statunitense. Ben lungi dal non citarlo per paura di «coprirsi di ridicolo», il testo non solo è citato praticamente da qualunque fonte si occupi dell’11 Settembre, ma nella forma di libro è uscito con una prefazione del sen. John McCain, repubblicano dell’Arizona, non certo una figura di secondo piano della politica statunitense e, secondo i sondaggi di diversi istituti demoscopici, uno dei candidati più popolari fra quanti hanno annunciato o ipotizzato una loro candidatura alle elezioni presidenziali del 2008.

 

Sulla questione se Benjamin Chertoff sia l’unico autore dell’inchiesta di Popular Mechanics o un membro di un’équipe di trenta giornalisti, la rivista americana mantiene la seconda versione, e non è chiaro da dove il Truth Movement abbia dedotto la prima. La notizia della sua parentela con Michael Chertoff ha avuto negli Stati Uniti d’America il peso che merita, sia perché l’American Free Press è un settimanale scandalistico e antisemita fondato nel 2001 da redattori di The Spotlight dopo il fallimento di quest’ultima pubblicazione — animata da Willis Carto, spesso definito come il padre del moderno antisemitismo americano, il quale continua del resto a collaborare all’American Free Press —,sia perché, in una dichiarazione resa dopo l’articolo incriminato, la madre di Benjamin Chertoff ha precisato di aver parlato una volta sola, per pochi minuti al telefono, con Christopher Bollyn, giornalista del discusso settimanale, riferendogli che Michael Chertoff era «forse un lontano cugino» (30) di suo marito; del resto, secondo James B. Meigs, direttore di Popular Mechanics, Benjamin Chertoff, per quanto ne sapeva, «[...] non ha mai parlato» (31) in vita sua con Michael Chertoff. Per quanto la parola «nipote» possa avere diversi significati in lingua italiana, quanti di noi chiamerebbero «nipote» qualcuno che è «forse» il figlio di «un lontano cugino»?

 

Il dato più importante è però un altro: l’inchiesta di Popular Mechanics non ha nessun carattere particolarmente innovativo. È stata recensita in modo estremamente favorevole anche da riviste notoriamente ostili all’amministrazione Bush — come Skeptic, l’organo assai letto, e ancor più spesso citato negli Stati Uniti d’America, della Skeptic Society, che ha fra i suoi dirigenti professori universitari che ritengono la religione una forma di superstizione nemica della scienza, e detestano il presidente Bush per i suoi legami con il mondo protestante conservatore (32) — perché fornisce al grande pubblico, in una forma accessibile anche a chi non sia un ingegnere, un riassunto di cento pagine, note escluse, del Final Report of the National Construction Safety Team on the Collapses of the World Trade Center, un documento di circa diecimila pagine pubblicato nel 2005 e firmato da duecento esperti del NIST, il National Institute of Standard and Technology (33), l’agenzia federale che si occupa, fra l’altro, di sicurezza nel settore delle costruzioni, corredato da oltre mille interviste e oltre settemila fotografie, e del più breve — ma non meno denso — rapporto sull’attacco al Pentagono The Pentagon Building Performance Report, pubblicato nel 2003 dall’American Society of Civil Engineers (34) che è quanto di più vicino esista negli Stati Uniti d’America — che pure non conoscono la disciplina ordinistica obbligatoria delle professioni liberali tipica dell’Europa Continentale — al nostro Ordine degli Ingegneri. Il lavoro di Popular Mechanics segue passo passo questi due documenti — oltre a fare riferimento ad altre indagini pubbliche e private — che la maggioranza dei lettori non ha né il tempo né le capacità tecniche per leggere. Quando i critici italiani di Popular Mechanics invitano un po’ ingenuamente i suoi estimatori a leggersi le «oltre mille pagine» (35) di opere complottiste a loro note, dimenticano che il lavoro in questione non intende fare nulla di più — ma neanche nulla di meno — che riassumerne circa quindicimila di rapporti ufficiali che hanno già implicitamente, e talora esplicitamente, risposto alle obiezioni tecniche del Truth Movement.

Modificato da smith
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BASTA CON QUESTE ASSURDE TEORIE COMPLOTTISTE!

 

 

Debunkiamo i cospirazionisti!

 

Di Gerard Holmgren, 31/01/2006.

 

«Gli attenti osservatori della storia sanno che per ogni evento notevole ci sarà solitamente almeno una, spesso parecchie teorie cospirazioniste selvagge spuntate intorno ad esso. 'La CIA ha ucciso Hendrix', 'il papa ha fatto assassinare John Lennon', 'Hitler era mezzo licantropo', 'alieni spaziali hanno sostituito Nixon con un clone' ecc, ecc. Più grande l'evento, più ridicole e più numerose sono le leggende fantastiche che circolano su di esso. Così è difficile sorprendersi se gli eventi dell'11 settembre 2001 hanno avuto la loro razione di questi comici racconti fiabeschi. E come sempre, c'è - tristemente - una percentuale della popolazione piccola ma boccalona pronta ad inghiottirsi queste fandonie, a dispetto dei fatti o dell'analisi razionale.

 

Una delle fantasie più sfrenate in circolazione sull'11 settembre - ed una che è diventata davvero un culto fra i buffoni cospirazionisti - sarebbe che è stato effettuato da diciannove dirottatori arabi fanatici, guidati da un genio del male chiamato Osama Bin Laden, senza altra motivazione apparente a parte 'l'odio per le nostre libertà'!

I perpetratori di questa fantasia da fumetto - sicuramente un gruppo di persone che non si lasciano importunare dai fatti - hanno tessuto una rete elaboratamente intrecciata di inganni e di infondati "sentito dire" per promuovere questa immondizia attraverso Internet ed i media al punto in cui un certo numero di gente normalmente razionale è finalmente caduta sotto il suo incantesimo.

 

Di regola non mi preoccupo neanche di confutare questo genere di spazzatura, ma l'effetto che questo mito paranoide sta cominciando ad avere richiede un po' di analisi razionale, per consegnarlo allo stesso cestino dei rifiuti come tutte le simili, sciocche teorie cospirazioniste.

 

Questi sbroccati asseriscono persino che il regime dell'estremista Bush era all'oscuro degli attacchi, che non ha avuto un ruolo nell'organizzarli e che davvero li avrebbe impediti se avesse potuto. Ciecamente ignorando lo stand-down dell'Air Force degli Stati Uniti, l'inside trading sulle azioni delle linee aeree - collegato al CIA - il comportamento complice di Bush la mattina degli attacchi, la demolizione controllata del WTC, il lancio di un "non boeing 757" nel Pentagono ed una moltitudine di altre prove documentate che il regime Bush era dietro agli attacchi, i teorici cospirazionisti si fissano ostinatamente su una sciocca storia con diciannove dirottatori arabi che riescono in qualche modo a prendere il controllo di quattro aerei simultaneamente ed a pilotarli nello spazio aereo degli Stati Uniti per quasi due ore, a schiantarli in edifici importanti, senza che i servizi segreti degli Stati Uniti avessero la minima idea di cosa stesse succedendo e senza che l'aeronautica sapesse cosa da fare.

 

Le difficoltà enormi con una storia talmente stupida li forzano ad inventare storie ancor più pretestuose per distrarre dalla sciocchezza centrale, ed il racconto si è così evoluto in una fantasia mitologica di proporzioni davvero pantagrueliche.

 

È difficile applicare l'analisi razionale ad una tale illimitata stupidità, ma questa è la missione che intraprendo in questo articolo. Tuttavia, dovrebbe essere notato che una delle curiose caratteristiche dei teorici cospirazionisti è che cambiano senza sforzo le loro cosiddette prove in risposta ad ogni aspetto che confutate. Non appena un inganno è smascherato, ne inventano semplicemente un altro per sostituirlo e negano che il primo sia mai esistito. Finalmente, quando hanno completato il ciclo attraverso questa infinita e cangiante nebbia di fantasie, allora reinventano l'inganno originale e negano che tu lo abbia smascherato, ricominciando così il ciclo ancora una volta. Questa tecnica è conosciuta come 'il ciclo della frutta' e risparmia al teorico cospirazionista il confronto con le (il)logiche conclusioni di una qualsiasi delle sue idee.

 

Secondo i professionisti del ciclo della frutta, diciannove arabi presero il controllo di quattro aerei sottomettendo i passeggeri e gli equipaggi per mezzo di pistole, lame, taglierini da imballaggi e gas ed usarono quindi i sistemi elettronici di guida che avevano introdotto a bordo per pilotare gli aerei sui loro obiettivi.

 

La sospensione di giudizio richiesta per questa macchinazione oltraggiosa è riservata ai più duri dei teorici cospirazionisti. Per cominciare, tralasciano convenientemente il fatto scomodo che non c'era alcun arabo sugli aerei. Se ci fosse stato, si deve speculare che riuscirono in qualche modo a salire a bordo senza essere filmati dalle videocamere di sicurezza e senza essere registrati sulle liste dei passeggeri. Ma la domanda spinosa di come si suppone che siano saliti a bordo è davvero troppo banale per il mondo emozionante del teorico della cospirazione. Con vaghi farfugliamenti su documenti falsi - senza mai specificare quali documenti si suppone abbiano usato, o come da questi è stato possibile risalire alle loro identità reali - rapidamente escludono questo problema, per passare al racconto emozionante e sinistro di come alcuni dei demoni fittizi furono perquisiti prima dell'imbarco perché sembravano sospetti. Tuttavia, come accade inevitabilmente con tutte le reti di bugie, questo semplicemente le spinge in un angolo ancor più difficile. Come si suppone che siano saliti a bordo con tutta quella roba se erano stati perquisiti? E se avessero usato il gas in uno spazio limitato, si sarebbero intossicati anche loro a meno di aver avuto delle maschere nel loro bagaglio.

 

"Mi scusi signore, perchè avete un taglierino, una pistola, un contenitore di gas, una maschera antigas e un'unità elettronica di guida nel vostro bagaglio?"

 

"Un presente per vostra nonna? Molto bene signore, prego."

 

"Molto strano", pensa l'ufficiale di sicurezza, "questo è il quarto arabo senza un nome arabo che è appena salito a bordo con una lama, una pistola o un taglierino e una maschera antigas... e perchè quella videocamera di sicurezza va sempre fuori uso ogni volta che questi tipi appaiono? Immagino che sarà uno di quei giorni... "

 

Porre una di queste domande basilari ad un teorico cospirazionista è probabile causi un salto improvviso all'affermazione per cui sappiamo che erano a bordo perché hanno lasciato una traccia della carta di credito per i biglietti che avevano comprato e le automobili che avevano affittato. Allora, se hanno usato le carte di credito che li hanno identificati, come si concilia con l'asserzione che hanno usato documenti falsi per salire sugli aerei? Ma a questo punto, il ciclo della frutta è in oscillazione totale, mentre il teorico cospirazionista tenta di rimanere un salto avanti a questa analisi razionale seccante e scomoda. Dichiarerà che i passaporti dei dirottatori sono stati trovati sulle scene degli impatti. "Eccoli là!" esultano trionfanti, le loro facce fanatiche illuminate da quello sguardo sconvolto di uno che ha appena ricevuto una rivelazione di sanità discutibile.

