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FUE - lo Stato dell'Arte


Visitatore Dott. Morselli

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FUE – LO STATO DELL'ARTE

 

Anche se vi sono specialisti che vantano una lunga esperienza di FUE, la presentazione “ufficiale” di questa tecnica è recente. Una prima descrizione della tecnica di estrazione e di selezione dei pazienti idonei è comparsa su una rivista specializzata soltanto nel 2002(1), cioè sulla pubblicazione ufficiale della ISHRS (International Society of Hair Restoration Surgery) ad opera di un gruppo di ricerca coordinato dal dr William R. Rassman di Los Angeles e del quale fa parte il dr Robert M. Bernstein del Dipartimento di Dermatologia della Columbia University di NY.

Nell’articolo si descrive la modalità di estrazione dei follicoli, e viene presentato il “FOX Test”

(= FOllicular unit eXtraction Test), metodica per la valutazione della percentuale di follicoli estraibili integri.

In base al FOX Test, il 25% dei pazienti esaminati su un campione di 200 sono “candidati ideali” (classe I), e il 35% sono “buoni candidati” (classe II) alla FUE. Quanto alle indicazioni della FUE, gli autori ritengono che al momento attuale esse siano le seguenti:

· Persone con perdita di capelli limitata o che richiedano piccole sedute. Questo gruppo comprende pazienti con a.a. Norwood Classe 3 o con piccole aree di calvizie al vertex;

· Aree cosmetiche limitate, come sopracciglia, ciglia, baffi;

· Alopecia secondaria a lesioni dermatologiche;

· Cicatrici da lesioni dermatologiche, traumi o interventi chirurgici;

· Individui con area donatrice scarsa, cicatriziale o cuoio capelluto molto teso;

· Pazienti con tendenza a guarire con larghe cicatrici;

· Pazienti che tengono i capelli molto corti;

· Atleti che debbono riprendere la piena attività molto presto.

Gli autori si aspettano che con una maggiore esperienza queste indicazioni si possano modificare ed ampliare.

Alla fine dell’articolo ci sono due pagine di commento di Walter Unger, massima autorità mondiale nel settore della chirurgia della calvizie, del quale riassumo i punti salienti:

1. Danni all’area donatrice: la metodica di ricavare FU da FUE comporta un enorme aumento della lunghezza totale delle incisioni. L’estrazione di una FU con un punch di 1 mm di diametro comporta un’incisione circolare di 3,14 mm. Se si estraggono 500 FU, la lunghezza totale delle incisioni è di 156 cm, mentre uno strip contenente la stessa quantità di follicoli si asporta con un’incisione totale di meno di 20 cm. E’ difficile per Unger accettare la definizione di questa tecnica che comporta incisioni 8 volte più lunghe come “chirurgia invasiva minimale”. Il possibile danno arrecato ai piccoli vasi del derma è proporzionale alla lunghezza delle incisioni, anche se queste non lo attraversano completamente, come avviene con la FUE.

2. Fattori cosmetici: l’area che viene rasata per il prelievo di 500 FU con la FUE è di 40 – 50 cm2, a fronte di un’area di 5 cm2 con lo strip. E’ ovviamente molto più difficile nascondere una zona così ampia senza capelli.

3. Danno ai follicoli: non è dato sapere la percentuale di follicoli seriamente danneggiati anche nelle classi FOX I e II. Quasi sicuramente il danno è superiore a quello che si verifica con la tecnica tradizionale.

4. Distorsione nella direzione dei follicoli: la cicatrice con cui guariscono i piccoli fori distorce la direzione dei follicoli adiacenti. Questo rende più problematici i sucessivi prelievi di follicoli, sia con FUE che con tecnica tradizionale.

5. Aumento di rischio di infezioni: se per evitare quanto descritto al 4. si eseguono sedute ravvicinate (uno o pochi giorni d’intervallo), è altamente probabile la presenza di maggiore quantità di germi patogeni nell’area donatrice.

