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Le contraddizioni del Centro-Sinistra


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Quoto quanto scritto da curvadong.

 

Sollevo soltanto un paio di dubbi :

 

riguardo alla liberalizzazione del panorama televisivo, sarebbe poi lecito ridimensionare le reti Mediaset (il "dimagrimento" auspicato da Bertinotti) ed in quali termini dovrebbe avvenire tale operazione ?

Il parlamento dovrebbe promulgare una legge per costringere Berlusconi a cedere almeno una, due delle sue retti televisive ?

 

riguardo alla legge Biagi, giustissimo portare più flessibilità nel mercato del lavoro italiano ma quali misure adottare affinchè il lavoro a tempo determinato non si trasormi in precariato sul quale le aziende speculano sul futuro delle persone, soprattutto dei giovani ?

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Ridimensionare Mediaset ha un senso preciso che è quello di aprire realmente il mercato dell'etere e rompere il duopolio :diventa lecito nel momento in cui si fa una legge in parlamento, non sussistendo problemi di costituzionalità.C'è oggettivamente il problema del referendum, per il quale gli esprimenti diritto decisero che non fosse il caso di ridimensionare mediaset e per correttezza i referendum andrebbero osservati, ma venendo di fatto e spesso bypassati ritengo personalmente che questo sarebbe un caso nel quale prendere decisioni ad majora in materia.Naturalmente ridimensionare Mediaset ed esporla al vento della libera concorrenza non può non voler dire anche la fine del canone televisivo di fronte ad una rai totalmente 'commerciale' e schiava dell'auditel, così come una sua almeno parziale privatizzazione all'insegna di una gestione meno dispersoria dei soldi dei contribuenti, pur all'interno della figura imprescindibile di servizio pubblico che la stessa rai dovrà sempre costituire.

Penso ad ex che alcuni programmi che la 7 sta offrendo negli ultimi mesi siano tra i più interessanti in assoluto, pur rimanendo accessibili e quindi pur non essendo scatole apocalittiche per 'amatori' di genere e di nicchia segnano una tendenza che influisce e influirà sulla produzione televisiva.Altre 2 o 3 realtà di analoga portata non farebbero che bene alla televisione italiana.

 

La legge Biagi.......regole ferme che funzionino da limitatore al reitero ad infinitum del contratto determinato e garanzie amcora maggiori per chi accetta tale forma di lavoro.Ma soprattutto una flessibilità spalmata non solo sui disgraziati che vanno dai 20 ai 35, ma su tutto l'arco dell'età lavorativa, legando inoltre l'aumento salariale a premi di produttività a qualunque livello, dal netturbino al dirigente dell'ente capo, al professore ordinario, all'impiegato della meda e piccola azienda.Allentare la rigidità verso il licenziamento di tutte le fasce d'età e classe lavorativa aprirebbe in un attimo il mercato del lavoro, ovviamente con le dovute contromisure in fatto di abusi ed eccessi.Non voglio proprio essere retorico ma a me vedere il pony-express che lavora a ritenuta d'acconto e senza rimborso benzina e un attimo dopo l'operaio dell'azienda municipalizzata che durante il suo turno cerca (e trova!!) gli asparagi selvatici insieme al collega-visti appena ieri- appare inconcepibile e inaccettabile un minuto di più.

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Ho paura che sia difficile quello che dici curva, attuarlo nella realtà.

In Itlaia spesso i sindacati infatti, proteggono coloro che un lavoro già ce l hanno piuttosto chi non lo ha mai avuto.Ci vorrebbero delle agevlazioni finanzarie.

A me sta bene lavorare a tempo ma nonostante guadagni bene,ottenere un prestito dalla banca per me è davvero impossibile, allora AMEN!!!

Credo che i politici dovrebbero lavorare su questo tipo di situazioni che rendono la vita invivibile:mi metto nei panni di uno che decide di comprare una casa per esempio,come cavolo fa se non da le garanzie necessarie?

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Ora non si sono più c.azzi.Questo prossimo esecutivo del menga che io liberale ho pur votato (Rosa nel pugno) verrà insediato e dovrà fare tutte le cose che racconta da anni 5:

 

-Rompere il duopolio rai-mediaset, e cioè privatizzare la prima e ridimensionare la seconda, comunque allargare l'accesso al mercato reale dell'etere.

-Rompere il monopolio dei servizi pubblici come gas e luce, dopo una prima privatizzazione-catastrofe fatta da loro medesimi nella legislatura iniziata nel '96.

-Liberalizzare le professioni abolendo ordini e categorie già teoricamente pleonastiche  quanto praticamente dannose per l'utente e per chi accede al mercato del lavoro.

-Rivisitare nel profondo il modello sindacale che, per com'è oggi, è uno dei fattori più

effettivi di riduzione della competitività.Le voci in tal senso, sia dei giuslavoristi alla Ichino (elettore di sinistra ed ex sindacalista), sia dei sociologi/analisti  alla Ricolfi (sempre di sinistra) esistono da tempo e si fanno sentire sempre di più.

-Chiudere il discorso con Berlusconi:niente inciuci, niente pappine, soprattutto dopo aver strombazzato per 10 anni il pericolo del regime e aver perso 'casualmente' l'occasione di regolarlo nel primo governo Prodi.Quindi subito legge sul conflitto d'interessi, seria, dura e senza tarocchi.

-Riforma elettorale maggioritaria e migliore della precedente.

-Riforma della giustizia e diminuzione netta dei tempi processuali (separazione carriere?)

-Riforma del mercato del lavoro a partire dalla legge Biagi, dopo aver vergognosamente distorto i dati ufficiali per anni 5 e disconosciuto quanti da sinistra, e cito sempre Ichino e Ricolfi, dicono con chiarezza  sulla legge in questione:è una buona legge.

-Investimenti infrastrutturali (strade, treni) per alzarne decisamente la media  della qualità presente adesso nel paese così come affermato più volte in contrapposizione a chi varava opere giudicate inutili come il ponte sullo stretto.

-Drastica diminuzione della spesa pubblica, così come richiestoci da FMI, OCSE e osservatori i più varii.Quindi riforma dell'apparato pubblico, introduzione di premi di produttività, ad ex. non è più possibile che i maiali del parastato vadano a fare la spesa in orario di lavoro, come correntemente avviene adesso.

-Riforma delle pensioni così come richiestoci da FMI, OCSE etc.In Italia si lavora poco, basta con le palle sul 'poveraccio' che dopo 35 anni di officina è decotto e non ne può più:son novelle, in tutti gli stati europei l'età pensionabile è più alta della nostra e nessuno di questi ha il nostro debito nè il nostro deficit.

-Lotta alle mafie:come suggerito dal  ds Minniti in occasione della guerra fra bande di camorra dell'anno scorso...oculato presidio del terrritorio a mezzo dell'esercito e nel contempo profonda e straordinaria  operazione di intelligence.Prallelamente tolleranza zero nei confronti delle violazioni delle norme civiche ( senza casco sul motorino, semaforo bucato..), non importa se dove succedono queste cose ad ex. non c'è l'acqua corrente o altro:da qualcosa bisogna iniziare e la legge civica di base  è un inizio più che degno, il gioco cretino dei rimandi se lo ciuccino gli agitatori cretini delle piazze, la categoria è folta e in tendenziale incremento.