 

Hmm? Così sono saliti a bordo con documenti falsi ma hanno portato con sé i passaporti veri? Tuttavia, a questo punto il ciclo della frutta è stato completamente circumnavigato ed il teorico cospirazionista esclama impaziente, "chi ha detto qualcosa sui documenti di identità falsi? Conosciamo in che sedili presero posto! La loro presenza è ben documentata!" E così il ciclo intero ricomincia. "Bene, perchè non sono sulle liste dei passeggeri?" "Voi teste vuote! Hanno assunto le identità di altri passeggeri!" E così via...

 

Per concludere, aldilà della pura fascinazione per questo metodo circolare di illusione creativa, lo scettico razionale gli permetterà di passare oltre con questo ciclo, per andare verso la domanda seguente e vedere quali altre delizie ci attendono nel procedere di questa meravigliosamente stupida storia.

 

"Uh, come mai i loro passaporti sono sopravvissuti ai violenti impatti che hanno completamente incenerito gli aerei e tutti i passeggeri? "La risposta naturalmente è che si tratta giusto di una di quelle strane coincidenze, quei piccoli capricci del destino che accadono di tanto in tanto. Sapete, come la stessa persona che vince la lotteria per quattro settimane di fila. Le probabilità sono astronomiche, ma sono cose che succedono.

 

C'è un altro metodo deduttivo favorito dal teorico cospirazionista. 'Il fattore di improbabilità', in cui decide una conclusione senza alcuna prova che la sostenga ed quindi specula continuamente una serie di eventi sfrenatamente improbabili e di coincidenze incredibili per sostenerla, spiegando l'implausibilità di ogni evento con l'asserzione vaga che a volte l'impossibile accade - praticamente sempre, nel loro mondo. C'è un principio chiamato 'rasoio di Occam' che suggerisce che in assenza di prova contraria, la spiegazione più semplice è più probabile che sia quella giusta. I teorici cospirazionisti odiano il rasoio di Occam.

 

Avendo, per puro divertimento, permesso loro di continuare con la sciocca storia dei diciannove arabi invisibili, passiamo alla domanda di come si suppone che abbiano assunto il controllo degli aerei.

 

Un dirottamento aereo non è una cosa facile da fare. Dirottare senza che il pilota possa avvisare il controllo di terra è quasi impossibile. Il pilota deve soltanto digitare un codice di quattro cifre per avvisare il controllo di terra di un dirottamento. Estraneo alla domanda scomoda della plausibilità, i buffi cospirazionisti insistono che in quel 11 settembre, i dirottatori invisibili hanno assunto il controllo degli aerei con il metodo piuttosto grezzo di minacciare la gente con taglierini, lame e spruzzate di gas - dopo aver fissato le loro maschere, ovviamente - ma in qualche modo ha preso il controllo senza che l'equipaggio avesse la possibilità di digitare il codice di dirottamento. Non solo su un aereo, ma su tutti e quattro. A questo punto del racconto, il teorico cospirazionista è costretto di nuovo a ricorrere ai servizi del fattore di improbabilità.

 

Così ora che i nostri incredibilmente fortunati dirottatori hanno preso il controllo degli aerei, tutti e quattro i piloti li pilotano con abilità mozzafiato e la certezza della loro agognata fine, tutti e quattro i piloti fermi nella loro risoluzione di una rapida riunione con Allah. Oltre al loro odio psicotico 'per le nostre libertà', è stata la fanatica devozione all'Islam che ha permesso loro di contare su una volontà di ferro per fare questo. Il che è strano, perché secondo un'altra parte di sentito dire venduta dai buffoni cospirazionisti, questi tipi in realtà sono usciti bevendo e andando a donne la notte prima del loro grande martirio, persino lasciando il loro Corano al bar - comportamento islamico davvero impeccabile - per alzarsi quindi alle 5 in punto la mattina successiva per mettere in atto l'operazione segreta più grande della storia. Ciò inoltre richiede di credere che siano stati persino abbastanza svegli per imparare come pilotare quegli enormi aerei leggendo i manuali di volo in arabo in auto sulla strada per l'aeroporto. Conosciamo questo perché si presume che abbiano lasciato i manuali di volo là perché li ritrovassimo.

 

Sempre meglio. Il loro presunto addestramento pratico era stato limitato ai Cessna ed ai simulatori di volo, ma ciò non fu di ostacolo alla ferma certezza con cui assunsero il controllo degli aerei e con cui li guidarono abilmente alla loro sorte avversa. Se si suppone che abbiano fatto il loro addestramento di volo con quegli attrezzi, che sarebbero disponibili praticamente ovunque nel mondo, non è chiaro perchè avrebbero deciso di rischiare di rivelare la loro copertura ai servizi segreti degli Stati Uniti facendo l'addestramento in Florida, piuttosto che in qualche luogo in Medio Oriente, ma tale ragionamento è estraneo al mondo nebbioso del teorico cospirazionista, troppo bloccato nella rotazione costante del ciclo della frutta mentale per far se non altro sembrare semi-credibili le loro infondate montature.

 

Avendo trionfalmente stabilito un'illusione circolare a sostegno degli arabi leggendari, il teorico cospirazionista ora confronta la difficile domanda del perché non è rimasto niente degli aerei. Chiunque abbia visto le infinitamente ripetute riprese del secondo aereo che entra nel WTC si sarà reso conto che l'aereo era imbottito di esplosivi. Gli aerei non scoppiano e non possono scoppiare nel nulla in quel modo quando si schiantano.

 

I leggendari arabi trasportarono a bordo anche un enorme mucchio di esplosivi e riuscirono a sistemarli in maniera tale che saltassero nell'istante esatto dello schianto, vaporizzando completamente l'aereo? Questo è un po' difficile anche per il teorico cospirazionista, che a questo punto decide che è più facile inventarsi nuove leggi della fisica per non fermare lo svolgersi dell'illusione.

 

Non c'era alcun esplosivo. Non fu un lavoro interno. L'aereo scoppiò nel nulla per l'esplosione del carico di combustibile! Notevole, piuttosto notevole. Il pigro carburante per reattori è di fatto kerosene, che brucia ad una temperatura massima intorno agli 800 gradi centigradi, assume improvvisamente le qualità di un agente di demolizione ferocemente esplosivo, vaporizzando 100 tonnellate di velivolo in uno sbuffo di fumo. Non importa se un aereo di quelle dimensioni contiene intorno alle venti tonnellate di acciaio e di titanio, i cui i punti di fusione sono circa il doppio quello della temperatura massima del kerosene - per non parlare del punto di ebollizione - che sarebbe richiesto per vaporizzare un aereo. Allora ci sono circa quaranta tonnellate di alluminio di cui tener conto. Oltre 15 libbre di metallo per ogni gallone di kerosene.

 

Per il teorico cospirazionista, tali fatti inopportuni sono allontanati vagamente come 'mumbo jumbo'. Questa conveniente piccola frase è la loro risposta a qualsiasi cosa fattuale o logica. Come un prestigiatore che tira fuori un coniglio da un cappello, diventano all'improvviso fanaticamente insistenti circa le qualità esplosive devastanti del kerosene, una cosa totalmente sconosciuta alla scienza, ma appena scoperta da loro, in questo stesso minuto. Beatamente ignorando il fatto che mai prima di allora nella storia dell'aeronautica un aereo si è vaporizzato nel nulla a causa dell'esplosione del carico di combustibile, il teorico cospirazionista conta sulle immagini di Hollywood, dove gli effetti sono sempre più grandi della vita e certamente più grandi dell'intelletto di questi cretini.

 

"È un fatto ben noto che gli aerei scoppiano nel nulla in un impatto", dichiarano con tronfia certezza, "guarda un qualsiasi film con Bruce Willis."

 

"Preoccuparsi di fornire esempi documentati? Se è un fatto ben noto, allora presumibilmente questo fatto ben noto viene fuori da un qualche tipo di documentazione - che non siano i film di Bruce Willis?"

 

A questo punto gli occhi pazzi ma lucidi del teorico cospirazionista si stringeranno come percepiscono l'angolo in cui si sono infilati in e progettano la fuga per mezzo di altro trucco sbalorditivo.

 

"Ah, ma non si sono mai schiantati aerei in edifici prima, così non c'è modo di dirlo." ricambiano con un ghigno subdolo. Bene, in realtà degli aerei si sono già schiantati in edifici prima di allora e non si sono vaporizzati nel nulla. "Ma non aerei così grandi, con tutto quel combustibile", strillano in un'isterica smentita. O con tutto quel metallo da vaporizzare.

 

"Sì ma non erano aerei dirottati!" "Stai suggerendo che se lo schianto è intenzionale o accidentale questo influenza le qualità di combustione del combustibile?" "Ora stai solo facendo lo stupido".

 

Anche se gli scontri con costruzioni sono rari, gli aerei si schiantano frequentemente nelle montagne, strade, altri velivoli, per terra, o hanno bombe posizionate a bordo e non si vaporizzano nel nulla. Che cosa c'è di così speciale in una torre che è principalmente di vetro? Ma ormai, il teorico cospirazionista ancora una volta ha navigato felicemente intorno al ciclo della frutta. "È un fatto ben documentato che gli aerei esplodono nel nulla impattando."

 

Tessendo senza sforzo apparente avanti e indietro fra la posizione "è un fatto ben noto" e "non è mai accaduto prima, così non c'è modo di confrontarlo", il teorico cospirazionista ormai ha convinto se stesso - se non troppa altra gente - che l'aereo del WTC non era carico di esplosivi e che la vaporizzazione istantanea dell'aereo in una voluminosa palla di fuoco fu la stessa di qualunque altro impatto cui voi potreste accennare. Giro girotondo attorno al ciclo della frutta.

 

Ma gli ostacoli che i teorici cospirazionisti affrontano sono molti e ora sono costretti ad inventarsi usi ancor più creativi per le recentemente scoperte stupefacenti qualità distruttive del kerosene. Devono spiegare come gli arabi inoltre hanno realizzato l'elegante crollo verticale di entrambe le torri del WTC e per questo fatto scomodo la risposta più facile deve negare semplicemente che si è trattato di demolizioni controllate e sostenere che le costruzioni sono collassate a causa dell'incendio causato dal kerosene.

 

Per questo, è necessario mettere da parte la seconda legge della termodinamica e proporre che il kerosene non è soltanto impossibilmente distruttivo, ma si ricicla oltretutto per bruciare una seconda volta in violazione della legge della degradazione dell'energia. Vedete, esso non soltanto si è consumato in una palla di fuoco catastrofica improvvisa, vaporizzando un aereo di 100 tonnellate nel nulla, ma poi è ritornato per la seconda volta, bruciando a 2000 gradi centigradi per un'altra ora dal momento dell'impatto, fondendo l'acciaio del grattacielo come burro. E mentre faceva tutto questo si è inoltre versato giù per i pozzi degli ascensori, causando altri incendi lungo tutta la costruzione. Quando andavo a scuola c'era una piccola cosa denominata legge di entropia che suggerisce che una data parte di combustibile può bruciare una volta soltanto, cosa che sarebbe facilmente osservabile nel mondo reale, anche per coloro che non sono passati in scienze alle medie. Ma questo non è un problema per il teorico cospirazionista. Allegramente, sostiene che poche migliaia di galloni di kerosene sono sufficienti per:

 

- vaporizzare completamente un velivolo di 100 tonnellate

 

- avanzarne abbastanza da bruciare abbastanza ferocemente per oltre un'ora dal momento dell'impatto per fondere l'acciaio - il cui punto di fusione è circa il doppio della temperatura massima di combustione del carburante

 

- averne ancora abbastanza per versarlo giù per i pozzi degli ascensori e per accendere incendi similmente distruttivi lungo tutta la costruzione

 

Questo kerosene è davvero una roba notevole! Che brividi al pensiero di quelle stufe a kerosene che avevamo in casa quand'ero bambino, erano bombe mortali, in attesa di esplodere da un momento all'altro. Un movimento falso e l'intera via poteva essere vaporizzata. E mai più porterò con me lampade a kerosene in campeggio. Un momento siete là con la lampada innocentemente in mano - il seguente - kapow! Vaporizzato nel nulla con il resto dell'accampamento e con ancora abbastanza roba mortale per iniziare un voluminoso incendio nella foresta.