6. Allungamento del tempo d’operazione: la FUE comporta tempi d’intervento più lunghi rispetto alla tecnica tradizionale.

Il dott. Unger conclude che, d’accordo con gli autori, per i motivi esposti anche se la FUE troverà spazio nella hair restoration tale spazio sarà limitato: gli stessi autori ritengono che anche per i candidati idonei, che costituiscono il 60% dei pazienti considerati, le indicazioni siano limitate (v. sopra). Egli ritiene di dover ulteriormente ridurre tali indicazioni ai seguenti 2 gruppi di pazienti:

1. Pazienti che presentino aree limitate da rinfoltire, come sopracciglia, ciglia o baffi,

2. Pazienti con cattiva cicatrizzazione del cuoio capelluto, che non si presti a una adeguata correzione.

Personalmente, mi sembra che l’atteggiamento del dott. Unger sia troppo drastico, tipico di chi è abituato a un tipo di chirurgia che gli dà soddisfazione e difficilmente se ne discosta (il dott. Unger autotrapianta da quasi 40 anni e ha una casistica personale di 25.000 pazienti, un intervento nella sua clinica di Manhattan può costare fino a 30.000 U$).

Se chirurghi di valore come il dr Rassman e il dr Cole si dedicano ora con entusiasmo a questa tecnica, è molto probabile che essa troverà prima o poi la sua giusta collocazione nell’ambito della hair restoration.

 

1. W. R. Rassman, R.M. Bernstein, R. McClellan, R. Jones, E. Worton, H. Uyttendaele: Follicular Unit Extraction: Minimally InvasiveSurgery for Hair Transplantation. Dermatol Surg 2002;28:720-728.

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Dalla mia esperienza (tre interventi con tre cicatrici vicine che causano un’unica cicatrice nella parte destra alta più di 2 CENTIMETRI) penso che abbinare le due tecniche sia la soluzione migliore.

Operarsi con la tecnica tradizionale e nel caso di successivi interventi inglobare SEMPRE la vecchia cicatrice, in seguito per nascondere la cicatrice effettuare un intervento con la tecnica FUE.

 

Colgo l’occasione per chiedere al Dott. Morselli se in passato le è capitato di effettuare un intervento per ridurre una cicatrice ampia come la mia (Ho tre cicatrici lunghe 15 centimetri che partendo dalla parte sinistra della nuca verso destra si uniscono in un’unica cicatrice lunga 9 centimetri e alta più di 2).

 

Blu

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Ogni tanto sento qualcuno su cui sono stati fatti dei veri e propri scempi:cicatrici enormi,tre cicatrici separate,losagne dietro la nuca....Ma xxxxx,stiamo scherzando????Ma a chi vi rivolgete?Ma vi informate prima?Ma fate delle belle chiacchierate con i chirurghi?Oggi,nel 2003 è davvero difficile "toppare"...con tutte le recensioni che esistono sull'autotrapianto di capelli.I migliori chirurghi ormai si conoscono!!Se non potete andare da loro non fatevelo l'autotrapianto.In Italia,eccetto qualcuno,si stà indietro,il motivo è semplice:c'è poca concorrenza.Per quanto riguarda quello che ha detto il Dott.Morselli,non sono così d'accordo.Senza dubbio con la Fue aumenta la superficie da trattare rispetto al prelievo con la striscia tradizionale,ma è chiaro che questa tecnica è valida su quei soggetti che grosso modo non vanno oltre il terzo grado della scala Hamilton,quindi soggetti che hanno ancora capelli e che riuscirebbero a mascherare molto bene le zone dove vengono effettuate le piccole estrazioni.C'è da considerare che è un intervento molto meno invasivo rispetto alla strip harvesting e non lascia alcun segno.Credo che sia senza dubbio l'intervento del futuro e che possa combinarsi molto bene con la tecnica tradizionale.Per quello che mi riguarda i migliori in questo campo sono Cole e Gho.