-Riforma dell'università che preveda concorsi a merito ed esami e non a titoli e a discrezione.Premio 'produttività' su obiettivi/parametro per le facoltà.

 

dopo aver votato nel 2001 il governo del minga (chi non ce l'ha nel xxxx se lo spinga) e nel 2006 quello del menga (chi ce l'ha nel xxxx se lo tenga)

queste torrenziale flusso di coscienza è il ponte emotivo che ti costruisci per essere pronto a votare la CDL (ossia il Berlusca) fra 5 anni, a meno che questo manifesto di buone cose sia una provocazioncina messa ad arte, cosa probabile.

 

Questa è una previsione, che viene dalla semplice considerazione che molte delle richieste che fai, anche sensate, presuppongono almeno una generazione per essere messe in pratica. Altro che 5 anni!

 

Anche sul mercato del lavoro i diritti quesiti delle persone che hanno piu di 40 anni (e che hanno un contratto di quelli vecchi stampo) non sono toccabili a piacimento, a meno di mettere in conto uno scontro sociale di proporzioni inenarrabili.

 

Difficile prevedere premi di produzione in strutture pubbliche dove il beneficio e poco misurabile: mi chiedo su quale parametro obiettivo misurare la qualità di insegnamento di un professore, se ci fossero dei criteri standard sarebbe sicuramente un passo avanti, ma a meno di estremi positivi o negativi, difficile muoversi nel mezzo con riferimenti sicuri.

 

Nel Privato i "premi produttività" sono ampiamenti già utilizzati in molte aziende mediograndi.

 

Purtroppo la distanza ideale tra 2 punti è una retta, ma la politica, anche quella migliore va sempre attraverso i percorsi del compromesso.

Modificato da Brasileiro
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???

 

dico queste cose ovviamente senza pregiudizio e con il solo interesse di vederle certo non concluse ma almeno decisamente iniziate e in buono stato di avanzamento nei prossimi 5 anni.Dovresti riconoscere invece ( a me come a tanti altri che così facendo permettono l'alternanza effettiva di governo) la capacità di accedere al seggio elettorale senza ideologia e semplicemente sui programmi e sulle realizzazioni degli stessi.Non è difficile credimi, e così facendo capiresti che davvero non ho bisogno di nessuna premessa o ponte emotivo per votare tra 5 anni cdx, nel caso decidessi di farlo.Ho votato Rosa nel pugno e se non ci fosse stata mi sarei astenuto, perchè come più volte scritto considero questa sinistra oggettivamente inaugurabile a qualunque paese.La Rosa può portare nel dibattito elementi di vero progresso sociale e politico. In realtà a sinistra i temi sociali e politici servono più che altro ad essere agitati in campagna elettorale dal momento che affrontarli davvero in modo radicale romperebbe equilibri che, come sostiene più d'uno sempre da sinistra, stanno a cuore tanto all'una come all'altra parte e questo è il dato più deleterio per la comunità Italia.Ho votato Berlusconi nella viva speranza che facesse riforme vere e liberali, non è andata così e voto l'alternanza perchè c'è una forza politica che forse in tal senso può pesare qualcosa.

 

Tu invece come al solito proietti sugli altri quelle che sono tue illuminate elucubrazioni di elettore ideologizzato a prescindere, che non voterebbe non dico questa destra, ma nessuna destra possibile al mondo per l'associazione antinomica che ancora fai (e non sei solo... ) tra qualsiasi destra di governo e..... la storia dei partigiani italiani.Questo è lo stato effettivo in cui versa non dico la metà ma una buona parte degli italiani, guardando a sinistra.

 

le misure sul lavoro...negli stati moderni gli studi sui parametri per giudicare la produttività anche in ambito pubblico sono già realtà operativa, qua solo a pronunciarne il nome salta su qualche giovane innovatore progressista della tua risma che grida allo scontro sociale.....dove vogliamo mai andare?????!!!!!!

Bravo come sempre sui proverbi!!!!!! :fiorellino:

 

snap bec.

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Ho paura che sia difficile quello che dici curva, attuarlo nella realtà.

In Itlaia spesso i sindacati infatti, proteggono coloro che un lavoro già ce l hanno piuttosto chi non lo ha mai avuto.Ci vorrebbero delle agevlazioni finanzarie.

A me sta bene lavorare a tempo ma nonostante guadagni bene,ottenere un prestito dalla banca per me è davvero impossibile, allora AMEN!!!

Credo che i politici dovrebbero lavorare su questo tipo di situazioni che rendono la vita invivibile:mi metto nei panni di uno che decide di comprare una casa per esempio,come cavolo fa se non da le garanzie necessarie?

BIL,

io credo che votando Il Bertuga e lasciandolo su percentuali di elettorato 'pesanti' non ti sia fatto un gran favore, perchè in tal modo hai rinforzato l'intoccabilità di quel sindacato vergognoso che è il primo referente del prc, lo stesso sindacato del quale tu denunci l'atteggiamento demagogico e conservatore ai danni dei precari e dei 'determinati'.

 

Vedi in Italia la sinistra, in particolare quella estrema, è progressista solo su alcuni diritti civili, i più roboanti e musicati, e soprattutto solo dopo che questi son riconosciuti altrove da almeno dieci anni:ma a te ad ex. unirti in unione civile con Brasileiro non ti risolve certo i problemi (se e quando..) .In politica economica la sinistra italiana è una forza realmente conservatrice e il suo approccio al mercato del lavoro non lascia chances al giovane:al massimo si flessibilizza in entrata, ma di rendere efficiente la macchina della pubblica amministrazione con misure come quelle indicate non si parla proprio.Così mentre tu ti rompi il c.ulo per quadrare i conti e ti rechi in un qualunque ufficio pubblico tipo regione o ente a vario titolo a brigare per qualcosa aspetti i tuoi 20 minuti non perchè c'è coda ma perchè la pausa caffè delle ore 10 (momento di imperdibile interazione collettiva, per cui non si va in meno di 5) deve durare quel tempo lì.E guai a sollevare il problema, certi equilibri sono sacri e inviolabili e assurgono di fatto ad essere diritti fondamentali del lavoratore.

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???

