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I redditi degli italiani sul web


Gurg

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forse non era poi cosi' caldo... :supersorriso:

 

strano come Grillo si sia scagliato contro, non era tutt'un inno alla trasparenza totale? A me francamente non importa nulla se Grillo e' ricco sfondo, le sue opinioni non perdono di valore perche' non ha un reddito da operaio. Fa un lavoro di spettacolo (oltre al suo cospicuo patrimonio personale) ed e' giusto che sia retribuito secondo le sue capacita', non ci vedo nulla di strano. Almeno lui non e' pagato dallo stato.

 

Visco dice che e' una procedura normale in molti paesi, anche in America, non lo sapevo.

 

Mi lascia perplesso che io possa controllare la dichiarazione dei redditi delle persone con cui prendo l'aperitivo o dei miei colleghi, pero' abbiamo davvero un disperato bisogno di trasparenza, questo potrebbe essere un primissimo passo. Devo ancora formare un'opinione a riguardo.

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Lo trovo assolutamente sbagliato.

Grillo ha ragione nel dire che è anche pericoloso: sequestratori, estorsori ecc. avranno i tabulati per poter scegliere la vittima.. come scegliere su che tavolo di poker sedersi.

Ovviamente chi evade, chi ha conti all'estero ecc. non verrà minimamente turbato dalla cosa.

 

Il problema è che in Italia siamo ancora un popolo di sciacalli invidiosi e molta gente non ci può credere di poter curiosare sui guadagni del vicino, del vip ecc.. Avete idea di cosa può accadere?

Due esempi stupidi:

Un uomo chiede un prestito al fratello, il quale risponde di non poter in quel momento.. il seguito lo immaginate. Oppure semplicemente al bar.. "come cxxxx ti puoi permettere quella macchina che guadagni quaranta mila euro l'anno?

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beh, e' piu' una questione di privacy che di ladri. I ladri mirano una casa in base a quello che si vede esserci dentro. Se uno ha in giardino il mercedes e un reddito basso, i ladri gliela rubano lo stesso. Se ha un reddito alto e una panda, gliela lasciano.

 

e non e' nemmeno che ci distinguiamo poi tanto, leggete i finlandesi: http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/e...ia-marrese.html

Lungi da me dire che se lo fa la Finlandia allora e' giusto, tuttavia spezzo una lancia a favore di questo provvedimento.

 

 

In un paese dove l'evasione fiscale e' responsabile per centinaia di miliardi di euro, si possono pensare estremi rimedi. Almeno non ci sarebbero piu' dentisti che denunciano 20.000 euro l'anno.

 

D'altro canto basterebbe molto meno, non ci sarebbe bisogno della gogna. Basterebbe la galera per gli evasori, un po' di deterrente.

ESEMPIO:

Dove e' Tanzi? A casa sua.

Dove e' Jeffrey Skilling, Chairman di Enron (ve lo ricordate il disastro finanziario della societa' energetica americana Enron nel 2001). In galera, a farsi 24 anni di galera. VENTIQUATTRO ANNI.

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Gurg, ci sono anche i rapimenti, a scopo di estorsione. La Finlandia e L'Italia non si possono paragonare. E comunque quanto e come guadagno è un fatto mio privato, non capisco l'interesse collettivo nel sapere quanto un privato cittadino che non esercita cariche pubbliche guadagni.

 

Purtroppo farsi governare da gente poco pulita è triste ma se l'alternativa è vedere delle idiozie spacciate come misure di trasparenza...beh l'idiozia al potere è anche più pericolosa...specie quando si crede che sia un progresso.

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Sottolineo che non era il mio scopo quello di fare un paragone diretto con la Finlandia. Volevo solo citare un paese in cui questo avviene e vedere cosa succede in quel paese. Non sono comunque d'accordo con il paragone con i rapimenti, anche quello credo rientri in larga misura in un controllo della persona e dei suoi beni visibili anche senza il reddito.

 

Ho espresso piu' volte dubbi sulla correttezza del procedimento e per questo menzionavo come un vero deterrente possa essere piu' efficace e "giusto" (Tanzi Vs Skilling e' un argomento assai interessante, si parla di cominciare a pagare in prima persona).

 

Ripeto, anche io non sono tanto d'accordo, pero' il malaffare generalizzato (e non confinato a chi governa, altrimenti l'evasione non sarebbe a questi livelli) richiede misure drastiche. Questa non e' la risposta, pero' segnala il bisogno di agire profondamente e duramente. Siamo tutti stanchi di condoni e sculacciate. Se uno come Tanzi, coscientemente e deliberatamente, manomette i conti della propria azienda (quotata in borsa) deve semplicemente andare in galera.

 

Perdonatemi la scarsa fiducia ma, sebbene questo provvedimento sia altamente discutibile, non mi attendo nulla dal prossimo governo, a parte un paio di condoni. Aspettiamo e vediamo.

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:supersorriso:

 

proprio oggi attendendo l'articolo di Servergnini sull'inter sciagurata di oggi, arriva anche un articolo con cui concordo largamente. Sottolinea sia l'indecenza della misura sia il livello paradossale di mancanza di vergogna che ha fatto scaturire una tale misura.