 

Questi pazzi sostengono realmente che il terribile inferno che si presume sia stato generato dal miracolosamente riciclato ed impossibilmente caldo kerosene abbia fuso o almeno ammorbidito i supporti d'acciaio del grattacielo. Indifferenti al fatto che il fumo nero proveniente dal WTC sta ad indicare un fuoco in debito di ossigeno - quindi spento o comunque non particolarmente caldo - strombazzano una temperatura presunta negli edifici di 2000 gradi centigradi, senza un brandello di prova per sostenere questa curiosa sospensione delle leggi della fisica.

 

Non soddisfatti di questa ridicola immondizia, asseriscono che appena le strutture d'acciaio si sono ammorbidite, sono scese giù dritte invece di inarcarsi e torcersi e cadere di lato.

 

Poiché hanno già ri/costruito le qualità di combustione del carburante per reattori, violato la seconda legge della termodinamica ed hanno ridefinito le proprietà strutturali dell'acciaio, perchè lasciare che una piccola cosa come la legge di gravità intralci la strada?

 

La torre è caduta in un tempo quasi identico a quello di un oggetto in caduta libera, caduto da quell'altezza, il che significa che è fisicamente impossibile che sia collassata con il metodo dei pavimenti superiori che si fracassano sui piani inferiori. Ma secondo i teorici cospirazionisti, le leggi di gravità temporaneamente sono state sospese la mattina dell'undici settembre. Sembra che il diabolico potere psichico di quegli arabi terribili non abbia conosciuto limiti. Anche dopo morti, potevano, grazie al potere dei loro spiriti diabolici, schiacciare la torre ad una velocità fisicamente impossibile secondo le leggi di gravità, come se non fosse venuta a contatto con la resistenza delle strutture d'acciaio incombustibili originariamente disegnate per resistere bene alle molte tonnellate della forza di un uragano come all'impatto di un Boeing passeggeri uscito di rotta.

 

Chiaramente, questi storditi cospirazionisti non hanno fatto mai i loro compiti di scienze a scuola, ma sono diventati estremamente abili ad inventare scuse sul perchè. "I terroristi musulmani hanno rubato i miei appunti, signore." "No signora, la stufa a kerosene ha fatto scoppiare e vaporizzato tutto nella via, tranne il mio passaporto." "Vedete signore, lo scuolabus è stato dirottato dagli arabi che hanno distrutto il mio lavoro perché odiano le nostre libertà."

 

O forse hanno compreso male il termine 'scienza creativa' ed hanno erroneamente pensato che tirar fuori simili rifiuti sia in effetti, il loro compito di scienze.

 

Il calore feroce generato da questo spaventoso kerosene è, secondo i teorici di cospirazione, la ragione per cui tante delle vittime del WTC non hanno potuto essere identificate. Il DNA viene distrutto dal calore - anche se 2000 gradi centigradi non sono realmente richiesti, 100 gradi centigradi dovrebbero bastare per questo lavoro. Ciò è abbastanza notevole, perché secondo il teorico cospirazionista, la natura del DNA cambia improvvisamente se cambiate città.

 

Esatto, se siete uccisi da un terrorista arabo a New York, il vostro DNA sarà distrutto da tali temperature. Ma se siete uccisi da un terrorista arabo a Washington, il vostro DNA sarà così robusto che può sopravvivere temperature che vaporizzano completamente un velivolo di 100 tonnellate.

 

Vedete, questi folli in qualche modo si sono inventati l'idea che il missile che ha colpito il pentagono non era un missile affatto, ma uno degli aerei dirottati. E per dimostrare questa premessa improbabile, indicano una dichiarazione di propaganda del regime Bush, che piuttosto stupidamente reclama che tutte tranne una delle persone a bordo dell'aereo sono state identificate da esami del DNA, anche se niente rimane dell'aereo. L'aereo è stato vaporizzato dall'esplosione del deposito del combustibile, insistono questi folli spaziali, ma la gente all'interno è stata tutta identificata esaminando il DNA.

 

Così ci siamo. Le qualità del DNA sono differenti, dipende dalla città in cui siete, o forse dipende da quale favola state provando a vendere in quel particolare momento.

 

Questo intruglio su uno degli aerei dirottati che colpisce il pentagono è davvero uno svarione. Per chi non è esperto con il disegno del pentagono, consiste di 5 anelli di edifici, ciascuno con uno spazio aperto fra esso e gli altri. Ogni anello di edificio è profondo circa 30-35 piedi (10 metri), con una quantità simile di spazio aperto fra esso e l'anello seguente. L'oggetto che ha penetrato il pentagono è penetrato ad un angolo di circa 45 gradi, provocando un accurato foro circolare del diametro di circa 12 piedi (4 metri) attraverso tre anelli, ossia 6 pareti. Poco dopo una sezione della parete larga circa 65 piedi (20 metri) è crollata nell'anello esterno. Poiché l'aereo che i teorici cospirazionisti reclamano essere responsabile dell'impatto ha una larghezza d'ala di 125 piedi (40 metri) ed una lunghezza di 155 piedi (50 metri), e non c'era relitto d'aereo, all'interno o fuori dall'edificio, ed il prato nella parte esterna era ancora abbastanza morbido e verde da giocarci a golf sopra, questa illusione pazzesca è chiaramente e fisicamente impossibile.

 

Ma ehi, abbiamo già dimenticato le qualità di combustione del carburante per reattori, le normali proprietà dei materiali da costruzione comuni, le proprietà del DNA, la legge di gravità e la seconda legge della termodinamica, così, che diavolo, perchè non buttare lì pure un po' di impossibilità spaziale? Avrei pensato che l'osservazione che un oggetto solido non può passare attraverso un altro oggetto solido senza lasciare un foro almeno grande come se stesso è una scienza ragionevolmente solida. Ma per il teorico cospirazionista, questo è 'mumbo jumbo'. È in conflitto con l'illusione a cui sono agganciati, così 'deve essere errato' anche se provare a convincerli a spiegare esattamente come potrebbe mai essere sbagliato è un'attività inutile.

 

I teorici cospirazionisti finiscono in un curioso panico ogni volta che si accenna al missile del Pentagono. Insistono nervosamente sul fatto che l'aereo è stato vaporizzato dall'esplosione del suo carico di combustibile e puntano all'impatto nel WTC come prova di questo comportamento. Questo è un meraviglioso ciclo della frutta. Come insetti che sono appena stati spruzzati, corrono avanti e indietro nei loro ultimi, pazzi, spasimi mortali, in primo luogo sostengono che il motivo per cui il foro è così piccolo è che l'aereo non è mai entrato nella parete, è esploso all'esterno e quindi improvvisa svolta per spiegare il foro da missile profondo 250 piedi dicendo che l'aereo è si è inglobato nell'edificio ed è dunque esploso all'interno di esso - anche se la costruzione non mostra segno di tali danni. Per quanto riguarda quello che sarebbe accaduto alle ali - qui è dove diventano davvero creativi. Le ali sono state strappate in fuori e si sono piegate nella fusoliera che le ha quindi trasportate nella costruzione, che si è quindi chiusa dietro l'aereo come un pezzo di carne.

 

Quando gli farà comodo, sosterranno inoltre che l'aereo è scivolato dentro sulla sua pancia - ignorando il prato intatto - mentre allo stesso tempo citano presunti testimoni che avrebbero visto l'aereo piombare a nella costruzione 'da un angolo irrecuperabile.' Vedere come riconciliano questi due scenari incompatibili è veramente uno studio della stupidità.

 

Quando saranno sufficientemente disperati, potete essere sicuri che la cospirazione degli UFO farà un'apparizione. Gli arabi sono alleati con i marziani. Gli alieni dello spazio hanno fatto sparire i resti dell'aereo al Pentagono ed hanno riparato la maggior parte del foro nella parete, giusto per confondere la gente. Hanno dato agli arabi le pillole di invisibilità per aiutarli a salire sugli aerei. I piccoli omini verdi furono visti mentre comunicavano con Bin Laden alcune settimane prima degli attacchi.

 

Nell'ora in cui l'America si attiva per mettere sotto accusa il traditore Bush e fermare la sua perpetua guerra per il petrolio, non è utile che questi idioti ci distraggano dal procedimento spargendo sciocche teorie a proposito di arabi leggendari, storie che non fanno altro che il gioco del regime estremista di Bush.

 

In tempi meno gravi, potremmo tollerare tali sbroccati con divertito distacco, ma devono capire che il tradimento che è stato perpetrato l'undici settembre ed i crimini di guerra successivi commessi 'per rappresaglia' sono fatti troppo gravi per permetterci di cedere a tale frivola autoindulgenza.

 

Chi non sa resistere al fascino delle illusioni cospirazioniste dovrebbe trovare un soggetto più appropriato per la sua paranoia.

 

È ora di finirla con le folli teorie cospirazioniste sull'undici settembre.»

Modificato da Vieri
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11 settembre 2001 - Parla von Bülow

 

 

Il 13 gennaio 2002 il giornale berlinese «Der tagesspiegel» pubblica con rilievo la seguente intervista ad Andreas von Bülow, già ministro tedesco della tecnologia.

«Dopo gli orrendi attentati dell’11 settembre», attacca von Bülow senza esitare, «constato che l’intera opinione pubblica viene forzata a credere a una versione che credo sbagliata.»

E segnala: «Ci sono in USA ventisei agenzie di controspionaggio che costano trenta miliardi di dollari l’anno: più dell’intero bilancio tedesco per la Difesa. E non sono state capaci di prevenire gli attacchi (…) Non un sospetto, prima. E per sessanta decisivi minuti, le agenzie militari e di intelligence hanno lasciato a terra i caccia; però quarantotto ore dopo l’FBI presenta una completa lista dei dirottatori suicidi. Ma dieci giorni dopo risulta che sette di loro sono ancora vivi. E perché i capi dell’FBI non spiegano queste contraddizioni? Da dove veniva la lista, e perché era falsa? Se fossi nei panni del responsabile dell’indagine, io terrei informato regolarmente il pubblico».

 

Il che non è avvenuto e non avviene in USA, sottolinea l’ex ministro tedesco.

Poi torna sullo strano profilo dei «suicidi».

«Si lasciano dietro tracce come una carica di elefanti. Fanno pagamenti con le loro carte di credito, danno i loro veri nomi agli istruttori di volo. Si lasciano dietro auto noleggiate con manuali di volo in arabo abbandonati sui sedili. Si dimenticano copie del Corano dopo essersi ubriacati in uno strip bar (e dire che essendo musulmani, per giunta estremisti, non dovrebbero bere alcool né frequentare posti come gli strip bar). Portano con sé, nel loro viaggio verso il suicidio, ultime volontà e lettere d’addio, che cadono nelle mani dell’FBI perché le hanno messe nel posto sbagliato, con indirizzi sbagliati. Andiamo! Sono segnali lasciati sul percorso come in una caccia al tesoro per bambini».