 

dico queste cose ovviamente senza pregiudizio e con il solo interesse di vederle certo non concluse ma almeno decisamente iniziate e in buono stato di avanzamento nei prossimi 5 anni.Dovresti riconoscere invece ( a me come a tanti altri che così facendo permettono l'alternanza effettiva di governo) la capacità di accedere al seggio elettorale senza ideologia e semplicemente sui programmi e sulle realizzazioni degli stessi.Non è difficile credimi,  e così facendo capiresti che davvero non ho bisogno di nessuna premessa o ponte emotivo per votare tra 5 anni cdx, nel caso decidessi di farlo.Ho votato Rosa nel pugno e se non ci fosse stata mi sarei astenuto, perchè come più volte scritto considero questa sinistra oggettivamente inaugurabile a qualunque paese.La Rosa può portare nel dibattito elementi di vero progresso sociale e politico. In realtà a sinistra i temi sociali e politici servono più che altro ad essere agitati in campagna elettorale dal momento che affrontarli davvero in modo radicale romperebbe equilibri che, come sostiene più d'uno sempre da sinistra, stanno a cuore tanto all'una come all'altra parte e questo è il dato più deleterio per la comunità Italia.Ho votato Berlusconi nella viva speranza che facesse riforme vere e liberali, non è andata così e voto l'alternanza perchè c'è una forza politica che forse in tal senso può pesare qualcosa.

 

Tu invece come al solito proietti sugli altri quelle che sono  tue illuminate elucubrazioni di elettore ideologizzato a prescindere, che non voterebbe non dico questa destra, ma nessuna destra possibile al mondo per l'associazione antinomica che ancora fai (e non sei solo... ) tra qualsiasi destra di governo e..... la storia dei partigiani italiani.Questo è lo stato effettivo in cui versa non dico la metà ma una buona parte degli italiani, guardando a sinistra.

 

le misure sul lavoro...negli stati moderni gli studi sui parametri per giudicare la produttività anche in ambito pubblico sono già realtà operativa, qua solo a pronunciarne il nome salta su qualche giovane innovatore progressista della tua risma che grida allo scontro sociale.....dove vogliamo mai andare?????!!!!!!

Bravo come sempre sui proverbi!!!!!! :fiorellino:

 

snap bec.

 

la tua opinione sulla sinistra e sulla rosa nel pugno è legittima e non aggiungo nulla anche se mi trovi in disaccordo perchè la democrazia vive anche di opinioni diverse.

Il fatto che all'interno dello stato si possa in alcune aree misurare la produttività è incontestabile, ma in altre non è possibile. Anche in una azienda il valore aggiunto per certe funzioni non è quantificabile in base a parametri obiettivi, figurarsi a livello pubblico.

Tanto per fare un esempio, la produttività si può misurare per un servizio puibblico di trasporto, ma come accerti la produttività di un insegnante universitario a parte casi estremi?

 

Pensare che Berlusconi sia un liberale, e credere in ciò per votarlo è un atto di cosi fine umorismo che mi aspetterei un po' di onesta autoironia giusto per mantenere il minimo di credibilità.

Sinceramente muove a tenerezza dare il voto a Berlusconi e poi scrivere tutti quei post di critica verso di lui come hai fatto tu, che la politica la segui. anche con passione

Qualunque liberale serio (tipo Indro Montanelli) non affidarebbe mai la propria fiducia ad un soggetto del genere, e la storia di Berlusconi è chiara a me quanto a te.

 

Quanto al resto del post, fai tutta una serie di considerazioni sul mio orentamento politico senza base, mai detto di aver votato sempre comunista o ds, mai detto che non sia disposto a votare un altro schieramento, l'ideologia estremizzata è un pericolo, ma la mancanza di ideologia (che tu tanto sbandieri) è un pericolo assai maggiore.

 

Spesso dietro essa c'è solo un raffinato qualunquismo. :fiorellino:

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Può essere contraddittorio quello che ho fatto ma ahimè ,alla luce dei fatti dell ultimo governo che come stu stesso hai ammesso,non ha apportato nessuna novità"liberale" ,non potevo fare diversamente.

Il problema è che ci sono lavoratori lavativi ma ci sono numerosi lavoratori che hanno un contratto a termine,che percpiscono lo straordinario forfetario nonostante lavorino tantissime ore al giorno,lavoratori che dopo tre mesi di prestazione a fine contratto si ritrovano senza far nulla e tutta questa gente non si può di certo,sentire rappresentata da alleanza nazionale o forza italia. :fiorellino:

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billo

 

Il problema è che ci sono lavoratori lavativi ma ci sono numerosi lavoratori che hanno un contratto a termine,che percpiscono lo straordinario forfetario nonostante lavorino tantissime ore al giorno,lavoratori che dopo tre mesi di prestazione a fine contratto si ritrovano senza far nulla e tutta questa gente non si può di certo,sentire rappresentata da alleanza nazionale o forza italia

 

E' Vero!!!! è il caso proprio di mia sorella che ha lavorato in queste condizioni con una differenza pero: era il Governo D'Alema ed al contrario col Governo Berlusconi ha avuto un contratto indeterminato e gli pagano gli straordinari fino all'ultimo centesimo, inoltre come il sottoscrtitto non c'è piu' la mazzata a conguaglio di fine anno.

 

queste cose già ho avuto modo di dirle. Billo come altri che hanno votato Unione siete convinti che Prodi e compagni siano la salvezza per tanti lavoratori ma vi accorgerete che non è affatto cosi', fidati.

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Brasìl, ci sono valori etici personali che devono trovare-forse-realizzazione pratica anche attraverso la politica, ben sapendo che la politica debba rimanere sempre strumento, e non scopo o fine, e come tale mantenere quel carattere di duttilità e opzionabilità.Questo non è evidentemente qualunquismo ma un approccio alla gestione della cosa pubblica apregiudiziale che ha come obiettivo fisso l'utilità pubblica prima e conseguentemente quella personale poi.

 

Il voto come credo politico, che poi è sempre un voto contro qualcosa o qualcuno più che a favore di qualcosa, è il retaggio di un passato che in Italia tarda a morire proprio per la condizione grottesca in cui versa l'opinione pubblica.La c.d. fede politica dà origine per default ad uno stato che non sarà mai laico nel senso pieno del termine, al di là di qualunque intrusione ecclesiastica.Questo paradosso italiano è uno dei grossi limiti originari, fondativi direi, del sistema socio/politico.

 

le critiche a Berlusconi-dopo averlo votato-che tanto ti stupiscono sono il mio personale contributo alla verità dei fatti, non avendo io giurato fede nè a Berlusconi (...) nè a nessun altro e non considerando io l'azione politica in sè come l'incarnarsi di ideali validi a prescindere, ma invece limitandomi a verificare se quegli ideali siano stati concretizzati o meno dalla medesima azione.Come spesso detto le critiche e la 'destituzione' di Berlusconi non risolvono certo il problema dell'anomalia italiana, semmai la masherano e ne procrastinano prima la presa d'atto e poi la cmq remota risoluzione.

 

Berlusconi non è un liberale nè credo che in Italia alcuno si sia mai illuso che lo fosse.Ma avrebbe potuto fare riforme liberali, avendone l'opportunità e la necessità socio/economica, avendone rivendicato egli stesso più volte capacità e volontà.Viviamo infatti in un paese in cui il liberalismo non ha tradizioni politiche corpose e strutturanti, tanto che oggi sono tutti liberali salvo metter sempre davanti tutele, corporazioni, categorie e 'feste' di piazza.Berlusconi quindi non è liberale nella misura in cui a sinistra si è ignorato volutamente più che biologicamente- per tutto il '900- il significato del termine.