 

http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_...44f486ba6.shtml

 

Oltre il «voyeurismo fiscale»

Caccia agli evasori, la «via italiana» alla trasparenza

 

Mai una volta che scegliamo la strada normale. La via italiana verso la convivenza civile è piena di buche, salti, scossoni, scontri, frenate e ripartenze. La nostra è una democrazia- rally, e la vicenda dei «redditi in Rete» ne è la prova. Non l'unica, né l'ultima. La più recente.

 

La retromarcia dell'Agenzia delle entrate, bacchettata dal Garante della privacy e indagata dalla procura di Roma, è tardiva: gli elenchi sono stati scaricati e adesso girano allegramente sulla Rete attraverso siti di condivisione, detti «p2p» («peer to peer», «da pari a pari»). È facile immaginare sviluppi della faccenda: aspettiamoci elenchi, per città o per professioni. Chi vorrà, saprà.

 

È solo «voyeurismo fiscale», o c'è dell'altro? La diffusione di quei dati è certamente irrituale, un altro modo per dire: discutibile. E, infatti, stiamo discutendo. Non perché «così si aiuta la criminalità organizzata », un argomento debole, che curiosamente accomuna Beppe Grillo, comico benestante, e Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di finanza, ora parlamentare Pdl. I criminali, in certe parti d'Italia, guardano ai patrimoni reali, non ai redditi dichiarati.

 

Il motivo di perplessità è un altro. Molti cittadini considerano il reddito un «dato riservato», come un'informazione sanitaria o sessuale. Da anni i redditi vengono pubblicati dai giornali di provincia, nel silenzio del Garante e per la goduria dei provinciali. Ma questo non conta, apparentemente. Ora c'è Internet, che rende facile la consultazione. Quindi, stop! Fra trasparenza e riservatezza, tanti italiani scelgono la riservatezza. Molti di loro vanno capiti: perché un modesto 730 dev'essere di dominio pubblico? Anche gli uffici del personale sono irritati: il gioco del «divide et impera», basato sul segreto retributivo, diventa complicato. Ma più di tutti sono scocciati quelli che portano a casa 300 e dichiarano 40. Sono loro l'oggetto della curiosità e dell'indignazione: le migliaia di professionisti che dichiarano poco più della segretaria, non qualche dozzina di calciatori. È la stramba via italiana alla normalità, che passa attraverso le eccezioni. Per ripulire il calcio e la Banca d'Italia, s'è resa necessaria l'indiscutibile barbarie delle intercettazioni. Per arrivare alla decenza fiscale, dobbiamo passare attraverso l'indecenza dei dati in Rete?

 

Altra via non si vede. Non sono i controlli e le punizioni che spingono uno scandinavo, uno scozzese o un californiano a pagare le tasse. È la pressione sociale. La vergogna d'essere considerato — dai parenti, dai consoci al Lions Club, dagli amici del figlio — un evasore. Uno che costringe un altro a pagare di più. Uno che fornisce al fisco la giustificazione per alzare le aliquote, complicare le norme, aumentare i controlli. Uno che ti sorride, ma ti frega.

 

Chi s'arrabbia per la pubblicazione dei redditi va capito. Ma prima di regalargli la vostra solidarietà, chiedetegli — privatamente, s'intende — quanto dichiara, quante case ha in giro e che auto tiene in garage. La privacy è importante, ma è altrettanto importante rompere un'imbarazzante tradizione: l'Italia è l'unica, tra le grandi democrazie, dove l'evasione è epidemica. Forse per questo negli Usa e in Gran Bretagna nessuno s'è mai sognato di mettere i redditi in Rete. Forse per questo ogni sondaggio (compreso quello di Corriere.it) dice la stessa cosa: la maggioranza, probabilmente a malincuore, è a favore della pubblicazione dei redditi. Tutti guardoni? Non credo.

 

Beppe Severgnini

Modificato da Gurg
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Milano: crac Parmalat, Tanzi chiede patteggiamento a 2 anni e 9 mesi

05 mag 16:45 Cronache

MILANO - L'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi ha depositato alla prima sezione del tribunale di Milano un'istanza integrativa di patteggiamento a due anni e nove mesi di reclusione, nell'ambito del processo milanese sul crac dell'azienda di Collecchio. (Agr)

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Non vedo in che modo la pubblicazione dei redditi possa frenare l'evasione, il meccanismo previsto sarebbe solo psicologico,

un deterrente per il quale l'Italia si trasformerebbe in un paese di delatori.No non è questa l'idea di liberalità che prediligo.

 

Nei paesi scandinavi dove tale livello di esposizione pubblica è un fatto da decenni, la filosofia che lo accompagna è quella della

trasparenza totale, ma a partire da quella delle pubbliche amministrazioni, con i nomi degli impiegati, i giorni di malattia, i permessi presi, le ferie, le ore di straordinario.Appare demenziale prima che assurdo poter conoscere il reddito del vicino di casa e non sapere quanto spende un qualunque P.A. nella gestione amministrativa dei soldi di tutti percepiti dalle tasse.Perchè evidentemente l'Italia è non solo il paese dove si evade di più ma quello dove si spreca di più.

 

La lotta all'evasione si fa a partire dall'atto del documentare con trasparenza assoluta l'efficienza amministrativa con cui i soldi evasi verrebbero utilizzati.

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