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Corsi Di Laurea E Capitale Privato


Brasileiro

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Leggevo pochi giorni fa sul Corriere che negli USA alcuni corsi universitari anche di Università famose vedono aziende di grande calibro (es: IBM) lavorare fianco a fianco con il corpo docente nella definizione dei corsi, del piano degli studi. A volte scelgono proprio loro i docenti, persone di loro fiducia.

 

Mi è venuto in mente quando 16 anni fa Ruberti (allora Ministro della Pubblica Istruzione) si prese insulti e proteste dagli studenti per aver tentato di fare una cosa simile (molto più blanda per la verità).

 

Voi pensate sia giusto legare cosi fortemente, perlomeno per certi corsi di laurea, le aziende alla Università?

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secondo me sì...ovviamente ci sono i due lati della medaglia...però,da quanto ho capito (ed ho capito poco sinceramente :D ),gli studenti in qualche modo hanno già un contatto diretto con queste aziende che magari possono notare gli studenti + meritevoli...

sta cosa potrebbe essere una buona cosa in corsi di laurea quali ingegneria dove i laureati in teoria dovranno lavorare in aziende e magari sarebbero già in qualche modo "indirizzati"...mentre in italia vedo tra i miei amici neo laureati in ingegneria che c'è molto smarrimento.

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Non sono d'accordo con gli ultimi 2 interventi.....poichè per 'massimizzare il profitto' occorre 'spesso' affidarsi a chi è in grado di farlo!!Shumacher porta sponsor a valanghe quando entra in F1 ma è altresì un pilota straordinariamente veloce e talentuoso.....le aziende che scelgono corsi e docenti hanno come unica possibilità per accrescere la qualità dei laureati affidarne il cursus a gente estremamente qualificata, diventando il corpo docente un anello della filiera della quality al pari di altre.L'unico rischio è la parcellizzazione eccessiva dei corsi, cioè l'indirizzo e la specificità che ad essi verrebbe dato impulso.Ma a questo si può facilmente ovviare con una supervisione e una standardizzazione da parte degli organi federali preposti.

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Di base, per le aziende, vige il concetto del profitto.

L'istruzione non può seguire tale principio.

 

L'istruzione non puo' seguire SOLO questo principio, ma è innegabile che una istruzione slegata dal contesto produttivo, industriale, è una istruzione che produce povertà e disoccupazione..

 

 

Io credo che si debba tenere conto dei due fini per progettare i corsi di laurea, senza metterne uno in ombra.

 

Quanto ai professori citati da Billo, dovrebbero far ritorno al 90% sui banchi di scuola.

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Come dice Curva, non credo che la passione sia necessariamente in contrasto con corsi progettati anche e non solo per sviluppare un sapere pratico ed applicabile.

 

E non capisco le ragioni per cui ciò dovrebbe essere impedito.

 

La passione, se autentica, dovrebbe superare anche il concetto di diploma / laurea.

Modificato da Brasileiro
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D accordo Little B però non dimentikiamo ke la maggioranza delgi studenti si ritrova con una preparazione spesso del tutto obsoleta e completamente slegata dal mercato del lavoro e dalle nuove necessità che esso rikiede;ne consegue che un legame deve esserci se non vogliamo ritrovarci con laureati empre piu impreparati ed inoccupati.

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Il punto è che, paradossalmente, alcuni corsi di laurea recano più danno che altro nella ricerca di un impiego.

Capita spesso ad esempio che l'età richiesta per cominciare a far parte di un'azienda, magari come commerciale, sia sotto i ventiquattro anni. Un laureato in scienze politiche, leggermente fuori corso, ha meno possibilità di un diplomato di diciannove anni di cominciare, magari con un contratto di formazione, l'esperienza lavorativa in un'azienda.

 

Il punto è che gli studi NON DOVREBBERO essere affrontati, specie in fase "adulta", con l'unico scopo di "garantirsi un futuro migliore"; tanto si sa che è più facile arricchirsi cambiando lavandini con la terza media che tentare la carriera o di avvocato o di medico.. Lo scopo qual'è in definitiva? Grado di borghesia maggiore o agio futuro?

La risposta esatta, nel cuor di ognuno, non è nessuna delle due.

Quel che conta nella vita è fare quello che ci riesce meglio, e magari ci piaccia pure.

Modificato da LittleB
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Ma scusate xxxxx, c'è qualcuno di voi che ritiene che L'universitò sia formativa?

Quando si esce da li non si è assolutamente capaci di fare niente, assolutamente impreparati al mondo del lavoro.

Quinid sarebbe meglio fare corsi di laurea molto snelli, per immettere subito xxxxx giovani nel modo del lavoro, e li formarli!

In inghilterra america quasi tutti sono laureati a 21 22 anni, in Italia si invecchia dentro le facoltà per uscire senza saper fare nulla,perchè le nostre facoltà sono troppo teoriche e poco pratiche, rimbambiscono di nozioni, che spesso sono fini a se stesse....

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..mah..