 

Montanelli e la sua ironia a tempo......... non è mai stato un liberale, al di là dell'agiografia copiosa che lo ha riguardato gli ultimi 10 anni di vita, e solo dopo che il medesimo operò lo strappo con Berlusconi, dopo aver convissuto con un tale insostenibile editore per molti lustri :Montanelli è sempre stato sostanzialmente un anarchico, coraggioso delle proprie idee fino in fondo (qualità unica più che rara).L'attitudine a cambiare opinione si sa afflligge gli uomini intelligenti e allora la sua vita è stata davvero un lungo raggio di puro genio se è riuscito ( o meglio se ha dovuto..) fare l'ufficiale fascista per abiurare il fascismo, se è poi stato monarchico, repubblicano e comunista a turata di naso. L'idolatria per Montanelli corrisponde bene a quella mancanza di laicità di cui parlavo prima.

 

x BIL:potevi votare anche tu una forza all'interno della sinistra che fosse meno collusa con Epifani, la scelta non era necessariamente tra forza italia e prc.

 

P.S.

Brasìl, se c'è un metodo per parametrare con buona approssimazione la produttività è proprio quello usato in tutti i college del mondo dove il docente che da solo o con gli studenti sviluppa ed elabora 'lavori' in senso lato ha poi l'incentivo a pubblicarli sulle riviste di settore.Il numero e la plausibilità delle pubblicazioni del singolo docente (pubblicazioni che poi ovviamente vengono giudicate nel merito specifico) sono un ottimo parametro per misurare la sua produttività in ambito universitario.

Modificato da curvadong
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Caro Curva,

difficile pensare che Berlusconi non sarebbe stato quello che poi è stato prima del voto del 2001 a chiunque come te, ha una visione ed una cultura lucida. Se una cosa non si puo' rimproverare a Berlusconi è prorprio l'ambiguità, ossia la sua idea di stato, di politica etc etc.l

 

Detto questo accetto senza problemi che una comunità si divida sul voto, perchè se non fosse così sarebbe un pessimo segnale.

 

Sul Montanelli anarchico, mi permetto di contraddirti, avendo a riferimento i tanti libri suoi letti da me non per merito ma per caso ereditati da mio nonno, suo fervente ammiratore.

 

Montanelli non accettava semplicemente (ma nessuno dei padri del liberalismo italiano che ti cito sotto l'avrebbe fatto) di riconoscere come partitio ad orientamento liberale un partito privo di dialettica interna, che non vede correnti al suo interno, che non vive di dibattito ma che è una struttura volta a sostenere e ad acconsentire ai voleri di un uomo solo senza un minimo di critica.

Che un liberale purio o spurio, possa soprassedere a questi dettagli quando mette la X sul suo voto è un dubbio legittimo.

 

I veri liberali sono per me (elenco parziale) Longanesi, Montanelli, Einaudi, Ernesto Rossi, Gobetti, Il Conte Sforza.

 

La classe imprenditorialie da cui prendere esempio la identifico nei Falk e negli Olivetti, L'opera di Adriano Olivetti ti sarà sicuramente conosciuta, cosi come il suo periodico Comunità.

 

Gente che credeva nella iniziativa individuale ma che sapeva coniugarla con un profondo rispetto delle regole (il vero liberalismo rispefta le regone come se fossero dogmi) e uja modestia nell'apparire che OGGI dovrebbe far scuola.

 

Altro che questi idioti che muiono diero una macchina, una velina etc etc.

 

Di fronte a tali e tanti padri, vedere Berlusconi e consomil infognare una tradizione limpida, dovrrebbe portare qualunque liberale vero di media cultura a prendere le distanze kilometriche e ad adottare comportamenti per preservare il sacro Graal in attesa di tempi migliori.

 

Invece i liberali attuali mezza cartuccia accettano questa quiete stonata e si rassegnano a votare per uno che nulla ha a che fare con un serio pensiero liberale.

 

Da questo pulpito qualsiasi predica od esamino di legittimità ad una forza politica pur criticabile ma che si è data ed ha metodi di discussioni democratici è veramente inappropriata.

 

Pensino prima i liberali seri a lavare i panni sporchi in famiglia e poi nel caso a dare le pagelline alla sinistra.

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Non può esistere propedeuticità, soprattutto se si inquadra l'Italia in ottica sistemica, non serve e non regge affermare "prima facciamo questo e poi quest'altro" è come dire a uno con le gambe rotte che vuol tornare a camminare "prima riabilitane una e poi l'altra", nel tempo in cui una viene riallenata l'altra si è già anchilosata.Magari poi si scopre che se le rompe spesso e sempre tutte e due assieme saltando per gioco giù dal 1° piano.

No, io credo che il sistema politico vada già nel breve periodo a raggiungere equilibri omeostatici e che le parti di esso si complementino vicendevolmente.L'anomalia aitalianan è sistemica e Berlusconi è un bubbone scoppiato da una parte causa un'infezione generale, sistemica appunto. Berlusconi non è un caso di scellerata anomalia, dovuto all'imbecillità di chi lo vota, ma il risultato di addizioni e assestamenti socio politici che vengono da lontano.

 

Nonostante questo disistimo profondamente chi concede un voto ideologico e non strumentale a Forza Italia, ma comprendo chi nell'asfissia da liberalismo gli abbia delegato la propria fiducia.Non dimenticare che il personaggio in questione è così tanto sensibile alla glorificazione personale al punto da potersi ritenere possibile che volesse essere ricordato come, o anche come, quello delle grandi riforme strutturali e radicali.Col senno di poi non è avvenuto, ma la politica ricordiamo non è mai un modello puro, chiuso e prevedibile e non è retorica.

 

Lo stesso Montanelli ammise di aver sbagliato tutte le previsioni possibili riguardo Berlusconi e davvero fa tenerezza rileggere le sue ultime battute sugli italiani che " quando vanno a destra lo fanno solo col manganello" da parte di uno che il manganello, e meglio, il moschetto lo usò davvero contro popolazioni inermi, nell'età in cui alcuni liberali da te citati come ad esempio Gobetti avevano già palesato uno spessore intellettuale ed etico ben strutturato.

 

i"veri liberali" in Italia non esistono, e quelli che tu richiami non hanno avuto degna progenie.Interessante e direi fondamentale è chiedersi perchè questo sia successo.Ma è difficile utilizzarli come categoria interpretativa e diciamo così indicizzata all'attualità politica.

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Montanelli essendo classe 1909, è cresciuto dentro il fascismo (quando Mussolini ando al potere il nostro aveva 14 anni,Gobetti 22), ed è arrivato velocemente a posizioni critiche contro di esso, giusto il tempo di crescere...oppure pensi che un xxxxxno di 14 anni potesse dire e pensare quello che pensava Gobetti?

 

I suoi trascorsi fascisti sono stati manipolati dai suoi detrattori tante volte, ma lui ne ha altrettante chiarito la portata e la sua storia è lì a testimoniarlo per chi vuole leggerla senza strumentalizzarla.