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Grazie Dott. Morselli,

 

davvero interessante l'articolo che lei ha menzionato.

 

Sembra di capire una cosa da quanto si legge.

La stessa identica cosa che, gli utenti più attenti e documentati della sezione autotrapianti, vanno ormai dicendo da parecchio tempo:

 

La tecnica FUE potrà essere senza dubbio una valida alternativa al trapianto tradizionale negli anni a venire. Allo stato attuale è ancora suscettibile di parecchie modifiche e pertanto deve essere affinata.

 

Mi ha sorpreso leggere del FOX test.

Quindi, se non ho capito male, una persona che intende fare un intervento di FUE dovrebbe sottoporsi in via preliminare a questo test, per scoprire se rientra in quel 60% di pazienti di classe 1 o 2?

 

E se invece salta fuori che rientra nel restante 40%?

 

A quel punto svanisce per lui la possibilità di operarsi con questa metodica?

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L'articolo è interessante ma piuttosto datato.

Attualmente nessuno dei chirurghi che pratica la FIT/FUE utilizza il punch da 1 mm.

La zona di prelievo risulta inferiore di almeno 1/3.

Almeno così è per Cole e Jones.

Gho attua una tecnica parzialmente diversa basandosi su quanto riportato in uno studio di Choi.

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Aragorn a quale articolo di Choi ti riferisci? non sono riuscito a trovarlo....

 

di Gho poi non si trovano tracce di pubblicazioni recenti....

 

Quando un anno e mezzo fa mi feci visitare da Cole ad Atlanta, non aveva mai sentito parlare di FUE....bah.... confused.gif

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è utile il fatto che ci sia un nuovo dottore tra noi.

+ ce ne sono meglio è per l'informazione di tutti!

rimanga con noi dott. morselli!!!

 

sbaglio o lei si occupa anche di impianti di capelli artificiali? qualcuno tempo fa aveva citato un suo articolo

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Per Whybob, il riferimento a Gho è relativo alla pubblicazione:

Kim JC, Choi, YC. Regrowth of grafted human scalp hair after removal of the bulb. Dermatol Surg 1995; 21:312-313

Non ho trovato la pubblicazione su web, ma puoi trovare interessante l'articolo che ne fa menzione: http://www.newhair.com/medical_publications/fue.asp

Su Choi puoi trovare interessante anche l'articolo relativo all'implanter. http://togoclinic.co.kr/english_index.html#6

 

Personalmente però non sono convinto che Gho sia riuscito ad eliminare il rischio di "transection" che tale intervento comporta.

 

Hai ragione su Cole, infatti egli stesso è il primo ad ammettere di essere passato alla tecnica ad estrazione monobulbare solo da un anno.

E' chiaro che Woods ha portato una sostanziale novità nel campo dei trapianti e a meno di cure rivoluzionarie la FIT/FUE sarà il futuro della chirurgia della calvizie per i prossimi 5-10 anni.

Tutti i chirurghi dovranno necessariamente aggiornarsi in un lasso più o meno lungo di tempo.

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Per concludere volevo fornire un riferimento per comprendere quanto datate siano le informazioni riguardo tale tecnica.

Woods utilizza strumenti operatori di 0.8 mm e 0.6 mm per l'inserzione delle u.f.

Ne consegue che le stime fornite siano in questo caso totalmente errate sulla lunghezza totale delle incisioni.

http://www.thewoodstechnique.com/default.a...D=164&Category=

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Visitatore Dott. Morselli

Per Wilson: non si può ancora valutare la tecnica del Dott. Gho, che non è ancora stata messa ufficialmente a disposizione di medici e pazienti.

Per quello che si legge nella descrizione che il ricercatore fa della sua tecnica, si tratta di cellule del follicolo coltivate e moltiplicate in vitro, che poi vengono iniettate nei pori del cuoio capelluto (= condotti escretori delle ghiandole sudoripare).