 

Von Bülow non esita a parlare di «lavaggio di cervello collettivo» a cui «le democrazie di massa vengono sottoposte».

«L’immagine del nemico come comunista non funziona più; deve essere sostituita con l’Islam. Non è un’idea mia. Essa viene da Zbigniew Brzezinski e Samuel Huntington, due strateghi che formano l’intelligence e la politica estera americana.

«Già a metà degli anni ’90, Huntington (uno dei fondatori del CFR: Council on Foreign Relations) diceva: “la gente in USA e in Europa ha bisogno di un nuovo nemico da odiare, ciò rafforzerà la loro identificazione con la propria società. Brzezinski, il cane matto, già consigliere di Jimmy Carter, teorizza il diritto esclusivo degli Stati Uniti a impossessarsi delle materie prime del mondo, anzitutto greggio e gas. E questo coincide perfettamente con i desideri dell’industria degli armamenti, delle agenzie d’intelligence, del cosiddetto “complesso militare-industriale”.

«(…) Posso affermare questo: la progettazione dell’attacco è stato un capolavoro dal punto di vista tecnico e organizzativo. Dirottare quattro grossi aerei di linea in pochi minuti e lanciarli sui bersagli entro un’ora con complicate manovre di pilotaggio!

Questo è impensabile, senza l’appoggio di apparati segreti dello Stato e dell’industria».

 

"Ma queste sono le cose che dicono i teorizzatori di complotti!", esclama l’intervistatore.

Von Bülow replica: «Ah sì, sì: in questo modo coloro che preferiscono seguire la versione ufficiale e politicamente corretta ridicolizzano chi pone certe questioni. Chiunque dubita delle versione ufficiale, non ha le rotelle a posto»

 

Eppure von Bülow non è un complottista paranoide. Nel 1993, è stato relatore per la SPD (il Partito Socialdemocratico tedesco) nella commissione parlamentare d’inchiesta sulla Stasi, la polizia segreta della Germani Orientale. E’ in quella veste che l’ex ministro s’è fatto un’idea precisa dei «servizi» occidentali: «Né dal BND (il servizio segreto tedesco-occidentale) né dalla CIA abbiamo avuto altro che ostacoli. Nessuna informazione, nessuna collaborazione. Niente.»

Modificato da Vieri
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b. Le principali obiezioni tecniche

 

Dal momento che le obiezioni tecniche sollevate dal milione di pagine Internet e dalle centinaia di pubblicazioni a stampa e di DVD del Truth Movement sono numerosissime, mi limito a esaminare quelle più correnti. Personalmente, pur avendo letto ben più di «oltre mille pagine» sul tema, non conosco obiezioni cui le fonti indicate nel paragrafo precedente non rispondano, e a queste si potrà comunque fare riferimento per ulteriori e ben più approfondite informazioni.

 

1. «Non è possibile che quattro piloti dilettanti siano stati capaci di guidare aerei così sofisticati». Risposta: Hani Hanjour (1972-2001), il terrorista che guidava l’aereo del volo American Airlines 77, che colpì il Pentagono, Mohammed Atta (1968-2001) e Marwan al-Shehhi (1978-2001), piloti dei voli American Airlines 11 e United Airlines 175, che si schiantarono contro le Torri Gemelle, e Ziad Jarrah (1975-2001), ai comandi del volo United Airlines 93, che cadde in Pennsylvania grazie all’eroica resistenza dei passeggeri, avevano conseguito i loro brevetti di piloti per aerei sia privati sia commerciali. Certamente nessuno di loro era autorizzato a pilotare i Boeing dell’11 Settembre, né li aveva mai pilotati. Ma, con l’ausilio degli strumenti tecnici di bordo di cui avevano studiato il funzionamento e delle sessioni di addestramento al simulatore di linea professionale alle quali si erano sottoposti, erano in grado di pilotare e di dirigere in aria anche aerei più grandi di quelli per cui avevano conseguito i brevetti. Probabilmente non erano in grado di gestire le due fasi più difficili: il decollo e l’atterraggio. Ma di queste non avevano intenzione di preoccuparsi.

 

2. «Come dichiarò l’11 settembre il giornalista della rete televisiva conservatrice Fox Marc Birnbach, testimone oculare, quello che avrebbe dovuto essere il volo United Airlines 175 diretto verso la Torre Sud del World Trade Center, non aveva oblò. Dunque non era un aereo di linea, ma un aereo militare o un missile». Risposta: Marc Birnbach è stato intervistato più volte negli ultimi cinque anni, e ha sempre dichiarato di non avere visto personalmente oblò — il che lo aveva colpito — ma di non aver mai dubitato che si trattasse in effetti di un aereo di linea. Le questioni sull’angolo di visuale di Marc Birnbach sono comunque irrilevanti, dal momento che frammenti di oblò usati dalla United Airlines sono stati trovati fra le rovine della Torre Sud.

 

3. «Non è credibile che gli aerei della potentissima aviazione americana non siano stati capaci di abbattere tre aerei di linea, tanto più che hanno avuto ore di tempo per farlo e che in passato sono stati intercettati e abbattuti 67 aerei privati. Dunque qualcuno ha ordinato loro di non farlo». Risposta: per cominciare, dei 67 aerei intercettati, 66 lo sono stati fuori dello spazio aereo degli Stati Uniti d’America, in relazione a traffico di droga e a contrabbando; uno solo — l’aereo privato del campione di golf Payne Stewart (1957-1999), svenuto mentre era ai comandi, seguito nel 1999 prima che si schiantasse nel South Dakota su un terreno agricolo, senza causare danni a persone diverse da quelle che viaggiavano sull’aereo — è stato intercettato all’interno degli Stati Uniti d’America. Il tempo dal primo allarme relativo a un dirottamento — 8.24 ora di New York — alla caduta del volo United 93 —10.08 ora di New York — è stato di 104 minuti; altri calcoli diffusi dal Truth Movement semplicemente «dimenticano» il fatto che gli Stati Uniti d’America sono divisi dal fuso orario in zone diverse e confondono ora centrale e ora orientale. Nel frattempo le Torri Gemelle erano state colpite rispettivamente alle 8.46 e alle 9.03 e il Pentagono alle 9.37. Alle 8.53, cioè ventinove minuti dopo il primo allarme su un dirottamento, gli aerei militari si sono levati in volo. Che qualcuno pensasse di dirigere aerei civili contro edifici pubblici — un evento mai verificatosi nella storia dei dirottamenti — è apparso evidente solo dalla telefonata dal cellulare di una hostess del volo American Airlines 11 alle 8.44. Alle 10.20 è stato comunicato alla stampa che il presidente Bush aveva firmato l’ordine che autorizzava l’aviazione militare ad abbattere aerei civili con passeggeri a bordo diretti contro edifici pubblici: non ve n’erano più, ma in quel momento non si poteva saperlo. Il tempo fra la notizia dell’evento e la comunicazione alla stampa dell’avvenuta firma dell’ordine presidenziale è stato di un’ora e trentasei minuti. Si tratta di un lasso di tempo del tutto congruo con le leggi in vigore l’11 settembre 2001, che riservavano al solo presidente degli Stati Uniti d’America la possibilità di ordinare l’abbattimento di un aereo civile con passeggeri a bordo — quindi l’uccisione di diverse centinaia di persone — e che esigevano che la richiesta passasse dall’amministrazione locale dell’Aviazione Civile a quella nazionale, da questa all’Aviazione Militare, allo Stato Maggiore, al segretario di Stato e al presidente. Dal momento che l’Aviazione Militare si prese la responsabilità di saltare un passaggio, l’ordine presidenziale fu firmato dopo solo un’ora e trentasei minuti, o meglio qualche minuto prima, perché alle 10.20 fu data notizia alla stampa dell’avvenuta firma. Poiché la maggioranza dei dirottamenti nel mondo si era conclusa prima dell’11 Settembre con una trattativa che aveva permesso di salvare la vita della maggioranza delle persone coinvolte, era perfettamente comprensibile che la legge si preoccupasse di dettare cautele prima che un aereo pieno di passeggeri fosse abbattuto, e che riservasse la decisione al solo presidente. Dopo l’11 Settembre le norme sono state cambiate e oggi l’Aviazione Militare, quando un aereo passeggeri dirottato minaccia di causare una strage, può decidere autonomamente di abbatterlo. Ma la decisione non è stata presa a cuor leggero e non è difficile capire che la scelta implica delicatissimi problemi morali. Peraltro, anche con le attuali norme, e con le procedure di oggi che prevedono che aerei militari capaci di abbattere un aereo civile di grandi dimensioni siano costantemente in volo sulle principali città americane e non abbiano bisogno di decollare dopo un allarme — anche l’11 settembre l’Aviazione Militare non era «a terra», come vogliono i complottisti: vi erano pattuglie in volo, ma erano dislocate lontano dalle città, principalmente sopra il mare aperto, perché da lì ci si poteva attendere un attacco, o più realisticamente un volo a bassa quota di trafficanti di droga —, non è certo che sarebbe stato possibile intervenire nei 53 minuti fra la prima indicazione della hostess del volo American Airlines 11 e l’attacco al Pentagono, per non parlare dei due minuti fra l’allarme della stessa hostess e il primo schianto sulle Torri Gemelle.

 

4. «Non è possibile che l’impatto di un aereo abbia fatto crollare un edificio di centodieci piani come la Torre Nord del World Trade Center. Pertanto la torre — e la sua gemella — sono crollate a causa di esplosivi fatti detonare da "qualcuno" in corrispondenza dell’urto degli aerei». Risposta: le due maggiori società di demolizioni del mondo, e un buon numero di professori universitari d’ingegneria esperti in demolizioni, hanno dichiarato — spiegando perché, in diverse centinaia di pagine del rapporto del NIST — che il modo di crollare delle Torri Gemelle è tipico di un impatto e non è tipico di una demolizione attuata tramite bombe. Nel secondo caso, comincerebbero a crollare i piani più bassi, non i piani alti, come invece è successo al World Trade Center. Per sostenere il contrario, si obietta che nel 1945 l’impatto di un bombardiere B-25 su un altro grattacielo di New York, l’Empire State Building, non lo ha fatto crollare. Ma bisogna considerare la notevole diversità tra i due edifici. Nel caso dell’Empire State Building si trattava di una struttura tradizionale reticolare e non di una struttura tubolare in vetro e acciaio, ultra-moderna, con facciate portanti, assai più conveniente quanto allo spazio per uffici che è possibile ricavare in ogni piano ma anche più critica in caso d’impatto. Si sostiene pure che un pompiere sfuggito al crollo della Torre Nord dopo esservi entrato, Louis «Louie» Cacchioli, avrebbe dichiarato al settimanale People, specializzato nella vita sentimentale dei personaggi pubblici, che l’11 settembre «[...] era esplosa una bomba. [...] Pensiamo che ci fossero bombe nell’edificio» (36). Ma Cacchioli, ripetutamente intervistato, ha detto di avere in effetti dichiarato: «Il rumore era come quello di una bomba» (37), che è una cosa ben diversa, e di non avere dubbi che sia stato l’impatto di un aereo a causare il crollo della Torre Nord.