 

Montanelli per aver cambiato idea, si beccò prima l'esilio di fatto, poi una condanna a morte e poi ancora decenni dopo 5 pallottole dalle Brigate Rosse per scrivere quello che nessuno aveva il coraggio di dire.

 

Berlusconi editore voleva trasformare Montanelli in un arma propagandistica, e certo uno di tale calibro non avrebbe mai potuto tollerarlo.

 

Il fatto che disprezzasse la destra attuale, e che guardasse con necessità alla sinistra, è semplicemente causato dall'assoluta invotabilità del primo schieramento, guardando le persone che ci stanno dentro, l'idea dello stato e delle istituzioni che hanno e il loro modus operandi.

 

Sul fatto che la progenie di liberali veri non abbia partorito successori, è dato semplicemente dal fatto che i conservatori del nostro paese pronti a dare patenti di legittimità ad altre forze politiche (forze politiche, che, ricordiamo, hanno scritto la costituzione ed amministrato in 50 anni tante città e regioni senza turbare l'esercizio della libertà di nessuno) sono i più ostili ad applicare quegli ideali, o meglio, lo sono quando gli si tocca il loro interesse piccolo piccolo e ciò accade spesso,

 

E allora il partito che li rappresenta sarà sempre guidato da qualche Ciccio Pasticcio, pronto a dire una cosa e a farne un'altra.

 

Che tu possa poi credere che qualcuno possa fare riforme liberali quandi come dici tu

 

 

"veri liberali" in Italia non esistono"

 

è una contraddizione logica.

 

Che poi la parte del paese che non sa altro che produrre questi Cicci Pasticci, mi venga a rompere (non mi riferisco a te) sulle fregnacce berlusconiane riguardanti il comunismo è solo comico.

 

Per quanto riguarda il mercato del lavoro e lo scontro sociale, ti invito a vedere cosa è successo in Francia dopo l'annuncio delle misure di flessibilità che si volevano introdurre.

 

Il valore sociale del lavoro, il diritto di ciascuno di noi di poter vivere dignitosamente e con sicurezza l'esistenza attraverso l'esercizio di una professione che non sia messo in crisi dagli umori del "padrone" che guadagna un x% di utili rispetto al settore in cui opera e percio pensa di poter disporre di persone come fossero cose, dovrebbe far parte di qualsiasi consesso civile.

 

La flessibilità del mercato del lavoro l'accetto in entrata, nel senso che lo Stato dovrebbe dare forti agevolazioni fiscali alle imprese che operano assunzioni, molto piu di quanto accade attualmente.

 

Se la flessibilità del lavoro significa mettere fuori causa l'articolo 18, che è una conquista civile e sociale straordinariamente importante, MAI.

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Per quanto riguarda il mercato del lavoro e lo scontro sociale, ti invito a vedere cosa è successo in Francia dopo l'annuncio delle misure di flessibilità che si volevano introdurre.

 

Il valore sociale del lavoro, il diritto di ciascuno di noi di poter vivere dignitosamente e  con sicurezza l'esistenza attraverso l'esercizio di una professione che non sia messo in crisi dagli umori del "padrone" che guadagna un x% di utili rispetto al settore in cui opera e percio pensa di poter disporre di persone come fossero cose, dovrebbe far parte di qualsiasi consesso civile.

 

La flessibilità del mercato del lavoro l'accetto in entrata, nel senso che lo Stato dovrebbe dare forti agevolazioni fiscali alle imprese che operano assunzioni, molto piu di quanto accade attualmente.

 

Se la flessibilità del lavoro significa mettere fuori causa l'articolo 18, che è una conquista civile e sociale straordinariamente importante, MAI.

Non posso che aggiungere che in base a nessuno studio si può ricavare l'assioma che rendendo più facili i licenziamenti e rendendo ancora più facile l'accesso ai contratti a tempo determinato nonchè ai contratti a collaborazione coordinata e continuativa (già usati spropositamente e con la evidente funzione, fraudolenta, di mascherare rapporti di lavoro subordinato...) a progetto la ricchezza aumenti.

Nessuno può ricavare questa convinzione.

La flessibilità intesa come facoltà di licenziamento libero, oppure come utilizzo di contratti dal dubbio fondamento giuridico (personalmente ritengo che, giuridicamente, un rapporto di lavoro dovrebbe essere o autonomo o subordinato: tertium non datur...) non migliora le condizioni dei lavoratori, ma permette solo alle imprese di aumentare la loro formza contrattuale, già elevata, a scapito delle persone che vi lavorano. E lo dico senza polemica alcuna.

Concordo con Brasileiro quando dice che l'unica forma di flessibilità permessa dovrebbe essere quella in entrata. Cioè favorire, con benefici fiscali, le imprese che assumono persone a tempo indeterminato.

Saluti! :60:

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Non posso che aggiungere che in base a nessuno studio si può ricavare l'assioma che rendendo più facili i licenziamenti e rendendo ancora più facile l'accesso ai contratti a tempo determinato nonchè ai contratti a collaborazione coordinata e continuativa (già usati spropositamente e con la evidente funzione, fraudolenta, di mascherare rapporti di lavoro subordinato...) a progetto la ricchezza aumenti.

Nessuno può ricavare questa convinzione.

 

 

La logica suggerisce che meno si è sicuri del proprio reddito, meno si consuma, meno si prendono decisioni a lungo periodo su investimenti e la dinamicità dell'economia è frenata.

 

Vorremmo appicarci addosso il vestitino degli inglesi e degli americani, ma non ne abbiamo le misure, il contesto è radicalmente diverso, la flessibilità è accompagnata da garanzie ed opportunità, e la psicologia individuale è molto lontana dalla nostra.

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Per quanto riguarda l'articolo 18 e le sommosse della Sorbona riporto un illuminante e recentissimo articolo di Pietro Ichino , giuslavorista, docente universitario, ex sindacalista e naturalmente elettore di sinistra, di una sinistra che però egli auspica migliore, più moderna e pragmatica, più onesta intellettualmente e meno ideologica e slogandiera:il sito è niente meno che quello dei ds milanesi....

consiglio davvero una lettura meditata, apregiudiziale e mi auguro 'rivoluzionaria' rispetto ai luoghi comuni citati nei precedenti interventi.

http://www.dsmilano.it/html/Pressroom/2006...-del-lavoro.htm

 

 

 

 

SINISTRA E FLESSIBILITA'. LA RIVOLTA IN FRANCIA

Il diritto del lavoro assediato alla Sorbona

di PIETRO ICHINO

 

 

27 marzo 2006

 

 

In Francia come in Italia il diritto del lavoro e i suoi difensori si sentono sotto assedio.

 

Il diritto del lavoro assediato

Non è più in discussione soltanto — come per tutto il secolo passato — quanta protezione sia opportuno garantire ai lavoratori in azienda, bensì l'impianto stesso del sistema protettivo; è sempre più diffusa l'idea che l'eccesso di rigidità del lavoro regolare sia una concausa importante della precarietà o addirittura disoccupazione dei lavoratori più deboli. Così, anche un intervento di aggiustamento marginale delle normative di tutela, se promosso da un governo di destra, si carica di un enorme valore simbolico: sindacati e sinistra politica temono che se «passa» quell'intervento si apra il varco ad altri interventi più incisivi, mirati al cuore del sistema.