Mentre la tecnica di coltura è descritta con dovizia di particolari, poco si comunica (ma è comprensibile) sulla quantità di cellule iniettate in ogni singolo poro, sul loro grado di differenziazione, sulla profondità di collocazione, su come venga garantito il mantenimento della loro posizione, e sulle modalità con cui queste cellule si organizzeranno per creare un unico follicolo che produca un capello sano e vitale e che cresca nella giusta direzione (cioè verso l'esterno).

Da ignorante, confesso di non conoscere la densità delle ghiandole sudoripare del cuoio capelluto, e quindi quale potrà essere la densità della nuova capigliatura, e che fine faranno le ghiandole del sudore una volta che il loro condotto venga tappato da un follicolo.

Ma sono perplessità che derivano dall'ignoranza, dubbi che verranno fugati quando il dott. Gho come promesso comincerà a praticare ufficialmente la HM.

Dott. M. Morselli

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Per Geronimo e Aragorn:

Visto l’interesse che sta suscitando, penso sia opportuno dare ulteriori ragguagli sulla tecnica FUE (Follucular Unit Extraction) secondo la dizione del Dr W. Rassman, o FIT (Follicular Isolation Technique) secondo quella del Dr J. Cole.

Le Unità Follicolari (FU) sono le entità elementari della capigliatura, costituite essenzialmente da 1 - 4 (raramente 5) follicoli, ciascuno contenente un singolo capello, immersi nel tessuto adiposo assieme alla/e ghiandola/e sebacea/e e avvolte da un sottile strato di collagene.

I follicoli costituenti ogni singola FU sono molto ravvicinati in corrispondenza della superficie cutanea: a tale livello è come se fossero stretti in un fascio, per cui a seconda del numero dei follicoli che costituiscono l’FU, spuntano in superficie da 1 a 4 (o 5) capelli molto ravvicinati tra loro, distanziati di circa 1 mm dai gruppi contigui di capelli appartenenti alle adiacenti FU.

In profondità il fascio si allarga, tanto che a livello dei bulbi questi appaiono distribuiti in maniera pressochè uniforme nel sottocute, dove le unità follicolari sono individuabili quasi esclusivamente dal velo di collagene che le avvolge.

Questo aspetto “a fascio rovesciato” fa sì che il decorso dei follicoli non sia rettilineo: essi subiscono un’angolatura più o meno cospicua a livello dermico, che è il punto ove il “fascio” è più stretto, angolatura che li porta a dislocarsi più lontani fra di loro in profondità.

Per questo motivo i punch, che sono cilindri rettilinei provvisti di un contorno tagliente, inevitabilmente danneggiano uno o più follicoli se utilizzati per ricavare intatte le singole FU con le vecchie metodiche di prelievo fino al sottocute, perché li tagliano in parte (“amputation”) o completamente (“transectioin”) in profondità, il che condiziona sia il numero che la qualità dei capelli trapiantati.

L’intuizione del Dott. Masumi Inaba, ripresa dal Dott. Rassman che la descrive su Dermatologic Surgery, è consistita nell’usare i punch per sezionare la cute intorno all’FU solo fino al derma medio, e di “estrarre” poi l’intera FU trazionandola con una pinzetta.

Purtroppo non è detto che con questa tecnica tutte le FU fuoriescano intatte: c’è una notevole variabilità da individuo a individuo, e questo ha indotto i ricercatori a predisporre un test (FOX Test) che consenta di selezionare i candidati alla FUE, cioè quei pazienti che presentano assente o minimale danno nell’estrazione delle FU.

In sostanza, per il FOX Test si procede come per la FUE, ricavando una piccola quantità di FU dall’area donatrice ed esaminandole al microscopio: se tutte risultano integre, il paziente è considerato candidato”ideale” (classe 1); nella classe 2 (candidati “buoni”) le FU sono estratte intere, ma presentano notevole perdita di tessuto adiposo o meno del 20% di amputazione parziale della parte profonda dei follicoli; nella classe 4 c’è una forte perdita di tessuto adiposo e un notevole numero di follicoli amputati, nella classe 5 praticamente tutti i grafts risultano danneggiati.