 

Le "nozioni che rimbambiscono" formano la crescita culturale dell'individuo. Per imparare un lavoro serve anche una capacià cognitiva sviluppata e gli studi, anche se trattano di storia antica, sono atti a tale scopo, anche se in ambito lavorativo è difficile possa avere uso pratico la storia di Veringetorige.

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il problema è che l'università, così come è strutturata da noi, non insegna molto oltre al "provare a pensare" e a dare un malloppo di nozioni tecniche . al 90% chi esce con una laurea, convinto di essere indispensabile al futuro del suo Paese, nonchè del proprio stuipendio, si trova dopo mesi a piangersi addosso (ma sempre con orgoglio) perchè nessuno lo assume . motivo "non hai esperienza" . di laureati se ne producono a valangate negli ultimi anni, insomma ...non basta più avere cultura, devi anche saperti sporcare davvero le mani.

L'affiancamento ad un'azienda riesce a dare quel minimo di coscienza ed esperienza del mondo lavorativo, serve a te a capire cosa studiare, cosa può servire. la laurea oggi serve per avere un lavoro , quella per svago, se puoi permettertela , la prendi lavorando. inutile andare a dire all'azienda "ma come? non mi assumi? non so fare nulla? ma io ho studiato e sono certo che quello che mi piaceva ti è indispensabile!".

Certo non deve essere alla fine un "apprendistato", deve esserci anche qualcosa di più, quella crescita di tipo culturale e logico che in genere l'università deve saperti fornire, ma credo che il tempo dello studio per piacere e diletto, che ti porta a fare poi proprio quello che desideravi, sia purtroppo finito :(

le aziende guardano per forza il loro interesse, non sono istituti di beneficenza, se uno vuole lavorare deve andare incontro a questo interesse altrimenti assumono un altro.

l'università dovrebbe essere in grado di dare sempre (quando ci riesce) quella capacità logica/culturale/di apprendimento ma nello stesso tempo buttare un occhio a quello che poi il mercato del lavoro richiede e insegnare come funziona poi nella vita reale :ph34r:

un bacio

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Per acculturarsi non serve andare all'università, basta leggere leggere e leggere di tutto, anche in privato, l'uni dovrebbe invece formare xxxxx preparati per il mondo del lavoro, cosa che invece non è in grado di fare, oggi come oggi l'uni serve solo ad avere una qualifica, che senza alcuni lavori o concorsi non potresti fare/dare, ma la preparazione non la da assolutamente.

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il problema è che l'università, così come è strutturata da noi, non insegna molto oltre al "provare a pensare" e a dare un malloppo di nozioni tecniche . al 90% chi esce con una laurea, convinto di essere indispensabile al futuro del suo Paese, nonchè del proprio stuipendio, si trova dopo mesi a piangersi addosso (ma sempre con orgoglio) perchè nessuno lo assume . motivo "non hai esperienza" . di laureati se ne producono a valangate negli ultimi anni, insomma ...non basta più avere cultura, devi anche saperti sporcare davvero le mani

 

Assolutamente falso: il provare a pensare dovrebbe essere intrinseco a chi sceglie, a 20 anni suonati, di intraprendere un cammino teoricamente meritocratico finalizzato ad emergere. L'università italiana è assolutamente la migliore istituzione tra le pari a livello mondiale e lo dimostrano le brillanti personalità costrette ad emigrare all'estero per colpe riconducibili, esclusivamente, ALLO STATO E ALLA CATASTROFICA SITUAZIONE ITALIANA.

 

 

L'affiancamento ad un'azienda riesce a dare quel minimo di coscienza ed esperienza del mondo lavorativo, serve a te a capire cosa studiare, cosa può servire. la laurea oggi serve per avere un lavoro , quella per svago, se puoi permettertela , la prendi lavorando. inutile andare a dire all'azienda "ma come? non mi assumi? non so fare nulla? ma io ho studiato e sono certo che quello che mi piaceva ti è indispensabile!".

 

Non conviene alle aziende allo stato attuale e comunque, parlo per esperienza, le opportunità di seguire il mondo lavorativo in parallelo l'università le fornisce e anche più di quanto tu possa pensare.

 

Chi ha voglia di lavorare "aggratisse" e contemporaneamente studiare???? Nessuno: quei pochi che lo fanno non hanno problemi a trovare quel lavoro di cui parlate.

 

l'università dovrebbe essere in grado di dare sempre (quando ci riesce) quella capacità logica/culturale/di apprendimento ma nello stesso tempo buttare un occhio a quello che poi il mercato del lavoro richiede e insegnare come funziona poi nella vita reale :ph34r:

un bacio

 

E lo fa: se poi 10 milioni di promettenti agricoltori (e siamo costretti a chiamarli da fuori, in nero, abbassando il prezzo della manodopera a scapito degli italiani che potrebbero lavorarci....cioè oggi nessuno anche giustamente) si iscrivono, per darsi un tono, per rimandare "il primo giorno di lavoro", per cuccare...allora il quadro è completo.

 

P.S. Dovrebbe essere tutto a numero chiuso......ma forse meglio così: in Italia entrerebbe solo il figlio del politico, il nipote del vescovo ecc ecc

 

;)

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