In questi giorni in Francia la rivolta, disordinata ma efficace, contro la legge del governo Villepin sul «contratto di inserimento» per i giovani, come quattro anni fa in Italia l'opposizione, qui assai ben organizzata e guidata dalla Cgil, contro le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti proposte dal governo Berlusconi, non può spiegarsi con il solo contenuto effettivo del provvedimento avversato. Un contenuto, tutto sommato, di impatto modesto: in Francia come da noi è da tempo del tutto normale che un giovane al primo impiego passi attraverso un contratto a termine, di tirocinio, di «formazione e lavoro», di apprendistato, comunque non stabile; non sembra davvero che i due anni del contrat de première embauche, consentito dalla nuova legge solo fino ai 26 anni di età, possano complessivamente peggiorare la condizione dei giovani francesi nel mercato del lavoro. Viceversa, gli studi disponibili confermano univocamente che la probabilità per un giovane di accedere a un lavoro stabile non diminuisce affatto ma anzi aumenta, se in una prima fase gli si offre l'opportunità di un rapporto di lavoro non stabile.

 

 

In Italia alla fine degli anni Settanta furono proprio la sinistra e i sindacati maggiori a volere l'introduzione del contratto di formazione e lavoro — che era sostanzialmente un contratto a termine — per agevolare l'accesso dei giovani al tessuto produttivo.

Ancora in Italia, nel 1997, è stato un governo di centrosinistra, forte del consenso dato dai sindacati con il protocollo Ciampi del luglio 1993, a varare la riforma Treu, che ha introdotto nel nostro sistema il lavoro temporaneo tramite agenzia e ha ammorbidito la disciplina dei contratti a termine. In Germania, tra il 2002 e il 2005, è stato un governo socialdemocratico a varare le quattro «leggi Hartz», mirate a temperare alcune rigidità del diritto del lavoro. In Spagna Zapatero sta facendo altrettanto in modo molto deciso e incisivo.

 

 

È difficile sottrarsi all'impressione che, nei Paesi maggiori dell'Europa continentale di oggi, interventi come questi possano passare senza scosse soltanto se a promuoverli sono compagini politiche di sinistra o comunque capaci di garantire che la «piccola riforma» non costituisca una prova tecnica della «grande riforma», dell'attacco al cuore del vecchio diritto del lavoro.

 

Sta di fatto, però, che quando queste compagini, trovandosi all'opposizione, approfittano della paura della «grande riforma» per salire sulle barricate anche contro gli aggiustamenti più modesti e marginali, esse firmano una cambiale assai onerosa, in termini di limitazione della propria capacità di governo efficace del mercato del lavoro quando governarlo toccherà a loro.

 

Ne è un esempio la situazione in cui si è posta dal 2002 la sinistra italiana col cavalcare e alimentare il movimento popolare contro la modifica marginale della disciplina dei licenziamenti proposta dal centrodestra. Solo due anni prima, l'ex ministro del lavoro Tiziano Treu aveva presentato con 48 altri parlamentari Ds e della Margherita un progetto di legge (n. 6835/2000) assai più incisivo, tendente ad allineare la nostra disciplina generale dei licenziamenti al modello tedesco; Bruno Trentin, parlamentare europeo Ds, ex segretario generale della Cgil, aveva riconosciuto che si trattava di una prospettiva di riforma ragionevole e che un futuro governo di centrosinistra avrebbe fatto bene a prenderla in considerazione (lavoce.info, 27 maggio 2003).

Ora, dopo avere fatto le barricate contro la piccola modifica sperimentale proposta dal governo Berlusconi, un centrosinistra divenuto maggioranza avrebbe non pochi problemi a riaprire il discorso proposto da Treu sei anni fa.

Così il discorso si polarizza sulle posizioni estreme. E il diritto del lavoro non può che soffrirne: è solo riformandolo che lo si difende efficacemente, non certo imbalsamandolo. Quanto più esso resterà immobile, tanto più gli sarà difficile rompere l'assedio che oggi lo stringe.

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Montanelli essendo classe 1909, è cresciuto dentro il fascismo (quando Mussolini ando al potere il nostro aveva 14 anni,Gobetti 22), ed è arrivato velocemente a posizioni critiche contro di esso, giusto il tempo di crescere...oppure pensi che un xxxxxno di 14 anni potesse dire e pensare quello che pensava Gobetti?

Non hai capito...ho detto che alla stessa età in cui Gobetti pubblicava la sua copiosa e brillante serie di testi sul liberalismoe sulla lotta politica in Italia, Montanelli imbracciava il moschetto contro popolazioni inermi e sottosviluppate dell'africa come sottufficiale dell'esercito fascista.Gobetti è proprio la testimonianza di come la lucidità

d'intelletto e d spirito consentissero scelte diverse da quelle compiute da Montanelli.

 

 

I suoi trascorsi fascisti sono stati manipolati dai suoi detrattori tante volte, ma lui ne ha altrettante chiarito la portata e la sua storia è lì a testimoniarlo per chi vuole leggerla senza strumentalizzarla.guarda...c'è una ricca bibliografia di biografie condotte con metodo storiografico e asettico su Montanelli, il quale -altrettanto storiograficamente- non può chiarire nulla se non con riscontri documentali comprovabili.Il resto sono bellissimi pezzi (i suoi) scritti nella più bella prosa giornalistica mai letta.

 

Montanelli per aver cambiato idea, si beccò prima l'esilio di fatto, poi una condanna a morte e poi ancora decenni dopo 5 pallottole dalle Brigate Rosse per scrivere quello che nessuno aveva il coraggio di dire.ad ex Montanelli non beccò nessuna condanna a morte, quantomeno la vicenda è oscura e molto controversa, le pallottole delle brigate rosse come sai furono condivise ahimè con molti altri, sicuramente fu un uomo coraggioso come già premesso.

 

 

Il fatto che disprezzasse la destra attuale, e che guardasse con necessità alla sinistra, è semplicemente causato dall'assoluta invotabilità del primo schieramento, guardando le persone che ci stanno dentro, l'idea dello stato e delle istituzioni che hanno e il loro modus operandi.al di là del giudizio di merito (già dato) sul governo Berlusconi, trovo che Montanelli non sia attendibile, paradossalmente nemmeno se dice una cosa vera:chi si entusiamò e versò il sangue (degli altri e degli innocenti) per l'ideale fascista non ha titolo per giudicare colui il quale vota Berlusconi sperando in una riforma del sistema paese.

 

Sul fatto che la progenie di liberali veri non abbia partorito successori, è dato semplicemente dal fatto che i conservatori del nostro paese pronti a dare patenti di legittimità ad altre forze politiche (forze politiche, che, ricordiamo, hanno scritto la costituzione ed amministrato in 50 anni tante città e regioni senza turbare l'esercizio della libertà di nessuno) sono i più ostili ad applicare quegli ideali, o meglio, lo sono quando gli si tocca il loro interesse piccolo piccolo e ciò accade spesso,

è un'analisi molto di parte e un pò povera di contenuti....