La classe 3 non è ben definita, viene presentata come situazione “neutra”, intermedia tra la 2 e la 4: i pazienti di questa classe 3 si considerano positivi se l’indicazione alla FUE è tassativa (=non si può fare altro).

Alla classe 1 appartengono il 26% dei candidati, alla classe 2 il 36% (candidati “positivi” totali: 62%); alla classe 4 il 10% e alla classe 5 il 16% (candidati “negativi”: 26%). Alla classe 3 (candidati “neutri”) il 12%.

Specificamente per Aragorn: ti ringrazio per le notizie aggiornate sul diametro dei punch, il dibattito è interessante. Ti segnalo che il dott. Wood quando parla di spessore degli strumenti si riferisce agli aghi che utilizza per inserire i grafts nel cuoio capelluto, non al diametro dei punch utilizzati per estrarre le FU. Nel suo sito non si fa menzione della sua tecnica di estrazione delle FU, ma il Dr R. Jones segnala che il Dott. Wood ha dichiarato in un’intervista di usare i punch con la tecnica tradizionale a tutto spessore, non la FUE ideata da Inaba e ripresa da Rassman, Cole, e dallo stesso Jones: questo potrebbe essere il motivo della crescita di capelli disordinata e assente in alcune zone constatata in un paziente di Woods, e segnalata sul sito di Rassman (www.hairlosstalk.com/newsletter/article160.htm).

 

Dott. M. Morselli

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Per Ronald:

un paio d'anni fa il Dr Richard Shiell australiano membro fondatore della ISHRS (International Society of Hair Restoration Surgery), che per anni ha diretto "Forum International", il notiziario ufficiale della Società Internazionale, scrisse sullo stesso "F.I." di aver avuto buoni risultati innestando con fibre artificiali giapponesi "Nido" cinque suoi pazienti.

La notizia ebbe effetti dirompenti sulla comunità internazionale della hair restoration, che aveva sempre avversato le fibre artificiali, vietate in USA nell''83.

Dal momento che lo stesso Dott. Shiell aveva in passato duramente combattuto il sintetico, e conoscendolo come persona molto seria che da oltre 30 anni si dedica esclusivamente alla hair restoration, la cosa m'incuriosì perchè anche in Italia alcuni amici dermatologi mi avevano segnalato di aver ottenuto buoni risultati anche con le fibre italiane di ultima generazione.

Segnalai la cosa al consiglio direttivo della Società Italiana (ISHR), della quale sono socio fondatore, sottolineando che se si fosse aperta una nuova stagione di "fiber restoration" poteva essere interessante essere la prima società al mondo a segnalare l'evento (il congresso nazionale si sarebbe tenuto a Siracusa dopo pochi mesi, nel maggio 2001), indipendentemente da ciò che ciascuno di noi pensava sull'innesto del sintetico.

Purtroppo la proposta cadde nel vuoto, così fu la Società Internazionale a dare per prima la notizia nel'ottobre successivo in occasione del congresso di Puerto Vallarta (Mexico), ove la "Nido" conseguì il 2° premio nelle presentazioni "Poster".

L'anno seguente, al congresso ISHRS di Chicago l'Italia ha ottenuto il 1° premio nei poster, e ha presentato 5 relazioni oggetto di dibattiti e scambi d'opinione tra i 500 congressisti venuti da tutto il mondo, sempre mantenuti su un notevole livello scientifico, come si conviene alla più importante assise internazionale del settore.

E' una tecnica che merita attenzione, anche se per ora chi la propugna ne limita notevolmente le indicazioni. A detta di chi impianta,grazie al perfezionamento dei materiali, alla selezione dei pazienti e all'allestimento di protocolli d'impianto e di follow-up, i guai che avevano contrassegnato questa metodica al suo primo apparire oltre 20 anni fa oggi non ci sono più.