 

5. «Il carburante di un aereo brucia a una temperatura fra 1.100 e 1.200 gradi [Celsius: i complottisti che forniscono numeri diversi semplicemente sbagliano]. L’acciaio si scioglie a 1.510 gradi [Celsius]. Questo prova che non è stato l’incendio sviluppato dall’impatto dell’aereo a fare crollare le Torri, ma dev’essere stata una serie di bombe, tanto più che diversi testimoni affermano di avere visto dell’acciaio fuso l’11 settembre». Risposta: due professori di Scienze metallurgiche hanno testimoniato di fronte al NIST che, a meno di essere specialisti, è molto difficile distinguere fra acciaio fuso e altri metalli certamente presenti — per esempio nell’arredamento — negli uffici del World Trade Center e che fondono a una temperatura molto più bassa dell’acciaio. Una delle fotografie che compaiono sui siti complottisti, mostrata a uno dei docenti, è stata identificata come una pozza di vetro fuso con frammenti di acciaio, non fuso, all’interno. Ma tutta la questione della fusione è fuorviante: infatti, ben prima di fondersi, l’acciaio — nel gergo degli specialisti — «perde forza» e non è più capace di sostenere strutture complesse. A 400 gradi Celsius perde il 50% della sua forza; e a 980 gradi Celsius — meno degli oltre mille sviluppati dal carburante per aerei che brucia — la forza dell’acciaio si riduce al 10%.

 

6. «I sismografi della Columbia University — siti trenta chilometri a Nord del World Trade Center — hanno registrato l’11 settembre una attività sismica compatibile con l’esplosione di bombe e non con l’impatto fra aerei e un edificio». Risposta: nel novembre del 2001 la Columbia University ha pubblicato un rapporto, in cui sostiene che quanto hanno rilevato i suoi sismografi è perfettamente compatibile con l’impatto di aerei e che ogni altra interpretazione dimostra semplicemente che chi la propone non è un esperto di sismologia (38).

 

7. «Sette ore dopo la Torre Sud, è crollato anche l’edificio numero 7 del World Trade Center, e per questo non vi sono spiegazioni. È stato fatto crollare perché da lì la CIA ha diretto l’intera operazione, e/o perché il suo proprietario, il magnate ebreo Larry Silverstein, che intendeva intascare il risarcimento delle assicurazioni, ha ordinato ai pompieri di pull it, espressione che nel gergo dei pompieri significa: "Fatelo crollare"». Risposta: a prescindere dal fatto che la seconda ipotesi — relativa a un proprietario che intende truffare le società di assicurazioni — non ha molto a che fare con un complotto sull’11 Settembre in generale — a meno di sostenere che tutti gli ebrei, e in particolare i capitalisti ebrei, sono in combutta fra loro, con il governo americano e con quello israeliano, il che è precisamente quanto una parte del Truth Movement afferma —, sia Larry Silverstein sia i pompieri con cui ha interagito l’11 settembre — ma ai quali certo non ha potuto dare ordini — hanno dichiarato che pull it non significa affatto «fatelo crollare» nel gergo dei pompieri ma «abbandonatelo» e si riferiva al fatto che ormai tutte le persone erano uscite dall’edificio e che i pompieri rimasti all’interno rischiavano la vita per salvare soltanto beni materiali. I pompieri, in effetti, uscirono e il crollo dell’edificio numero 7 non comportò perdite di vite umane. In realtà, i complottisti cercano di utilizzare a loro favore la circostanza secondo cui tutti i rapporti tecnici sull’11 Settembre dichiarano che il crollo dell’edificio 7 è difficile da spiegare. Si avanzano varie ipotesi — urto di enormi detriti caduti dalle Torri Gemelle, effetti dell’onda sismica, modesta quando rilevata dalla Columbia University a trenta chilometri di distanza, ma assai più rilevante vicino all’epicentro, incendi, e forse anche difetti nella costruzione dell’edificio — e probabilmente solo la loro combinazione spiega il crollo. Il fatto che i rapporti esprimano difficoltà e perplessità sull’episodio — tutto sommato minore — dell’edificio 7 non smentisce, ma conferma la loro serietà. Un rapporto scientifico quando ha difficoltà a spiegare un fenomeno lo afferma chiaramente. Per il complottista, invece, o la scienza «ufficiale» è capace di spiegare tutto e subito, oppure si ha la prova che è in combutta con i cospiratori e in malafede.

 

8. «Nessun aereo ha colpito il Pentagono l’11 settembre. I guasti riguardano un’area troppo piccola rispetto alle dimensioni di un Boeing 757, l’"impronta" sulla parete demolita non è quella di un aereo, nessuno ha visto un aereo di linea e le finestre del Pentagono non si sono neppure rotte. Dunque si trattava di un missile militare». Si tratta delle tesi intorno a cui Thierry Meyssan, presidente e fondatore del Réseau Voltaire, un organismo francese che si consacra alla promozione dell’anticlericalismo e del libero pensiero, ha costruito la sua fortuna. Il suo libro — uscito in italiano con il titolo L’incredibile menzogna (39) — è stato tradotto in diciotto lingue e ha trasformato il personaggio in una media azienda, con un fatturato — fra libri, conferenze, DVD e apparizioni televisive a pagamento — di tutto rispetto. Risposta: ognuno si arricchisce come può, ma gli esperti che hanno condotto l’inchiesta dell’American Society of Civil Engineers, fra cui diversi hanno anche qualifiche universitarie, hanno risposto a Meyssan che solo nei cartoni animati un corpo che si schianta a grande velocità su una parete solida lascia un’impronta che corrisponde alla sua forma. L’impronta deriva inoltre dalla sola fusoliera centrale, dal momento che le ali sono schizzate via al momento dell’impatto, tanto più che un’ala aveva già toccato o almeno sfiorato il terreno: il Pentagono, più basso, era più difficile da colpire, per un pilota dotato di licenza ma di esperienza comunque limitata, delle Torri Gemelle. Per buona fortuna — diversamente, le vittime sarebbero state più numerose — l’aereo guidato dal terrorista Hani Anjour colpì un’ala del Pentagono dove entro cinque giorni sarebbe stata completata — ma era già quasi finita — l’installazione di materiale sperimentale, finestre comprese, «a prova di bomba», che ha retto in modo eccellente all’impatto. Le telecamere di sorveglianza, invece, erano indubbiamente troppo lente per un edificio importante come il Pentagono, scattavano fotografie sequenziali piuttosto che filmati, e questo spiega perché sia difficile, esaminando quanto hanno ripreso, capire che cosa esattamente si stesse avvicinando all’edificio. Contrariamente a quanto sostiene Meyssan, l’amministratore delegato della prima azienda privata d’ingegneria strutturale chiamata a indagare sul luogo dell’impatto, la KCE Structural Engineers, ha dichiarato: «Ho tenuto in mano parti dell’aereo con il marchio della linea aerea [...]. Ho tenuto in mano parti di uniformi dell’equipaggio, cui talora erano ancora attaccati resti umani. Vi basta?» (40). Infine, una domanda per Meyssan: se il volo American Airlines 77 non si è schiantato sul Pentagono, dove sono finiti i suoi passeggeri? Naturalmente la domanda vale anche per coloro che sostengono che i voli American Airlines 11 e United Airlines 175 non sono finiti contro le Torri Gemelle. E la risposta più comune nel Truth Movement è che questi tre aerei sono stati fatti atterrare e i loro passeggeri ed equipaggi reimbarcati sul volo United Airlines 93, cinicamente abbattuto da un aereo militare o da un razzo. Il problema di questa risposta non è tanto come ammassare tanti passeggeri in un unico aereo: utilizzando anche il bagagliaio e costringendoli a condizioni disumane — irrilevanti, dal momento che dovevano morire — sarebbe stato possibile. È che le analisi del DNA hanno permesso d’identificare il 95% dei passeggeri dei quattro voli e tutti i terroristi coinvolti nell’attacco — com’è noto, per l’analisi del DNA basta un minuscolo frammento — e ogni passeggero identificato era esattamente dove doveva essere. Naturalmente, il complottista obietterà ancora che tutte le persone coinvolte nelle analisi del DNA facevano parte del Complotto con la C maiuscola. Ma questo riporta a un problema di fondo: la raccolta dei campioni e le successive analisi hanno coinvolto centinaia di persone di agenzie federali e di aziende e di laboratori privati diversi, e che un complotto cui partecipano centinaia di persone non sia presto o tardi smascherato con tutte le prove del caso è tecnicamente impossibile.

 

9. «Non è possibile che i passeggeri abbiano chiamato con i loro cellulari dai voli dirottati. Nel 2001 non esistevano cellulari in grado di funzionare da un aereo in volo». Risposta: noto anzitutto che l’obiezione è stata riformulata con riferimento al 2001. Oggi pacificamente la maggior parte dei cellulari è in grado di funzionare da un aereo in volo su una zona dove troverebbe normalmente campo, tanto che vi sono già voli dove, in via sperimentale, l’uso dei cellulari è autorizzato e nel giro di qualche anno questo avverrà sulla maggioranza dei voli, una volta superati i problemi di sicurezza, noti e oggi facilmente risolvibili, ma con un costo di cui non è ancora chiaro il modo di addebito ai passeggeri. Secondo i tecnici delle società di telefonia cellulare che hanno testimoniato nel corso delle diverse indagini, nel 2001 sarebbe stato impossibile telefonare — e, per la verità, è difficile anche oggi — da un aereo che voli a una altezza superiore ai cinquantamila piedi, pari a 15.240 metri, un’altezza — peraltro — che i Boeing 757 e 767 non raggiungono mai e la loro stessa quota massima di 46.000 piedi, che si riduce con l’aumento del carico, è già di per sé raggiunta di rado. Invece, nel 2001 non sarebbe stato impossibile ma soltanto problematico, nonché connesso alle caratteristiche dell’aereo e del territorio — con chiamate che s’interrompono e dove il numero va richiamato ogni due o tre minuti —, telefonare tra i trentacinquemila piedi, pari a 10.668 metri e i 41.000 piedi, pari a 12.497 metri. Il volo United 93, che si schiantò a terra in Pennsylvania, non ha mai superato l’altezza di 40.700 piedi, pari a 12.405 metri. E infatti — qualunque cosa mostri il film, peraltro artisticamente apprezzabile e sostanzialmente fedele ai fatti, United 93 del regista inglese Paul Greengrass (41) — ai passeggeri che chiamarono i loro parenti con i cellulari da quel volo, come Thomas «Tom» Burnett (1963-2001) e Andrew Garcia (1939-2001), capitò esattamente quello che, secondo i tecnici specializzati in cellulari, doveva succedere: le loro telefonate duravano meno di un minuto, dopo di che dovevano richiamare. Altri chiamavano non dai cellulari, ma dai telefoni fissi di cui molti sedili dell’aereo — come avviene normalmente negli Stati Uniti d’America sugli aerei più grandi — erano dotati e che funzionano anche sui voli transoceanici ad altezze superiori a cinquantamila piedi, senza avere i problemi dei telefoni cellulari. Quanto agli altri tre aerei coinvolti nei fatti dell’11 Settembre, le telefonate dai cellulari si riferiscono a quando erano scesi sotto ai diecimila piedi, pari a 3.048 metri, e, qualunque cosa ne dica qualche complottista, anche i «primitivi» cellulari del 2001 erano in grado di funzionare a quest’altezza, pure da un aereo in volo e purché fossero sufficientemente vicini a un ripetitore, la cui presenza negli Stati Uniti d’America — tanto più nelle, e intorno alle, aree urbane di New York e di Washington — era ed è capillare. L’obiezione secondo cui i terroristi, se davvero vi fossero stati, avrebbero impedito ai passeggeri di telefonare non è convincente: su ciascuno dei tre voli che raggiunsero i loro obiettivi l’11 settembre erano imbarcati cinque terroristi, e sul volo United 93 solo quattro. Forse la piccola differenza è stata decisiva, anche se l’elemento che ha determinato la rivolta dei passeggeri è il fatto che, grazie ai telefoni, cellulari e non, essi sapevano che cosa era successo a New York, dunque che sarebbero comunque morti. Quattro o cinque terroristi sono in ogni caso insufficienti a controllare tutti i passeggeri, né era questo l’obiettivo principale dei dirottatori.