 

Che tu possa poi credere che qualcuno possa fare riforme liberali quandi come dici tu "veri liberali" in Italia non esistono"è una contraddizione logica.

capisco l'obiezione ma ripeto che la "mancanza di liberali" va riferita all'assenza di una tradizione politica liberale, se è vero come è vero che il partito che si fregiò di quel nome fu pleonastico nelle proposte e nella rappresentaza popolare.Riforme liberali si potevano fare o iniziare, anche non avendo alle spalle solchi profondi già tracciati.

 

Che poi la parte del paese che non sa altro che produrre questi Cicci Pasticci, mi venga a rompere (non mi riferisco a te) sulle fregnacce berlusconiane riguardanti il comunismo è solo comico.ti ripeto, non si tratta di "rompere", ma di analizzare le questioni sul piatto, ovunque stiano.

 

Per quanto riguarda il mercato del lavoro e lo scontro sociale, ti invito a vedere cosa è successo in Francia dopo l'annuncio delle misure di flessibilità che si volevano introdurre.ti rispondo con l'articolo di Ichino prima riportato.

 

Il valore sociale del lavoro, il diritto di ciascuno di noi di poter vivere dignitosamente e con sicurezza l'esistenza attraverso l'esercizio di una professione che non sia messo in crisi dagli umori del "padrone" che guadagna un x% di utili rispetto al settore in cui opera e percio pensa di poter disporre di persone come fossero cose, dovrebbe far parte di qualsiasi consesso civile.ca.zzate, fanfaluche e propaganda, scusami.

 

La flessibilità del mercato del lavoro l'accetto in entrata, nel senso che lo Stato dovrebbe dare forti agevolazioni fiscali alle imprese che operano assunzioni, molto piu di quanto accade attualmente.interventismo statalista,ma "forti agevolazioni" e "molto di più di quanto accade" è impossibile.Demagogia.

 

Se la flessibilità del lavoro significa mettere fuori causa l'articolo 18, che è una conquista civile e sociale straordinariamente importante, MAI.

imbarazzante (cazzate cmq!)

Modificato da curvadong
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acc.. irriverenti e spregiudicati!!!!!....non è per caso che quando arrivate vicini alle questioni è più difficile che possiate continuare ad usare i toni generalisti e precotti e gli schemi di pensiero fossilizzati e a prescindere.....????ecco quindi il monotono narcisismo ferito di Braz che parla di quegli applausi virtuali dai quali proprio lui dipende, ecco quell'altro che mirabilmente s'addormenta partendo da una condizione che, ti assicuro, è già di sonno profondo....

Modificato da curvadong
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al di là del giudizio di merito (già dato) sul governo Berlusconi, trovo che Montanelli non sia attendibile, paradossalmente nemmeno se dice una cosa vera:chi si entusiamò e versò il sangue (degli altri e degli innocenti) per l'ideale fascista non ha titolo per giudicare colui il quale vota Berlusconi sperando in una riforma del sistema paese.

Che un laico (meglio sarebbe definirti laicista) come te posso dare queste scomuniche morali o di credibilità per azioni fatte da un giovane di 24-25 anni vissuto 92, e che poi ha preso le distanze dal Fascismo durante la guerra in Spagna ed altri fatti etc etc che sai, suona bizzarro.

La vita è un percorso, e questo percorso va giudicato interamente e non in segmenti.

Il fatto che abbia sparato non è ovviamente in relazione alla sua credibilità e persuasività per fatti accaduti circa 70 anni dopo e dopo che lui ha detto e fatto quello che ha fatto molto prima che il fascismo cadesse.

Ma prendiamo atto che Dio Perdona e Curvadong no. :D

 

non è per caso che quando arrivate vicini alle questioni è più difficile che possiate continuare ad usare i toni generalisti e precotti e gli schemi di pensiero fossilizzati e a prescindere.....????..

In effetti quando sono di fronte a rilievi così critici e dettagliati come

 

è un'analisi molto di parte e un pò povera di contenuti....
ti ripeto, non si tratta di "rompere", ma di analizzare le questioni sul piatto, ovunque stiano.
ca.zzate, fanfaluche e propaganda, scusami.
interventismo statalista,ma "forti agevolazioni" e "molto di più di quanto accade" è impossibile.Demagogia.
imbarazzante (cazzate cmq!)

Il mio narcisismo vacilla, (ma quello di chiunque vacillerebbe di fronte a rilievi cosi bene argomentati.) :quadrifoglio:

 

Andando al tuo articolo, che citi con orgoglio e questo veramente sì povero di contenuti, i punti essenziali sono che:

 

1)Una flessibilità in entrata volta a garantire nel medio – breve periodo una posizione a tempo indeterminato è ovviamente una cosa buona (se avessi letto attentamente il mio posto avresti colto ciò), e io sono a favore, assolutamente, mentre cosa sbagliata è passare al principio di regolamentare sotto il principio del contratto a tempo determinato tutti i rapporti di lavoro o prevedere solo l’indennità in caso di licenziamento.

 

2)La sinistra è l’unica forza politica che può fare bene in Italia queste riforme perché attinge i suoi voti da un elettorato che non vuole comunque vedere alcune garanzie che sono segno di civiltà venir meno. Allo stesso tempo per governare ha bisogno di parte dei voti di centro, quindi deve trovare dei compromessi.

Viceversa la parte politica avversa vuole sciogliere solo i legacci degli imprenditori per fare e disfare come vogliono.

 

3) Il concetto di flessibilità agitato dai liberali mezzi cartuccia italiana che votano o tollerano Berlusconi è povero. Flessibilità va bene costruita all’interno di una rete di garanzie sociali che permettano alle persone di avere una ottima probabilità di trovare lavoro velocemente se licenziati. Flessibilità va bene se all’interno di una politica complessiva di riforma del lavoro che non tocchi solo i contratti ma che anche favorisca gli investimenti in formazione, in ricerca . E’ il concetto di flexicurity a cui si arriva per gradi e non toccando subito certe garanzie. E’ un ruolo nuovo e diverso delle agenzie di collocamento (incredibilmente efficienti nel modello inglese!) etc etc.

 

Il punto da dove iniziare non è certo l’articolo 18, ma altre cose più urgenti da fare e che danno i risultati nel medio periodo. Solo quando alcune cose saranno fatte come premessa allora si puo’ parlare di flessibilità non solo come diritto di licenziare, ma come opportunità di tutti di cogliere le migliori occasioni e competitività anche per le imprese di fornirle e costruirle per i dipendenti.

 

A seguire un articolo che ti chiarirà le idee su che cosa è la flexicurity. :fiorellino:

Modificato da Brasileiro
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http://europa.tiscali.it/economia/news/200...ato_lavoro.html

 

Mercato del lavoro, una sfida per l'Europa

Sulla strada della riforme, l'Ue è al bivio tra il modello"angloamericano" e quello "renano"

 

 

Gli ultimi dieci anni sono stati difficili per l'Europa. (...)