Personalmente non innesto fibre artificiali e preferisco l'autotrapianto, ma ritengo che un cliente che rifiuti la chirurgia e sia doverosamente informato debba avere la possibilità di optare per questa tecnica poco invasiva, reversibile, e che gli conserva intatto il patrimonio follicolare.

Se hai occasione, porta i miei saluti all'amico Dott. Marrocco, persona simpatica e ottimo chirurgo della calvizie.

Dott. M. Morselli

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Visitatore Dott. Morselli

Per Wilson e Aragorn:

se il trapianto follicolare del dott. Gho si basa sull'esperienza di Y. C. Choi (e di Y. C. Kim) ha ragione Aragorn a essere perplesso: conosco bene il lavoro dei due coreani, che dimostrò come i follicoli amputati della papilla dermica possano rigenerare capelli pigmentati.

Ma solo 1/3 dei follicoli amputati rigenerano il capello, che appare più sottile di quello originale, e da alcuni di quelli improduttivi si sviluppano cisti epiteliali.

In un lavoro successivo, il canadese David J. Seager (1) ha dimostrato che non c'è bisogno di amputare il follicolo di parte dei suoi elementi germinativi per creare un capello menomato: è sufficiente "scheletrizzarli" drasticamente in fase di preparazione dei grafts, asportando eccessive quantità di grasso dalle FU monofollicolari, o sezionando quelle multiple danneggiando anche gli elementi sebacei nell'intento di separare i singoli follicoli: in questo modo si vanno poi a innestare elementi deboli ed esposti ai traumatismi (fenomeno già descritto dal Dr Joseph F. Greco), si ottengono capelli assottigliati e percentuali variabili di mancata ricrescita.

Questi lavori costituiscono un monito a non operare contro natura: le conseguenze dell'accanimento con cui alcuni chirurghi si ostinano a "perfezionare" la loro arte spaccando letteralmente in due il capello quando la natura è molto più "grossolana" di loro, non fa che confermare che anche nella nostra specialità vale l'antico proverbio: "il meglio è nemico del bene".

1. D J Seager Micrografts Size and Subsequent Survival. Dermatol Surg, 1997;23:757-762

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  • 3 weeks later...
  • 1 month later...

Ripesco questo interessante post di Morselli, aggiungendo un link nel quale Woods e Jones discutono l'utilizzo dei peli pubici e ascellari come zona donatrice.

http://www.hairsite4.com/dc/dcboard.php?az...=5290&mode=full

 

Riguardo ai chirurghi migliori a nostra disposizione vi segnalo la personale classifica di Jotronic, uno dei membri storici di Hairlosshelp, della quale condivido se non l'ordine sicuramente il contenuto:

 

1.) H&W...They did a fantastic job of restoring my hair from previous hair hell. Duh!

 

2.) Shapiro... He has a great record and does consistently good work.

 

3.) Feller...This man is the epitome of hard work when it comes to research and documentation of his procedures. He constantly seems to be looking on how to improve himself by fully measuring lateral slit vs. his previous methods and so on/ so forth. He has documented and researched for a VERY long time,(more than any other NA doc?) before he offered FUE commercially.

 

4.) Jones,(in Toronto)...He is the ONLY surgeon that doesn't exclusively do HT surgery that I would feel safe saying anything good about. This guy, while maybe a little shaky a while back, has really progressed with his styles and techniques and I think he is solid.

 

5.) Wolf...He seems to not only be genuinely passionate about his work he seems to be pretty damn good at it too.

 

6.) Cole...While sometimes I disagree with him on issues I think he has strong surgical skills. My only beef with him is that sometimes I think he slightly contradicts himself with his info. No biggie. He and I have thrown some emails back and forth and I think he's a nice guy.

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  • 3 weeks later...

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