 

10. «Il volo United 93 non è caduto in seguito alla rivolta dei passeggeri, ma è stato abbattuto da un misterioso aereo bianco visto da sei testimoni nelle vicinanze del luogo della caduta». Risposta: l’aereo bianco vi era certamente. Si trattava di un aereo privato Falcon 20 di proprietà della VF Corporation, che produce articoli di abbigliamento con il marchio Wrangler. Esiste ancora — dunque non si è schiantato sullo United 93 —, non è un aereo militare — dunque non avrebbe potuto abbatterlo — e i proprietari e i piloti hanno testimoniato di aver ricevuto istruzioni dall’amministrazione dell’Aviazione Civile di rimanere in zona e di descrivere quello che vedevano: al momento del loro passaggio, rovine fumanti. Presunte «testimonianze» di militari che avrebbero dichiarato a questo o quel complottista — in particolare al colonnello in pensione Donn de Grand-Pre — di aver partecipato all’abbattimento dello United 93 sono state energicamente smentite dagl’interessati. Il fatto che detriti — ma non, contrariamente a quanto talora si legge, resti umani, tutti ritrovati nelle immediate vicinanze dell’impatto — siano stati rinvenuti fino a un miglio e mezzo dal luogo d’impatto — non a sei miglia, come vorrebbero i complottisti – è coerente con la meccanica dell’impatto a terra riscontrata in innumerevoli altri incidenti aerei e alla direzione del vento del giorno 11 settembre 2001. Alcuni complottisti, dopo aver letto che pezzi dell’aereo erano stati ritrovati nel lago Indian Lake, sono corsi ai loro computer e hanno ricavato dai navigatori disponibili su Internet che l’Indian Lake è a sei miglia dal luogo dell’impatto del volo United 93. Ma i navigatori indicano la distanza in automobile, mentre i detriti dopo un impatto volano via in linea d’aria e non seguono le strade carrozzabili. L’Indian Lake dista un miglio e mezzo in linea d’aria dal luogo in cui si schiantò lo United 93.

 

11. «Il servizio segreto israeliano, il Mossad [«l’Istituto», abbreviazione di Ha-Mossad le-Modi‘in ule-Tafkidim Meyuhadim, «Istituto per l’intelligence e i servizi speciali»], sapeva che le Torri Gemelle sarebbero state colpite. Infatti avvisò in anticipo i quattromila ebrei che vi lavoravano, consigliando loro di darsi malati, e nessun ebreo è morto nel disastro di New York». Risposta: questa leggenda urbana — classificata come tale dagl’istituti specializzati che le studiano — è stata diffusa per la prima volta il 15 settembre 2001 dal quotidiano al-Thawra, che appartiene al governo della Repubblica Araba di Siria, e dalla televisione libanese al-Manar, l’emittente televisiva del movimento Hezbollah. Anche qui vale l’osservazione preliminare secondo cui un segreto condiviso da quattromila persone non sarebbe stato più tale dopo dieci minuti. Davvero gli ebrei che lavoravano nelle Torri Gemelle non avrebbero avvisato gli amici e i parenti — talora figli o coniugi — non ebrei che si sarebbero trovati l’11 settembre negli stessi edifici? Comunque sia, si conoscono i nomi delle 2.749 vittime di New York dell’11 Settembre, di cui 2.071 lavoravano abitualmente nelle Torri Gemelle. I morti ebrei —intendendo questo termine nel senso culturale in cui lo usano i demografi, a prescindere dalla pratica religiosa attiva, che coinvolgeva 172 delle vittime — sono 404, poco meno del 20% dei lavoratori del World Trade Center morti l’11 settembre. La percentuale è superiore a quella degli ebrei che vivono a New York, pari al 12%, il che non è sorprendente perché la società di consulenza Cantor Fitzgerald, che ha pagato un tributo di 390 morti, aveva un alto numero di dipendenti ebrei. Alcuni dei morti erano figure molto note nella comunità ebraica per le loro attività filantropiche e culturali o religiose, come il vicepresidente anziano della stessa Cantor Fitzgerald, Jeffrey Grant Goldflam (1953-2001), o Neil David Levin (1955-2001), direttore della Port Authority, la società che gestisce i porti e gli aeroporti di New York, o ancora l’israeliano Hagay Shefi (1966-2001), un genio del software e co-fondatore della GoldTier Corporation, i cui uffici erano al World Trade Center.

 

12. «Lei, dopo tutto, non è né un ingegnere civile né un ingegnere aeronautico». Risposta: è proprio così. Non lo sono neppure, come si è già accennato, gli esponenti del Truth Movement. Mentre decine di professori universitari d’Ingegneria Civile e di Ingegneria Aeronautica hanno testimoniato nell’indagine del NIST sulle Torri Gemelle, e l’indagine sul Pentagono è stata commissionata e pubblicata dall’Associazione Americana degli Ingegneri Civili, e redatta, fra gli altri, da uno dei più noti specialisti mondiali d’Ingegneria Strutturale, il professor Mete A. Sozen della Purdue University. Se si tratta di scegliere, in materia di competenza nelle branche specifiche dell’ingegneria rilevanti per il nostro tema, fra costoro — molti dei quali, mi permetto di ripeterlo, sono di idee politiche piuttosto lontane da quelle dell’attuale governo americano — e il gruppo di docenti di Storia e di Filosofia, giornalisti e attivisti politici che diffondono le tesi del Truth Movement, la scelta per qualunque persona di buon senso non mi sembra troppo difficile.

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xxxxx vi state divertendo co sto copia e incolla selvaggio?

 

comunque smith per entrar nel merito di ciò che hai riportato, penso si tratti di un saggio che con poco amore della verità liquida tutte le varie teorie del complotto come un atteggiamento fisiologico di uomini insicuri. credo sia sbagliato perchè la storia è piena di complotti. per dimostrare la sua tesi poi fa esempi divertenti sì, ma assurdi ed estremi. credo che nemmeno lo 0,2 % di chi crede che l'11/9 sia stato un complotto, crede alle storie di ratzinger e del 24enne, per non parlare dei rettiliani.

 

poi vorrei solo sottolineare che massimo introvigne non è certo uno dei sociologi più stimati in giro; è anzi un personaggio controverso, con legami ambigui con le associazioni cattoliche più intransigenti e con berlusconi, era un membro dell'UDC (!) che ha lasciato dopo la rottura dell'alleanza con silvio, si dice sia stato sul libro paga di scientology che ha difeso pubblicamente, e soprattutto scrive sul foglio. già, sul foglio.

 

così solo per cronaca.

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poi vorrei solo sottolineare che massimo introvigne non è certo uno dei sociologi più stimati in giro; è anzi un personaggio controverso, con legami ambigui con le associazioni cattoliche più intransigenti e con berlusconi, era un membro dell'UDC (!) che ha lasciato dopo la rottura dell'alleanza con silvio, si dice sia stato sul libro paga di scientology che ha difeso pubblicamente, e soprattutto scrive sul foglio. già, sul foglio.

:rolleyes: :fischietto: -_-

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tra l'altro gli USA entrarono in guerra in vietnam per reagire al famoso incidente del golfo del tonchino. incidente storicamente dimostrato come un falso organizzato ad arte per ottenere l'approvazione del congresso all'entrata in guerra. ricorda qualcosa.

 

questa però è storia non sono "assurde teorie complottistiche degne di voi uomini insicuri".

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Il nocciolo della questione è: sostenre complotti che coinvolgano migliaia di persone è da rincoglioniti.

 

 

a me sembra più che legittimo nutrire dubbi su quello che è accaduto il giorno dell'attacco alle torri gemelle.

 

si tratta di avvenimenti con una incredibile serie di punti oscuri da chiarire; ovviamente le risposte vanno cercate con buon senso e realismo (e son d'accordo che i più esagerano e costruiscono grandi castelli di carte), e non è detto che le risposte arrivino mai, finchè campiamo.

 

sparare sentenze, e chiamare rincoglioniti tutti coloro che pensano che le cose accaddero in modo diverso da quel che appare, mi sembra una presa di posizione ottusa tanto quanto quelle che tu accusi di ottusaggine.

Modificato da ynot
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Il nocciolo della questione è: sostenre complotti che coinvolgano migliaia di persone è da rincoglioniti.

 

 

No, no ti sbagli: il nocciolo della questione sono le molte impossibili che sarebbero dovute accadere se l'11 settembre i fatti si fossero svolti come detto dalla versione del governo americano.

 

Per rquanto riguarda la tua affermazione riporto un interessante articolo scritto da Douglas Herman, Veterano dell'aviazione Usa e scrittore.

 

QUANTI COMPLICI SERVIREBBERO? 10.000 UOMINI, O UNA PICCOLA SQUADRA BEN ISTRUITA?

DI DOUGLAS HERMAN - Veterano dell'aviazione Usa e scrittore

 

Un cattivo governo mente come forma di politica ufficiale. Non ci si può fidare che un cattivo governo dica la verità.

Un cattivo governo non è affidabile per quel che riguarda la salute dei suoi cittadini o dei cittadini di altre nazioni.

Un cattivo governo agisce sempre in modo egoistico e nascosto.

Un cattivo governo sopprime l'informazione, censura la verità e attacca chi osa dirla.

Un cattivo governo deve essere sempre forzato, se possibile, a fare la cosa giusta.

Che tipo di governo abbiamo noi [l'autore è americano] ora?

 

Contrariamente alla versione ufficiale del governo, l'attacco dell'11-9 somiglia a un piano furbo e diabolico, compiuto con successo da un pugno di infiltrati in posti chiave del governo e da diverse dozzine di commandos di alto livello. Chiameremo questo gruppo, per semplicità di discussione, La Rete.

 

La loro era una quadruplice missione:

1) Creare un evento terroristico indimenticabile di cui poter incolpare un gruppo islamico.

2) Creare una serie di spettacolari catastrofi che simbolizzassero un attacco contro l'America e che servissero anche da diversivi.

3) Compiere una rapina da molti milioni di dollari in oro che avvenisse contemporaneamente agli eventi terroristici.

4) Creare, subito dopo gli eventi terroristici, una rete di leggi e agenzie draconiane che distruggessero il diritto individuale (Patrioct Act), e creare un'atmosfera per un'infinita guerra imperiale.

E, ovviamente, rendere difficile o impossibile una qualunque reinvestigazione dell'11-9.

 

L'attacco dell'11-9 somiglia quindi a un'ingegnosa operazione diversiva per nascondere un piano generale di invasione e occupazione di paesi mediorientali e, simultaneamente, porre in effetto costose e draconiane misure di sicurezza governative, ma non prima di aver rapinato diverse centinaia di milioni in lingotti d'oro. I 19 dirottatori potrebbero essere stati autentici islamici, agenti doppi israeliani, membri della CIA -- o componenti periferici della Rete. I dirottatori sono l'aspetto meno importante del piano.

