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Come Proteggere I Capelli Da Stress E Inquinamento


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Morbidi, folti, lucidi e leggeri. Tutti vorremmo avere dei capelli così. Molto spesso invece può capitare di ritrovarseli opachi, deboli o sfibrati. Per non parlare poi di quando al mattino ce li guardiamo ammonticchiati sul cuscino o nel pettine perché colpiti da una caduta precoce. E allora cominciano i guai perché, diciamocelo onestamente, le nostre chiome oltre ad incorniciarci il volto sono una specie di 'segnalatore' che, nei secoli, ha caratterizzato tendenze, status o magari scelte anche dal punto di vista sociale, basti pensare agli hippy degli anni ‘70 o ai più recenti punk. Ma quali sono i segreti per avere una capigliatura senza problemi? Conoscerla meglio e occuparsene in maniera adeguata.

 

Belli e utili

Se è vero che non esistono test attendibili per valutare autonomamente la caduta dei capelli, è altrettanto vero che la conoscenza delle caratteristiche anatomiche e fisiologiche ci consentono di mantenere la serenità e la consapevolezza di poterli curare e mantenere al meglio.

'I peli, compresi i capelli, sono prodotti dai follicoli piliferi che, sul corpo, sono ben 5 milioni distribuiti ovunque, escluse, ovviamente, le palme delle mani e le piante dei piedi – spiega il professor Pietro Cappugi, docente del Dipartimento di scienze dermatologiche all’Università degli Studi di Firenze –. Sul cuoio capelluto, invece, sono poco più di centomila, circa sette-ottocento per centimetro quadrato'. Sin dalla nascita, però, abbiamo due tipi di pelo: quello che non ha significato estetico e che, scientificamente, è denominato 'vullus', e un secondo detto 'pelo terminale' che è più lungo, spesso, pigmentato, provvisto di midollo e disposto, oltre che su sopracciglia, barba, pube e ascelle, principalmente sulla testa. 'Questa seconda categoria – continua Cappugi – è più numerosa nell’uomo che nella donna, e se nelle ciglia e nelle sopracciglia la lunghezza può variare dai 2-3 centimetri, sul cuoio capelluto può arrivare anche ad un metro'. I capelli, poi, oltre ad avere una funzione estetica, pr otettiva e tattile, possono variare in colore, forma, spessore e lunghezza per fattori razziali, genetici ed ormonali. Ma perché, in fin dei conti, questi benedetti capelli ci crescono e ci cadono? E come possiamo curarli?

 

La crescita

In natura, si sa, tutto si trasforma. Questo vale anche per i nostri capelli che cambiano, attraverso il ciclo del follicolo pilifero, in tre fasi: la prima si chiama anagen o di crescita, è la più lunga, e varia (da 3 a 7 anni) di circa 0,3-0,5 millimetri al giorno; c’è poi la catagen o fase di involuzione (che dura 7-21 giorni) durante la quale la crescita si arresta e il capello scivola verso la fase finale di riposo o telogen (che arriva a compimento in circa 3 mesi). Una fluttuazione influenzata, oltre che da fattori ambientali, locali ed ormonali, anche da quelli stagionali. Nei nostri climi, infatti, la perdita giornaliera di capelli (normalmente 50-60 al giorno) è massima nei mesi di agosto e settembre e minima durante il mese di marzo. Nessun problema, però, perché in condizioni fisiologiche normali ogni capello viene subito rimpiazzato da un altro. E le moderne ricerche di biologia molecolare ci hanno svelato i segreti più affascinanti della crescita del capello attraverso lo st udio delle cellule staminali.

 

La caduta

Dicono le statistiche che tra i giovani, dopo l’obesità, la caduta dei capelli è tra le maggiori preoccupazioni estetiche. Ma, in realtà, quando bisogna cominciare ad allarmarsi? La ricerca scientifica suggerisce di preoccuparsi quando sul pettine o sul cuscino di capelli ne rimangono, quotidianamente, veramente troppi (oltre 80-90). Senza entrare nello specifico tecnico, la più comune forma di calvizie è quella androgenetica che può colpire sia l’uomo che la donna. In entrambi i casi, comunque, è causata da un assottigliamento progressivo del capello (miniaturizzazione) indotto dagli ormoni androgeni su un terreno geneticamente predisposto. Ma se nell’uomo può manifestarsi già dalla pubertà, con un diradamento della zona delle tempie o del vertice del cranio, nelle donne può avvenire, soprattutto durante la menopausa, una perdita di capelli sulla parte centro-parietale della testa. Il che vuol dire che per le donne è assai più difficile rimanere stempiate.

 

I rimedi

Ricresceranno? Se lo sono chiesto in molti, da Napoleone, col suo 'riporto', a Freud, padre della psicanalisi che sorbiva 'preparati' ideati e creati appositamente per rinforzare le sue chiome. Una cosa però è certa: i capelli ci contraddistinguono e solo in pochi accettano una testa calva naturale. Cosa ci offre dunque la scienza per far fronte al problema? Gli unici due rimedi efficaci contro l’alopecia si chiamano minoxidil e finasteride, farmaci approvati dal ministero della Sanità e utili solo in alcuni casi. Il primo può funzionare nel trattamento della calvizie in fase iniziale, sia nel maschio che nella femmina. Si tratta di una lozione al 5% da usare sul cuoio capelluto e i cui benefici effetti iniziano solo dopo 4 mesi (anche se la valutazione definitiva va effettuata dopo circa due anni). La finasteride in pillole , invece, è particolarmente efficace nell’alopecia androgenetica maschile (specie nelle forme iniziali e in soggetti giovani-adulti), è un farmaco di recente introduzione approvato anch’esso dal ministero della Sanità per uso tricologico e che non presenta, normalmente, effetti collaterali se correttamente utilizzato e sotto stretto controllo medico.

 

Laviamoli bene

Con il desiderio di liberarsi dalla sensazione di capelli grassi e pesanti c’è chi abusa dei lavaggi. Nei soggetti sani, invece, i capelli e il cuoio capelluto andrebbero lavati con detergenti a Ph leggermente acido, compreso tra 4 e 6, ad azione scarsamente sgrassante. I soggetti con forfora ed ipersecrezione sebacea dovrebbero porre particolare attenzione all’uso di shampoo trattati o medicati, perché contengono sostanze che vanno usate con cautela. Alcune, infatti, come il solfuro di selenio, l’octopirox, lo zinco pirotione e il ketoconazolo, richiedono un uso limitato nel tempo con sospensione alla scomparsa del fenomeno, per evitare irritazioni o infiammazioni del cuoio capelluto. L’errore più comune da evitare è, ad esempio per chi soffre di ipersecrezione sebacea, l’utilizzo di shampoo troppo sgrassanti che, a lungo andare, potrebbero provocare il cosiddetto effetto 'rimbalzo'. E infine, diciamocelo chiaramente, non esiste ancora al mondo uno shampoo con provato effetto anti-caduta. Dunque rasse gnamoci, pensando alla fama di Yul Brynner!

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