A finire per primo sul banco degli imputati è stato il modello "renano", ossia il modello di capitalismo applicato fin dal secondo dopoguerra in Francia, Germania e Olanda - e in forme diverse anche in Italia e nei paesi scandinavi - che si caratterizza per la partecipazione attiva dei sindacati nella gestione delle aziende, mentre attribuisce all'apparato statale il compito di fornire un'estesa rete di sicurezza nel campo delle pensioni, dell'educazione e della sanità. La stretta cooperazione tra capitale, lavoro e mano pubblica si traduce per i lavoratori in elevati standard di garanzie e tutele - si è parlato in proposito di "economia sociale di mercato" - e ha il vantaggio di assicurare una forte coesione sociale e un basso tasso di conflittualità.

 

Secondo un numero considerevole di economisti, proprio nell'applicazione di questo modello risiederebbero le cause principali delle difficoltà economiche incontrate da Francia, Germania e Italia negli ultimi anni. In particolare, a loro giudizio, l'eccessiva rigidità del mercato del lavoro unita all'alto costo dello stesso, avrebbero finito con il pregiudicare la competitività delle aziende dei paesi che hanno adottato questo modello a scapito di quelle dei paesi dove è invece applicato il modello "angloamericano" o "neo-liberista" di capitalismo. Ai difetti del modello "renano", questo gruppo di studiosi contrappone invece i pregi del modello "angloamericano" nel quale, la maggiore subordinazione della pubblica amministrazione nei confronti dell'economia e la maggiore propensione ad allentare le reti di sicurezza sociale fornite dalla sfera pubblica, garantirebbe a loro avviso una migliore capacità di adeguarsi alle nuove sfide della globalizzazione.

 

Di tutt'altra opinione sono i sostenitori del modello "renano" che sostengono che le cause dei bassi tassi di crescita di questi anni siano molto più complesse, e solamente in parte riconducibili alla scarsa flessibilità del mercato del lavoro. Secondo questi studiosi le maggiori responsabilità delle difficoltà economiche dei paesi dell'area euro risiedono principalmente nei minori investimenti in ricerca e innovazione rispetto agli Stati Uniti (soprattutto quelli del settore privato) e in un sistema bancario poco dinamico. A loro avviso più che adottare integralmente il modello "angloamericano", è necessario un "riaggiornamento" del modello "renano", senza tuttavia snaturarne gli elementi essenziali come la forte coesione sociale e il basso tasso di conflittualità.

 

Negli ultimi anni quasi tutti i governi degli stati che adottano il modello "renano" hanno avviato importanti riforme del mercato del lavoro volte ad assicurare una maggiore flessibilità e minori costi per le imprese. Nella grande maggioranza dei casi, per raggiungere questo risultato hanno introdotto forme di lavoro a tempo determinato sulle quali non si applicano interamente le garanzie previste per i lavoratori a tempo indeterminato (è questo il caso ad esempio dell'Italia e della Francia). Almeno fino al momento tuttavia gli effetti di queste politiche non sembrano soddisfacenti; la maggiore flessibilità del mercato del lavoro non si è infatti tradotta né in una crescita della competitività e dell'occupazione (il fenomeno della delocalizzazione delle imprese europee continua allo stesso ritmo di prima) né è servita a stimolare una ripresa della produzione industriale (la crescita è rimasta bassa confermando la maggiore complessità dei problemi).

 

Inoltre, in assenza di una robusta politica fiscale di incentivo alla ricerca e all'innovazione la riduzione del carico fiscale sul costo del lavoro non ha portato a un aumento degli investimenti privati in questo importantissimo settore ma solamente a una crescita dei profitti (mentre nello stesso tempo i salari sono rimasti pressoché stabili). A tutto ciò bisogna infine aggiungere gli effetti negativi derivati dall'adozione di queste politiche e in particolare le gravi tensioni sociali generate dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro. Le continue proteste degli ultimi anni contro le riforme in senso neo-liberista in questo settore - l'ultimo caso in ordine di tempo è quello degli studenti delle università francesi contro il progetto del Primo ministro de Villepin di estendere la licenziabilità dei neo-assunti da uno a due anni - testimoniano un riacutizzarsi del conflitto sociale tra capitale e lavoro e sono segnali di un disagio sociale tra le giovani generazioni che potrebbe portare nei prossimi anni a preoccupanti conflitti intergenerazionali.

 

La volontà di trovare una soluzione in grado di scongiurare il ritorno di forti conflitti sociali ha spinto i governi degli Stati membri a prendere in esame nuovi modelli sociali in grado di garantire nello stesso tempo la flessibilità del mercato del lavoro senza tuttavia pregiudicare gli alti standard di sicurezza sociale garantiti dal modello "renano". La ricerca di una "terza via" tra i due modelli ha avuto in questi anni il pieno sostegno dell'Ue che a partire dal summit del 2000 a Lisbona ha posto l'impegno di modernizzare il modello sociale europeo tra le priorità dei prossimi anni. La riforma dello Stato sociale e del mercato del lavoro all'interno dell'Ue costituisce infatti uno dei due pilastri della Strategia di Lisbona nel perseguimento dell'ambizioso progetto di fare dell'Ue "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale".

 

Per raggiungere questo obbiettivo il metodo adottato dalla Commissione si è basato sul confronto dialettico con tutte le parti sociali (forze politiche, rappresentanti del mondo delle imprese e sindacati) nel tentativo di giungere ad una riforma il più possibile condivisa.

 

Tra le proposte che sono state oggetto di discussione negli ultimi tempi, il modello che sembra aver riscosso il maggiore interesse tra gli stati che adottano il modello "renano" (e che trova consensi anche tra le parti sociali) è quello della "flexicurity" adottato ormai da diversi anni in Danimarca. Sotto molti punti di vista il modello danese appare come il giusto compromesso tra le esigenze delle imprese e le garanzie di protezione sociale richieste dai lavoratori. La "flexicurity" prevede infatti che all'assoluta libertà di licenziamento dei datori di lavoro - "flexibility" - , si accompagni una rete di sicurezza sociale molto estesa - "security" -. Un sistema di collocamento molto efficiente in grado di reintegrare rapidamente nel mondo del lavoro chi è momentaneamente disoccupato dovrebbe invece permettere di scongiurare i rischi di un eccesso di spesa per i bilanci degli stati.

 

La decisione di istituire un fondo per aiutare i lavoratori colpiti dal fenomeno della delocalizzazione - il "Fondo Europeo di adeguamento alla globalizzazione" (FEG) - che ricalca nella sostanza il modello danese della "flexicurity" sembra indicare che questa sia la tipologia di riforma privilegiata dalla Commissione. Spetterà adesso ai singoli Stati membri far proprio questo modello e avviare quel processo di riforma che l'Ue non può più permettersi di procrastinare.

Modificato da Brasileiro
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