 

Secondo questo scenario, la Rete avrebbe avuto bisogno di aerei con controllo remoto che somigliassero ai jumbo jet della Boeing. Una gran quantità di aerei -- disponibili ed economici -- sono parcheggiati nei deserti della California e dell'Arizona. Avrebbero avuto bisogno della tecnologia per adattare gli aerei. (Gli aerei a controllo remoto sono in circolazione da più di 40 anni). Avrebbero avuto bisogno di una sufficiente quantità di denaro -- una grande quantità di denaro -- per assoldare i commandos. Sia il denaro che gli uomini erano facilmente disponibili tramite legami di alto livello al Pentagono con la loro rete di fornitori.

 

Non sorprendentemente, il Pentagono dichiarò miliardi in passivo -- il 10 settembre 2001 -- cioè un giorno prima dell'attacco.

 

Non sorprendentemente, l'uomo che controllava il denaro al Pentagono, Dov Zakheim, godeva anche di connessioni con aziende di elettronica specializzate nell'aviazione a controllo remoto. La Rete aveva bisogno di diverse dozzine di commandos stranieri di alto livello che non fossero fedeli ad alcun paese, e certamente non fossero fedeli all'America. Approssimativamente 200 israeliani furono catturati immediatamente dopo l'11-9. Alcuni furono fermati in camioncini diretti verso Manhattan. Alcuni furono arrestati mentre celebravano la distruzione delle torri gemelle. Alcuni furono fermati e scoperti in possesso di elementi significativamente simili a quelli collegati all'attacco dell'11-9. Tutti questi fatti furono riferiti dei principali mezzi di informazione immediatamente dopo l'11-9. Ma raramente sono stati riportati successivamente.

 

L’ FBI interrogò è intervistò coloro che furono arrestati vicino a Manhattan. Prima che sospetti vennero rilasciati non fu riferita dall’ FBI alcuna confessione, nessun risultato, nessun test della macchina della verità (e nessuna tortura). “The Terror Enigma” di Justin Raimondo guarda più in profondità a queste caratteristiche sospette, riguardanti il possibile uso di agenti doppi di Israele e di commandos del Mossad camuffati da trasportatori, artisti e studenti. Prima dell'11-9, questi “artisti” avevano cercato di infiltrare stabilimenti ed edifici governativi protetti. È piuttosto probabile che facessero parte della Rete.

 

Diversi uomini devono essere serviti per assemblare e impiantare esplosivi nelle settimane, o forse nei mesi, richiesti per compiere a dovere il lavoro. Secondo un esperto finlandese di demolizioni: “Ordinare, preparare e trasportare le cariche per la demolizione del WTC: solamente per i pilastri di acciaio della cerchia più esterna sarebbero servite 40 x 240 cariche, cioè, per ciascuna torre, circa 10.000 cariche da demolizione ognuna del peso di 50 libbre. Per il WTC 7 sarebbero servite almeno 4.000 cariche.... bisogna scoprire la misura giusta e le dimensioni delle cariche da demolizione adatte e poi ordinarne 24.000 pezzi. Si deve allo stesso tempo ordinare i giusti detonatori (di cui ne sarebbe servita una quantità molto maggiore). Detonatori adatti solitamente si trovano già nei magazzini delle forze armate (o della C.I.A.). Il tempo di consegna è normalmente di diversi mesi. Tutti i detonatori devono essere equipaggiati con un qualche meccanismo di sicurezza da rimuovere con un segnale radio nel momento decisivo.”

 

“Dopo di ciò, le cariche verrebbero installate nei locali selezionati che non erano in uso. Alcuni di questi locali possono allo stesso modo servire come magazzini temporanei per le cariche da usare altrove. Dopo di ciò l'appartamento viene restaurato e girato ai clienti nel WTC. Qualcuno deve continuamente assemblare circa cinque cariche da demolizione all’ ora. Con 10 assemblatori si possono installare 350 cariche al giorno. Inoltre serve chi trasporti i rifornimenti, i restauratori e le guardie. Forse c'è bisogno di circa 20 persone in più (delle quali cinque sanno cosa sta succedendo e 15 non lo sanno). Questa operazione per l'installazione delle cariche richiede quindi almeno quattro mesi con l'impiego di 30 uomini.”

 

 

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Non sarebbero serviti 10.000 uomini, dunque, e nemmeno 1000.

Nessun "esercito di complici" come affermano i debunker più in malafede.

Solo 20 o 30 uomini che conoscessero l'importanza della loro missione.

 

La Rete avrebbe poi avuto bisogno di specialisti di alto livello nell'aviazione e nell'elettronica per controllare quei jumbo mentre erano in volo. Dispositivi di segnalazione remota possono essere stati impiantati anche negli edifici.

Ci sarebbe stato bisogno di un paio di dozzine di uomini al massimo -- probabilmente meno -- certamente non di migliaia di uomini come afferma chiunque tenti di difendere la versione ufficiale. Avrebbero avuto bisogno di uomini che non fossero fedeli ad alcuna ideologia, ma fedeli solamente alla missione e alle ricompense immediate.

 

Ancora una volta la missione era composta di quattro parti.

  1. Creare un evento terroristico di cui poter incolpare un gruppo islamico e che giustificasse l'invasione di paesi stranieri. Creare una serie di spettacolari catastrofi che simbolizzassero un attacco contro l'America ma che servissero anche come azioni diversive.
  2. Compiere una rapina da molti milioni di dollari in oro che avvenisse contemporaneamente agli eventi terroristici. (La rapina dell’oro potrebbe essere stata una sorta di ricompensa, una carota su di un bastone).
  3. Creare, subito dopo gli eventi terroristici, una rete di leggi e agenzie draconiane che distruggessero il diritto individuale e creare un'atmosfera per un'infinita guerra imperiale.

Molto probabilmente le persone coinvolte godevano di vaste capacità di intelligence. Molto probabilmente comprendevano ex o attuali membri del Mossad, della C.I.A., del Pentagono, e possibilmente pure dell' FBI. Infatti gli agenti anticrimine delle FBI che NON erano a conoscenza del piano -- come gli agenti speciali dell' FBI John O'Neill o Coleen Rowley -- cercarono di avvertire i loro superiori, cercarono di avvertire il governo Usa, ma furono ostacolati. Invece la rete operava come un'entità separata e succube. E nessun funzionario di polizia, nessun comune ufficiale militare, nessun comune funzionario del governo godeva dell'accesso al piano segreto.

 

Da qualche parte lungo il cammino vennero compromessi tre punti chiave nella sicurezza.

L'aeroporto Logan, il NORAD, e il WTC-7. La Rete ebbe accesso a tutti e tre questi siti guadagnandone l'ingresso grazie a legami interni. L'aeroporto Logan tramite la compagnia di sicurezza israeliana che lo gestiva; il NORAD e il comando dell'aviazione Usa grazie a Dick Cheney l'11-9; il WTC-7 tramite la CIA, la Silverstein Properties o la Securacom, la compagnia guidata da Marvin Bush. Non deve sorprendere che solo pochi membri di alto livello erano necessari per accedere a ciascun sito. Non decine di migliaia, come i “debunkers” [coloro che si dedicano a screditare e criticare le cosiddette “teorie del complotto” n.d.t.] affermano costantemente. Forse nemmeno centinaia, ma poche dozzine di uomini altamente addestrati eseguirono i loro compiti alla perfezione nelle settimane precedenti l’ 11-9. Al Qaeda -- o i 19 dirottatori -- avrebbero in qualche modo potuto compromettere qualcuno dei tre punti chiave e ottenerne l'accesso? No. Un gruppo di infiltrati di alto livello nel governo e i loro commandos mercenari avrebbero potuto accedere a questi tre luoghi? Sì, facilmente.

 

La rete avrebbe potuto fare affidamento su aerei a controllo remoto sin dall'inizio. Perché affidare un'operazione così complessa a 19 scarti delle scuole di volo che spendevano più tempo negli strip club che sui simulatori di volo?

Lo scenario più semplice prevedrebbe aerei a controllo remoto, coperti da veloci aerei guida. L'aereo bianco non identificato di cui hanno parlato diversi testimoni vicino a Shanksville potrebbe essere stato uno di quegli aerei. Ma cosa è successo ai voli originali e ai passeggeri scomparsi? Lo sanno con certezza solo gli sfuggenti membri della Rete. Ciò che rimane di più peculiare, e perciò di più sospetto, sono i quattro voli stessi. Non solo i quattro voli erano quasi vuoti, ma un paio degli aerei -- dati per distrutti l'11-9 -- erano ancora registrati e adibiti al volo mesi più tardi!

 

Sì, vi erano dei punti deboli nel piano. Gli incendi del WTC-7 che sono stati molto probabilmente accesi da un team di commandos in un qualche momento dopo mezzogiorno dell'11 settembre, hanno convinto molti cittadini creduloni ed esperti governativi che una grossa esplosione aveva danneggiato la struttura. Eppure il semplice fatto che il WTC-7 fu incendiato e poi demolito sembra ovvio. L'edificio 7 doveva essere bruciato e poi fatto crollare in una demolizione controllata, non solo come diversivo, ma anche per distruggere importanti documenti della Security & Exchange su processi in corso riguardanti miliardi di dollari. Non sorprendentemente i piani che ospitavano i registri della SEC furono i primi a bruciare misteriosamente.

 

Allo stesso tempo, al di sotto del livello stradale, una rapina degna di Hollywood stava avendo luogo. Di quanti uomini c'è stato bisogno per spostare diverse centinaia di milioni in lingotti d'oro? Fate voi il conto. Probabilmente non di migliaia di uomini; probabilmente nemmeno centinaia. Le guardie della sicurezza potrebbero aver ricevuto l’ordine di allontanarsi -- dopotutto l'edificio sette stava per crollare. L'alimentazione al sistema di allarme potrebbe essere stata spenta. Chi l'avrebbe riaccesa, pure se qualche guardia onesta avesse riferito che era stata disabilitata? Dunque, l'11-9 è stato una rapina cucita attorno ad un attacco terroristico, o un attacco terroristico cucito attorno ad una rapina? Se l'oro è scomparso, quanto ne manca esattamente? Quanto ne avrebbe potuto prendere Al Qaeda? Sarebbe molto imbarazzante per la città di New York o per funzionari del governo Usa ammettere che alcuni milioni di dollari sono stati presi, perché molti cittadini potrebbero concluderne logicamente dell'11-9 è stato un affare interno. E se un gruppo di ladri non affiliato o collegato ai terroristi ha preso l'oro, perché non sono mai stati catturati? Due camion d'oro sono stati recuperati, schiantati in un tunnel, al di sotto del complesso del WTC. Quanti camion sono sfuggiti?

 

Al giorno d'oggi abbiamo molti eccellenti telefilm gialli in televisione ma molti pochi detective quando ne abbiamo veramente bisogno. Se il luogo del WTC fosse stato trattato come la scena di un crimine subito dopo una settimana di lavoro di recupero, l'ingegnosità del crimine sarebbe potuta essere svelata. Quel che è successo è che l'11-9 è stato venduto al pubblico come un atto di terrorismo straniero sin dal primo giorno e qualunque prova che potesse essere scoperta è stata rapidamente rimossa e distrutta o riciclata. Gli anni passano e Il Crimine del Secolo -- l'11-9 -- non è mai stato né pienamente risolto né adeguatamente indagato. I lettori mi mandano e-mail chiedendomi quali prove io abbia di questo scenario. Solo buon senso e istinto. Se qualcosa sembra la scena di un crimine e vi è gente che ne ha guadagnato immensamente, penso che chiunque con un'intelligenza media sarebbe sospettoso. E se chiedo a coloro che credono nella versione del governo dei fatti dell'11-9 quali prove abbiano riguardo? Essi mi citano solo le testimonianze di esperti approvati dal governo, ignorando tutti gli altri che li contraddicono.

Mi mostrano un confuso videotape (fra l'altro probabilmente falso) di qualcuno identificato come Osama bin Laden.

Mi parlano di un passaporto bruciacchiato trovato miracolosamente pochi isolati dalle rovine del WTC.

Non abbastanza prove da poter essere contenute in una scatola da scarpe o da poter reggere in un'aula di giustizia.

 

Inoltre prendere in parola un cattivo governo, noto per non aver mai detto la verità, non è una buona abitudine.

 

 

 

 

 

 

Douglas Herman

 

(Veterano dell'aviazione Usa e scrittore, Douglas Herman ha scritto The Guns of Dallas e contribuisce regolarmente a Rense. Email: [email protected]

Titolo originale dell’articolo: “ 911 Conspirators: "10,000 Men?" Or A Few Top Insiders & Highly-Trained Commandos?”)

Modificato da Vieri
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questo e' l'articolo piu' delirante che tu abbia postato da mesi.

 

 

prendo casualmente dall'intervento di Vieri.

 

questo e' un'immagine dall'homepage del sito rense.com

http://www.rense.com/1.imagesH/trial_dees.jpg

gia' fa capire il tono imparziale di chi scrive

 

questo e' il sito di questo "veterano e scrittore di romanzi gialli" http://www.strike-the-root.com/archive/herman.html

e si continua con la solita storia, chiunque puo' scrivere articoli su internet e dire quello che gli pare, tanto poi c'e' sempre quello che lo prende come la bibbia (non solo Vieri, il web e' pieno di gente che copia e incolla questo intervento e lo porta come prova).

 

Passiamo quindi all'articolo, alla rinfusa:

 

3) Compiere una rapina da molti milioni di dollari in oro che avvenisse contemporaneamente agli eventi terroristici.

visto che ti piacciono tanto i video, guardati Die hard 3, cosi' ce lo posti come prova della fattibilita'

 

 

Approssimativamente 200 israeliani furono catturati immediatamente dopo l'11-9. Alcuni furono fermati in camioncini diretti verso Manhattan. Alcuni furono arrestati mentre celebravano la distruzione delle torri gemelle. Alcuni furono fermati e scoperti in possesso di elementi significativamente simili a quelli collegati all'attacco dell'11-9. Tutti questi fatti furono riferiti dei principali mezzi di informazione immediatamente dopo l'11-9. Ma raramente sono stati riportati successivamente.
2

che elementi ??? di cosa parla?? nemmeno lui riporta nulla... quando? dove? quali "principali mezzi di informazione"?

 

 

Secondo un esperto finlandese di demolizioni

chi????? qualcuno a cui chiedere info.

 

 

“Dopo di ciò, le cariche verrebbero installate nei locali selezionati che non erano in uso. Alcuni di questi locali possono allo stesso modo servire come magazzini temporanei per le cariche da usare altrove. Dopo di ciò l'appartamento viene restaurato e girato ai clienti nel WTC. Qualcuno deve continuamente assemblare circa cinque cariche da demolizione all’ ora. Con 10 assemblatori si possono installare 350 cariche al giorno. Inoltre serve chi trasporti i rifornimenti, i restauratori e le guardie. Forse c'è bisogno di circa 20 persone in più (delle quali cinque sanno cosa sta succedendo e 15 non lo sanno). Questa operazione per l'installazione delle cariche richiede quindi almeno quattro mesi con l'impiego di 30 uomini.”

24,000 cariche. 30 persone lavorano per mesi e mesi alle torri intorno a tutti. Operai specializzati piazzano cariche per mesi e mesi e non si accorgono di farlo??? e dopo non gli viene nessun dubbio???

 

 

Ma cosa è successo ai voli originali e ai passeggeri scomparsi? Lo sanno con certezza solo gli sfuggenti membri della Rete. Ciò che rimane di più peculiare, e perciò di più sospetto, sono i quattro voli stessi. Non solo i quattro voli erano quasi vuoti, ma un paio degli aerei -- dati per distrutti l'11-9 -- erano ancora registrati e adibiti al volo mesi più tardi!

 

questa e' la piu' bella.

 

Tirchi poi questi cospiratori americani, nemmeno lo sforzo di distruggere gli aerei, li riutilizzano!

Modificato da Gurg
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ahahahahah poveri finti sciocchi che fanno finta di non capire... questo articolo riporta una ipotesi di come siano andate le cose.

 

ma si sa siete maestri nello spostare l'attenzione dalle cose importanti sull'11 settembre ( OVVERO COME LA VERSIONE GOVERNATIVA SIA FALSA IN BASE A MOLTE EVIDENZE)

sulle varie teorie su come sia stato preparato l'11 settembre (CHE ESSENDO TEORIE NON SI BASANO SU CERTEZZE)

 

 

 

Siete cosi veloci a replicare quando si tratta di questo tipo di cose ma così MUTI nel non dire niente sulle prove che mostrano come la versione governativa non stia in piedi.

come mai nessuno ha commentato le testimonianze - di civili, pompieri, poliziotti - di bombe esplose all' interno delle Torri Gemelle poco prima che esse crollassero

 

Qui sotto in neretto il link al video (versione italiana) che spiega come NON possono essere andati i fatti l'11 Settembre.

 

dal minuto 12 e 30 secondi al minuto 14 e 30 secondi

dal minuto 28 e 36 secondi a seguire

 

VIDEO:"MISTERI IRRISOLTI"

 

 

visto che siete così sicuri di quello che dite andate nella topic "finalmente" e spiegate le mille cose impossibili accadute l'11 settembre se la versione filogovernativa di Bush e co. corrisponde alla verità.

 

statemi bene

 

:ciao:

Modificato da Vieri
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ahahah gli aerei dell'11/9 volano ancora. aerei zombie!

.

 

ma che stai a di wnot?

 

Vedo che capisci molto bene! :fischietto:

 

non ti spiego neanche quello che hai franteso per fare quella affermazione perchè secondo me lo fai apposta.

Modificato da Vieri
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gli insulti che ti prendi sono per sfinimento. Almeno Castano faceva ridere.

 

Hai postato un articolo da imbecille per rispondere ad un post e poi hai detto che era un'ipotesi.

 

Era un'ipotesi imbecille ed evidentemente non eri riuscito a capire quanto fosse imbecille.

 

Dopodiche' l'hai rinnegata messo di fronte all'evidenza.

 

 

Io finisco qui.

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ahahahahah poveri finti sciocchi che fanno finta di non capire... questo articolo riporta una ipotesi di come siano andate le cose.

 

ma si sa siete maestri nello spostare l'attenzione dalle cose importanti sull'11 settembre ( OVVERO COME LA VERSIONE GOVERNATIVA SIA FALSA IN BASE A MOLTE EVIDENZE)

sulle varie teorie su come sia stato preparato l'11 settembre (CHE ESSENDO TEORIE NON SI BASANO SU CERTEZZE)

Siete cosi veloci a replicare quando si tratta di questo tipo di cose ma così MUTI nel non dire niente sulle prove che mostrano come la versione governativa non stia in piedi.

come mai nessuno ha commentato le testimonianze - di civili, pompieri, poliziotti - di bombe esplose all' interno delle Torri Gemelle poco prima che esse crollassero

 

Qui sotto in neretto il link al video (versione italiana) che spiega come NON possono essere andati i fatti l'11 Settembre.

 

dal minuto 12 e 30 secondi al minuto 14 e 30 secondi

dal minuto 28 e 36 secondi a seguire

 

VIDEO:"MISTERI IRRISOLTI"

visto che siete così sicuri di quello che dite andate nella topic "finalmente" e spiegate le mille cose impossibili accadute l'11 settembre se la versione filogovernativa di Bush e co. corrisponde alla verità.

 

statemi bene

 

:ciao:

:lol: :ciao: :ciao: :ciao:

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a me sembra più che legittimo nutrire dubbi su quello che è accaduto il giorno dell'attacco alle torri gemelle.

 

si tratta di avvenimenti con una incredibile serie di punti oscuri da chiarire; ovviamente le risposte vanno cercate con buon senso e realismo (e son d'accordo che i più esagerano e costruiscono grandi castelli di carte), e non è detto che le risposte arrivino mai, finchè campiamo.

 

sparare sentenze, e chiamare rincoglioniti tutti coloro che pensano che le cose accaddero in modo diverso da quel che appare, mi sembra una presa di posizione ottusa tanto quanto quelle che tu accusi di ottusaggine.

 

Stupido è chi lo stupido fa. Diceva vieri.

Se un individuo si espone inevitabilmente viene giudicato. Se quello che fa o dice non ha senso e meglio dirgli quello che è, senza illuderlo.

Qua non è una questione di opinioni e putni di vista, non si tratta di politica o di sport, ma di semplici e ovvie considerazioni. Per come la mettono i sostenitori del complotto, questo dovrebbe essere stato ordito da un numero ingente di persone.

Non è necessario essere sociologi per comprendere che è impossibile che le cose stiano così. Non improbabile o difficile, impossibile.

Avevo postato l'articolo non tanto per le osservazioni sull'11/9, ma per come viene desritto l'atteggiamento del complottista, ampiamente studiato in passato.

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da notare che non avete capito un tubo dell'argomento principale affrontato nell'articolo: ovvero che non sono necessarie milioni di persone per organizzare un inside job come quello dell'11 settembre.

 

:13:

Modificato da Vieri
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.Se quello che fa o dice non ha senso e meglio dirgli quello che è, senza illuderlo.

Qua non è una questione di opinioni e putni di vista, non si tratta di politica o di sport, ma di semplici e ovvie considerazioni.

 

appunto, semplice e ovvie considerazioni :fischietto:

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questo e' un'immagine dall'homepage del sito rense.com

http://www.rense.com/1.imagesH/trial_dees.jpg

gia' fa capire il tono imparziale di chi scrive

 

Bhe, a questo punto se secondo te bombardare a tappeto l'afghanistan uccidendo un numero mostruoso di bambini, donne e uomini INNOCENTI, per uccidere un omino di nome bin laden e distruggere i campi-terroristi non è un crimine contro l'umanità.... se per te bombardare l'iraq uccidendo milioni di persone innocenti perche Saddam aveva le armi di distruzioni di massa

 

(ma siiiiiiii.....certoooooo..... come no! le armi di distruzione di massa! ahah - scommetto che voi ci avevate creduto alla storiella di Powell eh? BISCHERI! )

 

non è un crimine contro l'umanitò...... fatti VOSTRI! Abbiamo due modi diversi di vedere le cose.

 

 

Tanto per ricordare quello che è successo in afganistan e in iraq e sta ancora succedendo in iraq

 

 

un padre afgano

 

post-2629-1215108316_thumb.jpg

 

 

un padre iracheno

 

post-2629-1215108365_thumb.jpg

 

Se cliccate ingrandisce le foto: NB. non adatto alle persone facilmente impressionabili

Modificato da Vieri
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